Con le mani nei capelli - manuali e guest-post
La gloria e il merito di certi uomini è di scrivere bene.
Di altri, non scrivere affatto.
(H. De Balzac)
Sono le 19:00 in
punto, sono rientrata a Sanremo da circa 40 minuti e, nonostante le mie
condizioni psico-fisiche e qualche postumo alcoolico, mi accingo a scrivere un
articolo che ha rischiato di saltare per cause di forza maggiore.
Il motivo lo
scoprirete fra poco, perché oggi ho deciso di unire l’utile al dilettevole e –
prendendo spunto da quanto è accaduto con il mancato guest-post – di chiarire un
piccolo malinteso emerso fra i commenti a Condizionamenticreativi (2) trappole mentali.
Anche se non ci
sono state critiche esplicite alle mie parole, temo che qualcuno possa aver male
interpretato la mia posizione nei confronti de “Il viaggio dell’eroe”. Per
questo motivo voglio chiarire che io non demonizzo i manuali di scrittura.
Proprio pochi
giorni fa, ho sfogliato il celeberrimo volume di Voegler, per mettere meglio a
fuoco alcuni passaggi del mio romanzo. Dal momento che la suddivisione in
quattro parti lo impone, ho deciso di personalizzarlo e adattarlo alle mie
esigenze, ma non potrei mai pensare di staccarmene completamente. Sarebbe
presuntuoso, controproducente e autodistruttivo.
Allo stesso modo,
subito dopo aver ripreso in mano la tastiera, ho trovato molto utile “Per
scrivere bisogna sporcarsi le mani” di GraziaGironella, che mi ha aiutato a riprendere confidenza con concetti che
avevo rinchiuso in un cassettino della memoria e non riuscivo più a
padroneggiare.
I manuali sono
importantissimi ai fini di una buona competenza tecnica, ma non possono
sostituirsi all’esercizio, né diventare un alibi per incatenare la fantasia a
schemi prestabiliti.
In poche parole,
devono proporre, non imporre.
Tuttavia, ho
notato che molti si appoggiano alle parole altrui perché hanno paura di
sbagliare e scarsa fiducia nelle proprie capacità creative. Rinunciano a
seguire la propria intuizione, se nessun grande autore la conferma. Senza far
riferimento al sapientone di turno, non riescono a buttare giù nemmeno un
raccontino striminzito: applicano pedissequamente i consigli altrui, partoriscono
storie aride e personaggi stereotipati. Il cliché è dietro l’angolo, per chi non
crede in se stesso.
Questi soggetti,
però, sono innocui. Hanno paranoie che danneggiano soltanto loro. i veri
rompicoglioni sono altri, ad esempio quelli che ritengono la lettura di un libercolo sufficiente per
potersi definire scrittori. Ricordate il caso della scrittrice sgrammaticata
che difendeva la propria opera su
Obbrobbrio dicendo “ho rispettato i tre blocchi di Voegler”? Okay, stellina
bella, ma se il tuo romanzo fa schifo non c’è regola che tenga: un buon lavoro
non nasce da quattro concetti imparati a tavolino, ma da anni di esercizio e di
studio.
Io stessa all’inizio
sostenevo che l’essere scrittori non dipende dalla pubblicazione ma dal proprio
atteggiamento mentale, ma ora non sono più tanto certa della mia affermazione,
perché mi rendo conto di avere delle lacune ancora da colmare e un progetto
pieno di punti interrogativi. Per chi vuole fare questo mestiere, l’umiltà è
una caratteristica fondamentale. Occorre essere in grado di guardarsi dentro e
di comprendere i propri limiti. Io ci provo, ma non tutti ne sono capaci. E quanto
mi è accaduto la settimana scorsa lo dimostra senza deroghe.
Tutto è
cominciato quando ho ricevuto la mail di un tipo che voleva una recensione o
una segnalazione della sua raccolta di racconti, ispirati dall’esperienza come
volontario in Croce Rossa.
Io ho risposto
che non mi occupo di promozione, ma che la sua idea mi sembrava interessante,
quindi avrebbe potuto scrivere un guest-post per il lunedì di Pasquetta. Credevo
di poter offrire un valore aggiunto al lettore: io non mi intendo di
pubblicazione, quindi ero entusiasta all’idea di un pezzo che raccontasse l’odissea
di un autore self. Forse sono stata un po’ precipitosa, avrei dovuto leggere
qualche brano scritto da lui, prima di avviare una collaborazione. Mi sono
comportata in modo ingenuo e l’ho pagata cara.
La prima
versione del testo era un trafiletto di nemmeno 500 parole, che sembrava
scritto da un bambino di prima media. Errori grammaticali, ingenuità
imbarazzanti, termini obsoleti e scolastici. Promozione pura, senz’anima. Uno
sputo sulla pagina, redatto in fretta e furia.
Eppure, prima di
inviarmi l’articolo, l’autore aveva scritto “ho letto il tuo blog ed è tutto
chiaro”. Bah, ne dubito: i miei pezzi sono tutti tra le 2000 e le 3000 parole, suddivisi in
paragrafi e corredati di un immagine e di un aforisma. Nelle linee guida, c’è
scritto che l’ospite è tenuto a inviarmi una breve presentazione, ma da lui
avevo ricevuto soltanto il link per scaricare il libro.
Ovviamente gli
ho detto – seppur con educazione – che il brano era impubblicabile e gli ho
spiegato che non volevo un polpettone promozionale, bensì un articolo sulla sua
esperienza nell’ambito dell’auto-produzione e qualche consiglio per i miei
followers.
Altro giro,
altro regalo. Il secondo tentativo è andato un po’ meglio. L’articolo aveva
ancora qualche difetto, ma era quasi accettabile. Gli ho chiesto però di
sistemare un po’ la grammatica e qualche refuso, dopo di che l’avrei
pubblicato. Lui mi ha risposto “che fatica” e mi ha detto che sarebbe partito
per la Pasqua, e che ci saremmo sentiti al suo ritorno. Tutto questo è successo
giovedì scorso, alla sera.
“Mi ha mollato
qui come una babba”, ho pensato. “E lunedì io che cavolo pubblico?”
Venerdì mattina,
sono entrata su blogger e ho notato, su
una delle pagine che seguo, lo stesso articolo che mi era stato promesso, riveduto
e corretto. Subito ho scritto all’autore: “mi dici di aver letto le linee guida
dei guest-post, allora dovresti sapere che io pubblico solo brani inediti…”
La risposta è arrivata
sabato pomeriggio, mentre vagabondavo nel non-luogo per eccellenza, l’outlet di
Mondo Vicino. Mentre leggevo la sua e-mail, con lo smartphone in mano e quattro
sacchetti appesi a un polso, credevo di essere finita su Scherzi a Parte.
Il tizio
sosteneva di avere fatto l’editing da solo, e di aver spedito l’articolo ad un
altro blogger per avere due diversi pareri ed eventualmente tranquillizzarmi: “se
lui ha detto che il pezzo va bene, vuol dire che è buono, quindi puoi
pubblicarlo…”
Innanzi tutto,
questa cosa puzza di bufala lontano un miglio: lui ha mandato l’articolo a me
giovedì sera, e venerdì mattina era online. I contatti fra blogger, come
sapete, richiedono tempo. È materialmente impossibile che sia stato editato
nelle poche ore (una notte!) intercorse fra il mio no e la pubblicazione. In secondo
luogo, anche se così fosse, la cosa non mi lusingherebbe affatto. Al contrario:
mi incazzerei ancora di più. Io non sono una grande scrittrice, ma ho le
competenze per capire se un pezzo è buono oppure no. Quindi, se ritengo un
articolo inadatto per Appunti a Margine, non me ne frega una benemerita cippa
se Stephen King in persona lo ritiene idoneo: in casa mia faccio entrare chi mi
pare!
La querelle si è
chiusa con lui che mi supplicava di dargli una seconda possibilità e io che,
facendo la gnorri, gli porgevo tanti sinceri auguri di Buona Pasqua.
Ma cosa c’entra
questo episodio con il discorso sui manuali? Ve lo spiego subito!
Nell’articolo,
il tizio scriveva di aver avuto l’idea per il suo libro e di averlo redatto
seguendo passo dopo passo i consigli di un volume che spiegava come diventare
scrittori. L’autrice, era la stessa che aveva curato l’editing. Ma una ricetta
preconfezionata non è sufficiente per trasformare un ranocchio in un principe.
Inoltre, se l’atteggiamento
mentale non è sufficiente per renderci scrittori, è comunque un biglietto da
visita importante, perché condiziona le nostre capacità relazionali. Nemmeno io
sono una professionista della scrittura, ma ciò non mi impedisce di comportarmi
con serietà e competenza. Da chi collabora con me pretendo la stessa dedizione.
Vi giuro, ragazzi,
che non è una questione personale. L’autore è una persona educata e simpatica,
ma da uno nato nel 1970 – come riportato nel suo indirizzo e-mail – mi aspetterei
un comportamento maturo, non strane bizze da studente svogliato: “eh sai, non
ho molto tempo per scrivere, perché ho tanto da fare”. E io? Cosa faccio
secondo te durante la giornata? Non fatemi dire cose volgari, vi prego!
Il lancio della
patata bollente.
Spero che questo
aneddoto possa essere utile per chiarire un po’ la mia posizione nei confronti
dei manuali di scrittura, che non devono essere né un’ancora di salvezza né un alibi.
Vi è mai
capitato di notare, nei confronti dei manuali, gli stessi atteggiamenti che ho
descritto qui? E cosa ne
pensate di quanto mi è accaduto? Vi è mai capitato di ricevere dei
guest-post non adatti? E come avete agito?
Non impazzisco per i manuali di scrittura, ne ho preso uno, di Cerami, quindi insomma un nome di un certo peso (ha scritto tra l'altro con Benigni la sceneggiatura de La vita è bella) ma mi annoiano a morte, ma non ho un atteggiamento di chiusura, non piacciono a me, non li trovo consoni a me, ma quando ne trovo pezzi pubblicati qua e là nei blog spesso apprezzo. C'è chi invece non è in sintonia con i corsi di scrittura, perché la scrittura non si può insegnare né imparare, io ne ho frequentati almeno 8 con gran godimento, una mia amica scrittrice è scetticissima assai, e fa dell'ironia in merito, ora lei è ironica per natura, ed è ancora mia amica nonostante questa posizione. Riassumendo credo che l'atteggiamento giusto sia quello di un po' di leggerezza verso tutto quanto. Per quanto riguarda l'amico guest, Dio mio, e dice "che fatica" e vorrebbe scrivere? Nonché dettare legge in casa tua? Dai, ma per favore. Bacio Sandra
RispondiEliminaSiccome credo molto nel valore dell'esercizio, penso che frequenterei volentieri un corso. I manuali li uso se servono, ma penso che a scrivere si impari scrivendo! :)
EliminaLa scrittura è una fatica piacevole! :-D
L'episodio che riferisci mi ha fatto venire in mente ciò che mi è accaduto qualche tempo fa. Nel blog avevo da poco aperto la pagina "La vetrina degli esordienti" per dare spazio agli autori esordienti . Mi arriva la promozione di un self publisching, piena di errori grammaticali. Ho rifiutato di pubblicarla, non tanto per la recensione in sé, ma per evitare che il libro recensito finisse nelle mani di qualcuno. Lo stesso giorno ho scritto un post sul self publisching selvaggio.
RispondiEliminaUn autore che si recensisce da solo già dice molto a proposito della sua onestà intellettuale. ;)
Eliminaè per questo che io non accetto di scrivere recensioni: non voglio sentirmi obbligata a parlare bene di un'opera che non mi è piaciuta, oppure (come nel caso delle segnalazioni) che non ho nemmeno letto! :)
Pur nella coincidenza numerica della mia casella email, vorrei rendere noto che non sono io il personaggio di cui sopra. Non ho neppure mai fatto il volontario per la CRI (anzi, l'ho fatto per la concorrenza) :)
RispondiEliminaA parte le doverose precisazioni (sai com'è: il mondo è piccolo e qualcuno che tra le indebite conclusioni si trova sempre), concordo con te su tutta la linea: visto che ci piace appiccicarci addosso le etichette, in particolar modo quelle dei mestieri, allora è necessario comportarsi da professionisti. È palese che non basta un manuale: altrimenti io sono calciatore perché ho letto la Gazzetta (vale, come manuale?), attore perché ho letto Stanislavskij, ecc. ecc.
Ne ho trovati molti, nella vita in genere, convinti che bastasse poco per fare i professionisti. Però, a differenza tua, io non sono una signora e in questi casi mi succede sempre di essere piuttosto brusco: li ho sempre silurati nel modo peggiore che ho avuto a disposizione ;)
Ho voluto menzionare l'anno di nascita della persona perché l'ultimo guest-post che ho pubblicato era scritto da una ragazza di 18 anni, Elena Lucia Zumerle, che a differenza di questo signore si è comportata con grande umiltà e professionalità.
EliminaDa una persona matura, anche anagraficamente, ci si aspetterebbe un atteggiamento serio.
Sono stata educata con il soggetto in questione perché anche lui era gentile. Come ho avuto modo di evidenziare nell'articolo, il problema non si poneva sul piano personale, ma puramente professionale. Non provo nessun gusto nel ferire le persone gratuitamente: si parla del problema, e se possibile lo si risolve. Altrimenti, ognuno per la propria strada.
Gratuitamente mai: non sono così cattivo (è che mi disegnano così... ;) )
EliminaForse sono stato meno fortunato e, nella vita vera, quelli che ci hanno provato, ancorché gentili, lo hanno sempre fatto per fregarmi: ecco perché ho sempre reagito marcando il più possibile chi, dei due, fosse il professionista. In quei casi però ne andava della carriera, della serietà professionale e anche (soprattutto) dei soldi...
Anche io tendo a difendere la mia professionalità soprattutto davanti a chi, solo in virtù di un ruolo aziendale più alto, credono di saperne più di me anche su questioni legate alla mia specificità professionale (leggi "ingegneri che vogliono spiegarmi come si scrive").
EliminaPerò sai, io penso che ci si debba sempre chiedere se il gioco valga la candela: il guest-blogger in questione non si è posto in modo scortese, ha incassato le critiche con umiltà e io ho reagito di conseguenza. La mia frase più aggressiva é stata "se hai scritto un libro devi essere in grado di elaborare un misero post. Non spetta a me fare l'editing" :D
Per fortuna, io non scrivo di libri e nessuno mi ha mai chiesto recensioni o promozione. Ma non oso immaginare se un attore cane (o attrice cagna) mi chiedesse di pubblicizzarlo/a... Io provo quasi una sofferenza fisica a vedere la gente che recita male, quindi non so se riuscirei a trattenermi ^^"
RispondiEliminaE finora ho accettato guest post solo da tre blogger che conoscevo. Mi rendo conto dai vostri racconti che ho fatto molto bene a fare questa scelta :)
D'ora in poi anche io accetterò post di persone che - seppur sconosciuti - abbiano un sito o un blog sul quale verificare le loro competenze. Davo per scontato che questo sapesse scrivere per il solo fatto che aveva scritto un libro... che grande ingenuità! :)
Elimina"Tuttavia, ho notato che molti si appoggiano alle parole altrui perché hanno paura di sbagliare e scarsa fiducia nelle proprie capacità creative." Quoto la tua opinione, che condivido. Chissà se Lev Tolstoj ne ha letti molti di manuali di scrittura prima di dedicarsi a "Guerra e pace". Ad ogni modo, un buon manuale può anche essere utile, come lettura. Io, ad esempio, preferisco quelli biografici, che parlano del mestiere in sé, più che i manuali tecnici veri e propri. Nessun manuale può insegnarti a scrivere, come nessun manuale può insegnarti a dipingere.
RispondiEliminaPer il tizio del guest-post, secondo me hai sprecato fin troppe parole. Io individui così li cestino senza preoccuparmene.
Io ho letto, nella mia vita, tre manuali di scrittura:
Elimina"Scrivere zen", che cito spesso e che consiglio a chiunque;
"Per scrivere bisogna sporcarsi le mani";
"Il viaggio dell'eroe".
Queste tre letture possono dare una bella spinta. Poi però occorre passare dalle parole ai fatti!
Allora devi assolutamente aggiungere: On Writing - Stephen King. Non tanto come manuale di scrittura, ma perché è una lettura piacevole, che svela molto dell'autore, e chiarisce parecchio le idee sul mestiere in sé.
EliminaNutro una sorta di avversione nei confronti di King, però lo leggerò. Tra l'altro, tempo fa ne ho parlato, seguendo la scia di un meme proposto da Daniele. :)
EliminaEcco, mi hai ricordato perché nel mio blog non sono previsti i guest post (in linea generale la cosa è simpatica, ma l'idea di incappare in situazioni del genere fa proprio passare la voglia...)
RispondiEliminaQuanto ai manuali e alle regole in sè, penso che il letteratura tutto si possa fare, ma con consapevolezza. Se ci fosse una ricetta per diventare grandi scrittori non saremmo probabilmente qui a discutere di scrittura!
Ci sono linee guida che più o meno possono aiutare. L'ideale, secondo me, è aver interiorizzato talmente le basi da non dover dedicare loro neppure un pensiero (avevo scritto un vecchio post a proposito "scrittura e arti marziali").
Tutti i gradi infrangono (consapevolmente) regole considerate basilari. Sul mio blog proprio oggi parlo di un romanzo di Saramago. Scrivere come Saramago è una follia sintattico-grammaticale. Lui ha una padronanza tale dei mezzi da riuscirci. Pochissimi, però, tra quanti hanno deciso di replicare la sua tecnica, sono riusciti a scrivere delle cose leggibili. Insomma, più sei padrone di una tecnica e più ti puoi permettere di infrangerla. A tuo rischio e pericolo, però, perché il rischio "mattone incomprensibile" è dietro l'angolo.
Mi hai fatto tornare in mente la distinzione fra competenza consapevole e competenza inconsapevole. Penso che arrivare a tali livelli sarebbe fantastico. Magari fra un trentennio capiterà anche a me, ma per ora ho ancora bisogno di studiare e porre l'attenzione su ciò che faccio. Proprio oggi mi sono messa a leggere, su un blog, un articolo sui dialoghi... e l'ho fatto con le stelline negli occhi! :)
EliminaDi esperienze così sui guest post ne ho avute fin troppe. I peggiori secondo me sono proprio quelli che cercano solo una segnalazione, magari hanno appena pubblicato qualcosa e si buttano a pesce su tutti i lit-blog che trovano.
RispondiEliminaQuanto ai manuali, a me sono sempre stati molto utili per mettere a fuoco meglio ciò che avevo in mente, quindi non ne parlerei mai male. Però indubbiamente possono diventare dannosi se li si legge senza un po' di buon senso.
Non ricordo chi l'abbia scritto, se tu o Daniele, ma una volta qualcuno disse che più rompiscatole ci sono più il blog è glorioso.... molti nemici, molto onore !
EliminaSei troppo buona, ecco la verità. Credo di aver letto una decina di giorni fa un post di un volontario della Croce rossa riguardo al suo primo romanzo. Mi sembra proprio lui... Sei troppo buona, ecco la verità.
RispondiEliminaSe dovessi ospitare qualcuno sul mio blog, pura ipotesi teorica visto il taglio che hanno i miei post, non avrei però problemi a fare dell'editing. Tutti i testi hanno bisogno di editing per essere adattati al tipo di pubblicazione. Anche un testo scritto bene a volte necessita di limature per renderlo più efficace agli occhi dei propri lettori.
I manuali vanno bene se si leggono e si dimenticano. Scrivere non è seguire le regole di un manuale quale che sia. Auguri di buona Pasqua (in ritardo), buon primo maggio (in anticipo).
Io ragiono diversamente perché se una persona ha scritto un libro mi aspetto un pezzo perfetto. Se si tratta di limare qualcosina é un conto, ma passare un'ora a correggere i refusi è un altro... io non lo voglio fare, non lo trovo giusto.
EliminaComunque, per la cronaca, oggi mi ha mandato un altro pezzo quasi uguale al primo, con scritto "ecco un inedito"... mi prende per i fondelli, è ufficiale.
P.s. il post che ho visto io é uscito venerdì...
A me non è mai venuto in mente di aprire ai guest-post, ma solo perché... non ci ho pensato! Tutte le volte che mi hanno proposto di scrivere un guest-post, invece, l'ho scritto volentieri mettendomi d'accordo perché ogni blog ha le sue regole e quindi mi allineo allo stile del padrone di casa.
RispondiEliminaHo frequentato invece communities letterarie, e la regola è la corsa alla visibilità. Quindi non dubito che ci siano persone che si servano dei guest-post per fare lo stesso.
Io sono sincera: quando mi sono auto-candidata per i guest-post su Anima di Carta e Penna Blu l'ho fatto perché avevo appena aperto il blog e volevo farmi un po' conoscere. Ciò nonostante, ho redatto i miei pezzi con la massima cura, e i padroni di casa ne sono stati molto soddisfatti. Secondo me non c'è niente di male nell'auto-promozione, purché venga fatta in modo sensato. :)
EliminaC'è chi è fissato coi manuali. Credo che possano essere d'aiuto, purché non li si prenda per vangelo e garanzia di ottimo manoscritto. La migliore garanzia di scrivere qualcosa di buono è scrivere, riscrivere, editare, rieditare, chiedese pareri... Non credo che si siano alternative.
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo con te. :)
EliminaTempo fa, credo lo scorso anno, ho ricevuto un guest post scritto da una "fake", in pratica non si firmava col suo nome. Ho cancellato il post e al suo posto ho scritto un articolo sulla vicenda. Da allora su Penna blu accetto guest post solo da chi conosco e ha commentato, ma questo non frena perfetti sconosciuti a propormi guest post dicendo "ho letto le tue linee guida" :D
RispondiEliminaL'autopromozione nel guest post non deve esserci. Se scrivi un ottimo articolo, quella è autopromozione.
Io non mi faccio problemi a respingere post che non rientrano nei miei canoni.
Pensa che ieri sera il tipo in questione mi ha mandato un altro articolo dicendo "ecco un inedito". In realtà era lo stesso pezzo di prima, con gli stessi concetti espressi a parole diverse. Non mi piaceva proprio.
EliminaIo vorrei partire dal presupposto della sua buona fede, ma ho parecchie difficoltà al riguardo, e penso che mi abbia inviato il pezzo non per mostrarmi la propria volontà, ma per mettermi alle strette. Invece di esserne gratificata mi sono offesa : ho un carattere strano! :D
p.s. mi passi il link del tuo articolo ? sarei curiosa di leggerlo :)
Eccolo qui, ma ricordavo male, è del novembre 2013: http://pennablu.it/nuove-regole-per-scrivere-guest-post/ :)
EliminaChe roba!
RispondiEliminaDi guest-post ancora non ne ho nè scritti, nè ricevuti... quando i tempi saranno maturi, magari avvierò qualche collaborazione.
Tempo fa ricevetti una mail, dove il tizio di turno mi chiedeva una recensione sul suo ultimo libro e mi faceva i complimenti per il mio blog : il piccolo doje.
Ecco mi fermai al titolo del blog, ma il mio si chiama lettere lastricate, non piccolo...
In realtà continuo a pensare a come rispondere a questa lettera di spam :P
Io avrei risposto dicendo "guarda, ti sei sbagliato, il mio blog si chiama...."
EliminaSmerdare il prossimo con educazione è un'ottima strategia, a volte! :)
Che bella incazzatura! Beh spero che tu non debba mai più avere a che fare con questo tizio. A me non è mai capitato nulla del genere. Non ho capito come ha fatto a farsi pubblicare dalla sera alla mattina, e perché non ha postato sul tuo blog una volta fatte le correzioni. Bah... non perderci tempo a preoccupartene, che di gente poco furba ce n'è e ce ne sarà sempre! :)
RispondiEliminaSecondo me aveva mandato il post a entrambi prima che io gli dicessi no. L'editing l'ha fatto il titolare del blog, per gentilezza, cercando di non stravolgere troppo il pezzo ma di renderlo leggibile. P.S. Se vuoi ti mando in mail il link! :D
EliminaCerto! Sono curiosissima!
EliminaHo letto un discreto numero di manuali di scrittura. I migliori sono quelli che ti dicono cosa non devi fare. Scrivere è come una bicicletta: alla fine tocca a te pedalare e sudare sui pedali.
RispondiEliminaCerti atteggiamenti verso questi manuali nascono perché le persone credono di essere così in grado di arrivare al traguardo più facilmente. Di solito vanno a ruba quelli che promettono di scrivere un best-seller, oppure garantiscono il successo. Non ho mai visto in libreria titoli quali "Come dipingere una Cappella Sistina in 6 mesi" o "Affrescare una cattedrale come Giotto in 15 lezioni". Per la scrittura tutti vogliono ricette veloci e semplici perché "E quanto ci vuole a scrivere una storia!". Già, non ci vuole niente...
Anche a me piacerebbe un manuale sulle cose da non fare. Alessandro Cassano me ne ha consigliato uno, tempo fa. Credo che dovrei decidermi la leggerlo.
EliminaD'accordo con te sul fatto che certi saggi sono solo strumenti di Marketing. Ne avevo comprato uno per smettere di fumare. Proprio ora, mentre scrivo, ho la sigaretta in bocca! :-D
Non mi è mai capitato di accorgermi che qualcuno si fosse messo a usare le famose "regole" di scrittura come se fossero una ricetta di cucina; magari ho letto talvolta qualche commento del genere "non devi raccontare, perché la regola dice show, don't tell", insomma osservazioni espresse in modo un po' ridicolo. Credo sia una fase transitoria, che può capitare a chi non ha esperienza e cerca sicurezze. Poi passa, se scrivi davvero! (Però, che esperienza simpatica... sono contenta di non essere stata al tuo posto, perché non abbondo di pazienza. Neanche tu? Peccato... :D )
RispondiEliminaIl mio problema (non solo sul blog, ma anche nella vita) è di avere tanta, tanta, tanta pazienza gestita male, perché non si esaurisce pian pianino ma scompare all'improvviso, suscitando reazioni di furia cieca che contrastano con la mia passione per la filosofia orientale. :)
EliminaMa pensa se non ci fosse la filosofia orientale! ;)
EliminaC'è un video su YouTube tratto da "Kung fu panda" che mi rappresenta benissimo..po cerca di meditare sulla nave, ma una goccia lo disturba, così inizia a spaccare tutto urlando "voglio la pace interiore!" :D
EliminaChe scena impagabile... haha stupenda.
EliminaL'hai vista? :)
Eliminabeh se si tratta di cartoni animati ho visto praticamente tutto :)
Elimina