Le 22 lezioni di Stephen King: promossa o bocciata?
Solo una cosa può trasformarti, può operare un cambiamento: la consapevolezza.
(Osho)
Questo
post prende spunto da un articolo uscito martedì scorso sul blog Penna Blu. Daniele Imperi ha tradotto l’articolo “22
Lessons From Stephen King on How To Be A Great Writer” pubblicato da Meggie
Zhang sul sito Business Insider. Analizzando il proprio modo di scrivere, ha
proposto un’interessante autovalutazione dalla quale è risultato promosso a
pieni voti.
Io
ho deciso di fare altrettanto, e già qualcuno in rete sta gridando “Al MEME”:
illustrerò uno per uno tali principi, cercando di comprendere se e quanto mi
appartengono. Per ciascuno di essi, mi darò un voto. Alla fine, calcolerò la
media. Il professor King mi stringerà la mano, o mi rimanderà a settembre?
Staremo a vedere!
1 – Smetti di guardare la
televisione. Leggi invece il più possibile
Televisione? Ah, si: quell’aggeggio
nero simile al computer ma più grosso, che si accende con un marchingegno pieno
di piccoli pulsanti. In casa mia, è un soprammobile. Decora l’ambiente, ma non
l’accendo mai. O meglio: la utilizzo solo per collegare il portatile con il
cavo HDMI e guardare film in streaming. Ogni tanto, la spolvero.
Amo leggere. Ci sono
periodi in cui viaggio su una media di 4 libri al mese. Da quando ho ripreso a
scrivere, il tempo a mia disposizione è un po’ diminuito ma cerco comunque di
non perdere questa buona abitudine. Confido ora sulle ferie. Sulla spiaggia.
Sul lettino rovente sotto il sole. Ho intenzione di recuperare un po’ del tempo
perduto.
Voto: 9
2 – Preparati a più fallimenti e critiche di quanto pensi di poter affrontare
Ahia!
Voglio essere sincera: se cercate l’aggettivo
“permaloso” sul dizionario trovate la mia foto. Sono assolutamente intollerante
nei confronti delle critiche – a meno che non siano oggettive, educate e
motivate – perché, nella mia vita, c’è stata una persona che le ha utilizzate
per distruggere la mia autostima. Inoltre, tendo a demoralizzarmi e a sentirmi
una fallita. Troppa negatività rischia di bloccarmi. Gli incoraggiamenti, per
contro, mi spingono a dare il massimo.
Sto lavorando su me stessa
per acquisire maggiore sicurezza nelle mie capacità e, nell’ultimo semestre, ho
fatto passi avanti notevoli. Se compio degli errori, cerco di coglierne gli
insegnamenti invece di tirarmi dei pugni sulla fronte. Mi rendo conto, però,
che la strada verso la completa libertà è ancora lunga. La mia capacità di
accettazione va potenziata. Questo problema non riguarda soltanto il rapporto
con i miei scritti ma si estende al lavoro, alle dinamiche famigliari, al mio
aspetto fisico e, in generale, a tutto ciò che per me è importante.
Però devo ammettere di
avere un pregio: l’incazzatura mi passa piuttosto rapidamente. È un elemento
sufficiente per alzare il mio punteggio? Un po’ sì, ma non abbastanza.
Voto: 5
3 – Non perdere tempo a cercare di piacere alla gente
Conosco molte persone che
si nascondono dietro lo status di
scrittore nella speranza di ottenere maggior credibilità e stima da parte degli
altri. Per fortuna, questo atteggiamento non mi appartiene. Io scrivo perché mi
diverto e mi fa stare bene. Tutto il resto, non conta. Questa attività non mi
rende migliore degli altri. Mi rende migliore soltanto rispetto alla me stessa
di un tempo. E va bene così.
Non voglio piacere alla
gente perché scrivo. Voglio piacere alla gente per le qualità della mia anima.
Ciò che decido di imprimere sulla carta è una faccenda privata che non
influisce sul mio modo di presentarmi al resto del mondo.
Voto: 8
4 – Scrivi soprattutto per te stesso
Tale principio è un’esortazione
a distaccarsi dalle aspettative e dal risultato finale per lasciare le parole
libere di scorrere sulla carta senza censura. Quando la nostra opera è ancora
un embrione, la scrittura è un fatto personale. Ed è giusto che sia così: ogni
singola pagina è parte di noi, ci appartiene, ha bisogno di maturare fino ad
esplodere di significato. Se decidiamo di condividerla con altri prima che la
nostra gravidanza letteraria sia giunta al termine, rischiamo di bloccarci.
La prima stesura è per
noi. Per noi, e nessun altro. Il target non deve esistere. Solo in seguito, se
si decide di proporre il romanzo a qualche editore, si deve tener conto di chi
potrebbe apprezzarlo e revisionare di conseguenza. Non prima.
Molti anni fa, fremevo all’idea
di far leggere le mie opere a qualcuno. Adesso sono diventata più possessiva. Quasi
gelosa. Alcuni brani sono uno specchio dei miei sentimenti più puri e profondi.
Come ho già evidenziato nel post precedente, cerco di utilizzare la
scrittura come uno strumento per meglio comprendere me stessa. Non penso al
futuro. Penso al presente, a quanto mi piace la sana fatica che mi sento
addosso dopo un brano complicato,ed alla mia crescita. Tutto il resto è una
nube carica di pioggia.
Voto: 8
5 – Affronta le cose che sono più difficili da scrivere
Il concetto di
“difficoltà” è soggettivo, strettamente legato alle competenze del singolo,
alle sua aspettative e paranoie. Per quanto mi riguarda, trovo un po’ ostiche
le scene ad alta intensità emotiva perché mi costringono a mettermi in gioco.
Non sono mai riuscita a mantenere un adeguato distacco dalle mie parole.
Pertanto, in passato, mi sono trovata ad immobilizzare i miei personaggi in una
staticità monolitica per non dover soffrire insieme a loro. Poi mi sono rotta
le palle di viaggiare con il freno a mano tirato: ho annotato una frase su un
post-it e me la sono appiccicata sulla tastiera. Non voglio dirvi cosa c’è
scritto ma, da allora, ho fatto notevoli passi avanti. Ho deciso di affrontare
il mostro!
Il romanzo che sto
scrivendo propone una trama un po’ complessa, temi scottanti e relazioni ambigue.
Nonostante tutte le volte che sono stata sul punto di rinunciare, non ho mai
mollato la mia idea. “Io posso farcela.” Me lo ripeto fino alla morte.
Piuttosto taglio, semplifico e modifico. Spendo tempo ed energie. Ma vado avanti.
Merito un premio per la mia testardaggine.
Voto: 7
6 – Quando scrivi, stacca dal resto del mondo
Fosse facile: io
staccherei molto volentieri, ma il mondo non è molto d’accordo.
A casa
dei miei genitori avevo una stanza tutta per me. Bastava chiudermi dentro e
nessuno mi rompeva le scatole.
A Milano abitavo da sola:
posacenere al mio fianco e cellulare spento.
Ora vivo con il mio
compagno e mi rendo conto di quanto sia difficile far comprendere agli altri il
bisogno di silenzio e concentrazione. Purtroppo, non posso imbavagliarlo. Basterebbe
che riuscisse ad intuire se può rivolgermi la parola o è meglio lasciarmi
perdere perché sono nel mezzo di un brano ostico. Quando raggiungo il limite
della sopportazione, prendo il portatile e migro in cucina. Altre volte,
invece, mi dimentico di cucinare. Così, per vendetta.
Quando l’interruzione
arriva in un momento di fervida creatività e mi fa perdere il filo, dovrei
chiedere il risarcimento danni.
Voto: 4
7 – Non essere presuntuoso
Penso che il mio difetto,
in tale frangente, sia di non essere abbastanza presuntuosa. Talvolta, chino fin troppo
la testa diventando fragile ed insicura. Ho un complesso di inferiorità
scrittoria mai guarito completamente. Ci sono però anche situazioni in cui però
esibisco un’arroganza auto-protettiva. Quando mi trovo immeritatamente attaccata,
divento una iena. Il massimo dei voti sarebbe immeritato: abbasso il punteggio
di due tacche.
Voto: 8
8 – Evita avverbi e
paragrafi lunghi
Prediligo i periodi brevi
perché accelerano il ritmo e ben si adattano alla terza persona limitata che ho
scelto. Ho imparato a sgamare gli avverbi prima che diventino pericolosi fin
dalla seconda stesura di ogni scena. I paragrafi non sono mai più lunghi di
dieci righe e le sezioni di capitolo mai più di due pagine word. Però i
capitoli sono chilometrici a causa della mia difficoltà a comprendere quando è
opportuno spezzare la narrazione. Quindi …
… Voto: 7
9 – Non farti coinvolgere troppo dalla grammatica
Sinceramente, qui non ho
capito bene cosa intenda King. Se vuole esortarci a non essere fissati con regole
e cavilli vari, sono d’accordo. Credo che in letteratura un eccesso di
pignoleria renda la narrazione fredda ed arida. Un bravo scrittore riesce ad
intuire se la forma è corretta anche facendo ricorso all’intuito, all’orecchio
e al buon senso.
Per quanto decanti
l’importanza di un linguaggio corretto, mi sento abbastanza anarchica. A volte
invento parole e scardino concetti. Mi diverto a giocare con i significati.
Odio i vuoti formalismi. Non ho mai aperto un dizionario in vita mia. Ma rispetto
l’italiano ed evito di demolirlo con errori beceri.
Voto: 9
10 – Padroneggia l’arte della descrizione
Molti miei lettori-cavia
hanno indicato le descrizioni, sia dei personaggi sia degli ambienti, come il
mio punto forte. Avendo una formazione prevalentemente cinematografica, tendo a
far ricorso soprattutto al senso della vista. Mi piacciono i piccoli dettagli
e, a volte, ne inserisco fin troppi. Proprio ieri ho scritto dieci righe in cui
il personaggio rimane impalato a guardare la luce che si rifrange su una
lattina di birra. In rilettura, devo sempre armarmi di cesoie.
Mi piace scovare elementi poco
convenzionali ma comunque capaci di inquadrare al meglio la situazione. I cliché
possono ammazzare la buona scrittura ed io cerco di evitarli il più possibile.
Mi darei il massimo, ma mi
sembrerebbe di esagerare: non sono ancora un’autrice di best-seller.
Voto: 9
11 – Non dare troppe informazioni sull’ambiente
Se per ambiente si intende
il contesto socioculturale, allora non saprei proprio che voto darmi. Nella
storia che sto scrivendo, l’habitat dei personaggi è fondamentale in quanto il
loro “mondo delle origini” ha un impatto notevole sullo svolgersi delle
vicende. La città di Milano, con le sue caste ed il suo immenso sottobosco
socio-culturale, è protagonista delle vicende quasi quanto i miei ragazzi. Come
dicevo prima, a volte esagero un po’ e scivolo nell’ infodump. Per fortuna, in fase di revisione, so riconoscere al volo
ciò che non serve alla storia ed eliminarlo senza pietà. Se riuscissi ad
evitare l’inutilità a priori, sarebbe ancora meglio.
Voto: 6
12 – Racconta storie su ciò che la gente fa realmente
Il realismo è fondamentale
per me. Sono ossessionata dalla coerenza. Cerco la soluzione più logica e
plausibile correndo talvolta il rischio di rendere tutto fin troppo “normale”.
Ho tagliato recentemente una scena riguardante uno stalker proprio perché mi
sembrava forzata e manierista. La motivazione dei personaggi che è alla base di
ogni azione deve essere chiara al lettore ed ogni gesto giustificato dalle circostanze,
dal contesto e dall’indole di chi lo compie.
Voto: 10
13 – Rischia; non giocare sul sicuro
Mi sto spaccando il
cervello su un romanzo tutt’altro che semplice e qualcuno ha anche cercato di
dissuadermi. Tuttavia, mi sono limitata ad accogliere i suggerimenti che
ritenevo utili scartando altre proposte non consone al mio stile. Perché
dedicarmi a raccontini (sono facili e più vendibili, mi dicono) se voglio
lavorare ad un altro progetto? Posso preparare anche testi più brevi, certo. Ho
intenzione di partecipare a qualche concorso. Ma non voglio abbandonare le mie
aspirazioni, tanto meno se la motivazione è che non me ne sento all’altezza. Per
raggiungere uno scopo, è sufficiente compiere un passettino alla volta e, se
possibile, non darsi scadenze, concedersi tutto il tempo necessario per
imparare. Cosa si può perdere, a parte minuti preziosi? Nulla. Però si può
guadagnare tanta pratica. Nessun esercizio è da buttare via.
Voto: 9
14 – Mettiti in testa che non hai bisogno di droghe per essere un valido scrittore
Quando frequentavo
l’università e prima che iniziassi a pensare alla linea mi piaceva sorseggiare
una birra fresca, mentre scrivevo, più per dipendenza da gesto che per
necessità di sciogliermi. Ora, non fumo nemmeno una sigaretta: in casa è
proibito, devo andare in giardino. Però la caffeina.. mmh.. devo ammettere che
mi sveglia.
Voto: 8
15 – Non cercare di rubare la voce di qualcun altro
Credo che uno scrittore
alle prime armi tenda inconsciamente ad ispirarsi allo stile dei grandi. Lo fa
quasi involontariamente, come quei bambini che assorbono le parole degli adulti
e le mescolano alle proprie, in un minestrone confuso di cui è difficile
riconoscere l'autore. Io non faccio eccezione, sebbene ultimamente il mio tono
di voce si è alzato di un paio d’ottave. Rendermi riconoscibile è il mio
obiettivo stilistico primario.
Voto: 7
16 – Comprendi che la scrittura è una forma di telepatia
Questo l'ho sempre saputo.
I testi che mi piacciono e che maggiormente apprezzo risuonano dell'energia del
loro autore. Sono carichi di elettricità ed essa serpeggia fra le righe, crea
atmosfera, va oltre lo stile e la trama. Uno stile magnetico è quello che mi
coinvolge al punto da farmi sentire un tutt’uno con il suo autore. Non solo lo
comprendo, quindi: è una cosa a cui ambisco.
Voto: 10
17 – Prendi sul serio la tua scrittura
Io
prendo tutto sul serio. Anche troppo. Ogni volta che intraprendo un nuovo
progetto, diventa una sfida personale. Più volte mi sono dovuta imporre di
tirare i remi in barca: mi riempivo di impegni rinunciando a tutto il resto, perché
non è semplice conciliare il lavoro con il romanzo. Alla sera, percorrendo la
mia giornata a ritroso, mi accorgevo di aver trascorso circa 10-11 ore al
computer, con conseguenti mal di testa e problemi alla bista. Adesso cerco di
essere un po’ più flessibile. Però considero lo scrivere uno dei baluardi della
mia esistenza e spero che, un giorno, possa portarmi qualche soddisfazione.
Forse
King, con tale consiglio, intende ribadire l’importanza del credere in ciò che
si fa, senza mai sentirsi di meno rispetto agli altri.
Voto: 10
18 – Scrivi ogni singolo giorno
Su
questo punto, ho le attenuanti generiche. Purtroppo non riesco a scrivere tutti
i giorni. La spiegazione è esposta sopra: svolgo un’occupazione impiegatizia,
per cui alla sera la mia mente è scoppiata. Se ho un po’ di tempo libero ma non
riesco a sedermi al computer, lo utilizzo per documentarmi o per prendere
appunti. Se considero queste attività come parte dello “scrivere”, mezz’oretta
al giorno riesco a ritagliarmela. Ma è troppo poco rispetto a ciò che vorrei.
Sapete
qual è il paradosso? Quando ero disoccupata, non riuscivo a buttare giù nemmeno
una virgola. Ero troppo depressa e preoccupata. Adesso, invece, rimpiango di
non averci pensato prima. Pazienza: è la legge del karma.
Voto: 5
19 – Finisci la prima stesura in tre mesi
Stavolta mi inginocchio
sui ceci e chiedo perdono a Stephen King. Nell’ultimo periodo, sono andata
avanti con lentezza decisamente esasperante. Innanzi tutto, l’aver ripreso a
scrivere dopo tanto tempo mi ha vista un po’ arrugginita. Poi i dubbi, gli
impegni, la necessità di documentarmi, di progettare i personaggi, definire gli
snodi fondamentali della trama... Mi sembrava di mangiare un bisonte con una
forchetta da dessert.
Riprendere non è stato
facile. Ma, come si sul dire, tutto fa brodo. Mi sono esercitata. Ho posto le
basi per il mio lavoro. Ora conto di velocizzarmi un po’, anche se tre mesi
continuano a sembrarmi una meta irraggiungibile, a meno che non mi rompa una gamba e debba
trascorrerli in casa, sul divano, con il computer appoggiato in grembo. Me ne
do sei. E spero di farcela.
Voto: 2
20 – Quando hai finito di scrivere, fai un lungo passo indietro
Ho
sempre avuto l’abitudine di lasciar passare un po’ di tempo prima di rileggere
i miei brani. Quando ho l’energia del pezzo incollata addosso, non riesco ad
essere lucida. Credo che distaccarsi dal proprio scritto aiuti a comprenderlo
meglio, a vederlo con oggettività, a coglierne appieno i pregi e i difetti. Nella
maggior parte dei casi, quando un po’ d’acqua è passata sotto i ponti, mi trovo
a dire “non era poi così male”. Se lo rileggo subito dopo averlo scritto, porto
ancora con me una sensazione di fatica e stanchezza. Mi sembra quindi pieno di
ovvietà.
Voto: 9
21 – Abbi il coraggio di tagliare
Il
coraggio di tagliare è quello che a volte rallenta ulteriormente la prima
stesura: ogni volta che un pezzo non mi soddisfa, lo epuro senza pietà. Dovrei essere
un po’ meno critica, verso me stessa.
Con i
personaggi, ho più difficoltà: mi ci affeziono. A volte sono inutili, ma ho
difficoltà ad ucciderli. Il sentimentalismo, in questi casi, può essere davvero
nocivo.
Voto: 8
22 – Cerca una relazione stabile, stai in salute e vivi una buona vita
La relazione stabile c’è,
a parte qualche urlaccio ogni tanto. La salute anche, nonostante troppi chili
persi (12!) nell’ultimo periodo a causa dello stress, troppe sigarette e poca
attività fisica. La buona vita direi di sì: ho un lavoro fisso, un tetto sulla
testa, il cibo sempre in tavola. Quindi, non mi posso lamentare.
Voto: 7
Riepilogando: su 22 domande, solo in quattro materie ho ottenuto un risultato insufficiente. La media è del 7,25. Mi allenerò sui miei punti deboli, dunque. E la prossima volta otterrò un risultato migliore. E voi, sareste promossi o bocciati dal professor King?
Prima di concludere l’articolo, ho bisogno di fare un piccolo annuncio: da lunedì 4 agosto fino a lunedì 25 agosto gli aggiornamenti saranno “random” e non più vincolati alle due pubblicazioni settimanali. Sarò in ferie e, sebbene abbia deciso di trascorrerne buona parte qui a Sanremo, al mare, ho deciso di interrompere brutalmente tutto ciò che somiglia ad una routine. I nostri appuntamenti fissi del lunedì e del giovedì riprenderanno a fine mese!
Buone vacanze a tutti!
tutti quei dieci... mmhh.. non sarai troppo larga di manica? ;) Buone vacanze!
RispondiEliminaSinceramente no! :) Guardando altri articoli analoghi, in rete, sono quella con meno 10 e mi sono anche data 4, 3 e 2. Ho preso seriamente questo post perché ritengo che la consapevolezza sia tutto: se non conosciamo pregi e difetti, non possiamo migliorarci.
EliminaSo di avere moltissimo da imparare, però credo di essere brava nel motivare le azioni, nel comprendere il potere telepatico della scrittura (comprendere non significa necessariamente riuscire a metterlo in pratica) e nel prendermi sul serio. Su altre cose invece mi sento, per dirla alla sgarbi, una capra. La lentezza è un problema che mi limita moltissimo.
Buone vacanze a te, spero che tornerai a leggermi a settembre!
Buone vacanze, Chiara! :) Mi consola vedere che sul punto 19 anche tu ti sei data un voto... bassino. Comunque mister King dovrà tenere conto del fatto che qualcuno fa anche un secondo lavoro per mangiare. O no?
RispondiEliminaNel mio caso, è la scrittura il secondo lavoro.. anzi, a dire il vero, in questo momento nemmeno: è un puro hobby che mi piacerebbe in futuro trasformare in qualcosa di più :)
EliminaTutto questo è spiegato abbastanza bene anche in "On writing", il manuale di scrittura di King (a metà tra un manuale e una biografia, per essere sinceri). L'ho trovato un libro utile all'esordiente, anche se va contestualizzato al periodo in cui iniziava a scrivere e, ovviamente, al fatto che vivesse negli Stati Uniti.
RispondiEliminaEsatto, è questo il libro a cui si è ispirata Maggie Zhang. Però, a quanto mi risulta, non esistono traduzioni italiane. Confermi? :)
Elimina"On writing" c'è in italiano, ma mantiene il titolo inglese. Vedi qui: http://www.amazon.it/On-writing-Stephen-King/dp/8860616182.
EliminaOttimo! Grazie!
EliminaVedo che Grazia mi ha preceduto!
EliminaPer sfortuna non è più così facile trovarlo in italiano, ma ti consiglio di provare a cercarlo. Puoi provare anche in biblioteca, io l'ho letto così ;)
Via, toccherà farlo anche a me. Attiviamo questo MEMEKING.
RispondiEliminaAh, e anche tu sei nel club Caffeina. Si potrebbe creare un Circle!
Nel mio caso... caffenicotina!
EliminaIl memeking ha preso piede, allora :)
RispondiEliminaComplimenti per la promozione, ora vediamo la pratica, però. Io pure sono stato promosso sulla teoria, ma poi...
Già...sicuramente, dopo aver compilato il questionario presterò maggiore attenzione :)
EliminaTi capisco bene. Io penso che l'essere senza lavoro "chiuda la mente": trascorri la maggior parte del tempo a cercare, e a pensare come cavartela.. di conseguenza, non riesci a scrivere nulla. L'unica soluzione è parlare di se stessi.
RispondiEliminaScrivi il post: è divertente! :)
Buone vacanze a te, a presto!