Manuali di scrittura: un punto di partenza per trovare la propria strada




Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi.
(Franz Kafka)


Una decina di giorni fa, sul blog Penna Blu, è stato pubblicato un post relativo ad un concorso di scrittura organizzato dalla casa editrice Rizzoli ed avente, come premio in palio, la pubblicazione. 

La storia vincitrice, proposta dalla giovane Stefania Balotelli, presentava un incipit alquanto confusionario e condito da svarioni grammaticali degni del miglior Luca Giurato. Se non ci credete, leggete qui. Personalmente sono arrivata soltanto al punto in cui la protagonista insulta la sorella dandole della lesbica. Poi non ce l’ho più fatta. So che viviamo in un’epoca in cui un “mi piace” può cambiare il mondo. Evidentemente, la signorina aveva una schiera di parenti ed amici pronti a fare click. Ma io ritengo questa roba paragonabile al mio primo romanzoide mai terminato, scritto all’età di quindici anni. Mi è capitato da poco di ritrovarne una bozza, scritta con carta e penna. Un librominkia di cui mi vergogno profondamente. Però non c’erano errori di grammatica.


Daniele Imperi, il curatore di Penna Blu, citava poi un commento dell’autrice pubblicato sul blog Obbrobrio. Lo riporto qui:


Visto che ha errori grammaticali e lacune tipo punteggiatura e minuscole che dovevano essere maiuscole è scritto malamente. Quindi la storia l’avete letta? Avete scaricato il romanzo in ebook e il risultato sarebbe? Perché non mi è chiaro! Io leggo e voto una storia. Ho trovato refusi anche in libri pubblicati con Mondadori o Rizzoli ma se il libro è bello e la storia c’è, be ragazzi non me be frega nulla..

Quindi gli errori ci sono e fin qui ci siamo. Dovevo rileggerlo e correggerlo e fin qui ci siamo. Ma la storia? Perché io punto su quello. Un testo ben scritto grammaticalmente che è una gran rottura per me finisce nel cestino. Avete analizzato la mai storia? Avete visto se rispetta i canoni del viaggio dell’eroe? Ci sono i tre blocchi? Vi appassiona? Vi intriga? Lo stile com’è?


Ecco: così non si fa. Il refuso non è un problema. Quello può sfuggire a tutti, così come qualche errore di ortografia, qualche concordanza o qualche incoerenza. La revisione (che la signorina non ha fatto) serve anche a questo. Ma la grammatica non credo sia un dettaglio su cui si possa sorvolare. Quando conosci le sue regole puoi anche scardinarle con consapevolezza, per donare personalità al tuo scritto. Ma, se non la sai padroneggiare, il testo si riempie di svarioni dettati soltanto dall’ignoranza. Ed il lettore se ne accorge. Quindi, prima di presentare un testo, sarebbe opportuno farlo valutare da qualcuno che sia preparato. Provare e riprovare finché non si è sicuri che vada bene.

Io penso che i manuali debbano essere per noi una guida, non un alibi. Sventolare il libricino dicendo “io l’ho fatto bene, c’è scritto qui” non ci rende automaticamente scrittori. Studiare a memoria ed applicare pedissequamente le categorie de “Il viaggio dell’eroe” non può sostituire la gavetta. Ciò che conta sono le notti in bianco trascorse davanti al pc. I fallimenti. Gli appunti presi su una panchina, con una penna biro. I mille tentativi. La pazienza nel rileggere un testo finché il risultato non è esattamente quello che vogliamo. Solo così possiamo creare uno stile personale in grado di renderci riconoscibili e non sfornare una serie di prodotti clone destinati ad alimentare i circuiti più beceri.

La passione ci rende capaci di scavalcare ciò che abbiamo studiato. Insieme all’allenamento, ci dona autonomia. Solo in questo modo possiamo portare ricchezza là dove, altrimenti, ci sarebbe solo una tecnica incapace di veicolare emozioni. Il manuale può indicarci la strada da percorrere, ma dobbiamo sentirci liberi di deviare e seguire percorsi alternativi. È l’unico modo per arrivare alla meta e, contemporaneamente, godersi il viaggio. Quando concludo una sessione di scrittura voglio avere l’anima sudata, non sentirmi stanca morta e piena di frustrazione. Questa è la differenza fra un artista ed un impiegato. Sinceramente, gli ordini dei superiori li eseguo già in ufficio. Un libro scritto da altri, per quanto possa insegnarci, non deve mai sostituirsi alla nostra voce. Questo concetto è fondamentale.

Ho visto molte persone che non osano sfidare se stesse, perché qualche sapientone ha detto che si deve usare il narratore onnisciente o inserire paragrafi non più lunghi di due pagine. Oppure altre che aspettano, aspettano ed aspettano. Non si siedono alla scrivania. Non contemplano il foglio bianco. Pensano di non aver ancora “studiato abbastanza” e non si rendono conto che il modo più efficace per imparare a scrivere è, appunto, scrivere. Il manuale è il nostro tapis roulant ma, per vincere la gara, dobbiamo andare in pista. A me, una cosa del genere, era successa anni fa con i volumi di auto-aiuto. Venivo fuori da un periodo complicato (quando mai non ne ho avuti?) e desideravo migliorare me stessa. Ne lessi talmente tanti, fra il 2008 e il 2009, che persino il titolare della libreria esoterica di Milano ad un certo punto mi sgridò. “Adesso non te ne vendo più”, mi disse. “Devi smetterla di leggere e mettere in pratica ciò che stai imparando. Muovi il culo ed inizia a fare qualcosa”. Ecco: penso che per la scrittura valga lo stesso principio.

In ogni caso, voglio consigliarvi tre manuali che mi sono stati molto utili. Vi confesso un segreto: finora sono gli unici che ho letto.  Certo, essendo specializzata in “Ideazione e sviluppo di prodotti mediali” ho avuto modo di esercitarmi ed apprendere anche in altri modi. Ho studiato tanto e sfornato circa trenta esami di cui, almeno la metà, a carattere letterario. Ma ciò che è scritto su questi libri, secondo me, può aiutare molto chi vuole cominciare.

Il primo l’ho già citato: Il viaggio dell’eroe, di Christian Voegler. Credo che chiunque voglia scrivere debba leggerlo. È la bibbia di ogni aspirante scrittore, ma non va sventolato al cospetto degli “infedeli” come ha fatto la Balotelli. Le informazioni che fornisce sull’architettura della trama e sui modelli archetipici  universalmente riconoscibili (di cui ho parlato anche qui) sono alla base di qualunque storia. Molti critici considerano le sue categorie più adatte al cinema che non alla letteratura. Io noto che sono onnipresenti in ogni opera narrativa. Scrivendo da tanto tempo, le applico di default senza farci troppo caso. Penso che ciascuno di noi le conosca, magari senza saperlo. Avviene quando si legge molto e si guardano film. Certi modelli sono familiari. È ciò che ci consente di apprezzarli. Occorre quindi prenderne coscienza ed imparare a padroneggiarli.  

Più volte, in questo blog, ho parlato di Scrivere Zen, una raccolta di lezioni tenute dalla scrittrice Natalie Goldberg. È un volume piuttosto vecchio. Non ricordo di preciso la data di pubblicazione, ma la signora, ad un certo punto, dice “una volta mi è capitato di usare un computer” come se si trattasse di fantascienza. Credo (ma non vorrei sbagliarmi) che risalga agli anni ottanta. Nonostante ciò, i consigli che offre sono attualissimi.

Questo libro mi da una grande forza nei momenti di crisi. Mi piace il senso di pace che emerge da quelle pagine. Le parole della Goldberg hanno sempre un effetto potenziante su di me in quanto, mettendo in risalto il valore spirituale della scrittura, ci insegna ad amare anche i nostri testi peggiori. In fondo, ci appartengono. Se abbiamo vomitato tante schifezze sul foglio, significa che le avevamo nel cuore. Non stiamo meglio, adesso? Far scorrere la mano sul foglio ripulisce la nostra essenza dalle scorie del mentale. Il lavoro profondo che facciamo, al livello dell’anima, ogni volta che prendiamo in mano una penna, ci migliora come artisti e come esseri umani.

Infine, suggerisco un manuale letto di recente e scritto da un’amica. Per scrivere bisogna sporcarsi le mani di GraziaGironella. Essendo piuttosto schematico, lo sto utilizzando come vademecum. Quando non mi raccapezzo più, lo sfoglio e trovo la risposta che mi serve. Ha un linguaggio semplice, accessibile anche ai neofiti, ma al contempo capace di entrare nel dettaglio. Spiega come organizzare la trama, definire i personaggi, creare dialoghi realistici, scegliere ambientazioni adatte. In poche parole, credo dica tutto ciò che c’è bisogno di sapere per cominciare.

Come ho già accennato più volte, anche il suo blog mi è stato molto utile soprattutto nel periodo di risveglio della mia creatività. Online, le informazioni sono dispensate in modo più sintetico e facilmente memorizzabili. Vi consiglio dunque di utilizzare la rete e di farlo in modo metodico, come se foste abbonati ad una oppure a più riviste. Non sto portando acqua al mio mulino, sia chiaro! Nella blogosfera, esistono tanti autori più esperti di me. Nella colonna di desta di “Appunti a margine” sono riportati i siti che seguo. Non tutti parlano di scrittura, ma la maggior parte si. Sono sicura che riuscirete a trovare ciò che vi interessa.

Leggete, dunque. Leggete molto. Ma, soprattutto scrivete. E personalizzate gli insegnamenti trovando la vostra autonomia e il vostro stile. Solo in questo modo potrete fare tesoro di ciò che avrete studiato.

Cari lettori, concordate con la mia visione? Avete altri manuali da consigliare?

Commenti

  1. D'accordo su tutta la linea!
    Sul mio blog ho parlato da poco di "Scrivo dunque sono" di Elisabetta Bucciarelli. Non parla di trama e struttura, ma offre molti esercizi pratici per arricchire la prosa e parla del potere terapeutico e di auto analisi della scrittura. L'ho preso perché ho apprezzato molto i gialli di questa autrice e l'eleganza della sua prosa. Non credo che mi cambierà la vita, ma mi ha fatto piacere leggerlo.
    Il viaggio dell'eroe, invece, va proprio conosciuto, almeno nelle sue basi teoriche (si basa sullo studio della struttura e delle funzioni della fiaba di Propp, cose che stanno anche sulle antologie delle scuole medie, a cercarle bene). Poi si può anche decidere che la struttura in tre atti non ci piace (in un post commentavo che l'Iliade funziona da millenni senza rispettarla), ma bisogna conoscerla.
    Scrivere Zen non lo conosco, mentre il saggio di Grazia è sempre utile, proprio per le caratteristiche che hai descritto.

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    1. Io ho letto solo un romanzo della Bucciarelli, di cui non ricordo il titolo. La vittima era una giornalista avvezza a pratiche sadomaso... non mi fece impazzire, ma nemmeno mi è dispiaciuto. Diciamo che è un romanzo nella media. Ho letto un articolo sul tuo blog, che tratta di "scrivo dunque sono": ero andata a leggere le recensioni di IBS ma, dovendo scegliere fra quello e il saggio di Grazia, ho optato per il secondo. In futuro chissà, magari lo prenderò.
      Il viaggio dell'Eroe è uno dei manuali studiati all'università che è entrato nel mio bagaglio personale. Ho scritto una sceneggiatura, partendo da esso. Credo di utilizzare le sue funzioni inconsapevolmente. Il sede di revisione ci farò più attenzione e magari le specificherò meglio

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  2. Ero a conoscenza della storia che citi a inizio post, e non credo sia nemmeno l'unico caso del genere.
    Beh, lei proprio poco elegante... e spocchiosa.
    Ma che vogliamo farci? La cosa che mi stupisce è che la casa editrice seria si piega a questa cosa. Ma non sono affari nostri, dopotutto.

    Sull'altra parte del post, sono d'accordo: manuali e corsi... forse sono da leggere/fare ma come corollario. Punto. Si deve scrivere. E' la palestra migliore, il manuale migliore! :D

    Moz-

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    1. Io credo che una ragazzina debba baciare per terra per il fatto stesso di avere pubblicato ed aver avuto la possibilità di farsi conoscere. Né il suo testo né il suo atteggiamento le fanno una buona pubblicità.

      Credo che qualunque errore sia perdonabile. Anche io ne faccio. Probabilmente ce ne sono anche in questo post, dal momento che l'ho scritto dopo una giornata di lavoro ed ero letteralmente stravolta. Tuttavia ritengo che l'umiltà debba andare avanti a tutto. Uno scrittore, nel momento in cui sa mettersi in discussione, può raggiungere risultati straordinari

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  3. https://www.youtube.com/watch?v=IuJKVk3rQRg

    Erri DeLuca fa un corso di scrittura TOTALE in venti minuti. Questo video (occhio al volume) è quanto di meglio ho sentito dire sullo scrivere. In alcuni punti mi sono commosso. Credo alla cosa che ognuno traccia la strada coi propri atti, d'altra parte se fossi stato uno scolaro di Tenar mi avrebbe dato 5, eppure sarei stato l'unico ad aver pubblicato :P. Insomma, si capisce che la penso come MikiMoz: il manuale è carino, ma è un gradevole extra, come per Burton leggere una rivista di cinema :).

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Come mai hai cancellato il commento su Hugo? Mi piaceva!
      Guarderò il video stasera, perché ora mi è impossibile. Nel frattempo, ti anticipo che oggi ti risponderò. Ieri, avendo la scadenza del post, è stata una giornataccia.

      P.S. Anche a me Tenar avrebbe dato 5! :D

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    3. Perché io dia 5 in un tema l'alunno deve fare una sorta di complicato suicidio. O consegnare quasi in bianco.
      Voi non avete idea del livello medio di scrittura dei ragazzi...

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    4. Stavamo solo scherzando un po' :)
      Io ho fatto una supplenza alla ragioneria, 5 anni fa. La cosa che mi ha sorpresa maggiormente è la completa mancanza di fantasia di chi sa scrivere correttamente. Viceversa, gli studenti meno impeccabili erano in grado di staccarsi da ciò che avevano studiato. C'era un ragazzo, con cui sono tutt'ora in contatto, che mi lasciava molto perplessa e non sapevo mai che voto dargli. Nei temi, infilava anche qualche parolaccia. Sembra stesse scrivendo un sms. Però secondo me era un genio. ragionava sulle cose, interpretava i testi, non si limitava ad imparare gli autori ma sapeva "sentirli". Al contrario, il primo della classe, credo mi odiasse per i 7 che gli davo, e che gli rovinavano la media. Ho cercato per un anno intero di stimolarlo a vedere oltre. Alla fine ci sono riuscita.

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    5. L'aneddoto di Hugo è questo. Scrisse uno strafalcione, e il copista gli disse, maestro, questo non è Francese. E lui, stolido: lo diventerà!

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  4. "Avete visto se rispetta i canoni del viaggio dell’eroe? Ci sono i tre blocchi?"
    Da brividi questo commento. Come si fa a giudicare un romanzo su queste basi?
    D'altra parte mi è capitato molto più spesso di trovare autori che rifuggissero dai manuali, rispetto a quelli che li citassero come alibi. In entrambi i casi non viene forse capito che la tecnica deve essere solo d'appoggio.
    I manuali di scrittura d'altra parte non sono tutti uguali, secondo me devono avere la capacità di ispirarti, di farti capire i principi generali, non darti una ricetta da seguire e basta.

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    1. Esatto! Se bastasse leggere un manuale per diventare scrittori vinceremmo tutti il Pulitzer. Comunque, mi è bastato scorrere l'incipit del romanzo di questa tizia per ringalluzzire la mia autostima :D

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  5. I manuali di scrittura vanno letti con moderazione, cioè bisogna capire quali ci possano fare bene e quali no. Io ne ho letti 3, credo. E te ne consiglio uno su tutti: Minuti scritti di Annamaria Testa.

    Comunque, di quanto ha scritto quella tipa, io non ho mica capito che diavolo sono questi 3 blocchi di cui parla... Voi ne avete idea?

    Grazie della citazione :)

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    1. Credo faccia riferimento alla tradizionale divisione della trama in tre ATTI.
      Il termine blocchi non so da dove l'abbia tirato fuori, ma mi sembra un po' grossolano. Sempre che io abbia ben inteso ciò che voleva dire :)



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  6. Mah, secondo me quello che non va mai bene è la spocchia, e mi sembra che questa signorina vincitrice del premio ne abbia da vendere. Complice probabilmente la famiglia e gli amici adoranti. Ne ho conosciuto una in tempi recenti, che scrive poesie e dice che bisogna buttare alle ortiche i poeti del passato, tutti in blocco. Risultato: anche lei ha pubblicato un volumetto caro nel prezzo, pieno di errori di grammatica, refusi di tutti i generi e con una serie di banalità da far paura. Invece la poesia è un genere difficilissimo, secondo me, forse il più difficile in assoluto.

    Non ho letto manuali di scrittura singoli, ma a casa ho il corso "Scrivere" che avevo preso anni fa, a fascicoli. Su alcuni argomenti mi è stato utilissimo!

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    1. Credo che la spocchia sia frequente in molte persone che portano avanti una qualche attività artistica. Ho conosciuto gente che se la tira fra i musicisti, gli attori, gli scrittori… e ti dirò: non porta da nessuna parte. Ogni nostro atteggiamento contiene in se un’energia che, inevitabilmente, si ripercuote sulle nostre opere. Al lettore/ascoltatore/spettatore tutto ciò arriva. La nostra personalità emerge in ciò che facciamo molto più di quanto si pensi...

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  7. Ogni volta che scrivete il nome di costei, Rizzoli si sfrega le mani. E' stato fatto apposta, dai. Ti pare qualcuno non sia andato a comprare per darle di capra?

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    1. La pubblicità non è sempre utile. Deve essere anche buona .. :)

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  8. Forse la Balotelli si è sentita attaccata in modo aspro e ha reagito con la spocchia, che certe volte è una forma di difesa. Di certo non puoi rispondere a chi ti fa notare i tuoi errori che l'importante è la "storia", come se il concetto di storia non includesse già la sua forma, che deve essere corretta.
    Sono contenta di ciò che dici del mio manuale (grazie!), perché corrispondono in pieno a quello che era il mio intento: scrivere un Bignami delle tecniche narrative che le mettesse alla portata di tutti. In altro modo non avrei potuto essere utile, non avendo credenziali di esperienza, studi o successi a rendermi credibile. Quanto agli altri manuali, io ne ho letti e ne leggo tuttora, trovandoci cose diverse: conforto, ispirazione, il calore delle esperienze altrui, qualche prospettiva nuova su argomenti conosciuti. Soprattutto ho la sensazione che continuando a studiare certe idee diventino istintive, non più consigli esterni ma qualcosa di personale, e questo mi piace molto. L'importante è scrivere; un manuale può essere soltanto un aiuto. Non c'è manuale che possa sostituire la pratica e la sensibilità dello scrittore.

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    1. Sono d’accordo con te, e forse una volta ne avevo già parlato in altra sede, probabilmente sul tuo blog.
      Esiste una linea di confine tra “competenza consapevole” applicata con uno sforzo mentale, e “competenza inconsapevole”, che per alcuni diventa automatismo ma per me è semplicemente intuito

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