Lo scrittore da Mc Donald - snobismi letterari e dintorni


L'unico pericolo sociale è l'ignoranza.
(Victor Hugo)

Qualche settimana fa, Daniele Imperi ha pubblicato l’articolo 5 consigli di scrittura da William Forrester che, oltre a far rivivere nel web il memorabile personaggio interpretato da Sean Connery nel film “Scoprendo Forrester”, mi ha aiutato a focalizzare meglio l’approccio dello scrittore nei confronti della cultura, o di ciò che con questo termine vogliamo intendere.  
Di seguito, un estratto del post:

Jamal vide Forrester leggere un giornale da quattro soldi, come le nostre riviste scandalistiche probabilmente, e si meravigliò che uno scrittore come lui leggesse certa roba.
La risposta di Forrester mi fece riflettere. Disse che per informarsi leggeva il New York Times, ma il giornale che stava leggendo in quel momento era il suo dessert.

Anche io, come Mister Williiam, alterno letture impegnative a letture più leggere. Dopo aver divorato qualche tomo da cinquecento pagine o qualche main-stream di spessore, spesso voglio concedermi un po’ di relax. Punto su qualche commedia brillante o su un romanzo di genere. Proprio ieri ho iniziato il divertentissimo “Chi manda le onde” di Fabio Genovesi, perfetto per essere riadattato in un film di Virzì o Brizzi. E, qualche settimana fa, sono incappata in  in “Qualcosa ci inventeremo” di Giorgio Scianna, Young Adult molto interessante, che può essere apprezzato anche da un pubblico più adulto. Opere di questo genere rappresentano il mio dessert letterario.

Secondo voi, il giornaletto di William Forrester può essere paragonata a opere di questo tipo
Io non ne sono completamente sicura. 

I libri che ho menzionato rilassano la mente pur mantenendosi su livelli qualitativi piuttosto buoni. La scrittura è molto curata, hanno trame intricate e personaggi ben delineati. La pasticceria, dopo tutto, richiede dedizione e impegno. Occorre dosare gli ingredienti, conoscere perfettamente i tempi di cottura, destreggiarsi fra i fornelli con maestria e creatività. È vero che un essere umano non può nutrirsi soltanto di tiramisù e meringata, ma ogni tanto il suo corpo richiede zuccheri, la mente ha bisogno di un diversivo e di uno sfizio.
Una rivista scandalistica come quella mostrata nel film, secondo me più che a un dolce di pasticceria può essere paragonata a un pasto da Mc Donald: sfama momentaneamente ma non sazia, manda in brodo di giuggiole i bambini e i teenager e fa indignare i palati più fini.
Gli hamburger sono buoni, se fatti con ingredienti di qualità. Io vado matta per quelli del Bar Max, storica paninoteca Sanremese. Al Mc Donald, invece, mangi scarti tritati e trasformati una poltiglia informe, poi buttati in una pressa fino ad assumere forma discoidale. Andate a dire a un piemontese che si tratta di carne: vi mangerà vivi!  Le patatine sono fritte sempre nello stesso olio tossico e la Coca Cola è piena di dolcificante artificiale, di coloranti e intrugli chimici,  ha un potere corrosivo simile a quello dell’idraulico liquido eppure è bevuta in tutto il mondo, c’è chi addirittura la mette in tavola a ogni pasto. Forse sono gli stessi che guardano il Gieffe.
Se facciamo riferimento alla definizione di cultura fornita dal sociologo Edgar Morin, che con questo termine definisce l’insieme dei miti, dei riti e dei simboli che strutturano una collettività, ci rendiamo conto che molti prodotti culturali sono paragonabili agli spuntini del Mc Donald: assunti saltuariamente non fanno male ma, se il loro consumo diventa un’abitudine e non concepisce alternative valide, la mente si piega a un volgare qualunquismo, si rende incapace di distinguere i contenuti di qualità da quelli scadenti.
Nel Mc Donald della cultura rientrano le Cinquanta Sfumature, Fabio Volo e Federico Moccia, Novella 2000, i vari Gente, Visto, Chi e tutti i giornaletti diretti da Alfonso Signorini, il Grande Fratello, l’Isola dei Famosi, Barbara D’Urso, la musica commerciale e le borse taroccate vendute dagli ambulanti in mezzo alla strada. E poi il romanzo scritto da Fabrizio Corona prima di essere messo in gabbia, la biografia di  e Rocco Siffredi, le barzellette di Totti e certi romanzetti auto-pubblicati pieni di refusi e svarioni grammaticali. La pornografia, le ricette della Parodi e, per certi versi, anche quelle opere firmate da grandi autori ma scritte dai ghost-writer, in quanto fasulle e illusorie. In poche parole, i nostri hamburger sintetici sono rappresentati da tutti quei prodotti poveri di contenuti ma che contribuiscono a far girare il mercato, e addirittura a volte annientano la concorrenza. In poche parole, la steak-house che cuoce carne di manzo DOP rischia di chiudere i battenti.

Come si pone l’intellettuale nei confronti di questo sfacelo?
Io ho individuato tre categorie:
Gli snob –  Questi individui se la tirano e pensano che solo sentire l’odore degli hamburger possa contaminarli. Sono intellettuali della vecchia guardia, i no-global del sapere. Ostentano i loro gusti raffinati e, con un bicchiere di vino rosso in mano, si vantano di non avere la tv. Non solo si tengono alla larga da Piazza Colombo (sede dell’unico Mc Donald sanremasco) ma, se un amico o un parente prova anche solo ad annusare la puzza di fritto, sono pronti a decretarne l’ostracismo. A casa propria organizzano cene luculliane a base di caviale e champagne, servono vini ricercati e pressoché introvabili, tartufi da 200 euro e alimenti biologici. Però, aprono le porte sono a una ristretta cerchia di avventori: solo chi è degno e meritevole può essere ammesso al loro desco.
Sono i classici scrittori che non rispondono alle e-mail, i blogger che ignorano i commenti, gli esordienti che si infuriano se ricevono una critica, perché il loro genio non è stato compreso. Schifano EsseKappa, detestano Dan Brown e se solo osi nominare Ken Follet e Faletti sbarellano. La saga di Twilight può causare loro un ictus fulminante, per non parlare del self-publishing.
I possibilisti – Questa categoria comprende gli eclettici, coloro che si sentono a proprio agio sia al baretto dello stadio sia al Billionaire, e ogni tanto non disdegnano una puntatina al Mc Donald. Spesso si tratta più di una necessità che di una scelta, perché magari sono le 2:00 di notte, di lunedì e sono in fame chimica. Però, mentre ruminano il loro hamburger, non pensano ai grassi e alle tossine: se lo godono perché sanno che, il giorno dopo, li aspetterà una mega-insalatona o una pizza margherita.
A me una cosa del genere è successa qualche anno fa durante un weekend in Piemonte: avevo finito il secondo volume della trilogia di Stoccolma e, nel mio paesino, c’era soltanto un’edicola. Avevo comprato un romanzetto di Nicholas Sparks, una roba sdolcinata da morire. Leggendolo, mi sono anche commossa!
Gli imboscati - Al liceo avevo un compagno di classe che nascondeva i giornaletti porno nel libro di storia. C’è un mio amico, classe 1981 come me, i cui genitori non sanno che fuma. E un sacco di omosessuali che non hanno il coraggio per fare outing.  Ecco: gli imboscati si riempiono la bocca di paroloni come pedissequo e fedifrago, osannano “La Grande Bellezza”, citano a memoria i grandi classici e poi, zitti zitti, si esaltano per le avventure di Babi e Step.
Sinceramente, questi soggetti mi innervosiscono. Sarà che in tutta la mia vita non ho mai agito di nascosto, ho sempre difeso le mie scelte, me ne sono assunta la responsabilità in tutto e per tutto anche quando erano impopolari e scomode. Penso che in casi come questi l’insicurezza giochi la parte del leone, perché chi ha fiducia nella propria intelligenza non teme che qualcuno la metta in dubbio solo perché gli piace guardare la tv.

E io, dove mi colloco?
Sicuramente non sono un’imboscata. Molti parenti, amici e colleghi non appartenenti all’ambiente della scrittura mi definiscono snob, o meglio radical chic, perché mi piace il cinema d’essai, adoro le storie il cui significato va oltre l’immediatezza della trama, adoro i saggi di sociologia, non mi faccio spaventare dal numero delle pagine di un romanzo e quasi quotidianamente mi indigno per le sparate qualunquiste che leggo su facebook, mi incazzo con chi legge solo la cronaca locale. Penso che, in un’epoca in cui qualunque informazione è accessibile gratuitamente, l’ignoranza sia una scelta.
Tuttavia, non credo che questa definizione mi rappresenti appieno. È vero che sono molto restia a trascendere il mio gusto personale per adeguarmi a quello delle masse (nemmeno Brad Pitt riuscirebbe a portarmi a vedere un cinepanettone) ma spesso scivolo verso il possibilismo.  E ho confessato pubblicamente che sono una fan di The Voice, anche se il mio concorrente preferito è un nerd soprannominato "Indaco" perché sente le energie.
Un atteggiamento di chiusura danneggerebbe la mia scrittura: sapete quanto sia importante per me raccontare la contemporaneità e il passato recente. Chiudere gli occhi su ciò che non è affine con il mio sentire mutilerebbe la mia visione del mondo, renderebbe le mie storie incomplete. Le veline esistono, anche se non mi piacciono. Quindi, se voglio scivolare come una ladra in ogni vicolo della nostra società, devo sapere chi sono e come vivono. Non posso criticare e demolire ciò che non conosco. Devo uscire dal mio guscio dorato e guardare in faccia la realtà, per quanto mediocre mi possa sembrare.
Se un libro come le Cinquanta Sfumature ha avuto successo, un motivo c’è. Poco importa se questo romanzo mi sembra una vaccata immonda: in quanto scrittrice, è mio dovere scoprirlo. Non ho ancora avuto il coraggio, ma è possibile che in futuro io decida di leggerlo. 
Chi vuole diventare scrittore, secondo me, deve avere una cultura generale molto vasta e saper parlare di tutto. Ciò non significa mortificare sé stessi, ma mettersi a disposizione delle persone. La mia priorità è scrivere un romanzo di qualità, anche se dovessi metterci dieci anni. Questo è e rimarrà sempre il mio obiettivo principale. Però so che non posso perdermi in sproloqui intellettualoidi, perché voglio parlare al cuore delle persone, non solo alle loro menti. Quindi, cerco di entrare il più possibile in sintonia con tutto ciò che mi circonda, di relazionarmi con gli altri in modo umile, di non giudicare mai le loro letture e i loro gusti. Non sono davanti al pc per evangelizzare il prossimo e diffondere il verbo di Dante e Petrarca, ma per fare l’unica cosa che mi riesce bene, ovvero scrivere.

Il lancio della patata bollente.

E voi pensate di rientrare in qualcuna di queste categorie? Ve ne vengono in mente altre

Commenti

  1. Probabilmente molti mi definirebbero snob, ma io non credo di esserlo, in fondo. E' vero che la "letteratura McDonalds" come la definisci tu non mi piace, ma cerco comunque di essere tollerante e di non produrmi di continuo in sparate categoriche, tipo "tizio X è uno scrittore schifoso". Certo, poi quando è successo che una mia cugina, durante un dialogo, ha detto di aver letto Twilight e ha affermato che la Meyer "è un genio", un po' la pelle l'ho sentita accapponarsi, ma anche lì ho lasciato perdere. Quindi, in ultima analisi mi considero un po' ricercato e con qualche caratteristica snob (dopotutto, ogni tanto mi capita di avere giornate no in cui non voglio, per esempio, rispondere a mail o a commenti che giudico poco intelligenti), ma che comunque cerca, per quanto possibile, di avere un atteggiamento più positivo che negativo :) .

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    1. Anche io alcune volte ho fatto delle liti furibonde. Ho una carissima amica che conosco dai tempi dell'asilo, la quale apprezza tutto ciò che stupido e banalotto, dalle Cinquanta Sfumature a Moccia. Con lei ho discusso più volte, anche se le voglio bene, perché penso che, a prescindere dal gusto personale, nessuno possa dire (tanto meno i fan di certi prodotti di genere) che La Grande Bellezza sia un brutto film. Come dice Tenar, nessuno ci vieta di accedere a certi contenuti, l'importante è che vengano considerati per quello che sono...

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  2. Chiara andando avanti con Chi manda le onde, di cui ho parlato spesso da me, ti renderai conto che Genovesi è sopraffino altro che dessert, quello è primo, secondo, contorno e dolce e poi sarai in qualche modo sazio perché è "tanta roba" come va di moda dire oggi a Milano, ma ne vorrai ancora e ancora. Io in questo periodo non mi perdo in TV Alta infedeltà su Real time, che male c'è? Ho letto tanti classici e ho dimostrato di saper scrivere, ma ogni tanto uno stacco ci vuole, soprattutto la sera dopo giornate piuttosto pesanti. Bacio Sandra

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    1. All'inizio, personaggi come Sandro e Luca mi sembravano troppo stereotipati: il primo uno sfigato paura, e il secondo fin troppo perfetto. Ora sono arrivata al punto in cui Marino è picchiato (e probabilmente non solo) fuori dalla discoteca, e devo ammettere che in questo inserto narrativo ho rivisto il "mio" Ammaniti di Ti Prendo e Ti Porto Via, similitudine che i critici avevano evidenziato con Esche Vive, ma che io non avevo riscontrato. Sicuramente è un bel libro, scritto in modo impeccabile e gestito bene. Inoltre mi piace il modo in cui rappresenta la nostra società, così fasulla e ipocrita. Però non sono convinta che possa trattarsi di alta letteratura. è un ottimo romanzo contemporaneo, questo sì. :)

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    2. Raramente parlo di letteratura, ma di narrativa sì, alta narrativa, per me, e non solo per me, è il migliore italiano sulla piazza oggi come oggi. Sandra

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    3. Esche Vive mi è piaciuto moltissimo. Adoro il campioncino!
      Di questo ti parlerò invece quando l'avrò finito. Un libro e mezzo è troppo poco per valutare correttamente l'autore, secondo me.

      Conosci Valentina D'Urbano?
      Se apprezzi Genovesi penso possa piacerti anche lei, perché i loro sguardi sono simili, anche se gli stili molto diversi. :)

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    4. No, non la conosco, miiii quanti non ne conosco. Genovesi non ha pubblicato tantissimo, meno di 10 libri in realtà, Esce e Onde per me sono i migliori. Il campioncino l'ho adorato anch'io. S.

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  3. Io sono possibilista. In generale, secondo me, basta prendere le cose per quello che sono. Odio il Mc, ma non faccio crociate e se capita di andarci me ne faccio una ragione. La Coca Cola, poi, è uno dei miei vizi e ci sono pure affezionata (è l'unica cosa che bevo o mangio di cui non voglio sapere gli ingredienti, non mi interessa e di qualcosa bisognerà pur morire...).
    In letteratura è un po' lo stesso. Mia madre ha sempre letto, a fianco di cose tostissime, quei giornali con i racconti d'amore e di riflesso li ho letti anch'io. Assolvono alla loro funzione, non solo non vanno demonizzati, ma so per certo che ci vuole un sacco di mestiere e di tecnica a scrivere gli Harmony. Collaboro con Delos che ha anche una collana di racconti erotici per cui scrivono fior fior di autrici molto brave. Il fatto che non sia il mio dessert non vuol dire che non lo debba essere a prescindere, c'è la sfoglia (che adoro) e il dolce alla panna che invece detesto, son gusti.
    Leggerezza non vuol dire, però lavoro mal fatto. Il cinepanettone è pessimo cinema, certe commediole leggere leggere o i film sui supereroi che mi guardo col marito (almeno alcuni) sono buon prodotti fatti solo per intrattenere. Secondo me il discrimine è questo. Se è fatto con cura e rispetto per il pubblico, perché no? L'importante è dargli il giusto valore. Se è fatto senza cura e rispetto per il pubblico o, peggio, è una porcata con velleità artistiche o, peggio del peggio del peggio, serve solo a imbonire il pubblico, allora no.
    Insomma, va anche bene il McDonald, purché quell'orrido panino mi sia venduto come l'orrido panino che è e non come alta cucina (e con un prezzo da alta cucina)

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    1. È vero: per scrivere un Harmony serve tanta tecnica e mestiere a non finire. Mi domando come facciano a scrivere romanzi su romanzi con storie fotocopia, pur mantenendo sempre vivo l'interesse del lettore, all'interno di una cornice stilistica molto rigida.

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    2. Se usciamo dalla metafora che ho utilizzato e parliamo di cibo vero e proprio, io al Mac non vado mai, mi fa proprio schifo. Quando ero a Los Angeles mi trovavo sempre a guardare i miei amici mangiare. Gli hamburger mi piacciono molto, ma non quelli. Però, per quel che riguarda la letteratura, sono abbastanza possibilista.

      Nel mio post, ho volutamente distinto i "dessert" dai "mac donald", indicando con il primo termine quei prodotti leggeri, ma comunque di alta qualità e con il secondo un becerume che, come dici tu, può essere fruito, ma con cognizione di causa. Secondo me la differenza fra una persona presumibilmente colta e una ignorante è fondamentalmente questa.

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    3. @ Michele, di romanzi sentimentali ne ho letti, ma di Harmony proprio mai. :)

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    4. @Chiara neppure io, ma ho letto dissertazioni di scrittori che ci scrivevano (spesso sotto copertura). Forse, addirittura, devo aver letto anche qualcosa di Eco, al riguardo. E ti assicuro che mostravano che in quella scrittura c'era gran poca improvvisazione e molta molta consapevolezza. :)

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    5. Ti credo. :) allora magari ci darò un'occhiata. :p

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    6. Io ne ho letti e conosco alcune autrici. Da loro si impara tantissimo.

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  4. Direi che potrei posizionarmi,senza troppi pensieri, al tuo fianco o poco distante... eccetto che per The Voice : )

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    1. Ciao, benvenuta, sia al mio fianco, sia fra i miei lettori! :)

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  5. Possibilista! Di solito per rilassare la mente uso i fumetti. L'unico vincolo alle "letture spazzatura" per quanto mi riguarda è la noia. E il McDonald va bene ogni tanto, fa bene allo spirito uscire un po' dalle abitudini :)

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    1. è vero: le letture spazzatura spesso annoiano anche me, ma non sempre. Il loro maggiore problema, secondo me, è che non lasciano nulla... servono giusto per anestetizzare i pensieri. :)

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  6. Bellissimo articolo XD Ora sono da cell ed è meglio se guido, ma stasera torno a trovarti con calma. Ciao cara <3

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  7. Mi ritengo senz'altro possibilista. Condivido appieno il tuo ragionamento: per disdegnare, occorre conoscere. Non si può partire dal presupposto che una cosa sia negativa, se neanche si è provata. Anche sulle letture, io sento la necessità di alternare: leggo saggi (di economia, di storia), ma devo anche alternare con romanzi più leggeri, che "rilassino" la mente. Lo stesso vale per la musica: io non sopporto quelli che fanno i fighetti dicendo che non ascoltano la musica pop, ma solo quella hard rock o classica "perchè quella è la vera musica".
    Piuttosto del Mc, comunque, preferisco il Burger King!

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    1. Che differenza c'è tra il Mac e il Burger King? :)

      Guarda, a proposito di musica, notavo proprio stamattina che sul mio I-pod ho 794 canzoni. A me piace prevalentemente un genere pop-rock, metal e grunge, e non disdegno nemmeno i grandi della musica italiana (Nannini, Jovanotti, Liga, Tiziano Ferro). Però ho anche un paio di "tormentoni" stile GamGamStyle, e tanta, tanta, tanta altra roba... tranne Gigi D'Alessio!

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    2. Ecco Gigi D'Alessio proprio no, se non nella versione Checco Zalone.
      Io credo sempre nella logica del confronto: per poter dire che De Andrè è un mito, occorre ascoltare qualche altro cantautore che abbia meno poesia (per esempio Gigi D'Alessio!).
      Nella logica del confronto, i panini di Burger King sono meglio!

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    3. Io non sono mai stata né da uno né dall'altro. Mi sono servita di questa metafora per parlare di libri, ma paradossalmente sul cibo sono ancora più esigente :-D

      P.S. Io qualche canzone di Gigi D'Alessio la conosco... ma non mi piace proprio, non mi trasmette nulla.

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  8. Io sono un possibilista. Posso dare l'aria dello snob perché non leggo i best sellers degli sfornatori di best sellers americani, definisco "cazzate" senza appello i vari programmi televisivi nazionalpopolari (dalla D'Urso a Maria Filippa Maurizio-Costanza) e non sopporto un certo cinema italiano a base di De Sica e Boldi, ma secondo me non c'entra lo snobismo, è proprio questione di avere un minimo di autostima.
    Per contro, leggo fumetti, leggo Banana Yoshimoto e ho letto anche Susanna Tamaro, per interesse "storico" ho letto anche i famigerati Guido Da Verona e Carolina Invernizio, non ci trovo niente di cui vergognarsi. Se mi dicono che quella roba fa schifo non me la prendo, ma neppure faccio finta di non leggerla più per sbirciarla di nascosto. Se una cosa piace non bisogna mai atteggiarsi a "a me non piace" solo per paura del giudizio altrui. E d'altronde ricordo che il più sinistrosamente intellettuale fra gli intellettuali sinistrorsi che conosco adorava i film di 007... Quando gli facevo notare l'incongruenza trovava duemila argomenti per giustificare questa sua passione, e invece sarebbe bastato che dicesse: "Mi piace. E allora?".

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    1. Sono d'accordo con te. Neanche a me piacciono certe trasmissioni televisive e certi film. Detesto anche Fantozzi sebbene riconosca che ormai è diventato un cult.
      però non ho alcun problema ad ammettere che guardo "The voice" e che mi piace tantissimo Checco Zalone, e quando sono andata a vedere Sole a Catinelle c'era l'ariston pieno. Nemmeno alla finale del festival ho visto così tanta gente! :D

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  9. Posto che non entro in un McDonald da anni, credo che uno scrittore dovrebbe "mangiare" di tutto. Non sai mai dove possa nascondersi una storia interessante, o una sfaccettatura della realtà che vuoi esaminare e approfondire... Poi, dipende. Dipende da che scrittore sei. A me piace sondare l'animo malato dell'umanità, ad esempio, quindi forse dovrei frequentare più McDonald di quello che mi piacerebbe.

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    1. La penso esattamente come te. Sarà perché la mia scrittura è molto realistica, credo sia fondamentale conoscere il più possibile il contesto. Ciò significa anche saper annusare e toccare con mano ciò che non mi piace, calarmi in ambienti che non frequenterei mai, per studiarli e comprendere. Anche se il gusto personale gioca la parte del leone, chi scrive non può permettersi di essere troppo selettivo. La persona colta è quella che sa parlare di tutto. E lo scrittore deve riprendersi il proprio ruolo da intellettuale... :-D

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  10. Io sono una lettrice rompiballe (possiamo inserirla nelle categorie?) e con questo intendo che ho dei gusti non negoziabili, sono esigente al punto da abbandonare un libro senza prova d'appello se non mi prende subito, però non sono snob e mi piace giudicare con cognizione, non per partito preso, dunque io so che non leggerò mai le famose sfumature, ma non ne parlo se non per dire che non è il tipo di lettura che mi interessa. Ho letto Fabio Volo per verificare i motivi di tanto successo e, devo dire, quel romanzo non mi è dispiaciuto (ecco, forse sono possibilista nei confronti di chi, ad un certo punto, nella vita, scopre il sacro fuoco della scrittura; in fondo anche Faletti era un comico che, poi, ha scritto un ottimo giallo, il primo, l'unico che ho letto). Aborro cinepanettoni, autobiografie di veline e calciatori, come le pallosissime analisi politiche di questo o quel giornalista: lì il mio no è categorico!
    Ma ho una debolezza che non ha la forma di cerchio di carne fasulla, ma di coppa di gileppissimo gelato al caramello: vado al McDonald's solo per quello!

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    1. Dicono che Fabio Volo abbia un Ghost Writer (donna!) e non fatico a crederlo: se lo senti parlare, dubiti che possa scrivere un libro! In ogni caso, non ho mai letto nulla di suo, quindi non posso giudicare. Confesso però di essere un po' prevenuta. :)

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  11. Grazie della citazione :)
    Io non faccio parte di nessuna delle 3 categorie...
    Non vedo perché tu ti adeguare alle masse.
    A me piace scrivere, ma sinceramente non me ne frega niente di scoprire perché le 50 sfumature hanno avuto successo. Non è il mio genere e non lo leggo.
    Non mi viene in mente una categoria per me, eccetto quella dei Divergenti: ecco, quella mi calza davvero a pennello :D

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    1. Hai ragione, però io ho un po' la deformazione professionale della sociologa: mi piace molto studiare i libri per analizzarne non solo i contenuti e la forma, ma anche il valore simbolico. è strano, perché questa società per molti aspetti fa schifo anche a me. Eppure sento il bisogno di analizzarla, studiarla e comprenderla. Non ricordo chi diceva che il sistema si combatte dall'interno (probabilmente qualcuno che ora è in galera) e, seppur senza tali estremismi, è un pensiero che condivido. :)

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  12. Bellissimo post, ottimo paragone e sicuramente buono spunto di riflessione.
    Credo di collocarmi nella categoria dei Possibilisti. Non faccio proprio caso a come 'il mondo' categorizza ciò che sto leggendo, perché leggo per curiosità, interesse o piacere personale, quindi non è importante cosa ne pensino gli altri ma cosa ne penso io.
    Passo da MacDonalds a ristorante elegante, da pizzeria rinomata a osteria con grande facilità :D

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    1. Grazie, sono contenta che il post ti sia piaciuto. :)
      Anche io penso che preoccuparsi del giudizio degli altri sia inutile. Viviamo in un sistema che ci vorrebbe tutti cloni, ma l'individualità merita di emergere e di prendersi il proprio spazio.

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  13. Bel post! Letto tutto di un fiato. Io sono possibilista, amo la letteratura impegnata, il cinema di nicchia, la musica dei cantautori, ma non mi chiudo a riccio. Cerco di accogliere e di valutare criticamente, senza pregiudizi. E quando sono dal parrucchiere faccio scorpacciate di gossip. @)

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    1. Io il gossip non lo sopporto. Quando sono dal parrucchiere leggo il kindle! A parte questo direi che ci somigliamo abbastanza. :)
      Sono contenta che il post ti sia piaciuto!

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  14. Possibilista! Un po' perché nella vita ci sta bene un po' di tutto, come un libro alla Kinsella in relax sulla spiaggia; un po' perché non si può parlare male di una cosa se non la si conosce; un po' per studio: come dici tu, se quel libro ha avuto tanto successo un motivo ci sarà e forse potrei prendere uno spunto e adattarlo a quello che produco io.

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    1. In che senso "adattarlo a quello che produco io"? Intendi dire organizzare i tuoi scritti sulla base di ciò che ha successo? :) Ci può stare, ma io non potrei mai scrivere una cosa stile "cinquanta sfumature" per vendere qualche copia in più.

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    2. Assolutamente no! Non potrei mai scrivere di qualcosa solo perché "alla moda". Anzi, cerco di andare contro corrente (poi magari non ci riesco, ma questo è un altro argomento...).
      Nel senso che se alcuni romanzi leggeri (alla Kinsella, per dire, visto che le sfumature non le ho ancora lette) hanno avuto successo a discapito di altri romanzi simili, un motivo ci sarà. Forse per lo stile, forse per il modo di creare il patos... ecco, in questo senso. Se rilassandomi in spiaggia mi accorgo leggendo qual'è il punto di forza del libro (e non credo che sia la trama, trita e ritrita...), allora ci rifletto e ne faccio un bagaglio personale.

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    3. Sono d'accordo. Penso che questo sia l'atteggiamento migliore da utilizzare nei confronti dei romanzi: ogni pagina può diventare uno spunto per comprendere meglio certe tecniche e imparare qualcosa. :)

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  15. Io vado a fasi alterne, ci sono stati un paio di momenti della mia vita in cui non riuscivo a concentrarmi su nulla, ma dovevo assolutamente distrarmi dalle brutture della vita reale, e leggevo cose terribili tipo "Vince & Joy" con l'immagine in copertina dell'anello di fidanzamento... cose che non leggerai mai quando sono sana di mente. Ho anche passato periodi in cui leggevo solo ricerche e biografie di ricercatori, un anno ho letto solo giapponesi... ora leggo più che altro scrittori emergenti... possiamo aggiungere la categoria "personalità multipla"? :)

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    1. Mi hai fatto venire in mente il periodo in cui leggevo solo saggi spirituali e libri di autoaiuto. Ne ho divorati circa 30 in un anno! Poi c'è stata la fase del thriller scandinavo. Ora leggo romanzi di vario tipo, tutto ciò che può aiutarmi a migliorare tecnicamente. E nella mia lista "to read" c'è anche qualche manuale...

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  16. Io sono sicuramente un possibilista.
    Ho letto una montagna di classici, soprattutto greci, e cose considerate ai limiti del possibile come "L'arcobaleno della gravità" di Pynchon, ma colleziono fumetti.
    Amo il cinema di Tarkovsky ma anche l'exploitation anni '70 (oltre ai classici del porno a cui dedico post nel mio blog).
    Amo la musica barocca (che ho omaggiato anche nell'ultima scheggia della mia blog novel) ma anche il progressive rock.
    Insomma, sono tutto fuorché snob o imboscato, anche se non sono mia entrato in vita mia in un McDonald e non bevo Coca Cola.

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    1. Anche io ho letto molti classici greci... e sono appassionata del cinema anni 20. :)
      Cosa intendi per exploitation? :)

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    2. L'exploitation si può considerare per il cinema qualcosa di analogo al pulp nella narrativa. Gli anni '70 sono stati il periodo d'oro del genere, e io considero questo cinema sporco, brutto e cattivo un grido di libertà, a cui i vari Tarantino & C. oggi fanno inutilmente il verso.

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    3. Okay! :)
      Il termine non mi era nuovo, ma non riuscivo a focalizzare.

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  17. Bellissimissimo post! Me lo sono riletto con gusto. Allora: "possibilista" non mi descrive del tutto. Non mi vedo nell'atteggiamento di concedere possibilità, ma piuttosto in quello di mangiare ciò che mi va quando mi va, e punto. Una mia amica si definisce come un gabbiano, in grado di volare alto ma anche di mangiare spazzatura: ecco, quella è una definizione che mi piace. Ma solo perché tra la spazzatura si nascondono gioielli perduti, anche. Tra i miei libri preferiti ci sono i due volumi di "Mimesis" di Auerbach, che mi emoziona fino alla pelle d'oca quando lo leggo; "La cicatrice di Ulisse" è uno dei saggi più belli mai scritti, secondo me. Però mi sono letta montagne di fanfiction, in fandom bimbominkiosi. Una volta mi vergognavo a dirlo, adesso lo dico, anche perché pure volando sopra la spazzatura la roba disgustosa la lascio dov'è. Ho letto fanfiction di amiche che sono semplicemente splendide (sia le fanfiction che le amiche), e romanzi pieni di pretese letterarie che mi han fatto alzare il sopracciglio già alle prime dieci righe.
    Giorgio Scianna l'ho conosciuto ad un seminario di scrittura a Pavia, organizzato proprio dalla mia amica-gabbiano... credo di averci anche cenato insieme, e mi era piaciuto molto. Aveva letto delle cose sue meravigliose. Non sapevo che avesse scritto un YA, me lo andrò a cercare.
    Sappi anche che mi hai stimolato una serie di riflessioni su di me, sulle quali scriverò un post, appena me la sento.
    Un baciotto!

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    1. PS Gli Harmony: certo, richiedono tecnica, mestiere, quello che vuoi. Ma santo cielo, letto uno letti tutti... confermato da un'amica che li divora a montagne. Credo di averne letti un paio qualche anno fa, ma non riesco più, neanche dal parrucchiere o dal dentista (anche perché avendo il Kindle sempre dietro, sono libera di scegliere XD )

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    2. Sono molto contenta che il post ti sia piaciuto, e mi piace molto anche la metafora del gabbiano, soprattutto per quel che riguarda la possibilità di trovare gioielli perduti in mezzo ai rifiuti. Mi hai fatto venire in mente certi outlet di abbigliamento pieni di capi vecchissimi e malandati, in mezzo ai quali si nasconde l'occasione del secolo! :)
      Il romanzo di Scianna è secondo me un YA atipico: il protagonista è un ragazzino e la storia può essere apprezzata sia da adolescente sia da un adulto. è un romanzo che paragonerei a "Io non ho paura", di Niccolò Ammaniti. Parla di due fratelli (uno di diciassette e uno di undici anni) che rimangono da soli dopo la scomparsa dei genitori e, siccome non vogliono andare a vivere con lo zio, cercano di comportarsi bene, di studiare e di rigare dritto. Quando il maggiore decide di farsi prestare dei soldi per andare a vedere la finale di coppa a Madrid, la situazione precipita... Bello, davvero bello. Mi è anche scappata qualche lacrimuccia. :)

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  18. Esiste la categoria "schizofrenica"? :D
    Così come con il cibo (sono una super salutista e buongustaia, ma ogni tanto mi prende il nichilismo e mi butto sul cibo spazzatura come se non ci fosse un domani) così faccio con la scrittura: schifo la maggioranza dei libri editi... e poi mi butto su trashate immonde proprio per il gusto del trash. Non romanzi ma, magari, film o simili (che ne so, la miniserie "The Lady" o "Jesus Christ Vampire Hunter"). Ho bisogno del manifesto cattivo gusto (non quello così così, proprio il peggio del peggio), perchè è divertente, autoironico, ma deve restare fuori dall'ambito della scrittura.

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    1. A me le cose esageratamente trash non piacciono (come non mi piace il Mc Donald) ma qualche bella scivolata verso il basso me la concedo anche io. A volte è doveroso leggere un libro per puro diletto, senza necessariamente dover imparare qualcosa, altrimenti anche un hobby così bello rischia di diventare uno stress...

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  19. Rientro nella categoria "tranquilla come un papa". Non amo la narrativa troppo complessa, quella che mi fa tornare indietro di qualche paragrafo ogni pagina per capire cosa mai l'autore volesse dire. Ecco, questo no. Per il resto sono capace di leggere storie evolute come anche il romanzo più commerciale e pieno di difetti, purché tocchi una qualsiasi delle mie corde. Nel caso della saga di Twilight, per esempio, era la corda adolescenziale, quella che fa sospirare sul vampiro e sorvolare su quella sola di Bella. Credo che qualunque storia abbia il diritto di circolare se piace a qualcuno, anche quando quel qualcuno non sono io. ;)

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    1. Cit: "Credo che qualunque storia abbia il diritto di circolare se piace a qualcuno, anche quando quel qualcuno non sono io." .... bello! Mi piace questo pensiero! Però confesso di essere così diplomatica solo sulla carta. Quando una mia amica ha detto che "cinquanta sfumature" è meglio della "grande bellezza" a momenti la picchio! :-D

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    2. Ah ah, tutte le tolleranze hanno qualche limite!

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