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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Guest post - Come il font influenza il lettore

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Oggi è mia ospite Rachele Ravanini, che analizzerà un aspetto tecnico della scrittura spesso sottovalutato dagli autori, ma importante quanto il contenuto di un testo. Il font rappresenta il vestito indossato dalla nostra pagina: è vero che l’abito non fa il monaco, ma sicuramente contribuisce a presentarlo. Inoltre, ambienti diversi richiedono divise diverse. Dall’unione di contesto, dress-code e atteggiamento, deriva la percezione che gli altri avranno di noi.  Un uomo in giacca e cravatta, per esempio, può essere considerato serio e professionale a un meeting di lavoro, ma completamente fuori luogo a una partita pallone. Allo stesso modo, un Comic va benissimo, se stiamo narrando uno scambio di sms tra ragazzini… non lo vedrei molto bene, però, su un trattato di astrofisica, e tanto meno sui moduli delle tasse. Chi gestisce un blog o decide di auto-pubblicarsi spesso non ha alle spalle un editore disposto a dargli consigli, quindi conoscere le principali famiglie di caratte

La presenza di date in un romanzo

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La scrittura per me è un tentativo disperato di preservare la memoria. I ricordi, nel tempo, strappano dentro di noi l'abito della nostra personalità,  e rischiamo di rimanere laceri, scoperti.  (Isabel Allende)  Qualche giorno fa ho concluso la lettura di “Non aspettare la notte”, quarto romanzo della scrittrice Valentina D’Urbano. Avendo molto apprezzato le sue opere precedenti, sono rimasta un po’ delusa. Forse un autore che sfonda le classifiche per tre volte di fila si illude di poter vivere di rendita, riducendo di il proprio sforzo mentale. Concentrarsi esclusivamente sulla trama però porta a trascurare quel lavoro di fino che determina la qualità di un prodotto letterario. Lo stile mi è parso poco raffinato, con una sovrabbondanza di espressioni abusate perdonabili a un esordiente, non a una scrittrice affermata. Inoltre, la scelta di datare le vicende risultava posticcia e non supportata da adeguate esigenze narrative. Quando ho recensito il libro su

Di cosa ha bisogno la nostra scrittura?

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L'abitudine ci nasconde il vero aspetto delle cose. (Michel de Montaigne) Spesso i blog dedicati alla scrittura creativa consigliano di esercitarsi ogni giorno per mantenere mano e cervello allenati. Suggeriscono di stabilire delle tempistiche precise per ogni sessione creativa e di rispettarle spaccando il minuto, o in alternativa di definire il numero minimo di parole da sfornare. In poche parole, chiedono di essere ligi alla propria tabella di marcia, timbrando il cartellino come in ufficio. Pur riconoscendo che la costanza sia fondamentale per qualunque attività, considero questa indicazione un’arma a doppio taglio: Il termine routine di scrittura mi sembra un vero e proprio ossimoro.

Il rapporto tra autore e personaggi - la sospensione del giudizio

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Più si giudica, meno si ama. (Nicolas de Chamfort) Oggi ho deciso di insegnarvi un trucchetto per tratteggiare in profondità gli eroi delle vostre storie. A seconda del carattere di ognuno, applicarlo potrebbe essere semplicissimo, oppure molto complicato. Non vi sto infatti suggerendo una regola narrativa finalizzata all’acquisizione di competenze tecniche, né consigliando libri da leggere o esercizi da svolgere: vi sto chiedendo invece di sviluppare una qualità caratteriale fondamentale per l’attività di scrittura, la capacità di rinunciare a ogni giudizio superficiale . Pensate di poterci riuscire? Secondo me, sì. Occorre però ricordare che la scrittura di un individuo rispecchia il suo carattere e il suo atteggiamento generale nei confronti della vita. Un eventuale cambiamento deve quindi partire dalla realtà quotidiana, con l’adozione di modalità relazionali sempre più orientate a una comprensione profonda delle altre persone. Non appena questo atteggiamento diventer