I sette chakra di un romanzo.
L'equilbrio in sé è il bene.
(Haruki Murakami)
L’idea per
questo post è nata curiosando fra le chiavi di ricerca digitate dai miei
lettori su Google. Uno di loro, qualche giorno fa, aveva bisogno di risolvere
un problema che conosco molto bene: “assorbo troppa energia nel reiki”. Probabilmente
non ha trovato quello che cercava perché il mio blog si occupa di scrittura,
però ha stimolato la similitudine che sarà al centro di questo articolo.
I chakra
sono sette vortici di energia collocati lungo il corpo umano in corrispondenza
delle ghiandole endocrine e uniti da una linea immaginaria, la kundalini. Ciascuno
di essi “governa” determinate funzioni fisiche, mentali e spirituali. Per far
sì che il loro funzionamento sia ottimizzato, l’energia deve scorrere
liberamente e nella giusta quantità: sia
gli eccessi sia le carenze possono provocare scompensi, impedendo alla persona di
vivere serenamente. A volte sono le esperienze dolorose a bloccare i chakra: mi
è capitato di incontrare molte persone con il quarto (il cuore) tappato in
seguito a una delusione sentimentale, o il sesto (la mente) che non funzionava
bene nelle persone depresse. Io stessa ho impiegato anni per sbloccare quello
della gola. Credo che questo tappo si sia creato in seguito alla decisione di
smettere di scrivere.
In parole povere,
affinché un essere umano si esprima al 100% delle proprie potenzialità, sono
necessarie due cose: che i chakra
siano in equilibrio fra loro, e
che
ciascuno di essi abbia il giusto livello di energia. Il compito dell’operatore
reiki è quello di riportare l’equilibrio avvicinando o appoggiando le mani sui
chakra, per scoprire eventuali blocchi e indirizzare l’energia là dove serve.
Tuttavia,
chi è alle prime armi può avere difficoltà a percepire il calore e a dosare la
quantità di energia da muovere, con le conseguenze descritte dal navigatore
solitario, che ne assorbiva troppa.
Se paragoniamo un romanzo a un organismo vivente,
vale lo stesso principio.
Spesso un aspirante
scrittore rischia di sovraccaricare alcuni aspetti del proprio romanzo a
discapito di altri. Per esempio, crea arzigogoli stilistici megalomani ma una
trama povera, oppure una storia avvincente con personaggi piatti e odiosi.
Con il
tempo e l’esperienza ciascuno di noi impara a riconoscere le disarmonie che
compromettono la buona riuscita dell’opera e il suo impatto sul lettore.
In poche parole, riesce a mantenere in
armonia i sette chakra del proprio romanzo e a far sì che ciascuno di essi sia
perfettamente bilanciato.
Premetto che il
mio articolo non ha lo scopo di perorare l’efficacia del reiki, né di generare
discussioni sterili con chi afferma di non crederci, magari senza averlo mai
sperimentato. Siete scrittori, quindi sono sicura che comprenderete la mia
metafora.
Primo chakra –
La concretezza.
Il chakra rosso,
in un essere umano, rappresenta la stabilità psichica, la capacità di governare
gli istinti, il radicamento, il senso di realtà. Non per altro, si usa
l’espressione “ha i piedi per terra” per indicare una persona molto concreta.
Allo stesso
modo, un romanzo non può parlare di aria fritta. Ogni storia, seppur di
invenzione, necessita di verosimiglianza e coerenza. Anche i fantasy presentano
una base di realismo.
Se queste
caratteristiche vengono a mancare, l’opera perde la propria credibilità e il
lettore ha difficoltà a immedesimarsi. Se invece sono portate all’eccesso, la dimensione del sogno scompare, l’aura
poetica cede il passo alla rozza quotidianità. Ogni storia che si rispetti deve
poter trasportare il lettore in una realtà immaginaria ma non per questo poco
credibile. Se ciò non avviene, tanto vale scrivere un saggio, una biografia o
un reportage giornalistico.
Secondo chakra
– Il divertimento.
Al chakra arancione
è associata l’energia creativa che si esprime nel talento artistico e nella
sessualità. Il colore arancione simboleggia la gioia di vivere, la felicità, l’allegria,
il divertimento inteso nel suo significato più positivo, come capacità di dare
piacere al proprio corpo e alla propria mente in modo sano.
Divertire il
lettore – a meno che il nostro romanzo non appartenga al genere comico – non
significa farlo ridere a crepapelle, bensì generare in lui sensazioni
piacevoli, consentirgli di evadere dalla
propria routine, renderlo più sereno. Tutto ciò può avvenire anche se la trama
è inquietante e parla solo di morti ammazzati: tutto dipende dalla nostra
capacità di generare piacere.
Questa
caratteristica dell’opera è complementare a quella descritta al punto
precedente. Quando il realismo ed
evasione riescono ad amalgamarsi alla perfezione, il romanzo è perfettamente
equilibrato.
Terzo chakra –
La personalità.
Già in passato
ho evidenziato come il terzo chakra rappresenti l’ ego di un individuo e
contribuisca a strutturarne l’identità. Nel plesso solare è infatti concentrata
la nostra capacità di agire con determinazione; da esso dipendono forza
di volontà, autostima e autonomia personale.
Un romanzo ha una
forte personalità se è originale pur nel rispetto delle convenzioni di genere,
se le vicende sono narrate con uno stile piacevole e accattivante, se i
personaggi sono definiti a 360° gradi e capaci di suscitare empatia, ma
soprattutto se il suo autore ha una voce chiara e riconoscibile, una voce che
si mantiene sul giusto tono di giallo, senza sbiadire e senza accecare il
lettore.
Quando faccio da
“cavia” riesco a cogliere facilmente il mondo interiore che scorre sulla pagina.
Mi accorgo subito se lo scrittore è insicuro o arrogante, imbarazzato per una
scena di sesso, terrorizzato all’idea di far male a un bambino. Con un brano
revisionato più volte e parzialmente ripulito dall’impulso creativo originario
è più difficile creare questo contatto, ma non impossibile: nemmeno l’ editing
più invasivo del mondo riuscirà ad annientare completamente l’energia che è alla
base dello stile di un autore.
La parola è
materia, vibra sulla pagina, è figlia legittima del nostro modo di essere. Anche
se ci imponiamo di essere distaccati, finirà sempre per parlare di noi. Quindi,
cerchiamo di avere un’autostima equilibrata, perché il lettore se ne accorgerà!
Quarto chakra –
L’emozione.
Al cuore, per tradizione, è associata la capacità di
provare emozioni, e credo che alla base di ogni romanzo ci sia un intento di
questo tipo.
Io investo molto sul fattore emotivo. Voglio che il
lettore si commuova e che sorrida. Voglio che soffra insieme ai miei
personaggi, che faccia il tifo per loro, che abbia a cuore la loro sorte.
Voglio che i colpi di scena disseminati qua e là lo colgano di sorpresa
facendolo saltare sulla sedia…
Credo di essere un vero vulcano in tale frangente, soprattutto
da quando sono riuscita a vincere la mia lotta contro il censore interno. A
volte però è necessario alleggerire un po’ la carica. A capitoli ad alta intensità emotiva se ne
devono affiancare altri più tiepidi, che diano al lettore la possibilità di
riprendersi, di rilassarsi un attimo prima di un’altra stoccata. Attenzione
però: ho scritto tiepidi, non gelidi. Un minimo di calore deve esserci sempre.
Se un romanzo non suscita in me alcun brivido, lo abbandono prima di arrivare a
pagina 20 e non voglio che il lettore faccia altrettanto con il mio.
Quinto chakra –
La comunicazione.
Quasi tutti gli
artisti hanno il chakra blu particolarmente sviluppato, in quanto presiede la capacità
di comunicare e la percezione estetica. Sul piano spirituale, rappresenta la
connessione con l’altrove, il contatto con dimensioni che trascendono l’umano:
quando sono particolarmente ispirata, ho quasi l’impressione di non essere
nemmeno io a scrivere.
Penso che ogni
romanzo debba veicolare un messaggio che vada oltre l’immediatezza della trama
e si leghi alla premessa iniziale. Fortunatamente ho trovato questa profondità
anche in molti romanzi commerciali. Ciò non toglie che in giro ci sia tanta
fuffa. Si tratta dei soliti noti che ho bastonato più volte, non c’è bisogno
che li nomini di nuovo. Romanzi che galleggiano sulla superficie e non
trasmettono nulla, che mi fanno sbadigliare, che dimentico non appena giunta
all’ultima pagina, a meno che non li faccia volare dalla finestra molto prima…
La scrittura è
comunicazione, non dobbiamo mai dimenticarlo. È uno strumento potentissimo che
crea un ponte fra noi e il lettore e ci permette di esprimere il nostro
sentire, senza filtri e condizionamenti. Pertanto un romanzo non dovrebbe mai
essere una copertina priva di contenuti, ma trasudare significato in ogni
pagina, brillare di luce propria.
Sesto chakra – L’intuizione.
Anche su questo
argomento ho già scritto un post nel quale evidenziavo l’importanza del sesto senso,
che consente allo scrittore di individuare istintivamente le soluzioni
narrative più efficaci.
Tuttavia, noi non
siamo i soli a dover potenziare la capacità di intuizione. Anche il lettore
deve sforzarsi di scendere sotto la superficie. Non possiamo fargli trovare la
pappa pronta e rivelargli tutto subito. Possiamo fornire degli indizi e mettere
in evidenza alcuni aspetti della trama, dell’ambientazione e dei personaggi, ma
lui dovrà essere capace di coglierli anche senza il nostro aiuto. “Show don’t tell”, in fondo, significa
questo: io metto in scena ciò che devi sapere, e tu devi trarre autonomamente
le dovute conclusioni.
Gli elementi da
mostrare ovviamente devono essere dosati con sapienza: mi è capitato di recente
di leggere un romanzo (“La caduta degli angeli”, di Samuel Bjork) in cui veniva
messa un sacco di carne al fuoco. L’autore mi ha bombardato con una raffica di
informazioni che poi non ha sviluppato e spiegato. Arrivata al termine della lettura, avevo un
quadro piuttosto vago di ciò che era successo.
Settimo chakra
– l'eternità.
Il settimo
chakra, posto sulla sommità della testa, rappresenta la connessione con il
divino. Attraverso la “corona”, l’individuo comprende di essere parte del tutto
e sviluppa una propria coscienza spirituale, si rende conto di non essere un’isola
in mezzo al mare, ma una creatura in contatto costante con le altre persone e
con l’universo intero.
Un romanzo non appartiene
soltanto a chi l’ha scritto. Appartiene al lettore, che ha avuto modo di
apprezzarlo e di comprenderlo. Appartiene alla casa editrice che ha deciso di
investire sul progetto. E appartiene alla collettività intesa in senso lato, ai
posteri che in un lontano futuro avranno modo di leggerlo, a sconosciuti che
non conoscono il nostro volto, ma solo uniti a noi da un oggetto molto
semplice, fatto solo di pagine e di parole…
Nel momento in cui la nostra opera si stacca da noi e inizia a girare per il mondo, è destinata a esistere per sempre. Siamo davvero pronti? Chissà!
Nel momento in cui la nostra opera si stacca da noi e inizia a girare per il mondo, è destinata a esistere per sempre. Siamo davvero pronti? Chissà!
Il lancio della patata bollente.
Se volete
saperne di più sul reiki o qualche aspetto dell’articolo non è chiaro, chiedete
pure! Intanto ditemi: secondo voi, quali
sono i chakra forti dell’opera che state scrivendo? E quali avrebbero bisogno
di essere equilibrati?
L'equilibrio è importante senz'altro, ma certe volte mi chiedo se la capacità di bilanciare tutti gli elementi di un romanzo venga spontanea o se si debba riflettere tutte le volte che si sta raccontando una storia: sarò stata concreta al punto giusto? Avrò generato quella giusta dose di evasione da somministrare al lettore? Avrò mostrato la mia personalità senza ipocrisia, celando la mia insicurezza o la mia arroganza? Avrò coinvolto emotivamente? Avrò mostrato le chiavi di lettura in modo corretto? La mia storia sarà capace di immortalità?
RispondiEliminaMi rispondo che alcuni elementi nascono con il desiderio di scrivere una bella storia, almeno questo è ciò che è capitato a me: ho scritto un romanzo che può piacere o meno, ma ho riversato in esso tutti gli ingredienti che tu hai descritto alla perfezione, non so in che misura e non so se tutti bene equilibrati, ma alcuni "chakra" mi sono venuti spontanei. Solo, non sapevo che un giorno li avrei chiamati così! :)
Io credo che in fase di stesura ci si debba preoccupare poco di questi elementi, altrimenti si rischia di non finire più. Quando si revisiona l'opera completa può essere spontaneo notare certi squilibri, perché con il tempo si sviluppa una sorta si "orecchio", con la giusta distanza diventa più semplice accorgersi se il romanzo è sbilanciato.
RispondiEliminaOra come ora non saprei neanche dire se la concretezza penalizzi l'evasione o l'infodump limita la possibilità di intuire (non credo, visto che mi hai suggerito di dire un po'di più... ;)...) ma con il tempo ci si potrà lavorare. Ora come ora mi interessa soprattutto scrivere, e farlo nel modo migliore. Con una base da cui partire sarà più facile calibrare i vari elementi affinché la storia risulti completa ed equilibrata. :)
Che intendi per veicolare un messaggio? Per me non è necessario che un romanzo debba avere un suo messaggio da trasmettere, una storia può benissimo essere una storia e basta.
RispondiEliminaNel mio credo ci siano concretezza, divertimento, personalità di sicuro. Per le altre non saprei proprio.
Io penso che ogni storia, anche quella più commerciale, abbia un significato che va oltre l'immediatezza della trama. La premessa, in fondo, serve anche a capire cosa voglia dire una certa storia. Io provo sempre a identificare questo valore aggiunto, e nel 99% dei casi riesco a trovarlo. :)
EliminaFra le storie che vorrei scrivere ce n'è di sicuro qualcuna che ha un messaggio, nel senso che è qualcosa che ho deciso io a priori. Nelle restanti invece a me è solo venuta in mente la storia, ma non mi sono soffermato a pensare a un messaggio. Si potrebbe riflettere su questo con dei post dedicati, uno da te e uno da me ;)
EliminaTempo fa ne avevo parlato, ma solo dal punto di vista del lettore, non da quello dell'autore.
Il messaggio non necessariamente va stabilito prima di iniziare a scrivere. Se la storia é forte emerge spontaneamente in fase di stesura, ed è poi rafforzato in revisione. :)
EliminaVada per la tua proposta: ragioniamci insieme e tireremo fuori un lavoro interessante!
Come ho già detto (almeno credo), sto imparando a buttare giù e a rimandare a dopo rifiniture, correzioni e via discorrendo. Per adesso i punti deboli (lacune nella trama, oppure scene che non servivano a nulla), li ho individuati pensandoci su parecchio. Ripetendomi in modo ossessivo: "Sì, ma 'sta roba a che serve? A parte fare volume, a che serve?". Ed effettivamente dopo averci riflettuto estraggo la sublime ascia, e procedo all'amputazione. Però sono ancora all'inizio, quindi vedremo...
RispondiEliminaDimenticavo: ogni volta che premo il pulsante di Twitter sul tuo blog, mi compare "Il tuo messaggio non può essere inviato". E succede solo con il tuo blog.
RispondiEliminaCapisco molto bene il problema di cui parli, perché anche io ho difficoltà a volte a tenere a bada il mio revisore. Soprattutto quando la stesura era agli albori, tendevo a rileggere e correggere mille volte, con il risultato di procedere con una lentezza allucinante. Adesso, invece, sto imparando ad avere più fiducia nella mia creatività e a non pretendere una perfezione eccessiva (sempre relativa, perché non sempre troppi maneggi migliorano il testo) nella mia prima stesura.
EliminaP.S. So che ci sono questi problemi su twitter e ho già mandato una segnalazione. Credo che il mio blog sia stato catalogato come spam per errore. Appena ho risolto ti faccio sapere.
Il mio lessico è decisamente più "occidentale", ma hai ragione su tutta la linea. Un romanzo ben bilanciato è difficile da trovare, anche tra quelli scritti da autori di talento. Proprio oggi discutevo con un'amica, che pure adora King, di come alla fine la risoluzione di It (o meglio, il climax) sia deludente.
RispondiEliminaIl problema è lasciar le emozioni libere di correre ma su un percorso guidato, un fiume ben arginato che non secchi e non esondi. Non è facile, però, essere diga di se stessi...
Forse non è nemmeno giusto arginare questa diga, in prima stesura. Il chakra del cuore e quello della gola devono imporsi, sulla pagina esprimendosi al meglio, così come il secondo, che rappresenta la creatività. Poi, nella revisione, eventuali eccessi potranno essere limati, in modo che il romanzo assuma una forma un po' più definita. Si tratta di un lavoro, però, che secondo me può essere tranquillamente fatto in un secondo momento. :)
EliminaQuello forse dipende dal metodo ed è più personale. Io ho bisogno che la storia non mi sfugga di mano già a prima stesura. In ogni caso arriva il momento in cui gli argini vanno messi e, prima o dopo che sia, non è facile
EliminaSu quale chakra devo premere per diminuire velocemente lo stress? E, il chakra, ha qualcosa in comune con il Cha cha cha?
RispondiEliminaP.S. bel post. ;)
Beh sicuramente non c'entra con il karma! :D (ricordo che una volta ti avevo bacchettato per aver fatto confusione).
EliminaTu non puoi farlo, ci vuole un corso per poterlo fare. In genere lo stress è connesso al secondo o al sesto chakra ma non è detto.
Sono contenta che il post ti sua piaciuto.
Con riferimento ai chackra e ai concetti-energia ad essi correlati, sto proprio scrivendo sull'ennesimo argomento e quindi non posso che complimentarmi per la tua idea di vedere il romanzo come questo equilibrio di energie. Al quarto avrei dato più il concetto di "equilibratore", come aspetto centrale. Anche io avevo trattato questi aspetti (pur non specificando che mi stavo basando sui chackra), in alcuni post (aspetti centrali e trasformazione della scrittura) molti mesi fa. Comunque, interessante! :) Il problema forse è riuscire ad accedere all'energia del settimo, perché lo scritto possa già dall'inizio avere carattere universale. Buona la tua idea!
RispondiEliminaIl settimo chakra é difficile contestualizzare in senso narrativo. Forse più che dei chakra in sé si dovrebbe parlare della consapevolezza spirituale dell'autore, perché ciò che una persona crede e sente si riflette inevitabilmente sul suo scritto
EliminaHo la speranza che il mio romanzo in elaborazione sia equilibrato... alla fine! Per ora, come sempre durante la prima stesura (nemmeno terminata), è impossibile dire come sarà. Conoscendomi, sono sicura che l'emozione non mancherà, l'eternità neppure. Mi ha fatto piacere questa infarinatura sui chakra, argomento che da tempo voglio approfondire, senza mai farlo. Confido che al momento giusto ci arriverò. :)
RispondiEliminaGià, come dicevo anche in altri commenti, questo equilibrio sarà portato in revisione. Io credo di essere troppo "seriosa", devo potenziare il secondo chakra!
EliminaComunque se vuoi saperne di più sull'argomento scrivimi pure, posso darti tutte le info che ti servono. Tu che pratichi yoga potresti fare il primo livello reiki, non ci vuole niente. :)
Bello questo post e originale l'idea dei chakra applicata al romanzo!
RispondiEliminaPer quanto riguarda i miei, credo che i chakra più forti siano senz'altro 'l'emozione, ''l'intuizione', 'l'eternità', almeno a giudicare dai commenti dei lettori. Alle volte tendo un po' a disancorarmi dalla 'concretezza' nella stesura del romanzo, però cerco di migliorare! :-)
Sono contenta che ti sia piaciuta questa idea. Se devo essere sincera, ero un po' timorosa, perché non si tratta di un argomento semplice. Ci sono molte persone che nemmeno sanno cosa siano i chakra! :)
EliminaBellissimo post, l'ho letto e stampato per tenermelo a portata di mano. Mi ero scordata di commentare, come al solito, dal telefono. Nel mio scrivere sono carenti la concretezza e l'eternità, mi sono riproposta di impegnarmici!
RispondiEliminaLisa scusami non avevo visto questo commento, si era perso nel mucchio. Mi dispiace rispondere così in ritardo! Sono comunque contenta che il post ti sia piaciuto! :)
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