Anacronismi e incongruenze in due romanzi quasi perfetti
Dopo tutto cos'è una bugia?
Solo la verità in maschera.
(George Byron)
Durante il mese di gennaio, un po’ grazie alle ferie
e un po’ per colpa dell’influenza, ho avuto la possibilità di leggere più del
solito. Quattro romanzi, tutti piuttosto interessanti, sono già stati divorati.
Fra questi, due thriller italiani: “Il ladro di ricordi” di Alessandra Pepino e
“La moglie perfetta” di Roberto Costantini.
Sebbene entrambe le opere mi siano piaciute molto per
la trama accattivante, lo stile duro ma al contempo poetico e l’approfondimento
psicologico del personaggi, il mio giudizio complessivo è stato compromesso
dalla presenza di alcune incongruenze nel libro della Pepino e tre anacronismi
palesi in quello di Costantini.
Ammetto di essere un po’ fissata con la coerenza
storica e narrativa. Marina,
la mia unica beta-reader, può confermarlo: ho perso il conto delle volte in cui
mi sono posta dubbi sulle mie scelte, per poi (giustamente) essere esortata a
proseguire nella stesura e a verificare gli aspetti controversi in fase di
revisione. Quando leggo non sono da meno: io mi impegno ad accettare le regole
del mondo rappresentato dall’autore per tutto il tempo che trascorro fra le
pagine del suo libro, ma lui deve sapermi dare ciò che mi ha promesso, che si
tratti di alieni e macchine volanti o di un serial killer nell’Italia del
duemila-qualcosa. Le ambientazioni immaginarie acquistano credibilità ai miei
occhi se hanno una propria coerenza interna; allo stesso modo, quelle
realistiche possono sbriciolarsi sotto il
peso di un dettaglio stonato, che solitamente riesco a beccare meglio di un
radar. L’imprecisione (dell’autore o dell’editor che non ha scovato l’errore)
per me è indice di scarsa serietà: mi sembra quasi una presa per i fondelli.
Non è per fare le pulci ai due autori
se ho deciso di scrivere questo post, ma per farvi capire quanto sia facile cadere in contraddizione,
creando così una crepa in un romanzo pressoché perfetto. Gli esempi da me
illustrati vogliono esortarvi a prestare attenzione e porvi domande sulla
verosimiglianza di ciò che state raccontando, perché questo è ciò che distingue
un dilettante da un professionista.
Siccome a prescindere dalle note stonate vi consiglio
entrambi i romanzi, niente spoiler!
INCONGRUENZE
Secondo il Dizionario della Lingua Italiana,
incongruenza significa “mancanza di convenienza o coerenza”. In un romanzo questo
termine vuole indicare tutti gli elementi narrativi che stridono con la realtà
dei fatti e, in generale, con le regole dell’universo rappresentato.
Come accennavo
sopra, gli esempi proposti sono tratti dal romanzo “Il ladro dei ricordi” di
Alessandra Pepino. È doveroso precisare che, a differenza degli anacronismi,
tali incongruenze non sono oggettivamente verificabili. Ho fatto quindi
affidamento sulla mia esperienza, sul
mio buonsenso e sul parere di due persone esterne che concordano con la mia opinione.
Mi rendo conto che possiate non essere d’accordo con me; ritengo comunque
importante trasmettervi quanto ho percepito.
Lo scrittore geniale.
Fra i personaggi di “Cattivi presagi”, opera che ha
preceduto “Il ladro di ricordi”, c’era un giallista che stava attraversando un
periodo di crisi, non riusciva a buttar giù due parole messe in croce ed era
alla ricerca di un’idea per la sua nuova storia. La data scritta a caratteri
cubitali: giugno 2013.
Nel secondo volume della serie, ambientato a dicembre
dello stesso anno, il tanto desiderato romanzo troneggia nella vetrina di una
libreria. Sei mesi dopo il blocco dello scrittore, capito? Ripeto: sei mesi.
Se i tempi dell’editoria
fossero questi potremmo stappare la bottiglia di champagne. L’autrice, avendo
pubblicato due romanzi, dovrebbe sapere che stesura ed editing richiedono tempo
anche per uno scrittore già sotto contratto, a meno che non sia Stephen King. E
Cesare Melchionna non è Stephen King.
Aspettando lo psichiatra.
Mi auguro che nessuno di voi ne abbia mai avuto
bisogno. Sinceramente, nemmeno io. Però sono stata da uno psicoterapeuta e so
che di solito in questi ambienti c’è molta riservatezza, il dottore fa in modo
che i pazienti non si incontrino mai. Lo sclero è ancora considerato un
argomento delicato.
Ho trovato inverosimile
che nella sala d’attesa dello studio di una strizzacervelli ci sia un viavai di
gente che nemmeno nella metropolitana milanese all’ora di punta: gente che
aspetta, osserva gli altri, fa amicizia proprio come al bar. L’incoerenza
diventa ancora più stridente se il dottore in questione cura solo gente
dell’alta società napoletana, ricconi e parvenu che sicuramente non vogliono
far sapere i fatti propri in giro.
Stessa spiaggia stesso mare.
Perché sulla spiaggia di uno stabilimento balneare
abbandonato da anni ci sono le sdraio e gli ombrelloni? Questo dettaglio
sarebbe stridente anche se si trattasse di una semplice pausa invernale: terminata
la stagione dei bagni solitamente viene sbaraccato tutto affinché gli oggetti
non si rovinino con la pioggia e altri eventi atmosferici. Non so come funzioni
al sud, ma a Sanremo si fa così: se volete vi mando una foto!
Inoltre, essendo la storia ambientata nell’Italia
della crisi economica, trovo inverosimile che nessuno si sia “arrubato”
(ricordiamoci che siamo a Napoli) tutta la mercanzia per rivenderla al
mercatino dell’usato o prendere il sole sul balcone. Sono troppo pignola?
Giammai!
ANACRONISMI
Fra le due definizioni di anacronismo trovate in
rete, riporto quella più pertinente con il nostro discorso: errore in cui si cade attribuendo certi
fatti ad un'epoca diversa da quella in cui sono avvenuti.
Nel caso de “La moglie perfetta” di Roberto
Costantini, più che di eventi si parla di dettagli storici.
Apprezzo moltissimo il lavoro di questo autore, come
si evince anche dal mio post “Letture
che ispirano – La trilogia del male”, quindi certi errori mi hanno lasciato
l’amaro in bocca. La sorpresa è ancor più giustificata se si considera che l’attendibilità
storica era il punto di forza dei tre romanzi precedenti: che si parlasse dell’Italia
all’inizio degli anni 80 o della Libia dopo la seconda guerra mondiale,
Costantini era sempre sul pezzo. Quindi perché, cazzo! Perché? Una cosa del
genere me la sarei aspettata da qualche sbarbatello. Invece tu quoque, Roberto!
I tre
anacronismi che citerò sono tutti presenti nella prima parte del romanzo,
ambientata a maggio del 2001. Ciascuno di essi è stato verificato, sebbene solo
nel secondo caso avessi dei dubbi.
Vietato fumare.
Il commissario Balistreri fa sempre quello che gli
pare. Abbiamo avuto tre romanzi con una media di seicento pagine per conoscerlo,
quindi non c’è bisogno di sottolineare la sua ribellione facendolo fumare in
commissariato davanti al cartello del divieto, anche perché nel 2001 le sigarette
nei luoghi pubblici erano consentite. Io lo so molto bene, visto che a quei
tempi fumavo nei corridoi dell’università. Comunque ho fatto una ricerca: il
divieto di fumo nei luoghi pubblici e negli uffici privati aperti al pubblico è
stato istituito con la legge n.6/2003 e attualizzato il 10 gennaio del 2005.
I pionieri della tecnologia.
Nascondo i nomi dei personaggi per non fare spoiler: “La donna estrae un Nokia dalla tasca e ce lo
porge. C’è una foto con X e Y come sfondo dello schermo.”
Come potete osservare nella galleria fotografica “15
cellulari che hanno fatto la storia”, sul sito www.focus.it, il primo
telefonino con schermo a colori, l’Ericson T68, uscì a Natale del 2001. Per una
rudimentale fotocamera a bassa definizione si dovrà aspettare il NEC, nel 2003.
In poche parole,
la signora possedeva un oggetto che non era ancora stato inventato!
Facebook.
“Con tutte
queste cavolate di Facebook la gente sa sempre dove sei. Non mi piace.”
Dopo aver letto questa frase ho fatto un salto sulla
sedia: facecosa?! Nel 2001?
Costantini non ha visto il film “The Social Network”?
Ai tempi Zuckerberg studiava ancora il liceo.
Facebook nacque nel febbraio del 2004, ma all’inizio il suo utilizzo era
circoscritto alla facoltà di Harvard. In Italia arrivò solo all’inizio del
2006. (V. Wikipedia).
Questo
anacronismo diventa ancor più grave se si considera che il personaggio in
questione dice di aver spento il cellulare per non rivelare la propria
posizione ai contatti. Quindi aveva anche lo smartphone?
Il lancio della patata bollente.
Anacronismi e incongruenze sono
errori molto insidiosi. Ne avete mai trovati nelle vostre bozze? Io sì. E in opere altrui?
Citatemene qualcuno!
A me salta in mente solo Dumas che sbaglia il calcolo degli anni del conte di Montecristo. Ma non se ne accorge nessuno, nemmeno io me ne sono accorto. Di fronte a tutte quelle pagine, il lettore spesso scorda certi dettagli. Per fortuna ci sono certi lettori che invece non perdono di vista niente.
RispondiEliminaL'ho letto tantissimi anni fa e non me ne sono accorta. Chissà se ora, con un po' di esperienza in più, avrei sgamato l'errore? Ora lo so, quindi la sfida non vale più. :)
Elimina"Comodo silenzioso vicinanza metro" simpatico romanzo di Spinaci, dove si dice che Dal cimitero Monumentale parte Viale Certosa a Milano. No, dal cimitero Maggiore parte (o meglio arriva) Viale Certosa. Da uno scrittore se non milanese, lombardo e una editor milanese non mi aspettavo sta cosa. Mi ha fatto andare di traverso l'intero libro. L'oltraggio Sara Bilotti ediz. EINAUDI STILE LIBERO a Firenze c'è la stazione Centrale. No, è S. Maria Novella, Sara Bilotti ha un'agente fiorentina (lo so bene, è la stessa mio) mi aspettavo quindi che qualcuno si accorgesse della vaccata e correggesse. Niente. Sandra PS. no, credo che nei miei testi ste cose non ci siano
RispondiEliminaPersino io che non sono di Milano e che vivevo in tutt'altra zona so che il cimitero maggiore è alla fine di Viale Certosa. Pietro Colaprico (mi sembra) chiamava il 14 "il tram delle vedove" perché la domenica mattina era sempre pieno di anziane signore che vanno a trovare i mariti...
EliminaA discolpa dell'agente, posso dire che noi fiorentini raramente ci riferiamo alla Stazione S.M.Novella come tale. E' inoltre scontato che dicendo soltanto "S.M.Novella" non si faccia mai riferimento alla Stazione bensì alla piazza o alla chiesa omonime.
EliminaIo stesso da fiorentino, nel mio romanzo, uso indifferentemente "Centrale" o "S.M.Novella" a seconda del momento e del contesto.
Sai che io credevo tu fossi livornese?
EliminaNon chiedermi per quale motivo perché non lo so! :-D
Sì, il mitico tram 14 e Ivano grazie, quindi voi chiamate S. Maria Novella, centrale? Temo però che in un romanzo, in cui una ragazza che viene da fuori arriva a Firenze (questo è il contesto) si debba chiamare SMN. Sandra
EliminaNon so, Sandra, dovrei leggere il testo, comunque dubito che un fiorentino lo potrebbe mai percepire come un errore. Nel mio romanzo i punti in cui chiamo la stazione "Centrale" e quelli in cui la chiamo "S.M.Novella" più o meno in percentuale si equivalgono.
EliminaC'è un'ottima ragione per cui i miei romanzi li ambiento in un passato recente ma indefinito, in un posto inventato che si rifà a una generica provincia del centro nord :)
RispondiEliminaCome lettore, invece, sono di bocca buonissima: credo che avrei mandato giù tutto senza batter ciglio. Altro che incongruenze e anacronismi! ;)
I romanzi sono belli, tant'è che su Amazon ho assegnato a entrambi 4 stellette. Però che peccato per questi scivoloni! Io non sono di bocca buona, anzi!
EliminaAnch'io sono un maniaco del dettaglio. Prima di spedire i racconti a Mondadori controllo sempre i dati che riguardano il contesto storico, la cronologia della storia e degli eventi che la compongono e le varie attività che i personaggi svolgono. Naturalmente tutti possono commettere qualche leggerezza.
RispondiEliminaLe leggerezze capitano, ci mancherebbe, siamo esseri umani. Io stessa ne ho commessa qualcuna. Tuttavia credo che al momento della revisione valuterò ogni affermazione. L'editing in fondo serve anche a questo. Ed è strano che una casa editrice importante come Marsilio abbia potuto pubblicare degli svarioni simili.
EliminaProprio facebook. In un mio racconto ambientato nel 2005 uno dei protagonisti chattava su facebook... Quando mi sono documentato e ho verificato l'impossibilità materiale, ho convinto il personaggio a ripiegare sul buon vecchio MSN Messenger ;-P
RispondiEliminaVero! Nel 2005 avevamo tutti MSN. Anche il mio protagonista lo usava! :-D
EliminaCito una incongruenza che è grossa come una casa... ma che dico? Come un continente! James Rollins (autore internazionale), da "L'eredità di Dio". Scena ambientata alle Seychelles: descrive una nave di pirati che dopo aver combinato la loro scorreria "si dirigono rapidi ad est, verso la Somalia".... Ehm, l'Africa però, rispetto alle Seychelles, si trova decisamente ad ovest, la Somalia a nord-ovest. Oddio, la Terra però è rotonda: anche andando ad est arrivi in Africa (magari non proprio rapidamente, però ci arrivi...) :-D
RispondiEliminaAmmetto la mia ignoranza: sono andata a vedere la cartina perché non ricordavo dove fossero precisamente le Seychelles. La Somalia sì! ;)
EliminaLe incongruenze sono quelle che temo di più nei miei romanzi, sugli anacronismi invece vado più tranquilla perché non mi sono mai spinta molto indietro, al massimo agli anni '80 che comunque conosco bene visto che ci sono vissuta :)
RispondiEliminaTrovo gravi gli anacronismi che hai citato, penso che possano rovinare il piacere della lettura. Ma poi mi domando: gli editor che ci stanno a fare?!
Secondo me il rischio di anacronismo è ancora più forte quando la storia è ambientata nel passato recente, perché ci sono molti automatismi mentali. A me è capitato di far pagare il personaggio in euro nel 2000, o di usare il termine "leggings". Però rileggendo è facile accorgersi di queste cose, che possono comunque essere corrette prima che l'opera arrivi al pubblico. :)
EliminaSei tremenda! :)
RispondiEliminaIo sono maturata negli anni: solo adesso noto incongruenze e anacronismi, prima assolutamente no. E ti dirò di più, quando leggo devo mettermi in doppia modalità, lettrice semplice e lettrice attenta, per scovare quel qualcosa che non va, perché se decido che devo solo godermi la lettura, la mia mente non si sofferma.
Però è importante: una volta, in un romanzo, poi abbandonato, ho citato un libro scritto molto tempo dopo rispetto ai fatti narrati e ho messo in campo una mail quando ancora si usavano i fax per comunicare. Ma tanto quel romanzo è morto nel cassetto!
Adesso, nel bel ruolo di cui mi hai investito, sarò una pulce che si addentrerà in ogni riga del tuo romanzo, con lente d'ingrandimento fra virgole e punti. :D
I controlli servono proprio per evitare certe cose! :-)
EliminaInvece le mie modalità sono 2 in 1: mi godo la lettura, ma a volte scatta l'automatismo dello scrittore. Di certe cose mi accorgo anche se sto prestando attenzione solo alla storia, almeno per quanto riguarda le sviste più evidenti.
Innanzitutto vivissimi complimenti per questo post. Me lo terrei segnato e, perché no, lo stamperei e lo appenderei ad una parete di casa per rileggerlo come un mantra ogni volta che mi imbatto in qualche blog in giro per la rete dove si elencano in modo cieco gli "indiscutibili vantaggi di pubblicare tramite casa editrice" rispetto alla fuffa e alla bassissima qualità dei racconti di chi si autopubblica... Leggendo il tuo post penso che sia impossibile non chiedersi come mai i "professionisti" dell'editoria (quindi la catena di editor+correttori di bozze+scopavirgole+beta-reader e compagnia bella) non siano stati in grado di rilevare queste inesattezze! Forse che... forse che... forse che... alla fine non sono poi così professionali? Oppure hanno lavorato in modo superficiale?
RispondiEliminaUno scrittore potrebbe anche essere poco professionale e preparato ma... perché dovrebbe correre il rischio di affidarsi ad una casa editrice il cui staff non è poi così professionale come l'apparenza lascia intendere?
Ribalto la domanda in modo più provocatorio: perché uno scrittore deve affidarsi ad una casa editrice se il suo staff non è in grado di limarne le sbavature?
Ok, non facciamo di tutte le erbe un fascio. Ovviamente ci sono tantissimi romanzi e racconti pubblicati che non presentano incongruenze e anacronismi. E quindi tante case editrici che lavorano bene...
Però ho trovato il tuo post molto intelligente e onesto: non ho ancora ben inquadrato la tua posizione rispetto al self-publishing e non mi stupirei (visto il post stesso) se tu fossi molto critica in merito, visto che la maggior parte delle opere self sono poco curate.
Quello che però mi ha sempre infastidito leggendo le varie diatribe in cui mi sono imbattuto per il web è la gente che preferisce mille volte la casa editrice perché pensa che sia l'unico modo di filtrare le opere perfette. Equivale a dire che se vado in libreria sugli scaffali ci trovo solo romanzi perfetti, trame bellissime, opere curatissime e prive di errori, incongruenze, anacronismi.
Anche io sono un lettore accanito e anche io mi sono imbattuto in tanti errori (anche solo di battitura) di autori affermati del calibro di Dan Brown, Corrado Augias, Tiziano Terzani, James Rollins... Ho già avuto modo di citarli sui post dei miei blog, da qualche parte.
E allora? Come la mettiamo?
Io penso che la pubblicazione tramite case editrice sia, in sostanza, un gran collo di bottiglia dove passa solo un romanzo ogni mille e, quel che passa, ci passa più per questioni di vendibilità e di moda del momento, a scapito del valore. Alla fine la casa editrice per stare in piedi deve vendere e guadagnare.
Penso che avrai intuito che prediligo il self-publishing. Ho una gran cura dei dettagli e degli anacronismi. Sono stato spavaldo nei primi racconti (che rivedrò al più presto) perché ho voluto più che altro testare la serietà ed affidabilità della piattaforma self (finora ne ho usate tre, scartando le prime due). Ora che l'ho individuata mi sto concentrando sul contenuto. E prima di scrivere certi passaggi mi documento bene e mi sparo letture ed articoli per essere sicuro di non cadere in contraddizione. E riconosco che a volte non basta.
Ma quando leggo post come il tuo mi incoraggio! :-D
Per prima cosa spieghiamo ai lettori che non sei impazzito scrivendo due commenti completamente diversi a distanza di poche ore, ma mi hai inviato quest'ultimo in mail perché temevi di "rovinare l'atmosfera". E perché mai? Ognuno è liberissimo di esprimere la propria opinione seppur con civiltà e serenità. I post non sono scritti per ricevere commenti ameni (sebbene anche quelli siano graditi) ma per confrontarci sulle tematiche che ci riguardano.
EliminaIo sono favorevole al self-publishing quando affrontato con serietà. Purtroppo molte case di EaP e tipografie online stanno veicolando il messaggio tale per cui "oggi tutti possono essere scrittori". Sbagliato: l'auto-pubblicazione è una forma di imprenditoria, non un gioco. Se a me piace canticchiare vado al Karaoke, non mi metto a registrare un disco. Allo stesso modo nessuno impedisce a chi ama scrivere di cimentarsi in qualche raccontino o romanzo, purché esso non venga spacciato per un prodotto valido. Ci vuole oggettività nel giudicare se stessi, se si vuole auto-pubblicare. Da questa consapevolezza non si scappa.
Mah, che dire? Sul fatto che sia o meno impazzito ce ne sarebbe da dire... :-D.
EliminaSull'anticipo via e-mail: vedo che a volte l'atmosfera si scalda in fretta... :-)
Sulla visione dell'auto-pubblicazione come una forma di imprenditoria: la condivido in pieno. La stesura di un racconto, anche breve, non è mai un lavoro banale.
Un racconto breve non è un lavoro banale. Nemmeno un post per il blog lo è. Però se uno non sa la grammatica è meglio se lo tiene per sé. ;)
EliminaIl post è davvero molto bello e dettagliato!
RispondiEliminaSulle questioni che poni ci sono sostanzialmente due scuole di pensiero.
– Mai rovinare una bella storia con la verità.
Secondo cui un narratore deve preoccuparsi davvero poco di simili inezie, purché la storia funzioni.
– Lo scrittore ha il dovere morale della precisione.
Per cui ogni errore o incongruenza è un peccato capitale.
Inutile dire che io appartengo alla seconda e mi irrito moltissimo quando trovo questi svarioni (sopratutto nella narrativa storica), perché penso che la documentazione e il controllo siano parte del lavoro di un autore. Questo, è ovvio, non mi rende perfetta. Quando scrivo narrazione storica sono sempre preoccupata di cacciare dentro qualche errore madornale. Oltre tutto, magari lo maschero bene, ma la Londra Vittoriana non la conosco come vorrei o forse dovrei. Una volta ho letto un saggio sul denaro allora in uso e mi è venuto un mal di testa angoscioso, perché il sistema inglese dell'epoca era terribilmente complicato e tutt'altro che decimale. Poi ho ricontrollato alcuni racconti di Doyle e ho visto che Holmes non ha quasi mai in mano del denaro e di solito se la cava dando "mezza corona" per ottenere informazioni. Quindi ho deciso che non racconterò mai un giallo finanziario o in cui un costo o una precisa quantità di denaro sia importante e che mi accontenterò sempre di informazioni pagate "mezza corona", perché se no ne esco matta!
Inutile dire che la penso esattamente come te. Per me la storia perde di credibilità, se non ha una base di verosimiglianza. E anche nel Fantasy essa non può mancare, fosse anche soltanto nella rappresentazione psicologica dei personaggi.
EliminaIo non ho mai scritto narrativa storica, ma anche ambientare la storia nel passato recente può causare qualche problemino. Ogni tanto mi trovo a controllare quando dati oggetti siano diventati di uso comune (uno su tutti: la Playstation), sugli usi, sulle abitudini e sulle parole utilizzate. La revisione sarà certosina. :)
Quanto è difficile scrivere storie ambientate in un passato così vicino, certe cose ci sembrano così normali che pensiamo siano sempre esistite. Ricordo quando ammirai Murakami per questo, scrivere negli anni duemila una storia degli anni ottanta senza mai cadere in un anacronismo.
RispondiEliminaSull'ultimo punto però devo contraddirti, non serve il gps per rivelare la posizione di un telefono cellulare acceso, basta conoscere l'ubicazione delle celle a cui si è agganciato. La rilvazione non è precisa come quella del gps, ma comunque non a così lontana ;)
Oh, che bello, finalmente sei anche qui: benvenuto! :-)
EliminaTi ringrazio per aver segnalato la spiegazione, anche se rettificare (cosa che ho fatto) non cambia molto il senso del discorso visto che l'autore ha scritto:
- che nel 2001 c'era Facebook;
- che il personaggio non vuole rivelare la propria posizione al contatto.
Niente GPS, quindi. Ma perché ciò avvenga dovrebbe avere almeno uno smartphone. Capisci che è decisamente improbabile. :)
Grazie :) mi sento osservato :P
RispondiEliminaLa cosa grave è facebook nel 2001
gli smarphone in realtà esistevano, tipo questo https://it.wikipedia.org/wiki/Nokia_9000_Communicator che è del '96, anche se erano abbastanza rari visto il costo spropositato ;)
Comunque anche io tendo ad essere pignolo su queste cose, infatti mi odiano :D
Attenzione però: io non ho mai scritto che gli smartphone non esistevano. è palese che qualche modello pionieristico potesse già essere in giro, ma ciò non significa che una ventenne povera in canna potesse possederne uno per collegarsi su un social...che non esisteva!
EliminaNel condurre la mia analisi non mi sono basata sull'esistenza "fisica" dell'oggetto, bensì sulla sua presenza a livello di mercato.
Se qualche divo del cinema lo utilizzava nei film non mi interessa: mi interessa chi se ne serve nel romanzo.
Anche il T68 e il NEC non sono stati in assoluto i primi cellulari del genere, ma sono stati i primi ad essere diventati oggetto di uso comune, alla portata di quasi tutti e non solo delle elites.
Per quel che mi riguarda - pur sintetizzando per esigenze di spazio - ho cercato di rendere la mia analisi il più attendibile possibile. :)
Una volta però stavo per farmi una talpa colossale. Nel romanzo l'autore si riferiva ad alcuni poliziotti come appuntato o brigadiere o maresciallo. E io, e no, quelli sono i gradi dei carabinieri!
RispondiEliminaMeno male che prima di segnalare l'errore ho fatto una bella ricerca, e negli anni 60, quando si svolgeva la storia, quei gradi erano usati anche nella polizia ;)
Anche a me è successo di fare una gaffe simile: in Francia nel 1913 o giù di lì un uomo era stato messo sulla ghigliottina, e io credevo fosse stata abolita molto prima... anch'io ho verificato. :)
EliminaSe non ricordo male la ghigliottina è stata abolita in francia abbastanza di recente, anni '80 addirittura? Compare pure in un film di Pozzetto e Giorgi, mia moglie è una strega
EliminaMi sembra poco prima della seconda guerra mondiale. Appena posso ci guardo. :)
EliminaEcco: nel 1939 sono state abolite le esecuzioni pubbliche. La pena di morte in Francia c'è stata fino agli anni 80. L'ultima ghigliottina nel 77. :)
EliminaMi ricordo, avrò avuto 6 7 anni, quindi primissimi anni 80, che andai in francia con la famiglia e, sapendo che lì c'era ancora la pena di morte, ecco, non ero tranquillo :D i bambini :D
EliminaVisto che io sono un pignolo della scienza, mi accorgo subito quando un autore di fantascienza hard (quindi quella che si concentra soprattutto sul realismo) sbaglia un dato. Visto che però la maggior parte degli errori di questo tipo li leggo in romanzi di autori stranieri, potrebbe essere che l'incompetenza sia del traduttore, più che dello scrittore. In effetti, adesso sto leggendo un libro veramente ben fatto dal punto di vista scientifico, ma che incappa ogni tanto in certi errori, quindi mi sembra strano che lo scrittore è informato per la maggior parte del tempo ma faccia errori solo a tratti. In ogni caso, questo non mi rovina troppo la lettura, c'è da dire :) .
RispondiEliminaIl libro che citi mi fa pensare proprio a Costantini: come è emerso dalla "trilogia del male", lui ha una conoscenza storica immensa, eppure ciò non gli ha impedito di collocare la presenza di facebook nel 2001...
EliminaAnch'io sono piuttosto pignola, però a volte presa dalla storia (se è una storia che prende molto) qualche dettaglio può anche sfuggirmi. In ogni caso chi scrive ha il dovere di controllare la congruenza della storia e della sua collocazione storica, del resto oggi con internet è anche piuttosto semplice controllare una data e capire se quello che si scrive è ben inserito in un certo momento storico.
RispondiEliminaè vero, con internet si fa in fretta. Per questo io sto annotando tutti i dati storici da controllare, cosa che farò non appena inizierò la revisione. Se ci saranno ancora ambiguità, taglierò. :)
Eliminachi scrive nel presente al passato, ha l'obbligo assoluto di conoscerlo quel tanto che basta per essere cronologicamente perfetto
RispondiEliminaio, che rifuggo la perfezione, mi do al tempo presente, al massimo un recentissimo imperfetto
Io sto parlando dei primi quindici anni del terzo millennio. è vero che il rischio di sbagliare è alto, ma è anche vero che mi diverto molto a fare le opportune verifiche. Si imparano tante cose nuove. :)
EliminaIn fondo hai ragione anche se sei tremendamente pignola. Anche io lo sono. Ho trovato scialbo e ripetitivo un romanzo che ha mandato in orgasmo tutti quelli che conosco "Pastorale americana" di Philip Roth, figurati per certe incongruenze. Sono pignolo fino alla nausea per quel che concerne ciò che scrivo. Da anni tengo sospeso un testo ambientato negli anni della Repubblica di Salò, perché non ho avuto mai il tempo e la possibilità di recarmi sui posti dove il Duce lavorò e dove ebbero sede i suoi ministeri. Voglio vedere le case, entrare dentro, farmi un'idea precisissima di come si muovessero quelle genti. Ecco, mi sono spiegato.
RispondiEliminaMa qualche volta la pignoleria guasta il gusto di leggere. Lo ammetto.
Sai che io non ho mai gradito particolarmente le storie ambientate ai tempi del fascismo, del nazismo e della resistenza? Sarà che ne ho lette tantissime quando andavo a scuola...Però se scriverai questo romanzo farò un'eccezione. E se hai intenzione di visitare i luoghi in cui sarà ambientato sono sicura che non ci saranno incongruenze. ;)
EliminaNon è una storia del periodo fascista: è la storia di una donna, moglie e madre esemplare, infatuata intellettualmente dal Duce, che al suo crollo si dispera e poi lo segue a Salò. Non ne diventerà mai l'amante fisicamente essendo il suo amore solo spirituale, ma per lui abbandonerà figlio e marito.
EliminaNon ci saranno incongruenze, stanne certa. Grazie per le tue sicurezze.
Anche se ti ho conosciuto da poco e non ho mai letto nulla di tuo, si capisce che sei un professionista. Non appena avrò smaltito la lista del kindle, degna sostituta della pila sul comodino, rimedierò. :)
EliminaP.S. La storia però è ambientata nel periodo fascista, no?
Certamente, scusa mi sono incartato. Volevo dire che la politica, l'antifascismo e il nostalgicume non c'entrano nulla, servono solo da eccellente sfondo, trattandosi di un periodo tumultuoso ed oscuro ancora oggi, ma quello che mi attira è la psicologia di questa donna che va fuori dai binari abbandonando il suo mondo per andare allo sbaraglio.
EliminaPS. non ti smentisci però.
:-D
Scusami, volevo solo capire. :)
EliminaOra è tutto chiarissimo!
C'è da pensarci bene prima di mandare in giro per il mondo una storia, con persone come te in giro! ;) Scherzi a parte, io come lettrice sono molto "comoda": mi basta che l'autore abbia la mano sicura e mi metta sotto il naso una bella storia, e non mi accorgerò assolutamente di niente. Gli scivoloni che hai citato, però, sono grossi davvero.
RispondiEliminaAnche a me sicuramente è capitato di non accorgermi di qualcosa. Di solito però la mia concentrazione sulla storia non compromette lo sgamo di eventuali sviste. Al contrario lo facilita. :)
EliminaHo letto che già nel 1975 c'era il divieto di fumo in alcuni locali pubblici, ma comunque, almeno in quel caso, potrebbe essere stata una decisione del commissario di esporre quel cartello. Però non credo che regga come scusa.
RispondiEliminaPer il resto, specie quello su Facebook, la cosa è molto grave, considerando che quegli autori non si sono documentati per niente e di quegli errori non si è accorto l'editor.
In qualche mia storia ho avuto dei dubbi e sono andato a verificare, ma non erano mai errori così clamorosi.
Anche io ho trovato il riferimento a questa legge quando ho verificato l'anacronismo, però se non ricordo male era discrezione del titolare dell'attività decidere di esporre il divieto;non c'era un obbligo come adesso. Gli uffici della PS comunque sono pubblici, e lì il divieto non c'era. Ai tempi si fumava anche negli ospedali :-D
EliminaPost interessante e che molti autori dovrebbero leggere! Giusto per ricordare loro che hanno alcuni obblighi verso i lettori.
RispondiEliminaComunque tranquilla, non sei la sola a notare queste cose, e bollare un romanzo come pessimo se si trovano errori di questo tipo. A me a volte capita, quando leggo, di tornare indietro di qualche pagina per ritrovare un passo, se mi sembra di notare qualche incongruenza.
Sembrano sciocchezze, ma possono rovinare un romanzo. Non solo dal punto di vista strutturale, ma anche per un fatto personale - almeno per me. Quando leggo un libro è perché mi incuriosisce, investo del tempo, delle aspettative, e vederle disilluse per un errore di distrazione è terribile!
Io non bollo un romanzo come pessimo se trovo errori di questo tipo, non l'ho mai scritto. Però la mia percezione del romanzo in generale è compromessa, questo sì. Sintetizzando posso dire che tolgo una stellina alla recensione su Amazon. :)
EliminaCaspita, che attenzione al testo. Io ci sarei passato sopra senza pensarci. Però può essere un'arma a doppio taglio quando si scrive. Mi bloccherei per la paura di dare informazioni ridicole o fuori luogo.
RispondiEliminaIo ho imparato a non bloccarmi. Mi segno tutto ciò che non torna e appena posso verifico. :)
EliminaCiao ^_^ innanzitutto complimenti per il blog! Ti ho scoperta passando da Penna blu, e ho già adocchiato moltissimi post interessanti, un po' alla volta me li spulcio per bene!
RispondiEliminaMi ritrovo in quello che dici. Per me la credibilità è fondamentale, come lettrice sono pronta ad attuare quella che Coleridge definì "suspension of disbelief"... ma l'autore deve sapermi convincere, altrimenti crolla il palco. Incongruenze e anacronismi sono un bel problema. Quello che mi chiedo in questi casi (quando un manoscritto è passato attraverso una CE ed è stato editato) è come sia possibile che nessuno l'abbia segnalato. Mah!
Un romanzo che mi è venuto in mente è Mr Darcy Vampire di Amanda Grange. Stendendo un velo sull'accoppiata Darcy - vampiri (mea culpa XD) ricordo che rimasi basita per alcuni comportamenti di questa Elizabeth... per esempio si lamentò con una gentildonna conosciuta in una locanda durante il viaggio di nozze di non aver ancora consumato il matrimonio. Assai improbabile, non solo per il personaggio creato da Jane Austen, ma soprattutto per l'epoca.
Nella storia che sto scrivendo mi preoccuperò delle eventuali incongruenze terminata la prima stesura, altrimenti se ci rimetto mano adesso rischio di perdere il ritmo ;)
Ciao Pamela, benvenuta e grazie per i complimenti: sono contenta che il blog sia di tuo gradimento! :-)
EliminaAnche io mi preoccuperò delle incongruenze terminata la prima stesura. Se ho qualche dubbio prendo nota, così non mi dimentico. Infatti il mio file è pieno di sottolineature e appunti scritti in rosso!
Le storie di vampiri... lungi da me! :-D
L'incongruenza de Il Ladro di Ricordi non è esattamente un'incongruenza: per esempio Philip K. Dick una volta ha scritto 7 romanzi in un anno. Immagina il blocco dello scrittore come una diga, che una volta che viene fatta saltare libera il flusso compositivo in un'onda travolgente e incontrollabile...
RispondiEliminaQuanto a incongruenze ricordo per l'appunto un romanzo di Dick, La Penultima Verità, dove secondo me c'era un personaggio i cui spostamenti nel tempo non mi tornavano molto. Ma è tipico di Dick questi elementi allucinati e dissonanti.
Quello che tu citi è un caso molto particolare. Anche se l'obiezione potrebbe essere sensata, non credo sia pertinente considerando come il personaggio in questione è stato presentato: un uomo mediocre e poco propenso all'azione. Inoltre occorre considerare che la storia è ambientata nell'Italia del 2013: quale CE lavora con tempistiche così breve? A giugno non c'era nemmeno un progetto e a Natale il romanzo era già in libreria...a me sembra improbabile. Poi, ovviamente, si tratta di opinioni. :)
EliminaNon avendo letto i romanzi come te, non ho tutti gli elementi per giudicare, ma adesso che mi dici così, in effetti risulta anche a me poco credibile.
EliminaIo penso che per valutare un'incongruenza o un anacronismo si debba considerare la norma. Un caso particolare (come lo smartphone iper-tecnologico) può esistere, ma in tal caso l'autore deve sottolineare l'eccezionalità del caso. Perché lo scrittore medio ha pubblicato un romanzo in sei mesi? E perché la cameriera ventenne del 2001 ha uno smartphone collegato a un social che non esisteva? :-D
EliminaEcco, è questo secondo me a sottolineare la differenza fra una scelta consapevole e un errore madornale.