Scrittura e vita quotidiana: un romanzo non si crea soltanto davanti al computer





Il tempo manca solo a chi non ne sa approfittare.
Gaspar Melchor de Jovellanos


Una delle scuse che mi capita di sentire più, spesso da parte di chi vorrebbe dedicarsi alla stesura di un romanzo, è non ho tempo. Mi chiedo se il soggetto in questione dica la verità, oppure abbia contratto una delle malattie più pericolose del nostro tempo: la procrastinazione.

Sono sincera: anche io ho a lungo marciato su questo alibi, nei tempi in cui mi mancava il coraggio per mettermi in gioco. Sono sempre stata consapevole del fatto che portare avanti il progetto di un libro è un gran divertimento ma è anche dannatamente impegnativo. Mi domandavo se fossi stata in grado di gestire le mie giornate affinché ogni attività non immediatamente catalogabile all’interno della diade lavoro-casa potesse trovare il giusto spazio. Tuttavia, nel momento in cui il desiderio di scrivere si è impossessato di me diventando un richiamo interiore impossibile da ignorare, l’orologio non è più stato un problema. Certo, a volte ho rischiato di connotare le mie giornate con tabelle di marcia quasi militaresche e ritmi di vita che facevano a pugni con la mia passione per attività tranquille quali la meditazione e il reiki. Ma poi, con il tempo, sono riuscita a trovare un equilibrio. La volontà, in tale frangente, spezza qualunque catena mentale. Se lo desideri, il tempo lo trovi.
 Un romanzo è un’entità viva, quasi autonoma, che continua a crescere anche quando non siamo seduti al PC. Nel corso della giornata, mentre lavoriamo, mangiamo o litighiamo con i colleghi, dorme silenzioso e raccoglie energie, aspettando il nostro ritorno, quando trasformeremo i nostri pensieri in scene, paragrafi e capitoli. Noi non smettiamo mai, nemmeno per un istante, di essere scrittori. Lo siamo 24 ore su 24, anche quando non stiamo scrivendo.

Nel corso della giornata possiamo fare moltissime cose che ci aiutano a portare avanti il nostro progetto senza rubare minuti preziosi al lavoro o ad altre faccende.  Quando siamo con le antenne alzate e gli occhi aperti, la creatività si rinvigorisce. Tali stratagemmi possono aiutarci anche quando ci sentiamo stanchi e poco attivi, ma vogliamo non trascurare la nostra opera. Se ascoltiamo la nostra voce interiore, siamo perfettamente in grado di riconoscere l’attività più consona alla nostra condizione fisica e psicologica e metterla in pratica, semplicemente, continuando a nutrire le nostre storie.

Fare ricerche e andare a caccia di documentazione.
Ci sono serate in cui, dopo otto ore di lavoro, ho la testa in sciopero e non riesco a scrivere. Dal momento che non voglio correre il rischio di trovarmi a digitare tre parole e cancellarne cinque, se ho un pc a disposizione ne approfitto per smanettare su google. A volte utilizzo anche lo smartphone, stando comodamente in panciolle sul divano.
Anche se la fase di documentazione avviene ad un livello preliminare la stesura dell’opera, c’è sempre qualcosa da verificare o da controllare per garantire realismo e coerenza. È una cosa che si può fare in qualunque momento, anche alla fermata dell’autobus. Mi permetto solo un piccolo consiglio: se gli argomenti sono scabrosi, è meglio utilizzare un apparato non collegato a reti pubbliche. Credo non vi piacerebbe far sapere che avete cercato  “overdose di cocaina” o “prostituzione minorile”, a maggior ragione se gli altri ignorano che siete scrittori.

Sfruttare i tempi morti per coltivare nuove idee.
La mente di uno scrittore è sempre all’opera, anche quando dorme. A me capita spesso, nel corso della giornata, di concedermi un viaggio lungo la strada della fantasia. Ci sono piccoli momenti di solitudine e di pace, in cui elaboro scene. Non importa se non ho un taccuino, oppure una penna: se invento qualcosa di importante, l’idea mi rimane incastrata nella mente. Avrò poi tempo per metterla su carta. Quando viaggio, da casa al lavoro e ritorno, pensare al romanzo è quasi un rituale.
Se la circostanza lo consente, perché ad esempio siamo in modalità svacco sul lettino della spiaggia, si può andare addirittura oltre, come spiegato qui sotto.

Visualizzare le scene importanti.
Ovviamente, in macchina, non posso chiudere gli occhi. E nemmeno nella sala fumatori. Ci sono altre situazioni in cui questo è possibile. Al mare, ad esempio. O prima di addormentarmi.
Capita spesso, in questi momenti, che mi scorra davanti agli occhi il “film” della scena. Immagino i personaggi, i loro sguardi e i loro vestiti. Vedo i giochi di luci e di ombre all’interno dell’ambientazione ed ascolto il rumore della pioggia che riga le finestre. Percepisco odori, sapori e rumori, rendendo tutto così reale che, nel momento in cui avrò un pc a portata di mano, non mi sarà richiesto alcuno sforzo mentale. È quasi come descrivere una fotografia, tenendola in mano ed assaporando ogni emozione sia in grado di regalarmi.

Prendere appunti e porsi domande.
Questo forse è un po’ più complicato perché servono un foglio ed una penna, oppure uno smartphone. Annotare idee o concetti è sempre utile per mandare avanti la storia. Io lo faccio continuamente. Ormai scrivo così in fretta (e in modo volutamente incomprensibile) che mi bastano tre o quattro secondi. A volte, scrivo una sola parola, come un promemoria. Appena la guarderò, saprò cosa voleva dirmi.
Allo stesso modo, se sono indecisa su qualche questione, scrivo il quesito in cima ad una pagina bianca e lo lascio decantare, come il vino. “In quale modo il personaggio X incontra il personaggio Y?” oppure “Quale location è più adatta per la tal scena?” Sono sicura che poi, nei momenti più impensati, riceverò la risposta che mi serve. Allora, sarò pronta a trascriverla nello spazio sottostante. Non è proprio un brainstorming, perché quello richiede un certo impegno. Io non scrivo molte idee per poi scegliere la migliore: svuoto il cervello ed attendo quella giusta.

Parlarne con persone care o esperte.
Il mio compagno sa di cosa tratta il romanzo che sto scrivendo ed ha letto qualche pagina, quindi tendo a consultarmi con lui quando ho qualche dubbio, oppure se le idee che ho non mi convincono completamente. Anche aggiornarlo sul procedere del mio lavoro mi aiuta a donargli maggiore concretezza. Quando ci troviamo a parlare dei miei personaggi come se fossero nostri amici, sembriamo due comari dal parrucchiere!
Tante volte, questo tipo di contatto mi ha tolta d’impiccio in momenti di difficoltà. Quando discutiamo di una scena, lui tende a mettere sul piatto molte idee, alcune completamente sconclusionate. Nel marasma di spunti che mi offre, trovo sempre qualcosa su cui lavorare. Spesso questo avviene il giorno dopo, a mente fredda, quando un concetto emerso durante la nostra conversazione torna a far capolino e mi indica la strada.
Quando ero all’inizio dell’attuale stesura (la prima) ho scritto un’email ad una delle mie più care amiche, con cui ho condiviso gli anni trascorsi a Milano, chiedendole di aiutarmi a rivangare ricordi e situazioni da poter trasporre nella mia storia.  La vicenda, seppur inventata, ha luogo nella città in cui abbiamo vissuto e negli stessi anni. Io tengo molto al realismo, quindi se mi viene in mente un evento, un concerto, un luogo o una situazione (ad esempio una nevicata) può tornarmi utile a contestualizzare ciò che accade ai personaggi. Per non parlare poi di alcune dinamiche giovanili che ci hanno viste protagoniste e possono essere considerate quasi universali: lo spaesamento che si prova arrivando in una nuova città, i pomeriggi passati a studiare in un’aula-buco della Cattolica, i negozi affollati, serate piene di amici, e amici di amici, e sconosciuti che si aggregavano all’ultimo. Più rievoco, meglio traspongo. Questo è scontato. La mia compagna d’avventure, quindi, è stata ed è tutt’ora un supporto fondamentale. Ogni tanto mi manda messaggi che iniziano con “mi è venuto in mente quando…” e da lì parte un festival di botta e risposta che, oltre ad aiutare il libro, fa bene a me. È sempre meraviglioso ritrovare il contatto con se stessi, con il proprio passato e con le persone a cui si è voluto bene. Certo, anche in questo frangente ci possono essere controindicazioni: una volta mi sono dovuta chiudere in bagno perché non riuscivo a smettere di ridere. Ma fa parte del gioco. Dopo tutto, la scrittura è allegria.
Infine, un grandissimo aiuto mi sta arrivando da Maria Teresa Steri grazie ad un proficuo scambio di messaggi. Il contatto con lei mi rincuora e mi incoraggia. Mi aiuta a far luce su aspetti oscuri e a non sentirmi sola nel marasma della rete. Le sono molto grata per il tempo che mi sta dedicando, dal momento che la nostra amicizia è (per ora) solo virtuale. Credo sia un’ottima scrittrice, una persona non solo gentilissima ma anche molto competente, e spero di poter presto contraccambiare l’aiuto ricevuto.

Leggere tanto e guardare film.
Anche attività piacevoli come queste possono aiutare la stesura di un romanzo. Non solo ci rendono consapevoli dei principali meccanismi narrativi ma accrescono le nostre capacità in molti modi.
Leggere generi diversi ed autori molteplici aiuta a creare uno stile personale, sulla base di affinità e differenze. Si sviluppa una sorta di occhio critico per i punti deboli ed un sesto senso per lo sviluppo delle nostre trame. I film attirano l’attenzione sui dettagli visivi e ci insegnano a valorizzarli. Osserviamo le azioni dei personaggi, i loro movimenti, le parole che dicono, i giochi di sguardi. Ciò che vediamo trasmuta nella nostra immaginazione ed assume concretezza sulle nostre pagine bianche.

A queste attività aggiungerei osservare ed ascoltare. Non entro nel dettaglio per non scivolare nel banale. Ne ho già parlato ampliamente in altri post.

E voi, come curate i vostri scritti quando non potete lavorarci direttamente? Avete altri spunti, oltre a quelli qui citati?



Commenti

  1. Hai ragione su tutta la linea e l'elenco delle attività che aiutano la scrittura è assolutamente veritiero: si scrive 24 ore al giorno, anche se si sta al computer per molto meno! Io però, ultimamente, sento un po' il peso del tempo usato per la scrittura. È un'attività lenta, che richiede attenzione, dedizione e non si può fare a pezzi e bocconi. Significa serate passate al computer, domeniche pomeriggio passate al computer. Inviti declinati, occasioni perdute? Non vorrei che la vita mi scorresse accanto mentre io sono impegnata a scrivere di vite altrui. Non so, non cambierei la mia vita (scrittura compresa) con nessun'altra al mondo. Però a volte mi chiedo se ne valga la pena

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    1. Quanto tu scrivi è verissimo e anche io, tante volte, mi sono posta il problema. La prima cosa che ho sacrificato sono le “seratone” del sabato, in quanto la domenica è un giorno prezioso per la scrittura, l’unico in cui sono veramente libera. Di conseguenza non ho voglia di fare tardi per poi svegliarmi rincoglionita (scusate il francesismo) preferisco rientrare prima ed alzarmi presto. Io lavoro al computer per tutto il giorno e talvolta, la sera, ho il rifiuto. Non riesco a passarci altro tempo, mi fa male la testa. Per questo durante la settimana scrivo meno e mi occupo delle attività “parallele”, mentre nel weekend cerco di dedicarmi alla scrittura vera e propria.
      Scrivere mi ha aiutata ad apprezzare la solitudine, e questo è un grande dono in quanto di base ho sempre portato la maschera del “dipendente” (v. post sulle ferite) dunque è stata un’attività profondamente evolutiva, e lo è tutt’ora. Forse anche per questo vale la pena di proseguire.

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    2. @Antonella: Questa domanda talvolta me la pongo anch'io. Non solo, ma ho iniziato a proteggerla anziché tentare di cancellarla. E' vero che scrivere comporta varie forme di stress e difficilmente dà quanto ti chiede, almeno dal punto di vista pratico, ma è anche vero che non è una condanna, per cui dopo avere imboccato questa strada non puoi più uscirne. La vita è popolata da tante cose e l'ordine di importanza va rinegoziato costantemente. Se il bilancio è in passivo si passa ad altro. Pensarci mi fa sentire libera. Mi fa anche venire voglia di scrivere, però! ;)

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    3. Il tuo discorso, Grazia, mi fa venire in mente quel post (se non ricordo male era quello delle qualità psicologiche dello scrittore) in cui parlavo di "sana ossessione". Se riusciamo a rimanere in una situazione di equilibrio, senza sbilanciarci nè nell'abbandono nè nel maniacale, possiamo procedere con i nostri progetti e farlo gioiosamente. Per me è difficile riuscire a stazionare in questo punto perchè ci sono momenti in cui quasi odio tutto ciò che mi distoglie dallo scrivere e altri in cui vorrei mandare tutto a fanculo e ricominciare a cazzeggiare su facebook... Però... è qualcosa di profondo. Ha a che fare con ciò che sono, a livello dell'anima. Ho deciso di darmi cinque anni di tempo prima di comprendere se sono in grado di scrivere un romanzo. Ho ripreso da sei mesi, o forse tre (ho iniziato un progetto e poi l'ho stravolto) dunque ho ancora un lungo percorso davanti e voglio percorrerlo fino in fondo. Unica cosa, mi piacerebbe essere un po' più veloce!

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    4. Uff... avevo scritto un commento ma un errore del server me l'ha fatto sparire. Ora sono stanchissima. Lo riscriverò domani, perchè era lunghetto. Please, se mi scordo ricordatemelo!

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  2. Mi pare fosse Hugo: lo chiamava "il lavoro invisibile". Quella parte di apparente ozio è fondamentale. Al fisico, alla mente, alla storia anche.
    E' una cosa che condivido appieno. Quando sei focalizzato su un progetto, noti dettagli e informazioni che prima non vedevi. Sembra una magia: pensi "devo scrivere un fantasy gotico", e il mondo diventa pieno di gargolle. Non le vedresti o capiresti, chino sulla tastiera a digitare (diventando da scrittore una macchina che scrive).
    Non so cosa aggiungere in senso generico, hai elencato perfettamente tutti gli ambiti di questo "lavoro invisibile". Top!
    Personalmente l'ascolto di musica è fondamentale (sinestesia leggerissima). Ad un certo punto DEVO associare persone ai brani. Quindi anche giocare su possibili colonne sonore, derivare dalla musica i tratti di una scena... ci vuole una certa empatia musicale, ma non posso prescinderne. Magari può essere divertente: che musica per un trailer? Che colonna sonora? Lei cosa ascolterebbe, e lui invece che altro?

    Sui temi "scandalosi": quando gestivo i gruppi di Camarilla (il live vampirico), dovevo mettere in calce continuamente un disclaimer ("mail fittizia su argomenti ludici bla bla bla"), ci furono diverse noie, quindi il tuo consiglio non è campato per aria.

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    1. Concordo con te su diversi punti. È vero che quando sei proiettato a raccontare una determinata storia le antenne sono sempre alzate, è come se attirassi a te situazioni, eventi e personaggi pertinenti con quanto stai facendo (del resto, credo molto nella LOA).
      Anche la musica è importante, hai ragione, me ne sono dimenticata. Nel mio caso, assume un valore in quanto uno dei miei protagonisti suona in un gruppo dunque le canzoni sono per lui una forma di linguaggio. In secondo luogo, io stessa mi trovo ad ascoltare brani ed immaginarli come “colonna sonora” delle vicende. Ho anche trovato un’idea per la trama portante ascoltando una canzone di Renga!

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  3. Io penso che quando una cosa è matura per venir fuori... verrà fuori! :D
    I tempi morti forse non esistono, sono tempi necessari a scremare le cose, anche senza pensarci... chissà :)

    Moz-

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    1. Concordo con te: l’erba in fondo cresce senza alcuna fretta!

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  4. È stata la mia scusa per un bel po' di tempo, anche se in parte giustificata: lavoro come operaio a 50km da casa quindi di voglia e di testa alla sera rimane poco. Poi però le idee si accumulavano e desideravano uscire!
    Sfrutto i tempi morti, delle mezz'ore in pausa pranzo per proseguire con la stesura o letteralmente qualche secondo mentre lavoro per gli appunti. Adesso viaggio con l'immancabile drive usb e lavoro dove posso. (E vado in paranoia quando la disgraziata si nasconde nel marsupio e non la trovo!)
    Un consiglio a chi vorrebbe provarci ma ha poco tempo: scrivete racconti brevi e lavorate su quelli, una volta assimilato un minimo di metodo e imparato a gestirsi il resto viene da sé e la passione poi spingerà a dovere :)

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    1. Mi piace quello che scrivi in quanto ritengo che uno scrittore debba essere giustamente ossessionato dalle proprie opere, perché senza quel richiamo silenzioso non si può parlare di arte, ma solo di un vuoto esercizio di stile.
      Il tuo consiglio può essere sicuramente valido, per quanto non ami i racconti. È una forma che non sento affine a me e al mio carattere. Sono un po’ megalomane.

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    2. So che non piace a chiunque scrivere racconti, ma io stesso non avevo idea che mi piacesse finché non ho provato! :D
      In verità ho scelto la strada dei concorsi per mettermi alla prova e imparare qualcosa (spesso racconti a tema, ancora più limitativo) e direi che è servito molto. Poi c'è da dire che alcune storie semplicemente nascono così, brevi, e quello che è davvero importante è magari un singolo attimo, una frase. Nella mia testa di solito è quello che da il via a tutto. Certo, sono punti di vista.
      Adesso sto sperimentando invece il caso di una storia che doveva essere un racconto breve, qualche cartella, ma mi sta prendendo molto, ha potenzialità e penso che se riesco a farla crescere a dovere diverrà qualcosa di bello, non dico un romanzo di quelli che stravolgerà il mondo, ma qualcosa avrà da dire. Scusa l'O.T., mi sono lasciato andare :P

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    3. Non scusarti, non c'è bisogno. è sempre bello confrontarsi, dopo tutto stiamo parlando di scrittura.

      Anche a me piacerebbe tentare qualche concorso per farmi conoscere. I racconti, sebbene non li ami, penso di saperli scrivere. Ne ho anche creati molti nel corso degli anni. Il fatto è che vorrei creare ciò che mi piace leggere... e non leggo volentieri né racconti né poesie... anche un romanzo, quando è breve, mi lascia sempre una sensazione di precarietà. Mi piacciono i "tomi", mi piace calarmi completamente in una storia e mi piacciono le vicende che trasudano di molteplici elementi, spesso in contrasto, con i quali è possibile giocare. Quando incontro libri così, traggo sempre una sensazione di profondo appagamento.

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  5. Concordo pienamente con quanto tu scrivi ed aggiungo che noi esseri umani, se non ci facciamo traviare dal mentale, possiamo essere profondamente intuitivi. Pertanto sappiamo riconoscere i momenti da dedicare alla creazione e quelli in cui, invece, è opportuno tirare i remi in barca e dedicarsi ad altro. La vita non è completamente bianca o nera: non dobbiamo chiuderci in casa ed esiliarci dal mondo ma nemmeno diventare dei Viveur come Servillo ne “La grande bellezza”. Abbiamo possibilità di scelta e tutto questo è meraviglioso!

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  6. È vero, anche perché ciò che serve ad uno scrittore è l'ispirazione. Una volta trovata questa, non c'è mancanza di tempo che tenga e il romanzo verrà da sè. E come dici bene tu, l'ispirazione la trovi ovunque, al lavoro, a spasso per la città, documentandoti attraverso il web, ma anche uscendo a prendere un caffè con le amiche, perché no! In pratica, bisogna tenere attiva la mente e la curiosità!

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    1. Esatto! Qualunque forma d'arte ha bisogno di nutrimento, di benzina. Non si può essere scrittori se ci si chiude in casa :)

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  7. Chiara, mi fai arrossire! Sono contenta di esserti d'aiuto, ma non so quanto poi io possa davvero esserlo in concreto. Comunque a parte la tua citazione, di cui ti ringrazio di cuore, hai ragione su tutto. A volte la sensazione è quella di dover combattere contro la quotidianità che non ci permette di scrivere quanto vorremmo, però spesso la mancanza di tempo è solo una scusa. Io do molta importanza alla "gestazione delle idee" e mi capita raramente di mettermi al pc senza aver prima elaborato con la testa e con l'inconscio quello che voglio scrivere. Potrei dire di scrivere 24 ore su 24, se ci aggiungiamo anche la notte come elaborazione inconscia... :)

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    1. Io dico quello che penso, in totale sincerità. Anche se poi decido con la mia testa ogni consiglio offre uno spunto per riflettere e per migliorare, quindi mi aiuta a prendere consapevolezza della mia opera.

      Hai ragione, probabilmente siamo scrittori anche di notte. A me qualche sera fa è capitato di sognare di bere una birra al bar con un mio personaggio e la mattina dopo ho perfezionato la sua descrizione fisica! :D

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    2. Stupendo :D Tutti dovremmo prendere una birra con i nostri personaggi per conoscerli meglio!

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    3. Non mi è mai successo, ma deve essere un'esperienza fantastica!!!

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    4. Per me è stato stranissimo, invece! Però molto bello, è vero. Nel sogno, parlavamo di Freddy Mercury.

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  8. Tutte le attività che citi fanno indubbiamente parte dell'essere scrittori, così come è indubbio che la tentazione a procrastinare sia un nemico da combattere. Per quanto mi riguarda, trovo che, in effetti, i periodi in cui sono immersa nel lavoro mi prosciugano le energie, soprattutto mentali, e in quel caso, alla sera, faccio davvero una fatica terribile a concentrarmi ancora e dedicarmi alla scrittura. Non a caso in questo periodo (leggi 2014) procedo a singhiozzi... E la cosa mi secca alquanto.

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    1. Anche a me scoccia avere un andamento altalenante nello scrivere, però cerco di fare un pochettino tutti i giorni, passo dopo passo, anche solo per mezz'ora o con attività parallele come quelle citate sopra. In particolare, quando ho in programma di dedicare del tempo alla scrittura e la cosa "salta" perché magari devo fermarmi di più in ufficio mi esce il fumo dagli occhi. Se il lavoro da il sostentamento materiale, la scrittura sostiene l'anima, quindi è ugualmente importante :)

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  9. Io prendo tanti appunti Chiara, anche leggendo te... Dicono che, se son rose...

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    1. Ti ringrazio, è bellissimo quello che scrivi. Io ho stampato tanti articoli di Grazia Gironella e Anima di Carta, li ho studiati e mi sono serviti molto. Essere d'aiuto a qualcuno mi gratifica enormemente :)

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  10. Grazie, Chiara! Mi sembra che l'aiuto stia girando molto bene... che bella cosa!
    Sono sempre abbastanza disciplinata nella scrittura, oltre che fortunata perché la situazione mi favorisce. In questo periodo però sento l'esigenza di seguire l'onda anziché remare per conto mio, perciò accetto più volentieri qualche pausa rigenerante e la lascio libera di portarmi dove vuole, senza volerle dare una direzione. Cosa è giusto e cosa no dipende anche dal momento che si sta vivendo. Come metodo il mio somiglia molto al tuo: fantasticare nel tempo libero (tipico: alla guida, mentre cammino) e poi scrivere quando viene il momento adatto, non di sera perché dopo le nove ho già il cervello in pappa. Anzi, dovrei svegliarmi alle cinque e farmi tre ore di scrittura, che varrebbero sei ore di altri momenti della giornata, ma anche chi non lavora... lavora, se ha famiglia! Perciò si fa come si può, ma di sicuro il tempo lo si trova, se si vuole. Il problema di molti, però, non credo sia tanto il cercare alibi quanto il non sapere come cominciare, e anche la scarsa fiducia nella riuscita. Scrivere fa un po' soggezione! Solo quando lo fai da un po' ti rendi conto che è una cosa alla tua portata. Poi le ambizioni e i viaggi mentali sono un altro discorso.

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    1. Questa settimana, mio marito è dovuto partire ed io sono sola fino al weekend. Subito pregustavo intense sessioni scrittoriche. Ieri sera, però, avevo il post da preparare. Ed oggi mi sono incarognita su un errore nel punto di vista notato a pagina due (cominciamo bene) mentre scorrevo il documento. Sai una di quelle cose madornali, enormi, che ti fa ripetere "ma son cretina?". Il pdv nel paragrafo era interno, ma il brano cominciava con una bella descrizione dell'ambiente esterno e della pioggia, completamente fuori luogo considerando che il personaggio era chiuso in casa. morale della storia? Un'ora e mezza a torturare due frasi in un pezzo che, a parte questo svarione, andava benissimo così com'era. Quando ho finito, avevo perso completamente la verve. Mi sembra di aver bruciato una serata e quindi mi girano come due eliche. è questo il punto, quando si ha poco tempo. Ogni minuto diventa prezioso. Ed è vero che ho lavorato sulla storia in molti modi, ma mi sembra di essere incastrata nel medesimo punto da mesi... Anche a me a volte vien voglia di mollare tutto. Vorrei poter procedere più velocemente e avere più tempo per la scrittura vera e propria, non solo per le attività collaterali. Ma ho dedicato talmente tanta attenzione a questo progetto che, se lo mollassi ora, non riuscirei più a guardarmi allo specchio. E nemmeno a scrivere sul blog. Credo che i lettori, dopo la testa che gli ho fatto, mi piccherebbero! :D

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    2. Il mio non voleva essere un incoraggiamento a mollare tutto e darsi all'uncinetto (anche se qualcuno, beh... lasciamo stare!) Trovo solo rischiosa l'ostinazione. Voglio dire, io oggi sono così; domani sarò diversa. Non mi piace trovarmi a pensare: "ho detto che scrivo, perciò scriverò nonostante tutto". Nonostante cosa, di preciso? Se scrivo nonostante le difficoltà a farmi conoscere, ha senso; se scrivo nonostante non ne abbia più voglia come una volta, allora forse mi sto semplicemente attaccando a qualcosa che appartiene alla vecchia "me".

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    3. Certo, Grazia, forse non mi sono espressa bene. Io penso che una persona non debba mai sforzarsi di fare una cosa che non se la sente o che non ha voglia di fare. Nel mio caso, però, specialmente in questa fase della vita, è un richiamo, un obiettivo che ha a che fare con la percezione che ho di me stessa e quello che percepisco come il mio scopo. In futuro, forse le cose cambieranno. Ma adesso sento che è profondamente necessario proseguire per questa strada. Magari se ci sarò occasione ti racconterò meglio la mia storia, così potrai comprendere meglio come mai sia così importante :)

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    4. So che ci eravamo intese; volevo solo chiarire il discorso che avevo lasciato solo abbozzato. Mi farà comunque piacere sentirti parlare di te, quando vuoi. :)

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  11. Un vademecum del buon-scrittore.
    Se vuoi, adattabile a ogni attività umana (con le dovute personalizzazioni).
    Preziosa lode da tener conto, grazie.

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    1. Grazie a te per essere passato sul mio blog.
      Lieta che l'articolo ti sia piaciuto :)

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    2. L'onore è tutto mio.
      E te lo dimostrerò.

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  12. Accidenti, mi hai fatto tornare la voglia di scrivere... Ho talmente tante cose da fare, dove troverò il tempo? Alla fine, probabilmente, smetterò di dormire... ;)

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    1. Il tempo effettivamente è un problema bello grosso, per tutti. Credevo di poter contare su questi piccoli giorni di vacanza, ma ne ho ancora meno di prima :)

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