Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2015

Work in progress - una storia che mi somiglia.

Immagine
I libri ci conducono nelle loro anime e aprono di fronte a noi i nostri segreti. (William Hazlitt) In uno dei miei primi post, “ Una verità interiore che trascende l’autobiografia ” evidenziavo la tendenza di molti aspiranti scrittori a narrare storie che, anche quando non sono strettamente autobiografiche, mantengono una forte connessione con la propria esperienza personale. Non dobbiamo sorprenderci di questo: dopo tutto, l’arte scaturisce da una necessità di comunicare che appartiene alla natura stessa dell’uomo. Il primo riferimento, per ciascuno di noi, sono le esperienze personali, le emozioni, le paure. Raccontarle è un modo per comprenderle meglio, guardarle dall’esterno, condividerle con gli altri e liberarci del loro peso. Imprimendole sulla carta, le lasciamo libere di viaggiare per il mondo, ci sentiamo più leggeri, pronti a viverne di nuove.  Anche Natalie Goldberg, nel suo manuale Scrivere Zen, incentiva molto questo tipo di esercizio. Raccontarsi con onestà

I sette chakra di un romanzo.

Immagine
L'equilbrio in sé è il bene. (Haruki Murakami) L’idea per questo post è nata curiosando fra le chiavi di ricerca digitate dai miei lettori su Google. Uno di loro, qualche giorno fa, aveva bisogno di risolvere un problema che conosco molto bene: “assorbo troppa energia nel reiki”. Probabilmente non ha trovato quello che cercava perché il mio blog si occupa di scrittura, però ha stimolato la similitudine che sarà al centro di questo articolo. I chakra sono sette vortici di energia collocati lungo il corpo umano in corrispondenza delle ghiandole endocrine e uniti da una linea immaginaria, la kundalini. Ciascuno di essi “governa” determinate funzioni fisiche, mentali e spirituali. Per far sì che il loro funzionamento sia ottimizzato, l’energia deve scorrere liberamente e nella giusta quantità:  sia gli eccessi sia le carenze possono provocare scompensi, impedendo alla persona di vivere serenamente. A volte sono le esperienze dolorose a bloccare i chakra: mi è capitato di i

Gli elementi che compongono l'ambientazione.

Immagine
Mi sembra che si dipenda dai luoghi in funzione dell'immaginazione, del temperamento, della passione, del gusto e dei sentimenti. (Jean De La Bruyère) La stesura del mio primo romanzo sta procedendo un po’ lentamente per due ragioni. La prima è stata menzionata più volte, al punto da diventare una sorta di mantra auto-distruttivo: non ho il tempo che vorrei, sono sempre sballottata a destra e a sinistra come una pallina da flipper. La seconda invece non dipende da circostanze esterne, ma porta con sé un super-sincero mea culpa :  l’idea che ho in mente è molto impegnativa e ho ancora tanto da imparare. Più volte mi sono domandata se questo progetto non fosse troppo ambizioso per una scrittrice alle prime armi. Però sono testarda come un mulo e vado avanti per la mia strada. Il mio obiettivo è fare un buon lavoro. So che occorrerà del tempo e che, per raggiungere la meta, dovrò lavorare molto sulle mie lacune, ma non demordo e, pur essendo piuttosto soddisfatta per

Cento di questi post - Appunti a Margine compie un anno!

Immagine
Una volta colte, le opportunità si moltiplicano. (Sun Tzu) Per la seconda volta consecutiva, mi trovo a unire in un unico articolo due post che erano stati progettati separatamente. Ciò non dipende, come giovedì scorso, da esigenze legate ai contenuti, ma da una piacevole causalità: oggi Appunti a Margine festeggia il primo compleanno e, contemporaneamente, il post numero cento. In un anno ci sono cinquantadue settimane: dal momento che aggiorno il blog al lunedì e al giovedì, sarei dovuta arrivare a cento post una quindicina di giorni fa. Tuttavia ci sono state alcune pause vacanziere, compensate da qualche aggiornamento estemporaneo (Liebster Award e affini) che hanno fatto coincidere queste due ricorrenze. Quale occasione migliore, dunque, per fare un bilancio generale di questo primo anno trascorso insieme e un viaggio attraverso i post che vi sono piaciuti di più ? Mi viene da ridere se penso che, domenica 18 maggio 2014, le mie mani tremavano, mentre pubblicavo

Le macchie e le paure dell' Antieroe.

Immagine
Vi esorto solo a non farvi governare dalla paura. (dal film "Il discorso del re") Questo post nasce dalla fusione di due diverse idee, sulle quali ho rimuginato a lungo negli ultimi mesi. La prima è quella abbozzata alla fine dell’articolo “ Le caratteristiche di un protagonista vincente ”, ovvero il proposito di analizzare – da un punto di vista psicologico - l’archetipo dell’antieroe. La seconda tira nuovamente in ballo quell’arzillo vecchietto di Zygmunt Bauman e i suoi studi sulla post-modernità: quali sono le paure tipiche nostra epoca e in quale modo possiamo piegare questi concetti ai nostri scopi narrativi, per creare personaggi verosimili e realistici? Entrambi questi spunti di riflessione presentano dei limiti. Sull’antieroe è già stato scritto di tutto e non voglio annoiare il lettore riprendendo concetti già presenti in rete. La sociologia, invece, è un argomento che può risultare ostico e fuori tema rispetto ai contenuti del blog, se si li

Guest- post (6) Quarte di copertina - cosa sono, come si scrivono

Immagine
"Noi non imponiamo mai un libro, ma lo proponiamo. Allo stesso modo non lo giudichiamo mai, ma suggeriamo una delle tante strade per leggerlo. Indichiamo un percorso, ma devi lasciar intendere che non è il solo, ma uno dei tanti”                                                                       Italo Calvino Se il 6 è per tradizione considerato un numero infernale, il guest-post contrassegnato da questa cifra non poteva che essere scritto da Helgaldo, il misterioso blogger soprannominato Hell perché ne sa una più del diavolo. La sua riflessione verterà sull'editoria e, in particolare, sull'utilizzo della Quarta di Copertina come strumento di marketing. Se (come ipotizzato) il post stimolerà riflessioni interessanti, probabilmente in seguito l’argomento sarà ripreso, su uno dei nostri due blog, in modo un po’ alternativo. Ma non voglio anticiparvi nulla. Ringrazio Hell per la collaborazione e, soprattutto, per la sua tempestività. Secondo i piani orig

Il tappo e la bolla - Quando le parole sono di ghiaccio.

Immagine
E l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente. (Lorenzo Cherubini - Jovanotti) Sono qui davanti alla tastiera del pc e non so ancora quale sarà l’argomento di questo post.  Parlerò di scrittura, questo è sicuro, lo faccio sempre, ma ho un bisogno quasi viscerale di lasciare che le parole escano da sole, come tante piccole gocce d’acqua che, a forza di picchiare sempre nello stesso punto, riescono a scavare nella roccia. Ho bisogno di mollare la presa e consentire al mio pensiero di scorrere libero, senza seguire i soliti e castranti binari prestabiliti, perché nelle ultime settimane ho fatto troppi sforzi per reprimere me stessa, e ho attivato i due grossi nemici della mia scrittura: il tappo e la bolla . Ne ho preso coscienza proprio oggi. Anzi, a dir la verità è stato ieri: alle ore 13:28 di mercoledì 6 maggio 2015 ho ricevuto un sms che riportava una brutta notizia, una notizia terribile. Poche ore prima ero scoppiata in u

Lo scrittore da Mc Donald - snobismi letterari e dintorni

Immagine
L'unico pericolo sociale è l'ignoranza. (Victor Hugo) Qualche settimana fa, Daniele Imperi ha pubblicato l’articolo 5 consigli di scrittura da William Forrester che, oltre a far rivivere nel web il memorabile personaggio interpretato da Sean Connery nel film “Scoprendo Forrester”, mi ha aiutato a focalizzare meglio l’approccio dello scrittore nei confronti della cultura, o di ciò che con questo termine vogliamo intendere.   Di seguito, un estratto del post: Jamal vide Forrester leggere un giornale da quattro soldi, come le nostre riviste scandalistiche probabilmente, e si meravigliò che uno scrittore come lui leggesse certa roba. La risposta di Forrester mi fece riflettere. Disse che per informarsi leggeva il New York Times, ma il giornale che stava leggendo in quel momento era il suo dessert. Anche io, come Mister Williiam, alterno letture impegnative a letture più leggere. Dopo aver divorato qualche tomo da cinquecento pagine o qualche main-stream di spe