Testare il proprio romanzo: il rapporto controverso con i "lettori-cavia"




Leggere significa affrontare qualcosa che sta proprio cominciando a esistere.

Italo Calvino


L’ idea per l’articolo di oggi è nata da un losco traffico di allegati, sia in entrata sia in uscita, che nell’ultima settimana ha visto protagonista la mia casella di posta elettronica. Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato. Io ho fatto entrambe le cose. Una mia cara amica mi ha spedito un suo pezzo, che mi è piaciuto molto. Ho ricevuto un romanzo concluso e qualche poesia. Per contro, dopo settimane passate a chiedermi se fosse il caso, ho deciso di aprirmi e tirare fuori dal cassetto una bozza, per quanto improvvisata, dell’incipit a cui ho da poco finito di lavorare.

Scegliere i propri “lettori cavia”.

So che il termine non è politically correct però si usa, nel gergo degli scrittori, per indicare le persone che si rendono disponibili a leggere la nostra opera prima che sia sottoposta ad eventuali editori. 

La questione è, per noi aspiranti romanzieri, decisamente annosa. Se decidiamo di mettere il nostro figlioletto nelle mani di qualcuno incapace di curarlo rischiamo di ricevere un’opinione sbagliata o, peggio ancora, di non riceverne alcuna. Questa, personalmente, è la cosa che mi da più fastidio. All’inizio c’è sempre molto interesse. Molti si sentono lusingati da tale considerazione. Poi però il tempo passa. La routine quotidiana, mista ad un pizzico di superficialità, manda tutto all’aria. Dopo mesi di attesa, ti liquidano con un “si, è carino”. Solitamente, questo mi manda in paranoia: e se non si osassero a dirmi che fa schifo?

Insomma: chi non vive sulla propria pelle la passione per la scrittura può avere difficoltà nel comprendere quanto ci costi condividere la nostra creazione. Un romanzo nel cassetto è come un figlio. Donarlo agli altri è un atto di fiducia, di stima e di rispetto molto più grande di quanto non possa sembrare. Noi scrittori siamo spesso ipersensibili. Pertanto, se vogliamo proteggerci da una delusione, dobbiamo riflettere al meglio prima di compiere un passo così importante.

Due sono le dicotomie che ruotano intorno a questa pratica:

-        È meglio scegliere persone estranee al mondo della letteratura o altri scrittori?

-        Conviene mandare il romanzo finito, oppure va bene spedire la prima stesura?

Io ho riflettuto a lungo su questo argomento e non credo che esistano delle regole generali. Le due risposte sono però fra loro collegate. 

Secondo me, ai lettori comuni occorre mandare l’opera già conclusa ed in parte revisionata. Una persona che non scrive è abituata a trovare il libro ordinatamente disposto sullo scaffale, con tanto di titolo e copertina. Sembrerà assurdo, ma molti credono che nasca già così. Non sanno tutto il lavoro che dobbiamo fare prima di renderlo presentabile. Eventuali imperfezioni rischierebbero di compromettere l’opinione che hanno di noi. Potremmo giocarci la loro stima anche dopo aver ripetuto fino alla nausea che si tratta soltanto di una bozza.

Tale operazione, generalmente, ha lo scopo di testare un eventuale reazione del pubblico prima che il romanzo sia spedito ad un editore, quindi è opportuno scegliere persone coerenti con il nostro presunto target. In poche parole, se stai scrivendo un librominkia (scusate se sto abusando di questo termine, ma rende l’idea) stile Federico Moccia non lo farai leggere all’amico metallaro o alla zia di ottant’anni.

Se si decide di far leggere a qualcuno una prima stesura è meglio, a mio avviso, mandarla a colleghi scrittori o persone del mestiere. L’importante è avere ben chiara la propria motivazione. Quando ho deciso di aprirmi con Animadi Carta e con Nuvole prensili speravo che potessero darmi dei buoni consigli per operare al meglio e così è avvenuto. So perfettamente di essere un po’ arrugginita. Non ho scritto per molto tempo. Pertanto avevo la necessità di comprendere fin da subito i pregi e i difetti del mio lavoro. Preferisco scrivere trenta volte il primo capitolo ed avere le idee chiare su dove andare a parare piuttosto che accorgermi, a pagina 502, che il mio manoscritto sarà molto utile per accendere il caminetto il giorno di Natale. Anche se arrivare alla conclusione del romanzo è il mio obiettivo principale, non mi accontento di questo: voglio che il libro sia bello. Punto. Dunque ben vengano mazzate e stroncature, se fatte in buona fede e con l’intento di aiutarmi.

Un consiglio al riguardo: se non siete in grado di accettare le critiche lasciate perdere. È assolutamente inutile fare i frignoni come la signorina Balotelli (vedi post precedente) tirandocela come se fossimo la reincarnazione di Dante. Chi scrive deve saper stimare se stesso nel modo giusto. Essere consapevole dei propri punti di forza e dei propri limiti. Far leva su quest’ultimi per migliorarsi.

 Quando ho deciso di chiedere aiuto sapevo già quali fossero i difetti del mio brano, tant’ è che Gaspare me li ha confermati tutti. Solo su una cosa non mi trovavo d’accordo con lui: ho spiegato il mio punto di vista senza trasecolare. Per me quella scelta narrativa è giustificata, dunque non interverrò. Sulle altre cose che mi ha fatto notare, invece, metterò le mani perché credo che ci sia un ampio margine di miglioramento. Ricordiamoci che l’opinione altrui non è un verdetto divino. Siamo individui autonomi e teste pensanti.

Quando i “lettori cavia” siamo noi.

Anche in questo caso è giusto muoversi con accortezza e rispetto verso chi decide di darci la propria fiducia. Questo è fondamentale. Ricordiamoci che l’arte è una questione delicata: non me la sentirei di stroncare qualcuno gratuitamente mandando a quel paese la sua ispirazione. Sono dell’idea che se c’è una passione sana per la scrittura, unita ad una propensione naturale, si possa arrivare ad ottimi livelli. L’importante è esercitarsi. Dunque occorre essere schietti nella speranza che l’altro sappia accogliere la nostra opinione con umiltà.

Qualche consiglio al riguardo:

- Accettate l’offerta solo se sapete di avere del tempo libero da dedicare alla lettura.

Ciò che ho evidenziato all’inizio dell’articolo, vale anche quando siamo dall’altra parte della barricata. Credetemi, ci sono passata: è veramente brutto mettere il proprio progetto nelle mani di qualcuno che poi ti fa attendere dei mesi prima di darti una risposta. Piuttosto, concordate i tempi. “Questa è una brutta settimana, ma fa quindici giorni sono un po’ più libera.” Insomma: che ci vuole?

- Scegliete romanzi che siano nelle vostre corde.

Non so voi ma io non riuscirei ad interessarmi ad un romanzo di fantascienza nemmeno se sulla terra arrivasse un esercito di cloni di Brad Pitt. Credo che all’eventuale autore, quindi, potrei essere utile come un passamontagna il giorno di ferragosto.

- Esprimete il vostro giudizio con onestà e diplomazia.

So che è difficile. A me, un paio di anni fa, è capitato di leggere un romanzo terribile di cui non ho capito nulla. Era una prima stesura, certo, ma mancavano anche i punti e le virgole.

Quando ho dovuto esprimere la mia opinione, mi sono sentita veramente in imbarazzo.

Fortunatamente si trattava di un mio amico. Essere in confidenza con lui mi ha agevolata e mi sono potuta sbilanciare. Però ci sono anche persone terribilmente permalose. Con loro è difficilissimo relazionarsi perché rischi di rovinare il rapporto. Anche l’indole dello scrittore può essere una discriminante, quando si tratta di fare una scelta. Ma bisogna sempre essere onesti, costi quel che costi. La verità si può dire anche con le buone. Non aiuti l'altro a migliorare se gli fai credere che sta scrivendo l'Odissea.

- Sforzatevi di dare consigli utili e scendete nel dettaglio.

Io penso che se una persona decide di farmi leggere qualcosa, mi sta facendo un regalo. Cerco dunque di fare del mio meglio per aiutarla. Prendo sempre appunti e cerco di annotare ogni singola osservazione per poi trasmettergliela in serenità. Non mi limito mai ad una lettura frettolosa e superficiale.

Avete qualche aneddoto divertente da raccontare sulla vostra esperienza come lettori cavia? In che modo scegliete le persone a cui sottoporre i vostri testi? Qual è stata l’osservazione più assurda che avete ricevuto? Ed il consiglio più utile?

Commenti

  1. Ecco, io credo che bisogna prendere dei campioni diversi (amici, non amici, gente propensa alla lettura, gente non propensa ecc) ma che ci sia sempre l'onestà di fondo. Onestà nel poter far notare errori, imperfezioni, o onestà nel dare giudizi anche un po' pesanti.

    Moz-

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    1. Concordo, eccetto sul fatto di coinvolgere gente non propensa alla lettura. Credo che un minimo di competenza ci debba essere, se si vuole avere un parere utile.. altrimenti perdo tempo io e lo perdono gli altri :)

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    2. Però un paio non propensi, su cui però puoi contare, ti daranno un'opinione ancora diversa, in quanto non lettori (fungeranno da lettori occasionali/casuali)

      Moz-

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  2. Si, ho un aneddoto. Diverso tempo fa aderii al gruppo di lettura incrociata de "Il Rifugio degli Esordienti". Fu catastrofico. Non per il testo mio, il primo capitolo piaceva a questo signor nonsochi (romanzo fantasy che ho scartato di mia iniziativa, è orribile). Fu disastroso per me, che dovevo dire a chiare lettere che doveva preparare il camino. Nel dubbio... lo feci. Qualcosa del tipo "insomma" o "torna a frequentare le scuole medie". Non ricordo bene.

    Mi buttarono fuori XD. O meglio, il commento del coordinatore fu "Non posso passare questa recensione, perché l'autore eviterebbe contatti con una Casa Editrice".
    Probabilmente sarebbe stata la CE ad evitare contatti con lui, in ogni caso la politica del sito era "meglio non pagare la pubblicazione, ma se proprio devi...".

    Sono entrato dalla porta principale e sono uscito dalla finestra.
    Molto meglio rabberciare le cose tra di noi, te lo garantisco!

    la prima stesura del romanzo sul quale mi concentro ora fu letta da mia sorella che disse: carino! Il che, detto da lei, mi convinse a continuare a lavorarci. Mia sorella è del tipo: cosa è questo schifo XD?

    In ogni caso restiamo, come sottolinei tu, alfieri delle nostre idee e convinzioni. Un consiglio non è un ordine, spesso assume più il tono di una pacca sulla spalla e di un tifo accorato!

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    1. Io credo che l’onestà sia fondamentale, ma è altrettanto importante riuscire a dire le cose educatamente, perché l’arte va rispettata a prescindere. Il fatto di dedicare del tempo ad un progetto, a mio avviso, nobilita l’individuo. Diversamente saremmo tutti davanti alla tv a guardare il gieffe. Dunque la scrittura va stimolata, con consigli finalizzati ad un effettivo miglioramento. Certo, dall’altra parte c’è una persona adulta e consapevolespesso tutt’altro che umile. A noi comprendere se e quanto valga la pena di spenderci del tempo

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  3. Sai, mi capita abbastanza di rado di entrare nella parte del lettore-cavia, anche se devo ammettere che e' un'attività che mi appassiona molto. Credo sia una specie di coronazione dello spirito critico di ogni presunto giornalista (fallito) come me. D'altro canto gli emergenti (io per primo) fanno spesso l'errore di mettere troppa parte di se' nei propri racconti; leggere le bozze a volte risulta quasi una violazione della persona dell'autore. A quel punto essere obiettivi e schietti e' ben difficile.

    L'altro lato della medaglia e' ugualmente spigoloso per me. Ho l'abitudine di ispirare ogni racconto o romanzo ad una persona particolarmente importante della mia vita, che naturalmente sara' la prima a leggerlo (qui e' un bene che infarcisca le pagine di commenti sentimental-personali). Certo che da loro non mi aspetto un giudizio stilistico e tanto meno oggettivo! Dopodiché passo nelle mani di una "lunga" serie di volontari, pretendenti scrittori, che per il novanta per cento dei casi non rispondono nulla più che "mi piace questa o quell'altra parte ma non sono d'accordo con la morale, personaggi accattivanti ecc...". E allora?
    Cioè,e' davvero difficile trovare un critico capace di uscire dalla parte dell'autore ed essermi davvero d'aiuto; e' un mestiere tanto infame!

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    1. La presenza di elementi autobiografici in una storia è possibile che sia (salvo improvvise illuminazioni) l’argomento del post di lunedì. Avrei voluto parlarne già ieri, però la questione dei lettori-cavia era più stringente.
      Hai ragione: il lavoro del critico è abbastanza infame. A volte (cosa che nell’articolo non ho scritto) subentra anche una sottile invidia. Consapevole del suo potere psicologico, il lettore cavia tende a demolire quello che ritiene un lavoro migliore del proprio… anche per questo bisogna scegliere bene.

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  4. Condivido con te l'idea che siano faccende estremamente delicate, sia rivolgersi a un lettore cavia, sia di avere questo compito.
    La mia esperienza come lettrice cavia non è buona, in passato mi hanno chiesto pareri, per poi scoprire che tutto ciò che volevano era che gli venisse detto "è un capolavoro". Questo ha fatto sì che decidessi di non dare più opinioni a chi non conosco abbastanza. Penso che l'onestà e l'obiettività siano di base per questo compito, ma è sempre difficile capire "come" e "cosa" dire.
    Alla luce di ciò, accettare il tuo incipit non è stata una decisione presa alla leggera, ma sono contenta di averlo fatto e spero anche tu non sia pentita :)

    Comunque anche stare dall'altra parte della barricata non è una passeggiata, anzi. Io per esempio sto terribilmente in ansia da quando ti ho mandato il mio romanzo...
    E quando poi mi vengono dati consigli è anche difficile regolarsi sul seguirli o meno. Forse l'ideale è avere tanti lettori, in modo da avere maggiori riscontri.

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    1. è stato un piacere che tu abbia gradito quanto ti ho mandato, ed accettato di aiutarmi, e le tue opinioni sono state veramente utili. Sono un po' confusa, in questo momento, per alcune questioni. Fra poco ti scrivo e te ne parlo. :)

      Anche io ho sempre molti problemi a condividere ciò che scrivo, in particolare per il timore di farmi condizionare da consigli che, spesso, sono basati più sul pregiudizio che su dati oggettivi.

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  5. Dovrei finire la valigia, ma non posso non commentare sui lettori cavia. Io sarei persa, totalmente persa senza di loro e sono un po' in controtendenza con quanto scrivi: faccio leggere testi non finiti a lettori puri.
    Il gruppo si è costituito per caso negli anni. Ogni Natale mando con gli auguri un racconto e nel tempo alcuni si sono affezionati più di altri a questa tradizione e hanno iniziato a chiedermi altre cose da leggere. Si tratta di lettori forti, gente che si sciroppa 1000 pagine a settimana e quindi per loro non è un gran problema leggere in più. Sono lettori, solo pochi di loro scrivono.
    Ormai si è creata una routine per i romanzi: invii di capitoli a gruppi di cinque, in corso d'opera. Utilità?
    - Mi spronano a continuare. Per tutto luglio ho mandato i capitoli di lunedì. Qualcuno la domenica sera mi chiedeva conferma dell'invio. Mi sono sentita lusingata e motivata. Se no col cavolo che procedevo a 5 capitoli a settimana.
    - Le magagne saltano fuori subito. Un lettore forte che ti dice "il personaggio x non mi prende" non è da sottovalutare. Non ti dirà perché non funziona, ma se segnala un problema il problema c'è. Idem per questioni "il lessico era troppo tecnico" o "la descrizione troppo noiosa"
    - Posso domandare cosa secondo loro accadrà poi. Così capisco se sono scontata o se li sto portando in giro proprio come voglio.
    Quindi, davvero, non penso ormai di poterne fare a meno. Mi chiedo ogni volta da dove venga questa loro pazienza verso di me in cambio di ben poco (se va bene una pizza, se va molto, molto, molto bene una citazione nei ringraziamenti del romanzo). Quindi colgo anche qui l'occasione per dire loro grazie.
    Come lettrice cavia non so come sono, io temo, vado in controtendenza, che un autore non sia un lettore cavia ideale. Mi viene sempre da pensare come avrei fatto io al suo posto e questo non sempre è un bene. Certo, mi accorgo di problemi tecnici che un lettore puro segnala solo con "non mi torna", però, ecco, ormai ho una "voce" troppo presente che rischia di venir fuori su un testo in fieri e trasformarlo in quello che avrei fatto io.
    Non so se in tutto questo mi sono spiegata.

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    1. Certo, ti sei spiegata molto bene!
      Il punto è che i tuoi lettori, anche se leggono l'opera in fieri, sono comunque appassionati. Credo che un minimo di competenza, anche se la persona dall'altra parte non è uno scrittore, ci debba essere. Altrimenti il giudizio potrebbe risultare falsato. E non sto parlando di questioni tecniche, bensì di semplice apertura, della volontà di immergersi in un'opera e non leggerla superficialmente come se si trattasse di Novella 2000 :)

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  6. Sto facendo da lettore cavia per un'opera prima, della serie: "ho deciso di scrivere un libro" e l'ha fatto, una pagina alla volta, con calma. Devo dire che l'impatto è stato tremendo: errori di battitura, di logica, ripetizioni. Ho avuto la pessima idea di cominciare a correggerlo, mi è venuto d'istinto! Per fortuna la mia signora mi ha riportato all'ordine facendomi notare che sarebbe stato parecchio maleducato presentare le correzioni. Ho ricominciato a leggerlo con un'ottica più distaccata e meno pignola, e in attesa di finire la lettura ho cercato di aiutare l'autrice anche consigliandole un paio di siti che fornivano valutazioni gratuite, gruppi di lettura di appassionati.
    Sono dell'opinione che i lettori cavia possano essere molto d'aiuto, per la parte tecnica, se sono scrittori, ma anche la figura del lettore puro è importante, pure se non molto esperto. E' comunque un campione di potenziale pubblico, sebbene ridotto, e mi sembra che si possa essere tutti d'accordo che non leggono solo scrittori o esperti, sono quindi d'accordo con Tenar quando dice che, anche se non sanno il perché, i lettori cavia ci aiutano a vedere dall'esterno parti che non funzionano del nostro testo.
    Non bisogna essere cantanti per sentire una stonatura :)

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    1. Si, è vero, il lettore comune è utile ma, proprio perchè serve da "test" deve leggere il romanzo finito. Con un'opera in fieri rischierebbe di confondersi. Comunque, in sede di stesura e revisione, molte cose vanno a cambiare.

      Anche io correggo le bozze altrui quando presentano evidenti svarioni. Cerco però di presentare le mie osservazioni in modo non saccente e comunque umile. Del resto, nel momento in cui uno decide di condividere il proprio lavoro deve essere pronto a ricevere anche delle "mazzate". Io stessa ne ho prese parecchie. A volte ho reagito malissimo, ma ritengo siano state utili.

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  7. Ciao Chiara,
    un post che fa pensare. Che fa fare quella introspezione, dalla quale spesso nascono strane, nell'accezione di bizzarre, insolite idee: ma franche.
    Che panegirico!
    Io avrei una certa ipotesi.
    Io credo che il volenteroso lettore della bozza ultima debba essere un non-scrittore (io, per esempio.Mi sto autocandidando per il posto di "lettore"). Mi spiego. Il libro/romanzo non solo deve esser corretto sintatticamente e grammaticalmente, né deve rispondere esaurientemente ai dettami dell'are di narrativologia, ma deve anche convincere il lettore medio. Quella bozza dovrebbe passare allo scrittore professionista o ad un editor. Non so, questa è la mia idea.

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    1. è esattamente ciò che ho scritto nell'articolo, dunque sono d'accordo :)

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  8. Avere lettori-cavia il più possibile diversi come gusti, età e sesso sarebbe molto utile; facile, non lo è. Come dice Tenar, per certi aspetti sarebbe meglio avere anche lettori puri (non scrittori), perché per uno scrittore è troppo facile passare dal ruolo di critico a quello di criticone. Il problema è... trovarli. Il rapporto autore/lettore-cavia deve restare il più possibile libero e "leggero" per essere utile. Se devi metterti a soffrire per scegliere come dire quello che pensi, già c'è un problema grosso. Il rispetto e la sensibilità non possono mai venire meno, non tanto nei confronti dell'arte quanto nei confronti della persona, ma credo che la semplicità nel comunicare il proprio parere sia da mettere tra i presupposti necessari, a costo di rasentare la brutalità. Aiuta che il/la partner abbia un buon senso dell'umorismo!

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    1. Hai ragione.
      Spesso uno scrittore tende a distruggere le opere altrui perchè ha la sensazione di "essere migliore" senza comprendere fino in fondo il lavoro e la carica emotiva che avvolgono una decisione, quella di scrivere un romanzo, che a mio avviso andrebbe rispettata a prescindere.
      Io non consiglierei mai a qualcuno di "mollare" un'idea che sembra non funzionare bene (cosa che è stata fatta con me) ma al massimo di aggiustare il tiro per renderla al meglio.

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  9. Non farei mai il lettore cavia, mi è stato chiesto, mi hanno mollato un paio di manoscritti corposi e non ce l'ho proprio fatta, mi sono limitata a qualche pagina e li ho abbandonati. Come scrittrice non ho lettori cavia, se non un aiuto per la sintassi, grammatica da parte di una professoressa in pensione, e in più una editor che lo fa di professione alla quale mando il lavoro finito e poi si lavora insieme, certo ha un piccolo costo, ma per come sono fatta è l'unica soluzione.

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    1. Sicuramente è il modo migliore per dare al romanzo un assetto il più possibile professionale. Magari anche io, in futuro, farò così. Per ora mi accontento di far leggere le mie creazioni a persone comuni, che sono altrettanto utili.

      Grazie per essere passata su questa paginetta. Spero di vederti ancora da queste parti :)

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  10. Sono così visceralmente pigro che per me far rileggere (testare) le mie cose da qualcun altro è essenziale, giacché faccio una fatica immane a farlo da solo! Così sono in contatto via mail con persone che conosco solo tramite questo mezzo, e che dunque sono in grado di dare giudizi su quanto ho scritto non falsati da una conoscenza diretta (ovvio che ricambio, faccio la cavia)! Ma ho anche un'altra tecnica di "testaggio": talvolta le storie sono contenitori di altre storie, e talune di queste possono essere estrapolate dal proprio contesto e vivere di vita propria con pochi aggiustamenti. Così le passo a dei conoscenti che organizzano letture pubbliche, mi metto ad ascoltarle, e vedo che effetto hanno su me e gli altri. E mi capita pure di non riconoscerle!

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    1. Le sottotrame sono una caratteristica anche mia. Devo dire che la tua idea sembra ottima :)
      Benvenuto sul mio blog.

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  11. La questione del lettore-cavia è complessa, come hai già spiegato molto bene nel tuo post. Ho cominciato ad avvalermi dei lettori-cavia con la mia traduttrice de “Il Pittore degli Angeli” per una versione in inglese. Avevo già tradotto io il romanzo per portarmi avanti, ma, non essendo una madrelingua, cercavo qualcuno che me lo rivedesse ampiamente. Questa signora inglese ad un certo punto della traduzione ha cominciato a farmi osservazioni da editor… all’inizio me ne risentivo perché mi sembrava che uscisse dal seminato, oltretutto è il tipo di persona che ti dice le cose in faccia (del tipo “questa scena è come il brodo allungato”…). Poi ho deciso di farmi sbollire l’irritazione e cominciare a considerare se, per caso, non avesse ragione. E alla fine ho rimesso mano ai punti critici e il romanzo è migliorato moltissimo. Tutte le volte che, a distanza di tempo, mi trovo a parlare di questa esperienza, e a confrontare le due versioni del romanzo, mi dico che è stata un’esperienza impagabile. Si tratta, però, di trovare le persone giuste e mettersi anche nell’ottica di ricevere delle critiche, farne tesoro e rimetter mano al proprio lavoro, cosa non facile a livello psicologico dopo che consideri un’opera chiusa. C’è inoltre il rischio che, se fai leggere il lavoro a troppe persone, e hai troppi pareri discordanti, sei più confuso di prima.

    Io leggo volentieri i manoscritti altrui, ma non tutti. Essenziale per me è conoscere molto bene la persona che ti chiede la lettura, e che deve essere disponibile a ricevere delle osservazioni, e discuterne in modo sereno, possibilmente davanti ad un buon caffè. Altrimenti rifiuto gentilmente. Fare il lettore-cavia è un vero lavoro, e quindi, avendo poco tempo, lo faccio per poche persone con cui ho costruito un certo tipo di rapporto d’amicizia. Le mie osservazioni sono sempre motivate e mai generiche, e di solito inizio sempre con i punti che funzionano, per incoraggiare, e passare poi a quelli che non funzionano. Ne parliamo ampiamente, svisceriamo il tutto e cerchiamo di trovare insieme una soluzione. Ho il massimo rispetto per il lavoro di un autore e, se mi dice che non taglierebbe mai la scena per i suoi motivi, rispetto la sua scelta. Si tratta di un gioco di equilibri molto delicato, dove tu per primo devi cercare di capire da che cosa sono dettate le tue osservazioni. Quindi: ben venga fare il lettore-cavia, perché arricchisce entrambi se fatto in un certo modo.

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    1. Anche io cerco di far tesoro dei consigli ricevuti e, proprio ieri, ne ho ricevuto uno davvero illuminante da Maria Teresa Steri. Personalmente ho fatto l'errore (se si può considerare tale) di sottoporre la bozza dell'incipit a due persone diverse che mi hanno dato opinioni completamente discordanti, mandandomi un po' confusione. Ora sono da qualche giorno in stand-by e voglio chiarirmi le idee, ma credo che d'ora in poi mi consulterò solo con MT, che ha una grande esperienza e può darmi ottimi consigli. Inoltre, condivide con me l'idea che ogni storia può essere migliorata e potenziata.

      Io sono consapevole del mio obiettivo: so dove voglio arrivare e, per far ciò, sono disposta ad accogliere consigli e critiche, purché espresse con educazione e non con il solo intento di distruggere. Mi è successo anche questo, credimi.

      Ho sufficiente autostima da ammettere che so scrivere: non faccio errori grammaticali, so gestire il punto di vista (per quanto debba migliorare) e ho uno stile abbastanza fluido. Questo è l'importante. Tutto il resto viene da sé.

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