Guest- post (6) Quarte di copertina - cosa sono, come si scrivono


"Noi non imponiamo mai un libro, ma lo proponiamo. Allo stesso modo non lo giudichiamo mai, ma suggeriamo una delle tante strade per leggerlo. Indichiamo un percorso, ma devi lasciar intendere che non è il solo, ma uno dei tanti”
                                                                      Italo Calvino

Se il 6 è per tradizione considerato un numero infernale, il guest-post contrassegnato da questa cifra non poteva che essere scritto da Helgaldo, il misterioso blogger soprannominato Hell perché ne sa una più del diavolo.
La sua riflessione verterà sull'editoria e, in particolare, sull'utilizzo della Quarta di Copertina come strumento di marketing. Se (come ipotizzato) il post stimolerà riflessioni interessanti, probabilmente in seguito l’argomento sarà ripreso, su uno dei nostri due blog, in modo un po’ alternativo. Ma non voglio anticiparvi nulla.
Ringrazio Hell per la collaborazione e, soprattutto, per la sua tempestività. Secondo i piani originari, la pubblicazione di questo guest-post era prevista fra una decina di giorni, per garantire uno “stacco” rispetto all’ultimo ospite ma gli ho chiesto di anticipare, per avere un piccolo aiuto in un periodo denso di eventi.
Tornerò giovedì, determinata e carica! Intanto vi lascio al post di Helgaldo. Buona lettura! 
Chiara

A tutti noi è capitato di entrare in libreria solo per farci un giro e di uscirne con qualche romanzo nella borsa frutto di un acquisto istintivo che non ci saremmo mai immaginati.

Se pensate che un acquisto irrazionale dovuto a un irrefrenabile desiderio di possedere un libro,sia frutto del caso o di un generico amore per questo genere di oggetti, sappiate che gli editori la pensano in modo molto diverso. Credono infatti di poter condizionare l'acquisto del loro libro semplicemente mostrandovelo, mettendovelo sotto il naso in libreria.

Immaginate di vivere nell'ultima enclave di uno Stato basato sul socialismo reale. Lo so, è fantasia. Ma per un attimo lasciatela galoppare. Poiché questo Stato non vuol far torto a nessun editore, decide centralmente che tutti i libri, dei grandi editori come di quelli piccoli, debbano avere le stesse chance di vendita. Ordina quindi che tutti i libri, ma proprio tutti, abbiano identico formato, stessa grandezza, uguale grammatura della carta, e che per legge la copertina e il retro del libro siano rigorosamente bianchi. L'unica differenza tra libro e libro sta nel titolo e nell'autore, scritti sempre con il medesimo carattere e corpo. Ve lo state immaginando?
Entrando in una libreria siffatta e gettando un'occhiata agli scaffali, ai ripiani colmi di libri il nostro interesse non sarebbe attratto da nulla, perché ogni libro ci apparirebbe uguale a un altro. Ci sentiremmo persi, anzi sommersi, dalla omogeneità di tutto ciò che ci circonda.

Per fortuna entrando in libreria troviamo invece un luogo popolato da miriadi di formati, di colori, di illustrazioni, alcuni dei quali attirano immediatamente l'attenzione. Se passiamo a fianco di un ripiano dove sono esposti cento libri ecco che di colpo, contro la nostra stessa volontà, il colore della copertina, il particolare carattere in cui è stampato il titolo, il formato stesso del volume ci porta ad allungare il braccio e a prendere in mano il libro. Quando ci impossessiamo per un attimo di quel particolare libro, l'editore che lo pubblica prende in mano una bottiglia di champagne, chiama a sé il grafico di redazione che ha progettato l'esteriorità del libro e gli dà un'amichevole pacca sulla spalla. E fa bene a comportarsi in questo modo, perché vuol dire che il grafico ha lavorato professionalmente, e il libro ha colpito le nostre sfere estetiche più profonde. Del libro noi non sappiano ancora niente, è un perfetto sconosciuto; però è uno sconosciuto che ci piace. L'editore paga il grafico per rendere possibile questo gesto: scegliere istintivamente un libro, il suo libro, isolandolo dalla marea dei rimanenti.

Lasciamo per un attimo il nostro ipotetico acquirente con il libro in mano e blocchiamo la scena come in una famosa pubblicità di un alcolico rosso. Un uomo di penna, con una notevole esperienza editoriale come Cesare Pavese, pur non essendo un grafico di professione dice, tra le altre cose, che “le copertine di un libro valgono più di un saggio critico poiché operano un sottile lavoro di interpretazione e di illuminazione”. Ecco siamo stati illuminati, anzi folgorati, dall'esteriorità del libro.

Torniamo ora al nostro acquirente che abbiamo lasciato sospeso con il libro in mano e facciamo ripartire il nastro per vedere quello che succede. Il prossimo gesto che compirà la povera cavia del nostro esperimento sarà quello di voltare il libro per vederne il retro, quello che in gergo editoriale si chiamo quarta di copertina. Perché compie questo gesto?
Perché l'acquisto di un libro è dato dalla sommatoria di irrazionale e razionale. La nostro gusto estetico è stato già soddisfatto, ma affinché il potenziale acquirente si diriga poi alla cassa per completare l'acquisto occorre convincere ora la sua razionalità. L'editore si serve in questo caso dei servigi di un signore che di professione scrive quei brevi testi che finiscono stampati sulle quarte: leggendoli, il lettore troverà alcuni motivi validi per portare a termine l'acquisto. Se la quarta di copertina riuscirà a convincerlo definitivamente, l'editore convocherà anche il redattore o editor che si è occupato di questa parte del libro e tutti insieme stapperanno la bottiglia perché la squadra “creativa” della redazione avrà raggiunto l'obiettivo per cui è stata assoldata: indurre l'acquisto di un libro che noi continuiamo a pensare sia solo frutto di una nostra decisione autonoma.

Ma come vanno scritte le quarte di copertina per convincerci della validità di un libro? Non esistono teorie in proposito – ogni libro è unico, e uniche saranno le parole che compaiono in ogni quarta – . Esiste però una casistica ricorrente nell'editoria che classifica in quattro diverse tipologie i testi che vengono stampati sul retro dei libri. Tipologie che tra un attimo vi descriverò, ma che non esauriscono la varietà di quarte che potete incontrare in Feltrinelli o anche soltanto nella libreria di casa: sappiate però che la maggior parte dei libri che comprate propone una di queste quattro diverse quarte.

Quarta classica
La trovate soprattutto nelle edizioni economiche. In questo caso il retro della quarta è diviso in tre parti. La prima cosa che leggete, di solito, è una citazione tra virgolette di un giudizio lusinghiero al libro da parte di uno scrittore autorevole o un breve passaggio del libro particolarmente significativo.
Nella parte centrale trovate invece, magari dopo il salto di una riga, un breve riassunto della trama o dell'atmosfera presenti nel libro, il tutto redatto con una chiave di lettura che incuriosisca il lettore.
La zona inferiore della quarta si conclude con brevi notizie sull'autore o sulla genesi letteraria dell'opera.

Citazione dal libro
Questo è il caso dei best-seller. L'editore sceglie di pubblicare una frase, un passaggio particolarmente suggestivo della trama, un punto di climax della narrazione. Il testo è brevissimo, si limita a una sola frase o scena. Altri elementi di aiuto alla lettura, come informazioni sulla trama e note sullo scrittore, compaiono di solito nei risvolti, le famose alette. Però la frase riportata nella quarta è così potente e coinvolgente da bastare di per se stessa a promuovere l'acquisto.

Leggi che cosa dicono di noi...
In questo caso l'editore pubblica uno o più giudizi espressi da altri sul libro: stralci di recensioni favorevoli ottenute su testate di giornali famosi, in prevalenza stranieri. Dal Washington Post alla Buffalo Gazette... basta che si parli bene di noi.

Lo slogan
Consiste in una frase secca e volta a cogliere lo spirito del libro più che a promuoverlo in chiave marketing. Questa è una scelta che più delle altre si avvicina alla pubblicità. Per poter concepire e scrivere una frase che possa racchiudere l'anima di un libro occorre però una preparazione non comune, ragion per cui questo genere di quarta, molto in voga negli anni 80 del secolo scorso, oggi è in netto declino. Non esistono più gli editor di una volta...

Anche se questo elenco non è esaustivo di tutti i casi che potreste incontrare, sicuramente ne copre la maggior parte. C'è da chiedersi quale genere di quarta preferiate tra queste e se esista una correlazione tra gli ultimi acquisti che avete fatto in libreria e il tipo di quarta che preferite. Insomma, il libro che state leggendo in questi giorni rientra in uno di questi casi? E se non rientra voi come definireste la vostra quarta “anomala”?

Se al termine di questo post avete poi il dubbio di avere acquistato un libro sotto l'influsso ipnotico di un editore, vi lascio con Calvino che nel suo Se una notte d'inverno un viaggiatore, ridà il giusto merito al contenuto del libro a prescindere dai testi che gli si pubblicano intorno.

“Rigiri il libro tra le mani, scorri le frasi del retrocopertina, del risvolto, frasi generiche, che non dicono molto. Meglio così, non c'è discorso che pretenda di sovrapporsi indiscretamente al discorso che il libro dovrà comunicare lui direttamente, a ciò che dovrai tu spremere dal libro, poco o tanto che sia. Certo, anche questo girare attorno al libro, leggerci intorno prima di leggerci dentro, fa parte del piacere del libro nuovo, ma come tutti i piaceri preliminari ha la sua durata ottimale se si vuole che serva a spingere verso il piacere più consistente della consumazione dell'atto, cioè della lettura del libro”.

Il guest-blogger.

Helgaldo è un mistero. Di lui si sa pochissimo. Pochi conoscono il suo nome di battesimo (a me l’ha rivelato ieri, tiè!) e qualcuno ancora si domanda se sia un uomo o una donna. Molti lo vedono come un vecchio saggio. Io pensavo fosse addirittura più giovane di me. E voi cosa ne pensate? Chi è Helgaldo? Scrivete le vostre supposizioni nei commenti. Intanto, vi segnalo il suo blog Da Dove sto Scrivendo. 

Commenti

  1. Helgaldo io me lo immagino come un vecchio saggio, intendendo questo nella migliore accezione possibile! Una "vecchiaia" non anagrafica, ma data dalla profondità delle letture e dalla cultura, basti vedere con che facilità, qui, ci cita Calvino e Pavese (per non parlare del suo amato Montanelli).
    Infatti il post mi è piaciuto moltissimo, anche se per mia esperienza le quarte di copertina spesso mentono, a volte sono scritte da chi il libro non l'ha letto e quindi, nell'acquisto, me ne faccio influenzare molto poco, meglio un bell'assaggio della prosa (in effetti mi ci troverei bene nel paese dei libri tutti impaginati e confezionati in modo identico)

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    1. Cara Tenar, hai toccato il punto critico dell'uso delle quarte. Aiutano il lettore a scegliere consapevolmente o servono all'editore per mere finalità di marketing? Dici il vero quando affermi che a volte chi scrive le quarte non ho letto il libro. Bisognerebbe istituire un numero verde per segnalare le quarte "che mentono". Però, se l'editore è serio, costruirà il testo della quarta in modo da suggerire al lettore validi motivi per cui valga la pena acquistare il suo libro, motivi che ovviamente potrebbero anche non coincidere con i nostri. Si spera che siano comunque espressi in buona fede. Una quarta che dicesse che il libro è un capolavoro formidabile alla Tolstoj, be' forse è scritta da uno che non solo non ha letto il libro, ma nemmeno Tolstoj.

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    2. Esiste un libro, "Cento lettere a uno sconosciuto", che raccoglie cento quarte di copertina (risvolti, in realtà) scritte da Roberto Calasso per i libri della Biblioteca Adelphi di cui lui è direttore.

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    3. Giusto, hai citato un libro particolare. Qui si introduce un altro tema da tenere in conto. Anche se le cento "lettere" raccolgono giustamente come dici tu i risvolti, le alette, che spesso sono più redazionali delle quarte che tendono invece al marketing, comunque a un messaggio più veloce, la considerazione importante che fa Calasso in quel libro, vado a memoria, è che il risvolto è comunque "la voce" dell'editore, l'unico spazio in cui può dar conto al lettore della sua proposta editoriale. Noi siamo abituati a leggere le quarte singolarmente, libro per libro. L'editore invece le può disporre una di fianco all'altra e intenderle come un discorso unico fatto al lettore. Quei risvolti d'autore di Calasso sono anche esempi di scrittura da studiare per migliorarsi nella propria. Sono infine la dimostrazione, riprendendo la considerazione di Tenar che a volte si scrivono quarte senza aver letto il libro, che un editore serio, com'è Adelphi, per fortuna scrive le quarte avendo letto approfonditamente il libro.

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    4. è vero che molte quarte mentono, ma io non riuscirei a leggere un romanzo senza un elemento che mi faccia capire di cosa parli. La quarta, anziché essere mero strumento di marketing, forse dovrebbe recuperare il significato originario del concetto di pubblicità, ovvero uno strumento finalizzato a informare sull'esistenza di qualcosa... :)

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  2. La più clamorosa quarta di copertina che ho incontrato finora è quella dell'edizione italiana dell' "Arcobaleno della gravità" di Thomas Pynchon che riporta una trama diversa da quella del romanzo.
    Ricordo che man mano che avanzavo nella lettura mi chiedevo quando sarebbero arrivate le parti della storia citate nella quarta... non sono mai arrivate.

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  3. Questa esperienza è fantastica, degna del romanzo di Calvino che ho citato nel post. Scambio di quarte? Da lettore dovrai scoprire a quale romanzo si riferisce la quarta che hai letto; ma soprattutto, dovrai scrivere al programma tv che si occupa di chi è scomparso: chi l'ha vista la quarta dell'Arcobaleno della gravità? A meno che la gravità non si riferisca allo svarione dell'editore che le ha scambiate tra di loro...

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    1. No, non c'è stato nessuno scambio. Le prime righe della descrizione riguardano effettivamente il libro, ambientato durante la seconda guerra mondiale. Ma secondo le righe successive, la storia avrebbe poi dovuto snodarsi, attraverso sbalzi temporali, in altre epoche, passate e future. Cosa che però non avviene.

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    2. La quarta di copertina più fuffa in cui mi sia mai imbattuta è questa:

      A Settimo Naviglio, un grigio paesino nella periferia di Milano, la gente si annoia. Eppure basta una piccola scintilla per incendiare tutto. A spezzare la monotonia è un vecchio conto in sospeso fra un trentacinquenne un po' sfatto e una ragazzina strafottente. Carlotta è giovane, bella da mozzare il fiato, orgogliosa, e dolce con chi vuole lei. Ginevra, la sua amica del cuore, è ambiziosa e disposta a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. Insieme, si sentono padrone del mondo e giocano col fuoco. Ma c'è Fabrizio Montagnèr, che sogna a occhi aperti e rompe il loro equilibrio. Tutti e tre sono legati da un oscuro segreto che costringe Ginevra ad abbassare lo sguardo di fronte alla sua migliore amica. Intanto uno strano sentimento inizia a pulsare tra Carlotta e Fabrizio. Un amore tenerissimo o uno spietato gioco al massacro? A rendere tutto più torbido, due fatti sanguinosi e crudeli e una verità che riaffiora impietosamente, fra desideri, ricordi e ossessioni. Tra storie d'amore indimenticabili e insane passioni, amicizie pericolose e crimini efferati, "Maledetta primavera" ci costringe a vedere le macerie del nostro Paese. Una società alla deriva in cui tutto è spettacolo. L'Italia morbosa nella quale anche un paesino miserabile può riscattarsi, diventando il palcoscenico del male. Un pezzetto di vita: beffardo, commovente e vero. Una battaglia tenera e crudele fra le scelte opposte della vita, fra l'estasi della vendetta e la malinconia del perdono, fra la ferocia e la dolcezza.

      Mi sembrava una storia piacevole, invece si tratta del romanzo più brutto che abbia mai letto, Maledetta Primavera di Paolo Cammilli, un volgare e pruriginoso intrallazzo fra calciatori e veline. Ora ne è uscito un altro dello stesso autore. La quarta è di nuovo accattivante, ma stavolta non mi frega! :-D

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    3. Ciò che è capitato a te è capitato a tutti noi. Attratti dalle promesse della quarta, non conoscendo altro del libro, l'abbiamo acquistato e poi ci siamo ritrovati delusi. Effettivamente quella che hai riprodotto è una buona quarta, nel filone classico. C'è la trama, resa tramite finestre che si aprono, facendo intuire che avvengono molti fatti e colpi di scena, ma non viene detto nulla che possa togliere la sorpresa, Si raccontato ambientazioni e personaggi. Si chiude infine con un breve giudizio critico che fa intuire i temi trattati. Anche la prosa, la scelta delle parole e il ritmo delle frasi è accattivante, difficile resistere all'acquisto. Chissà se in redazione abbiano discusso se inserire o no le parole "velina" e "calciatore". Se le avessero aggiunte, probabilmente non avresti acquistato il libro. Perciò c'è un po' di mistificazione, omissione di soccorso...

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    4. Il fatto è che non si può nemmeno parlare di quarta ingannevole perché tutti gli elementi menzionati sono presenti nel romanzo. Il problema è che sono affrontati con una superficialità disarmante, il libro è scritto malissimo e l'editing inesistente ...

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  4. Dovresti segnalarlo alla casa editrice, magari sulla pagina Facebook o sul suo sito, per vedere come giustificano la scelta, se la giustificano. Si parla tanto di orizzontalità della rete, ecco una buona scusa per metterli alla prova.

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    1. Ma quella era la prima edizione del 1999. Adesso, a giudicare dalle presentazioni del libro che ci sono su Amazon e simili, hanno rimediato all'errore.

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  5. La quarta di copertina che preferisco è quella classica, purché riesca a darmi indicazioni chiare sulla trama senza svelarla del tutto. Le altre tipologie le vedo come fuffa intesa a convincermi a comprare il libro, e quindi mi rendono diffidente.
    Anche a me poi sono capitare delle quarte ingannevoli, anzi proprio sbagliate. Una volta era sbagliata l'epoca in cui si svolgevano i fatti, un'altra erano sbagliati i nomi dei protagonisti. Lo trovo pazzesco!
    Comunque su Helgaldo ho già detto la mia! :D

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    1. In effetti al di là della quarta classica, quella che piace tanto a te (anche a me), le altre che ho elencato da sole non riescono a dare credito al libro. Potrebbero avvicinarsi alla "truffa-fuffa" se prese a sé stanti, anche se di solito le redazioni le integrano con note più approfondite nelle alette del libro. Testi che propongono solo una frase del libro che faccia colpo, sarebbero già un campanello d'allarme per evitarne l'acquisto. Sul resto, sì, hai già detto la tua...

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    2. Io fortunatamente non ho mai trovato, nella quarta di copertina, informazioni così fuorvianti. Mi sarei arrabbiata moltissimo!

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  6. Su Helgaldo e i suoi parassiti ci ho appena scritto un post e quindi meglio che non vada oltre. Per il resto io sono un lettore atipico (e anche un maschio tipico): entro in libreria sapendo cosa prendere, lo prendo ed esco. Preferisco buttare i soldi con un libro brutto sapendo poi con chi prendermela, perché mi ha consigliato di prenderlo. L'editor della quarta dove lo pesco, invece??? :)
    A parte gli scherzi è invece interessante ragionare sul fatto che l'ebook ha svaporato la quarta senza preavviso: adesso amazon mostra le prime pagine (e peggio per tutti se davanti ci sono 50 pagine noiosissime sulla vita dell'autore) e poi c'è un piccolo testo mostrato con la miniatura della copertina. Dubito però che le CE se ne siano accorte...

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  7. Caro maschio tipico e lettore atipico, hai ragione, il terremoto portato dall'avvento degli ebook sgretola molte delle certezze editoriali che per secoli hanno retto l'industria del libro, e apre nuovi scenari che per ora è difficile anche solo analizzare.
    Non so niente di editoria digitale, e credo che anche gli editori si sentano smarriti. Certo, la quarta di copertina, come altri aspetti del libro (copertina, dimensioni del libro, font, apparati paratestuali come le note, le prefazioni, i saggi introduttivi, gli indici) rischiano di svaporare, come dici tu, a contatto con le nuove tecnologie. Entrando in una libreria reale ci troviamo "in mezzo" ai libri, accedendo a una libreria online vediamo che i libri sono stati "tolti di mezzo", sostituiti da pagine già predisposte secondo un modello fisso dove appare una miniatura del libro e i testi promozionali vengono forzati in una gabbia decisa dalla piattaforma di vendita e non più dagli editori. Passando da tre a due dimensioni, perché di questo si tratta, i libri tendono ad assomigliarsi esteriormente, un po' come ho immaginato nel post dove un ipotetico Stato-editore centralizza la produzione imponendo regole editoriali uguali per tutti.
    Questo stesso post sulla quarta di copertina presuppone l'esistenza fisica di un libro che puoi rigirarti tra le mani. Quando un domani sarà disponibile solo online, il libro si "ridurrà" a un concetto. La grafica così come la concepiamo oggi risulterà inadatta. Le copertine attualmente proposte sono inadeguate per un apprezzamento estetico su Amazon. In una cosa però sbagli: non soltanto le CE non se ne sono accorte di questo nuovo mondo, ma neppure gli autori che pubblicano in self-publishing, lo hanno capito perché concepiscono anche loro copertine e testi in modo classico. Vanno alla ricerca di un grafico, esattamente come le CE, per ottenere da lui una copertina professionale, come se il loro libro per il self-publishing dovesse andare poi sugli scaffali della Feltrinelli e non in un'anonima pagina predefinita di Amazon. Vado controcorrente, mi sbilancio: se i libri si assomiglieranno sempre di più per come il digitale li presenterà ai lettori, la scelta di un acquisto d'impulso, fatto "al buio", si baserà fortemente sul breve testo di presentazione del libro. E quindi presentare un libro secondo la prassi editoriale di una quarta ben congeniata potrebbe paradossalmente servire ancora più di oggi a guidare l'acquisto.

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  8. I due che sto leggendo in nessuna.
    - La svastica sul sole di Philip K. Dick: contiene un sunto della trama. Questo è il tipo di quarta che trovo più spesso e che non sopporto.
    - PopCo di Scarlett Thomas: contiene giudizi di due quotidiani italiani su un altro romanzo dell'autrice. La quarta più inutile della storia.

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    1. Che nervi le copertine che fanno spoiler, non le sopporto nemmeno io!
      Me ne viene in mente una di un romanzo di Deaver (talmente brutto che non ricordo nemmeno il titolo) che praticamente rivelava tutti i principali colpi di scena... per dirlo alla milanese, "ma si può?!?!?!" :-D

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    2. Caro Daniele, in questo caso l'acquisto non è certo dipeso dalla lettura del retro del libro. Ovviamente ci sono molti modi per arrivare all'acquisto. Chi ama i libri, tutti noi che frequentiamo Appunti a margine, abbiamo svariate alternative valide. Recensioni, conoscenze letterarie, consigli di altri lettori. Per fortuna non dipendiamo che per una piccola parte di acquisti dal tono delle quarte.
      Considera però che esistono lettori occasionali, è l'occasione fa la quarta dell'editore. In questi due casi la quarta, per te inutile, per altri può essere un aggancio. Molti lettori sono legati alla trama, Dipende poi se la trama racconta tutto o sollecita delle curiosità, come quella di Chiara qualche commento più in alto. Se ce la copiassi potremmo valutare tutti insieme a che genere di lettore si è deciso di parlare con quel breve testo.

      Nel secondo caso presumo che il libro sia corredato di risvolti che ci dicono altro di autrice, libro e critica letteraria. Altrimenti hai perfettamente ragione: completamente inutile. Però è una pratica diffusa citare altri testi dell'autore (sarebbe interessante capire se sono poi testi pubblicati dallo stesso editore che ti propone quello che stai leggendo, in questo caso vengono inseriti per aumentare indirettamente il prestigio della collana). Anche qui, magari il lettore acquista un libro non perché il libro vale in sé ma in quanto l'autore è diventato famoso con altri libri, che forse sono un aggancio più seducente per indurre all'acquisto. Il ragionamento è di questo tipo: poiché ha scritto questo e quest'altro, compralo perché è valido. Oppure quest'altra logica (un po' triste...): poiché questo e quest'altro quotidiano italiano hanno parlato bene di questi altri libri dell'autore, compra questo libro. Sono strani sillogismi che a volte influenzano l'acquisto. Deprecabili, ma editorialmente sostenibili.

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    3. Nel mio caso infatti ho comprato quei due libri perché conoscevo già gli autori.
      La trama dovrebbe solleticare la curiosità, come dici, non rivelare quasi tutto. Un giorno vorrei provare a riscrivere la quarta di romanzi famosi, per vedere che riesco a tirare fuori.
      Nel secondo libro dicono qualcosa delle abilità dell'autrice, ma trovo inutile mettere quelle critiche, fuori contesto.
      Credo sia più per il nome dei quotidiani famosi, nel caso Repubblica e Corriere.

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  9. Secondo me, Hell, è un feticista ermafrodita amante delle quarte di copertina. È vecchio di giorni, ma giovane di anni. Passa le notti chiuso in una libreria ad annusare libri, provando piccanti brividi di piacere lungo la schiena. Ogni tanto ne lecca anche il dorso... così, per darsi un tono.

    Detto questo, avevo sperato di non leggerlo che solo ed esclusivamente nel suo blog (che ormai non frequento più, perché troppo seguito e non amo le folle), e invece me lo ritrovo anche qua... Ecco, adesso sono due i blog che non frequento più.

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    1. Chi non ci vuole non ci merita! :p

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    2. Chi non ci vuole non ci merita! :p

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    3. Caro Salvatore, ritratto non fu mai così preciso. Poiché però oggi non è mercoledì non possiamo accettarlo. :)

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  10. Mi stava sfuggendo un post del mio blogger preferito ospite in uno dei miei blog preferiti?
    Che sorpresa!
    Per quanto riguarda la discussione in corso, anch'io sono più sul genere Michele, vado in libreria con le idee già chiare: mi aiutano qualche recensione (che in verità viene sempre dopo essermi messa in testa di leggere quel libro, in cerca di conferme, più che di fonti di curiosità), i buoni consigli e un ottimo "sentito dire". Acquistato il libro me lo godo in tutta le sue fattezze: lo giro, lo rigiro, apro le alette, guardo la quarta di copertina, sfoglio le pagine, leggo le prime righe, sono molto feticista! In tutto questo romantico disquisire c'è, tuttavia, una falla: da un po' di tempo a questa parte ho per le mani solo ebook, dunque odori e sensazioni tattili sono decisamente compromessi, allora, quando mi capita, corro in libreria e mi faccio affascinare proprio dalle copertine: qualche acquisto è nato da questa leggera bramosia.
    E comunque,dovendo scegliere, come chiedi, quale tipo di quarta mi colpisce direi quella classica, completa di ogni ingrediente.

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    1. Mi piace questa leggera bramosia... è così sensuale, come i "preliminari prima della consumazione dell'atto, cioè la lettura del libro" della citazione finale di Calvino.

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  11. Poichè scrivere quarte efficaci e corrette non è frutto di una capacità innata, ma di un continuo sforzo di riscrittura per renderle adatte a un obiettivo editoriale specifico, tutti possono confrontarsi con questo genere di testo, anche in vista di una pubblicazione in proprio. Fai bene quindi a pensare di riscrivere quarte famose, ma anche soltanto quella dell'ultimo libro che stai leggendo può andar bene, per confrontare poi la tua versione con quella effettivamente pubblicata, magari facendole leggere a un ignaro lettore per vedere in base a quale delle due acquisterebbe il libro. Qualche volta potrà essere più efficace quella dell'editore, qualche altra la tua. Fai bene quindi a provare con un romanzo famoso a giocare all'editor responsabile di questo importante testo di servizio. Rispetto a qualche libro celebre pubblicato da vari editori perché libero da diritti mi trascrivo le varie quarte e le metto a confronto. Apprendo così un sacco di segreti su come si dovrebbero scrivere questi tesi che non rivelerò mai a nessuno... perché stanno sotto gli occhi di tutti.

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    1. Io ci speravo che ci svelassi qualche segreto. Io non ho ancora finito di scrivere il romanzo ma ho già iniziato a preparare la quarta (più che altro per gioco), ma ho scritto solo qualche riga.

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    2. Il vero segreto è leggerne tante e impostare la nostra seguendone una che ci ha particolarmente colpito. Sai già chi è il tuo lettore ideale?

      C'è però un problema: l'autore è troppo coinvolto nel libro, la sua creatura, e spesso sbaglia tono per la quarta. Per questo motivo i grandi editori commissionano le quarte a persone diverse da chi a scritto il libro, persone che abbiano il giusto distacco dalla gestazione dell'opera. L'autore può poi rifiutare la quarta, però spesso è saggio lasciar fare a chi risulta più distaccato dall'opera.

      Non usare mai l'espressione "capolavoro", "suspense in ogni pagina", "storia straordinaria!. Le quarte migliori sono quelle eleganti, non urlate. Il lettore le intercetta subito se scritte con un intento di marketing, e abbandona il libro sullo scaffale. Sobrietà, leggerezza, eleganza.

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    3. Grazie per le dritte. Mi metterò a studiare la cosa e terrò presente un eventuale "lettore ideale". Non l'ho ancora definito ma potrebbe essere un buon punto di partenza.
      Quelle parole comunque non le userei mai :)

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  12. Quelli che mi conoscono evitano di accompagnarmi in libreria:) Considero la quarta poco attendibile e prima di comprare un libro, leggo sempre qualche pagina.

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    1. Il tuo commento suona come una minaccia. :) Dovrò informare gli editori a starti alla larga quando vai in libreria a fare un acquisto... Fai bene a leggere qualche pagina di libro, come dice Calvino a conclusione del post, per fortuna ciò che conta è il libro.

      Ma ti comporto così anche nella saggistica? Anche in quel caso ritieni la quarta poca attendibile e leggi qualche pagina del testo? O in questo caso la quarta ti orienta nell'acquisto?

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  13. Interessante post. Non faccio molto caso alla quarta, che spesso non mi piace, o perché non mi fido di ciò che dice (i soliti giudizi entusiastici da parte di critici e giornali), o perché divulga parti di contenuto che preferisco scoprire da sola. Lo slogan, invece, talvolta mi piace. Decisivi per l'acquisto sono l'incipit e le frasi sparse che vado a leggere, oltre al feeling con la copertina. Quello è fondamentale.

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    1. Maggiore è la conoscenza dei meccanismi che governano il mondo dei libri e meno si sente il bisogno di affidarsi alle indicazioni e ai suggerimenti delle quarte, almeno per ciò che concerne la narrativa. Negli altri casi (saggistica, varia) la quarta forse conserva una qualche utilità. Cresce però l'intuito verso i testi che si manifesta soprattutto nel feeling immediato con la copertina, anzi con il libro in quanto oggetto. Questione di feeling, come in una nota canzone...

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