21 curiosità sulla mia scrittura.


Un libro deve essere come un'arma che possa rompere i mari ghiacciati dentro di noi. 
(Franz Kafka)

Oggi, cercando un argomento leggero per scaricare la tensione legata al rientro dalle ferie, mi è tornato in mente il post “25 cose sulla mia scrittura” pubblicato più di un anno fa da Maria Teresa Steri,  che a sua volta fa riferimento a un meme di Daniele Imperi.
Ricordo che quell’articolo mi era piaciuto moltissimo perché è sempre interessante prendere consapevolezza di aspetti più o meno noti del proprio modo di scrivere e condividerli con gli altri.  Tuttavia, ai tempi Appunti a Margine era solo un’idea del mio cervellino malato e, nonostante il proposito di riprendere l’argomento, ho finito per dimenticarmene. Fortunatamente, il banner “tre post a caso” su Anima di Carta mi ha rinfrescato la memoria!
A Maria Teresa sono uscite 25 voci, a me ventuno. Non lo considero un caso, dal momento che questo numero è uno dei miei preferiti, nonché molto importante per il reiki. E, visto che tendo sempre a dilungarmi, meglio sceglierne poche.

1 -  Ai tempi dell’università mi piaceva scrivere fino a notte fonda, con una birra o un Bacardi Breezer per poi addormentarmi stremata e felice. Inoltre, avevo il vizio di gironzolare per Milano con un taccuino e una penna. Scrivevo alle poste, seduta sulle panchine, ovunque. Le parole uscivano da sole, senza remore o sensi di colpa. Mi manca quel periodo: a volte mi sento terribilmente contratta, ingabbiata nei miei ritmi e con la gola stretta da mille censure. Vorrei tanto poter ritrovare quella freschezza.

2 - Le mie decisioni sono sempre improvvise: quando ho ripreso a scrivere dopo un lungo periodo di stop, sono partita in quarta con un romanzo completamente privo di progettazione, che ho abbandonato dopo una cinquantina di pagine. La storia era trita e ritrita. L’eroina, una Mary Sue fatta e finita. Però mi piacevano due personaggi minori, che a mio avviso presentavano delle possibilità enormi. Ho lavorato molto sulle loro schede e adesso sono i protagonisti del romanzo a cui sto lavorando.

3 - Sia con la narrativa sia con il blog, mi muovo come un cane da tartufo. Potrei riscrivere una frase duecento volte, se rilevo delle cacofonie o mi sembra poco scorrevole. La mia pignoleria è quasi maniacale e coinvolge anche l’estetica: se non mi piace il modo in cui le parole si dispongono sul foglio, rischio di bloccarmi. È anche per questo motivo che sono così lenta, quindi spesso mi faccio violenza da sola per evitare di cancellare e riscrivere: “la revisione alla fine” è il mio nuovo mantra. Per fortuna sta funzionando!

4 - Prima di scrivere una scena, tendo a visualizzarla a lungo con gli occhi chiusi. Ovviamente in fase di stesura qualcosa cambia, però questi film mentali sono fondamentali  per riuscire a far scorrere le mani sulla tastiera. Molti dicono che ho una scrittura molto visiva e che il lettore tende a figurarsi l’ambientazione, la gestualità dei personaggi, il loro aspetto. Spero, con il tempo, di poter trasformare questa caratteristica in un tratto distintivo del mio stile, un vero e proprio punto di forza.  

5 - Quando scrivo, ho l’abitudine di fare una piccola pausa dopo un’ora. Solitamente fumo una sigaretta vagabondando per la stanza con l’I-pod nelle orecchie. Ascoltare canzoni che evocano un’ atmosfera simile a quella della scena che sto scrivendo mi aiuta a rimare sul pezzo.

6 - Per me la scrittura è catartica, proprio come la meditazione. È lo strumento che mi consente di scendere in profondità dentro me stessa e di tirare fuori tutto ciò che è stato nascosto, represso, non risolto. È come andare in psicoterapia, solo che costa meno!

7 - Prima di sedermi al computer, ho un piccolo rituale che sancisce il passaggio dalla quotidianità all’arte: faccio un trattamento reiki. Se non ho tempo, basta una semplice centratura del cuore. Mi serve a trovare la giusta connessione, a liberare la mente, a pulire le energie.

8 - Sempre a proposito di pignolerie, quando devo scegliere fra due parole simili – per esempio “somigliare” o “assomigliare” – tendo a optare per la più semplice. Solitamente evito due complementi simili uno di seguito all’altro (“il libro della figlia della maestra”… orrore!) e cerco di rendere lo stile elegante anche quando mi trovo a dire una parolaccia dietro l’altra per colpa della terza persona limitata. Infine, non mi piace usare la parola “cosa” perché la considero troppo generica e la tiro in ballo solo quando è strettamente necessario. Proprio per questo motivo (non me ne voglia Maria Teresa) ho cambiato il titolo del post. E non mi piacciono le parentesi, anche se in questo paragrafo ne ho usate due di fila. 

9 – L’aspetto fisico dei personaggi è ben chiaro nella mia testa e cerco di lasciarlo intendere al lettore disseminando piccoli dettagli qua e là. Se non riesco a muovere la sua fantasia nella direzione che voglio, però, ci rimango male.

10 – Mi piace scrivere storie che contengano un messaggio. Non voglio solo divertire e intrattenere il lettore, ma anche fare in modo che il mio romanzo gli lasci qualcosa di bello, anche solo un’emozione, un ricordo, un rimpianto. Vorrei che il mio fosse uno di quei romanzi che quando finisce quasi ti dispiace, perché senti di aver perso un amico. Sono megalomane? Forse. Ma è comunque bello crederci.

11 – Non credo che riuscirei ad ambientare una storia all’estero, soprattutto negli Stati Uniti. Pur con i suoi mille difetti, sono legata all’Italia, alla sua cultura, alle sue abitudini – giuste e sbagliate che siano – e voglio rappresentarla al meglio, seppur con occhio critico. Sono forse un’intellettuale vecchio stampo, fortemente connessa all’attualità e convinta che lo scrittore abbia sulle spalle una sorta di responsabilità culturale. Tuttavia, non mi ritrovo in nessuno degli appellativi che mi hanno affibbiato, da radical-chic, a neorealista post-moderna (che vuol dire?), perché io sono semplicemente me stessa.  

12– Nonostante stia scrivendo un main-stream, ho una tendenza naturale a ingarbugliare le trame, che deriva dalla mia passione per i gialli. A volte perdo il filo anche io! 

13 – Sono fissata con le schede dei personaggi, alle quali ho dedicato quasi un mese. Questo lavoro non è ancora finito: ogni volta che spunta fuori un nuovo dettaglio, le aggiorno. Inoltre di recente ho introdotto nuovi loschi individui per generare un po’ di conflitto.
In compenso, non sono una fanatica della progettazione. Solo di recente mi sono accorta della sua importanza e mi sto dando da fare. Anche se la mia scaletta inizialmente conteneva solo i punti salienti della trama, ho creato un famigerato file excel che… beh… è talmente complesso che credo meriti un post a parte, quindi ve ne parlerò a breve!

14 – Sono un po’ pigra con la documentazione. O meglio:  preferisco parlare con le persone che non affidarmi allo schermo. Anche tipi poco raccomandabili, se è il caso. Su internet cerco prevalentemente dati oggettivi (nomi, luoghi, norme giuridiche ecc.) e devo dire che Santa Wikipedia mi ha risolto non pochi problemi.

15 – Non riesco a scrivere dopo pranzo perché mi viene sonno. L’ora migliore per me è il tardo pomeriggio: quando la stanchezza della giornata è ormai alle spalle, mi sento rilassata e riesco a produrre molto.

16 – Prendo appunti su una Moleskine verde che porto sempre con me, anche in ufficio, sebbene rarissimamente mi capiti di utilizzarla lì.

17 – La mia paura più grande, relativamente al romanzo che sto scrivendo, è quella di non riuscire a concludere la prima stesura. So di essere andata avanti nonostante mille intoppi, ma non riesco mai a sentirmi su una scialuppa di salvataggio.

18 – Credo di essere molto esigente nei confronti della mia scrittura. In nessuna attività riesco a essere così perfezionista. È una fatica dolce, che non mi pesa per niente ma che mi riscalda il cuore.

19 – Sono molto protettiva nei confronti dei miei personaggi e tendo a sentirmi in colpa quando devo farli soffrire. A volte mi dico “Non sono i tuoi figli: spingili dal balcone, se necessario!” E ci sono andata vicino!

20 – Anche se non narro storie autobiografiche, tendo sempre a richiamare alla mente situazioni che hanno generato emozioni simile a quelle provate dai miei personaggi. Io non sono mai stata arrestata, ma il mio protagonista sì, e non era nemmeno colpa sua: come reagisco di fronte alle ingiustizie? Da questa domanda possono scaturire centinaia di pagine. I meccanismi di identificazione sono alla base delle scene migliori!

21 – Vivo la scrittura come una sorta di missione: se rinunciassi a portare avanti i miei sogni, sarò puniti dal karma. Sembra banale, ma funziona, soprattutto quando non ho voglia di correre al pc.

Il lancio della patata bollente.
Qualcuna di queste caratteristiche vi ha sorpreso?
Dai, qualcuno di voi ormai mi conosce e può dirlo!

Cosa avete in comune con me? E in cosa siamo diversi

Commenti

  1. Se devo documentarmi troppo, non è la storia per me. Non scrivo castronerie, un po' cerco in internet un po' come te, chiedo ad amici esperti in ciò che mi serve, però non deve diventare un'eccessiva perdita di tempo. Bacio Sandra

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    1. Io credo che la documentazione sia fondamentale per scrivere un' opera di qualità, ma bisogna fare ricorso a ciò che veramente serve...

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  2. Più che altro mi stupisce quanto siamo diversi... io non ci ho mai badato, scrivo quando ho qualcosa da scrivere. Però anche io ho un taccuino dove appunto delle cose (tipo parole chiave che mi servono a ricordare), per il resto non ho altre curiosità... o per lo meno, non me ne viene in mente nessuna :)
    Ah, viva i meccanismi di identificazione, che io uso anche in modo più "mio" perché tutti i miei personaggi hanno qualcosa di me o esprimono emozioni che ho provato^^

    Moz-

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    1. Mi fai sorridere perché scrivi "siamo diversi", ma poi elenchi tanti elementi in comune :-D
      Secondo te cosa ci differenzia?

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  3. Le cose che ci accomunano sono la maniacalità nella revisione e la cura nella documentazione. Anch'io soppeso tutte le parole e faccio attenzione che la lettura di una frase non produca un effetto cacofonico. Anche se, proprio come nella musica, pure nella scrittura le dissonanze talvolta rendono più vivo il pezzo. Non progetto invece pressoché nulla, poiché per scrivere uso un "metodo" istintivo, qualcosa del genere della "memoria involontaria" di Proust. Revisione e documentazione hanno poi la funzione di precisare il testo.

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    1. Io cerco il giusto compromesso fra progettazione e improvvisazione, specialmente quando si tratta di testi lunghi, perché entrambi gli estremi in passato mi hanno fatto bloccare. :)

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  4. Abbiamo approcci molto simili, a parte qualche abitudine tipo le sigarette o il fatto che preferisco scrivere di pomeriggio :)
    Anche io ho sempre paura di non riuscire a finire la prima stesura, anzi per quanto mi riguarda questa paura cresce quando arrivo agli ultimi capitoli, come mi sta accadendo in questo periodo. Mi prende una specie di sfiducia totale nelle mie capacità di portarla a termine. Sarà anche il terrore del "dopo"...
    Credo che in questi casi aiuti molto il mantenersi connessi con i personaggi, vedrai che se conserverai l'amore che hai per le loro vite troverai anche la forza per condurli fino al finale :)
    E spero che lo stesso valga anche per me ;)

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    1. Pensa che io invece penso che se arrivo a metà sarà poi tutto più facile, anche se è importante non sottovalutare quella bestia nera della revisione! :)

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  5. Il meme lo aveva lanciato Alessandro Girola, non io, però :)
    Abbiamo in comune la 3, la 4, la 8, la 9, la 18, la 17 per forza.

    Sulla 10 ho già pronto un post.

    Questo genere di post aiuta molto a capirsi, anche se io ho ormai dimenticato le mie 50 curiosità :D

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    1. Potresti scrivere un sequel e poi confrontare i due post per vedere cos'è cambiato nel giro di un anno :)

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  6. Mi sorprende un po' la sostenuta incapacità di ambientare la storia in una paese estero. Coi mezzi di oggi - da google street view a wikipedia - documentarsi su un contesto non italiano è relativamente facile.

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    1. La frase "non credo che riuscirei" non si riferisce ad un'incapacità pratica, ma a un completo disinteresse per questo tipo di ambientazioni. A meno che qualche italiano non faccia un viaggio all'estero (cosa che nel mio romanzo avviene) non ho alcun'attrazione per l'ambientazione straniera, soprattutto quella americana, che suona sempre artificiosa e fasulla. :)
      Scriverò presto un post su questo.

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    2. Non basta Street View, un paese estero non è fatto solo di vie ;)

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    3. Ecco! Questa è l'illusione di molti che credono di poter ambientare una storia all'estero senza incappare in alcun tipo di contraddizione .. ;)

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  7. Bello, hai riacceso un meme che voglio condividere. Ho molti punti in comune con te, t'invidio la sigaretta (purtroppo ho smesso di fumare prima di cominciare a scrivere), anch'io ho i miei rituali a cui tengo molto. Ma ne parlerò se riesco a trovare il tempo tra la riscrittura e il nuovo progetto.

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  8. Ciao Chiara.
    Io non scrivo libri. Al limite racconti e lo faccio d'isitinto.
    Quando mi viene in mente una storia, la metto su carta per non dimenticarla prima di riuscire ad accendere il pc e poi posto

    Interessante comunque la tua "pignoleria". Che detto per inciso io chiamerei professionalità.
    Fare ricerche poi soprattutto quando si parla di cose di cui non si sa abbastanza credo sia il minimo. Si evitano così svarioni mostruosi che danneggiano soltanto storia e scrittore.

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    1. Certo, la documentazione é fondamentale, ma ciascuno cerca il metodo più congeniale alla propria utilità e al tipo di informazioni che sta cercando. Se mi serve un dato oggettivo il web va benissimo. Per le esperienze di vita é meglio parlare con la gente :)

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  9. Sei molto, molto, molto più precisa di me. Io spesso arrivo dopo ore di analisi logica con gli alunni, l'ultima cosa di cui ho voglia è pensare ai complementi delle frasi per non metterne due di seguito uguali!
    In teoria faccio anch'io attenzione alle parole, salvo poi in rilettura chiedermi "ma perché ho usato questo termine? C'era un motivo o è il primo che mi è venuto in mente?" e non trovare la risposta. Tre quarti del mio lavoro di progettazione è puramente mentale, così come le schede dei personaggi. Così adesso non ricordo se A. ha 36 o 37 anni. E la mia coca light non fa molto scrittrice maledetta...

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    1. A volte penso che se sul lavoro fossi pignola come lo sono nella scrittura potrei diventare direttore generale. Quanto all'uso delle parole, sai cosa mi succede quando rileggo un brano a distanza di molti mesi? Penso "ma davvero l'ho scritto io". E non sempre si tratta di una sorpresa positiva...

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    2. Sì, conosco la sensazione...

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  10. 21 curiosità sulla propria scrittura? Io non sono così complicato, vuol dire che non sono granché, ma lo sospettavo :)
    Sì, faccio le schede, ma ho iniziato solo di recente. Raramente prendo appunti (se mi dimentico qualcosa vuol dire che non era memorabile, se me la ricordo invece, era almeno interessante). Nessun rito, mai. Non credo che la mia sia una missione, solo di recente ho capito che devo cercare di divertirmi (anche se le mie storie sono cupe).

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    1. Il divertimento è fondamentale. Sia il nostro, sia quello del lettore. Proprio di recente ho scritto, in un post, che divertire non significa far ridere a crepapelle, ma semplice distrarsi e distrarre il lettore dalle routine quotidiane, generando sensazioni piacevoli. :)

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  11. L'uso del taccuino, beh, guai se non mi appartenesse: il mio blog ne è un elogio!
    Anch'io cerco la musicalità nel testo e visualizzo la scena prima di descriverla. Che la scrittura sia catartica l'ho detto tante volte, non credo, però di essere molto fissata con scalette e schede: il mio quadro è più generalizzato, poi tolgo o aggiungo spessore ai personaggi e alle situazioni in base al modo in cui procede la storia.
    Il 20 mi appartiene in pieno, il 21 no: nessuna missione, solo puro piacere che può, dunque, contenere molte deroghe. E i sogni possono aspettare senza rimproveri e rimpianti!

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    1. Di scalette, come ti dicevo, ne ho fatta una molto generica. Poi ho creato un file Excel che- oltre che a progettare di volta in volta i capitoli - mi aiuta a tenere traccia di quello che sto facendo. :)

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  12. Bello questo post! In comune con te ho i punti 4, 8, 16 e 17.
    Mi piace immaginare le scene prima di scriverle, soprattutto quelle d'azione o dove ci sono dei dialoghi importanti. Non ho un Moleskine, ma appena mi viene in mente qualcosa (e succede nei momenti più impensabili), lo traduco in frase in italiano comprensibile e appena posso la butto giù, oppure la segno sugli appunti del cellulare xD

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    1. A me invece non è mai piaciuto prendere appunti sul cellulare. Però ho scaricato tante foto, dei personaggi e non solo. :)

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  13. Ti ci vedo ad andare in giro in cerca di informazioni, determinata come nonsoché, a costo di finire nel Bronx! ;) Scherzi a parte, anch'io vedo lo scrivere un po' come una missione. Sviluppare i nostri talenti è il miglior modo che abbiamo di dare il nostro contributo al mondo.

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    1. Perdonami Grazia, avevo risposto a questo commento dallo smartphone, e non mi ero accorta che non fosse stato pubblicato. "Sviluppare i nostri talenti è il miglior modo che abbiamo di dare il nostro contributo al mondo": chapeau. Chi non riesce a esprimere appieno le proprie potenzialità, è destinato a un'esistenza quasi mutilata

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