Lo scrittore è un outsider.



Sii la versione originale di te stesso, non la brutta copia di qualcun altro.
(Judi Garland)

C’è una caratteristica che a mio avviso accomuna molti scrittori: lo sguardo lucido e disincantato sul sistema sociale e la cultura dominante, intesa quest’ultima come l’insieme di riti, di miti e di simboli che strutturano il modo di pensare di una collettività (cit. Edgar Morin).
In poche parole, lo scrittore è un outisider.
Non esiste una traduzione letterale di questo termine. Per spiegarlo, ho bisogno di ricorrere alla perifrasi insita nella parola stessa: lo scrittore è colui che sta fuori.
Ma fuori da cosa?
Ciascuno elabora il concetto in base alla propria esperienza, quindi vi racconto la mia.

Fin da bambina ho sempre avuto difficoltà a integrarmi nei gruppi, in particolare quelli che tendono a reprimere l’individualità di coloro che ne fanno parte. Avete presente le orde di quindicenni vestiti tutti uguali? Ecco. Io me ne sono sempre dissociata. E da adulta sono rimasta fedele a me stessa e alla mia capacità di ragionare in autonomia. Sono una persona poco malleabile. Amo il dialogo costruttivo e non la ripetizione passiva di concetti assimilati per osmosi, quindi tendenzialmente preferisco relazionarmi più con le singole persone che non con la collettività. Inoltre detesto il fanatismo, per me sinonimo di ignoranza, che ho riscontrato ovunque, persino in alcuni gruppi buddhisti: è un paradosso, considerando che le filosofie orientali proclamano il non-attaccamento…

Tuttavia, quando una persona non riesce ad accettare il conformismo, il gruppo tende a metterla in un angolo, forse per autodifesa, forse per l’incapacità di uscire dai propri schemi mentali. Ma io sono una che accetta l’isolamento solo quando è una libera scelta; se gli altri me lo impongono, lo vivo come un rifiuto. Quindi per anni mi sono sentita tagliata in due da una ridicola contraddizione: da un lato, desideravo sentirmi libera; dall’ altro pensavo che la mia indipendenza mentale fosse un difetto. “Loro non mi accettano perché in me c’è qualcosa che non va”: ecco la convinzione limitante che mi ha seguito come una nube nera per buona parte della vita. L’outsider è un diverso e la diversità è deprecabile.
Quando ho rinunciato a voler essere come tutti gli altri, sono guarita dal mio senso di inadeguatezza rivendicando – anche grazie alla scrittura – la libertà di esprimermi senza che gli altri si sentissero in diritto di giudicarmi. Improvvisamente ho capito di avere bisogno del mio spazio. La nube era diventata troppo pesante; le mie spalle non riuscivano più a trasportarla. L’unico modo per liberarmene era tirarla fuori dallo zaino, osservarla a lungo e provare a comprenderla.

Specchiarmi nella nube mi ha fatto capire che i micro-contesti in cui ho sempre avuto difficoltà a integrarmi non sono altro che il riflesso di una realtà molto più ampia, la società italiana nella sua globalità. Io non riesco a identificarmi completamente con il senso comune, con una mentalità ottusa che non investe sui giovani e riduce le donne a oggetto di conversazione nelle osterie. E soprattutto, da aspirante scrittrice, non mi sento affine con cultura dominante che:

1 – Ha paura della creatività e non la valorizza, sostenendo che non genera ricchezza. Io penso che questa sia una scusa perché con gli investimenti giusti i mercati ricomincerebbero a girare. Il vero problema è che la creatività genera cultura, e la cultura rende l’individuo difficile da controllare.
Le ricerche del sociologo Paul Willis hanno evidenziato come la creatività sia una strategia dell’individuo per dare senso e significato a quella che, altrimenti, sarebbe solo rozza vita quotidiana che scorre (cit.); un modo per aggirare l’ordine prestabilito e ridurre la pressione della routine.
Questo è il primo passo per cominciare a ribellarsi; poi arriva la conoscenza. Chi oltre alla fantasia ha anche il sapere può diventare una macchina guerra. Non è un caso che i primi a essere censurati dai regimi dittatoriali siano spesso gli scrittori, i giornalisti e i pensatori. La loro creatività è sostenuta da una filosofia di vita incapace di cedere a compromessi: sono persone mentalmente libere, quindi pericolosissime.

2 – Offre molti stimoli, ma superficiali. Ogni giorno siamo bombardati di foto, video e aforismi che si appoggiano alla nostra pelle e ci restano solo per una manciata di minuti, poi ce ne dimentichiamo.
Anche molte relazioni umane seguono lo stesso cliché: incontri causali nello scompartimento di un treno, quattro battute su Facebook, una cordiale stretta di mano accompagnata da un sorriso di circostanza. Nessuno vuole cogliere la verità che si trova dietro questo muro di apparenza.

Ma cos’è la scrittura senza creatività e profondità? Solo un ammasso di parole. Senza queste qualità, non potrei essere ciò che sono. Non sono fatta per galleggiare: io devo indossare una muta da sub ed esplorare fondali. Devo recepire ogni dettaglio dell’ambiente circostante, renderlo mio e trasformarlo in una storia. È inevitabile quindi che mi senta un pesce fuor d’acqua. Ed è inevitabile che questo distacco critico dalla società contemporanea impregni le storie che racconto.
Recentemente, mi è capitato di leggere l’intervista che un anno fa Salvatore Anfuso ha fatto a Daniele Imperi. Anche se era online da tempo, non l’avevo mai vista.
Premettendo che io e il boss di Penna Blu condividiamo lo stesso segno zodiacale, la bilancia, il più propenso a osservare la società e a volerla stravolgere, sono rimasta colpita da questa risposta:

Accumuli storie come accumuli libri, cosa stai cercando?
Un senso al tutto. Altri mondi in cui vivere e passare il tempo. Leggere e scrivere sono l’unica cosa che mi permette di uscire da una società e una realtà che non mi appartengono.
Facendo riferimento alla metafora astrologica e considerando che la bilancia è dominata dai pianeti Venere e Saturno, posso dire che Daniele ha un atteggiamento venusiano, mentre il mio è saturnino: lui usa la scrittura per evadere da un mondo che gli sta stretto mentre io, con tutto lo spirito critico che mi arriva dal signore degli anelli (Saturno, appunto), in questo mondo mi ci immergo appieno, afferro tutte le sue brutture e le sbatto sulla carta. Poi, storcendo il naso, dico al lettore “hai visto che schifo?”. E, se non posso dirglielo, glielo faccio capire attraverso le gesta dei miei personaggi.
C’è chi mi definisce radical-chic, ma a me piace considerarmi una neorealista post-moderna:  raccontare la realtà è un modo per capirla meglio, e vorrei che le storie dei miei personaggi appartenessero un po’ a tutti i lettori.

L’aforisma che ho scelto come sottotitolo del blog rappresenta alla perfezione la mia visione della scrittura: le parole sono l’unica risorsa che ho a disposizione per esprimere il mio essere, per trasmettere il mio pensiero e per veicolare quei messaggi che mi vibrano dentro.
La scrittura è la mia arma e Appunti a Margine è la mia finestra: perché non portare anche qui il mio desiderio di esprimere delle opinioni? Sto riflettendo sull’eventualità di creare una nuova categoria del blog, per discutere con voi della mia visione del mondo. State tranquilli, non ho intenzione di mettermi a fare sproloqui sugli immigrati o l’omofobia: il taglio degli articoli sarebbe simile a questo.
Sto ancora temporeggiando perché vorrei che questa rubrica non deviasse troppo dall’argomento del blog, ovvero la scrittura. Devo deciderne il taglio e il nome. Se avete un consiglio, dite pure!

Il lancio della patata bollente:

Oltre a esprimere la vostra opinione su quanto scritto, vi chiedo: voi vi siete mai sentite degli outsider? Se sì, in che modo questo si rispecchia sulla vostra attività di scrittori?

Commenti

  1. Personalmente, mi sono sentito sempre un outsider, mi è sempre sembrato che il mondo com'è è tutto un gigantesco errore, e non è fatto per quelli come me. Dacché mi ricordo mi sono sempre sentito fuori posto, non ho mai (o quasi) trovato un rapporto di vera amicizia con nessuno e sono stato sempre solo, così tanto che ho preso scelte sbagliate, che mi hanno persino portato a essere internato per un periodo in una struttura psicologica (e finisco qui, se continuo si deprimono tutti :D ). Da qualche tempo sto meglio grazie alla mia ragazza, ma a volte mi accorgo che nemmeno lei riesce a capirmi, e nei primi tempi è stato un po' difficile: essendo stato sempre solo prima di lei, non è stato facile abituarmi alla vita di coppia. C'è da dire che lei però è molto buona e tollerante, e ci mette tutta la sua buona volontà: purtroppo, il problema è che poche altre persone sono così, il che è probabilmente il motivo per cui io sono un outsider.

    Poco male, comunque: probabilmente è per questo che adesso sono qui, invece che a postare cose stupide su Facebook. Ho molto sofferto la solitudine, visto che quasi tutti quelli che conosco invece che di musica, letteratura e cultura amano discorrere di calcio, alcolici o donne/sesso; credo sia preferibile, però, rispetto a essere anche io uno dalla vita piatta, che parla solo di queste cose. Inoltre, forse è perché sono un outsider che ho iniziato a scrivere: anche oggi molti miei racconti partono da sfoghi personali su ciò che non mi va; è vero che poi spesso questi non piacciono a nessuno, si preferiscono le storie di fantasia, ma sono contento lo stesso di scriverli, mi fanno sentire meglio :) .

    In ogni caso, io ho sempre portato la mia opinione personale nel mio blog: è normale volerlo fare, io credo, quindi se ogni tanto cambiassi argomento potrebbe essere interessante. A volte potrei non essere d'accordo con le tue idee (sulla fantascienza, per esempio :D ) ma visto che tendo a essere tollerante con tutti, non sarà un problema. E' vero anche che molti "defollowano" qualcuno semplicemente perché non concordano con una sua idea: credo però (o almeno spero, anche per me stesso :D ) che il pubblico di un blog letterario sia più aperto e meno intollerante della media :) .

    (E scusa il papiro di commento, ma mi succede sempre di partire per dire due parole e poi invece riempio i blog altrui di deliri che magari non hanno nemmeno un senso, vista l'ora relativamente tarda e l'insonnia :D )

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    1. Anche io ho sofferto la solitudine, pur non essendo isolata. Di amici ne avevo, pochi ma buoni.
      E anche io ho sofferto di depressione, ma ne sono uscita senza farmaci né internamento grazie al reiki, alla meditazione e alle filosofie orientali.

      Non mi sono mai pronunciata in merito alla fantascienza. Non è un genere che mi appassiona, però non lo demonizzo, non demonizzo nessun genere. Il mio gusto personale definisce le mie propensioni, ma non condiziona la mia percezione delle qualità oggettive di un'opera. Non mi permetterei mai di dire che "la trilogia della fondazione" di Asimov è un brutta, sebbene preferisca leggere altre cose. :)

      Non preoccuparti della lunghezza dei commenti, a me fa piacere. :)

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  2. Premesso che l'aforisma iniziale mi piace molto, questo tuo post è stato davvero illuminante per me. Sono un outsider! E mi sono resa conto che lo sono sempre stata. Deriva da questo anche la passione per la scrittura. Mi sono sempre sentita differente dagli altri, quasi sempre inseguivo le mie idee che erano il più delle volte agli antipodi della maggioranza inserita in schemi precostituiti. Ero anticonformista. Mi ero dimenticata di questo particolare del passato, forse perché già da qualche anno mi sento abbastanza "risolta" . Abbastanza, non del tutto... Buonanotte Chiara.

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    1. Una persona risolta, non è necessariamente una persona che ha accettato il conformismo, ma una che è riuscita ad accettare se stessa così com'è. Spesso gli outsider sono i più risolti di tutti, dovresti vedere il mio maestro reiki! :)

      P.S. Ludovica Mancini sei tu, vero?

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    2. Sì sono io, un giorno spiegherò meglio la storia del nome :-)

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  3. Ai miei tempi a Roma andavano i "tozzi", ridicoli collegiali vestiti coi 501, le Clark ai piedi e il piumino Ciesse.
    A me che gli altri non mi accettino non interessa, tanto neanche io accetto gli altri :D

    Ti dico subito che non credo per niente all'astrologia e agli influssi dei pianeti sulle persone (troppo distanti per poter influenzare) né tanto meno alle caratteristiche di una persona in base al segno zodiacale :)
    E infatti, come vedi, abbiamo visioni diverse della scrittura.

    Ho comunque già programmato un post, che uscirà a ottobre, in cui spiego perché scrivo quello che scrivo e poi ne uscirà un altro in cui parlerò del perché non scrivo quello che appunto non scrivo...

    Il link al tuo post citato non funziona :)

    Riguardo alla figura dell'outsider, in un dizionario ci sono queste 3 definizioni:

    1- persona che si impone inaspettatamente nel proprio campo; uomo nuovo
    2- chi sta ai margini, chi è emarginato
    3- chi brillando nell'arte non si identifica in nessuna corrente

    Io mi potrei identificare con la 2. Non brillo da nessuna parte, altrimenti andava bene anche la 3.

    Su Wikipedia invece si definisce outsider "un soggetto posto ai margini della società che ha, tuttavia, occasioni e probabilità di riscatto.

    Francamente, quindi, non so rispondere alla tua domanda.

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    1. Daniele, con l'astrologia non c'entra niente la distanza. E' una questione di sincronicità o corrispondenza microcosmo-macrocosmo non di una propagazione di raggi o particelle materiali nell'etere o cose simili.

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    2. Il riferimento all'astrologia voleva qui essere scherzoso, anche perché il segno zodiacale di per sé dice poco e nulla; bisogna guardare il quadro astrale complessivo (ora sto studiando quello di Alessio Montagner, perché ieri leggendo questo post si è incuriosito! :-D) per comprendere le tendenze e le propensioni di una persona.

      Io non credo nell'astrologia predittiva, ma studio l'astrologia psicologica da dieci anni, e la persona che mi ha avvicinato a questa disciplina è docente di fisica al politecnico: anche la scienza sta rivalutando le proprie posizioni. Perché l'astrologia è una scienza, punto. Non è metafisica, è fisica. La luna condiziona le maree; il nostro corpo è fatto d'acqua: vuoi che non risentiamo delle sue fasi?
      I termini "lunatico" o "avere la luna storta" arrivano proprio da lì.

      Le definizioni che hai trovato del termine outsider sono le stesse che ho trovato io, ma non mi identifico con nessuna di queste, al massimo la 3...
      Non mi identifico in nessuna corrente, ma questo non riguarda solo l'arte: anche la politica, la religione, la moda, persino l'astrologia (come dicevo prima non credo nell'astrologia predittiva e ho litigato molto con i fanatici del settore e con la cricca di Ciro D.). Insomma, tendo a documentarmi e a costruirmi un'idea sulla base dei miei studi quando molti prendono per buono ciò che viene detto loro. è questo, forse, a farmi sentire un'outsider.

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    3. Scusa Chiara, già che sei entrata nella questione, ti rubo un altro po' di spazio per spiegare meglio quello che ho scritto a Daniele.
      Io ho un approccio junghiano all'astrologia mentre non condivido quello scientifico. Per il semplice motivo che le costellazioni in realtà non esistono ma sono una creazione della mente umana (intesa nel senso più ampio del termine) ^_^

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    4. Ivano, non ti scusare: ogni commento è graditissimo! :)

      Il nostro approccio nei confronti dell'astrologia è lo stesso. Jung parlava di energie e conosceva i fondamenti della fisica quantistica, che cercava di applicare alla sua visione del mondo. L'astrologia psicologica si basa su questo, ovvero sul rapporto fra le energie degli astri e le tendenze sviluppate dall'individuo. Il mio definire l'astrologia una scienza dipende dal ricorso al metodo sperimentali.

      Le costellazioni sono agglomerati di stelle a cui la mente umana ha attribuito una forma, un nome e una simbologia. Forse non esistono in quanto tali, ma rappresentano comunque dei concentrati di energia.

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    5. Sì, allora direi che siamo sulla stessa lunghezza d'onda :)

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    6. La luna non è così distante da noi come stelle che stanno a decine o centinaia di anni luce dalla terra :)
      Che quelle possano avere influenza mi sembra assurdo.
      Su quanto ha scritto Ivano circa "sincronicità o corrispondenza microcosmo-macrocosmo" non ho capito nulla invece :D

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    7. Ivano ha detto la stessa cosa che ho detto io ma in modo molto più forbito: le stelle ci condizionano perché con i loro allineamenti generano dei campi di energia, non c'entra la distanza. :)
      Siamo vergognosamente OT, per quanto studiare astrologia mi renda outsider, però la cosa non mi turba quindi continuate pure. XD

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  4. Mi sento un outsider da sempre, anch'io sono sempre stato tagliato fuori dai gruppi, però col passare degli anni mi è diventata una normalità, direi addirittura una scelta. Se devo essere sincero spesso quando sono in compagnia di altre persone e iniziano discorsi interminabili infarciti di ovvietà (dal mio punto di vista, s'intende) mi annoio mortalmente, lo percepisco come tempo sprecato. So che non è un atteggiamento corretto, comunque facciamo parte di una collettività - nolenti o volenti - e dovremmo essere più partecipativi, ma in molte occasioni proprio non ci riesco. Ringrazio Dio di avere accanto mia figlia con la quale posso parlare di tutto. É incredibile come sia più sensibile e intelligente lei a undici anni di tanti altri che conosco della mia età.

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    1. Io sono distaccata dai gruppi, ma non dalle persone. Mi piace interagire però in ambienti intimi e ristretti. Le mie serate ideali sono a cena a casa di qualcuno o in una trattoria alla mano, del buon vino rosso, discorsi seri e tante risate...
      L'unico gruppo con cui mi sia mai identificata é stato quello dei compagni di università. Eravamo 20 ma ciascuno con la propria individualità: a cena c'era gente con tacco 12 e gente in tuta... e andava bene così. :)

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    2. @Ariano: Vuol dire che l'hai tirata su bene ;-)

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    3. @ Ryo : grazie, per un padre è il miglior complimento possibile :-)

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  5. Ai miei tempi andavano di moda i pantaloni a zampa di elefante e le scarpe a punta e io vestivo gli uni e le altre. Ma è stato solo per un paio di anni, poi ho capito che non faceva per me (ma sotto sotto lo avevo sempre saputo). Dopo è cominciata la fase anarcoide-intellettuale e in questo caso mi sono trovato a muovermi per una decina di anni in un ambiente che percepivo un po' più affine. Solo intorno ai ventisei anni sono diventato un vero lupo solitario (che in fondo è quel che sono) e guarda caso questo ha coinciso con il ritorno del mio bisogno di scrivere, che avevo accantonato per anni a favore di altre attività.

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    1. Io sono un'esteta, quindi mi piacciono i vestiti, le borse, le belle scarpe, però non mi sono mai comprata una cosa "che hanno tutti", specialmente se non incontrava il mio gusto. Ora vanno tanto gli stivali da bikers con le borchie e una mia collega dice che mi ci vedrebbe bene, ma a me non piacciono perché non rispecchiano il mio stile, quindi non li compro.
      Ai miei tempi (anni 90) andavano i dr marteens e anche io li avevo, pitturati con l'aerografo da me. Li ho ancora, sono un reperto da museo! :D
      In generale da adolescente ero una specie di Morticia Adams in mezzo ai levi's e i barbour...

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    2. Morticia Addams è sempre stato il mio idolo. Sono stato per sette anni con una ragazza che era la sua sosia :)

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    3. Io avevo i capelli neri, lunghi, con la riga in mezzo, ero magra come un chiodo e vestivo solo di nero...

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    4. Il ritratto spiccicato della mia ex :)

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  6. Si vede che per te questi argomenti sono importanti, quindi fai bene a parlarne. E di sicuro si respireranno anche nel tuo romanzo ;)
    Anche io mi sento "una che sta fuori"... direi "fuori sincrono" rispetto a tanti modi di fare, pensare, vivere. Ma non è una bella cosa vivere così, tutt'altro. Certo, si arriva a un certo punto ad accettarsi, però resta vero che è una condizione faticosa.
    Ed è anche vero che chi scrive si avvantaggia di ciò, perché guardare le cose in modo diverso dagli altri aiuta molto a creare realtà di fantasia. Non tutti quelli che scrivono sono outsiders, ma esserlo dà sicuramente una marcia in più.

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    1. Sono assolutamente d'accordo. L'outsider, in fondo, è sempre alla ricerca di esperienze che trascendono quella quotidianità così stretta. La scrittura è una di queste, così come i viaggi
      che aiutano la mente a respirare, generano nuove idee.
      Non mi sorprende che qualche giorno fa abbia sentito una delle persone più ordinarie che conosco dire di non essere mai uscita dall'Italia per andare a Lourdes ...

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    2. A me già la parola "ordinario" dà i brividi ;)

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  7. Da piccoli non sapevamo di essere outsider, io per fortuna mi sono sempre trovato in gruppi dove lo eravamo tutti :-)
    Dal punto di vista dell'abbigliamento... boh, non gli ho mai dato troppo peso. Non ho mai seguito una moda particolare, certo è che negli anni 80 era facile indossare giubbotti di jeans e nei 90 camicie di flanella ;-)

    PS: L'astrologia è una pseudoscienza (senza la strettissima adozione del metodo sperimentale non si può parlare di scientza), come l'omeopatia, le streghe e i gatti neri che portano sfortuna :-)

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    1. Scusa, ma da che pulpito parli di pseodoscienza? Hai mai letto qualcosa a riguardo o parli a sensazione, come la maggior parte delle persone con cui mi relaziono in merito a questi argomenti?
      Sinceramente sono un po' stufa a vedere una disciplina così complessa ridicolizzata da chi è abituato a leggere gli oroscopi (nel 99% dei casi fasulli e assolutamente inattendibili) sui giornaletti.
      In un anno di blog non mi sono mai sentita infastidita dalle parole di un lettore: oggi sì, perché intorno a certi argomenti c'è sempre l'arroganza di chi si crede superiore, pur disponendo di scarsa o nessuna documentazione al riguardo.
      Seppur sicura che tu sia in buona fede, penso che paragonare l'astrologia e l'omeopatia alla superstizione e ai gatti neri sia veramente offensivo nei confronti dei miei studi, che porto avanti da molto tempo. Nemmeno Daniele ci crede, ma ne ha parlato comunque con rispetto.
      Ebbene: io sono un'astrologa, l'ho scritto anche nella presentazione del blog. Se la cosa non ti aggrada, mi spiace. Queste discipline sono parte del mio modo di essere e del mio percorso, quindi anche della mia scrittura. Inoltre, mio nonno è stato il primo farmacista ad adottare il metodo omeopatico a Sanremo; metodo che da piccola mi ha guarita dall'asma, e non tirare in ballo il placebo, perché a 3 anni cosa vuoi che ne capissi. Mi curo così da sempre. E prendo anche i fiori di bach. Ora, se vuoi, "defollowami" pure! :-D

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    2. Mi spiace che ti sia sentita infastidita, forse perché non hai ben chiaro il concetto di "pseudoscienza" e hai immaginato fosse un'offesa. Pseudoscienza non vul dire "bidone", ma semplicemente indica quelle discipline che, pur affini alle dottrine scientifiche, non basano il loro approccio sul metodo sperimentale. Tutto qua. È un fatto che le streghe, l'omeopatia e l'astrologia appartengano - per ragioni diverse - a questa categoria, non è questione di buona fede, è un fatto (che non ho deciso io).
      Mi spiace essere stato ancora una volta un outsider (per tornare in topic) ma se reputo un blog interessante non lo abbandono solo perché non la penso come il blogger, con cui tra l'altro sto avendo uno scambio di opinioni civile (se mi vuoi far defolloware devi almeno spararmi un vaffa :-) )

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    3. Non è vero che l'approccio a queste discipline non è basato sul metodo speriementale. Lisa Molpurgo - astrologa italiana che ha rivoluzionato l'astrologia a livello mondiale - ha analizzato più di centomila piani astrali e ha seguito diverse persone per anni della loro vita. Se questo approccio non è scientifico non lo è nemmeno la psicologia, che segue metodi di indagine simili. O la sociologia.
      Allo stesso modo, i prodotti omeopatici e i fiori di Bach sono stati testati in diversa maniera. Le pseudoscienze sono ben altre. :)
      Detto ciò sono contenta che questo malinteso sia scaturito in una discussione interessante, perché inizialmente mi ero indispettita molto.

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    4. Felice che ci siamo chiariti :-) Nel frattempo ho dato un'occhiata veloce su wikipedia per capire che cosa fosse un piano astrale e, citando un articolo dal titolo "Pinocchio e la scienza: come difendersi da false credenze e bufale scientifiche", riporta:

      Il piano astrale, chiamato altresì mondo astrale o mondo del desiderio (Kamaloka in sanscrito), è un luogo metafisico, secondo alcune tradizioni esoteriche, alcune religioni e parte del pensiero New Age.
      Il concetto è stato frequentemente ripreso e utilizzato da sostenitori di pratiche alternative, pseudoscientifiche o "New Age", attribuendo allo stesso, o a "energie" ad esso afferenti, dei presunti effetti o una sussistenza reale; non esiste però alcuna prova oggettiva dell'esistenza in tal senso di tale "piano" o delle relative "energie".
      (https://it.wikipedia.org/wiki/Piano_astrale#cite_note-fuso-1)

      Sappiamo tutti benissimo che quel che si trova su Wikipedia non è per forza la verità e che spesso prende gran cantonate, quindi prendiamolo per quel che è, fatto sta che non credo di aver capito molto bene di che cosa si tratti :-)

      Allora ho letto anche https://it.wikipedia.org/wiki/Lisa_Morpurgo ma, ancora per mia ignoranza, ho capito ben poco delle sue teorie. Che cosa vuol dire che un pianeta ha un domicilio nel segno?

      I fiori di Bach non so che cosa siano, ma per quanto riguarda l'omeopatia, da quando ho approfondito l'argomento, ho smesso di acquistare prodotti omeopatici. Immagino che una volta che s'i è dentro un ambiente sia molto difficile porsi nell'ottica dell'osservatore esterno, tanto quanto il contrario. Io mi pongo sempre nell'ottica che è meglio darsi due scornate e imparare qualcosa di nuovo che scambiarsi sorrisetti fasulli e dimenticare qualcosa di vecchio, ma soprattutto che la realtà non cambia in funzione di quello che io vorrei che fosse. :-)

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    5. Siccome ora sono in ufficio e ho difficoltà a spiegarti tutto nel dettaglio per ragioni di tempo, ti lascio questo link: http://www.astrologiainlinea.it/.
      Fra i vari siti astrologici, è quello che utilizza un linguaggio più semplice, comprensibili anche agli addetti ai lavori. Il piano astrale si chiama anche tema natale.
      Questo giusto per avere le basi. Di tutto il resto, compresi i fiori di Bach, possiamo parlare qui oppure in mail, su appuntiamargine@gmail.com.

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  8. Caspita, quella domanda è proprio fica! Non me la ricordavo mica... Pensa cosa mi sono dovuto inventare per tirare fuori quattro parole in croce da Daniele?! XD

    Tu e lui siete diversi anche su un altro aspetto, credo. Aspetto che conferma quanto dici nel post, cioè: lui usa la scrittura come una barriera. Leggendolo non riesci a capire nulla di lui; non carpisci più del soggetto puro e semplice del suo scritto. Tu, invece, usi la scrittura per raccontarti anche quando l'argomento dell'articolo non sei tu.

    Prima o poi mi toccherà farti un'intervista... ;)

    Per quanto riguarda me... cerco di usare la scrittura per raccontare con ironia quello che non mi piace del mondo in cui sono costretto a vivere. E andrò sempre più in questa direzione.

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    1. Sul blog mi racconto per dare un taglio personale all'articolo: non mi piace che i miei pezzi abbiano un tono didascalico o accademico, ma voglio renderli miei al 100%. I miei post esprimono punti di vista, non nozioni, quindi è inevitabile che io faccia capolino anche se non è la mia vita il tema principale. Spero almeno di farlo in modo autobiografico.

      Nel romanzo non mi racconto, ma trasmetto - è inevitabile - una mia visione, mascherandola fra le righe della mia storia. La mia scrittura sta andando sempre più verso una trasmissione dei messaggi che mi stanno a cuore. Non racconto me stessa da un punto di vista autobiografico, ma racconto la mia anima.

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    2. Ehi, ma in questo post mi fischiano le orecchie spesso!
      Non pensavo di usare la scrittura come barriera né che non si possa capire nulla di me. Ma poi pr quale motivo si dovrebbe capire qualcosa di uno scrittore dai suoi scritti?
      Ecco un'idea per Chiara :D

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    3. Nessuno ha detto che "si deve", però può capitare, specialmente se si ha avuto l'opportunità di seguire le opere di un autore nel corso del tempo e di integrare la sua visione del mondo. Esempio, Gianni Biondillo, autore di gialli che apprezzo, è palesemente di sinistra, anche se non lo dice mai. :)

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  9. Sono un po' stremata dalle ultime giornate e non riesco a scrivere un commento coerente.
    Però mi riconosco molto della tua descrizione dello scrittore come outsider.

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  10. Non ho mai pensato a me stesso come a un outsider. Desidero raccontare delle storie, e basta. Non ho ambizioni artistiche perché non mi considero tale, ma solo uno che racconta storie, appunto. A ben pensare io ho sempre desiderato essere un "insider", semmai. Ma esserlo alla grande: villa, spider, feste, bella vita insomma. Peccato che mi sia andata male!
    I miei personaggi sono di certo outsider, e la stessa scrittura ti mette da parte (non è sempre così: alcuni scrittori scrivono benissimo al bar); ma chi scrive, be', non è detto che lo debba essere.

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    1. Non credo che quelli con il villone siano insider. è il sistema a classificarli come tali, usando i suoi parametri sballati e misurando la realizzazione di un individuo in base alla sua popolarità. Secondo me la distinzione fra "in" e "out" non dipende da ciò che uno possiede, ma dal suo modo di pensare. :)

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  11. Arrivo tardi, ma mi ha fatto piacere leggere i commenti precedenti: in pratica, hai sfondato molte porte aperte!
    Non so se definirmi "outsider" sia giusto (poi ho letto le definizioni segnalate da Daniele!), in ogni caso so di avere una caratteristica straordinaria (non nel senso di meravigliosa, ma in quello letterale di fuori dall'ordinario): riesco perfettamente a mantenere in equilibrio le "Marine" che vivono dentro me è sono tante. Sono le mie contraddizioni a stupire le persone, a tenerle lontane o a conquistarle. Una volta una mia collega universitaria è venuta a studiare a casa mia: l'ho ricevuta in jeans, un vassoio di biscotti sul tavolo e un "vuoi un tè?", ma durante la pausa le ho proposto l'ascolto dei Rage Against the Machine e dei Pixies ed è rimasta a bocca aperta "ti facevo più il tipo da musica leggere italiana!" - mi ha detto! La parte che mostro più facilmente al pubblico è quella del tè con i biscotti, l'altra la scrivo!

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    1. Ogni persona racchiude in sé diverse identità, e l'individuo risolto è quello che riesce a unirle in una personalità omogenea e coerente. Per questo dico che i miei quattro personaggi principali rappresentano, ciascuno a modo suo, quattro aspetti del mio carattere. C'è in me forza e determinazione; c'è una contraddizione fra il desiderio e la paura di essere amati; c'è una forte attenzione alla spiritualità; c'è un rapporto conflittuale con mio padre. E ci sono molte altre cose. Anche io percepisco un netto contrasto fra il mio "fuori" e il mio dentro. Se da ragazzina amavo il nero, ora mi sono accorta che mi piacciono le cose belle, e mi piacciono i colori. Ma ultimamente, questa parvenza di ordine mi sta stretto: sono su frequenze rock e ho bisogno di sentirmi creativa. Le rigidità che mi sono imposta non mi rispecchiano.

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  12. Mi sono sentita outsider da bambina, perché... volevo essere "dentro"! In pratica ho fatto il mio vero ingresso nel mondo dei rapporti umani con l'adolescenza, e qualche strascico di stranezza mi è rimasto. Da quando scrivo, però, mi sento molto "insider", complice una fetta di vita ricca di scoperte importanti. Mi sento davvero molto in sintonia con gli altri, anche se non sempre mi piacciono e non sempre piaccio. Sono più le cose che abbiamo in comune di quelle che ci differenziano.

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    1. Mi aspettavo questa risposta, perché fin dalle prime nostre battute (ormai quasi due anni fa) mi hai dato l'impressione di una persona equilibrata e risolta. Io per arrivarci ho ancora molta strada da fare. :)

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    2. Equilibrata e risolta, davvero? Che bella impressione ti ho fatto. :)

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    3. Davvero. Tu mi trasmetti allegria, e lo trasmettono i tuoi post! :)

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  13. Mi ci ritrovo doppiamente nel ruolo, prima da emarginato, adesso da aspirante eccentrico XD
    Il microcosmo che mi circonda resta una gabbia dalla quale fatico a uscire, solo io mi sento cambiato perché mi sono guardato diversamente e ho cominciato a essere attivo, propositivo, ad accettare il brivido dell'avventura più che temere l'imprevisto.
    La citazione all'inizio è perfetta, sei un outsider quando lo realizzi.

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    1. L'outsider è la persona che riesce ad accettarsi così com'è, e ad accettare il distacco nei confronti del senso comune senza sentirsi inadeguata. So che molti mi considerano poco umile, per 'sta cosa della scrittura (nemmeno fossi un'autrice di best-seller) ma forse scaricano su di me la frustrazione per non aver mai provato a essere loro stessi, fuori dal senso comune. Io almeno ci ho provato. :)

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  14. Bilancia saturnina? Mi incuriosisci...
    Io non scrivo per sbattere sulla carta le brutture, né per evaderle, forse scrivo per rivivere le emozioni dei miei viaggi e la bellezza del mondo... infatti nelle mie storie non ci sono i cattivi (e infatti sono noiosissime da leggere e non riesco a finirle...)
    Di che pianeta è la colpa? :D

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    1. I segni doppi (gemelli, bilancia, pesci) ovvero dominati da due pianeti molto diversi fra loro, ne hanno sempre uno che influenza il carattere un po' più degli altri. Un'astrologa che ha analizzato il mio tema ha parlato di saturno, nel mio caso, perché nel mio tema natale è in bilancia anche lui... In realtà però ho venere congiunta all'ascendente, quindi mi condiziona anch'esso (pianeta, quindi maschile, giusto?).
      Se vuoi vedere la tua dominante mandami data ora e luogo di nascita che ci guardo. :)

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    2. Venere è pianeta quindi maschile? Può darsi, in tal caso però è congiunto, non congiunta. Non so per certo. Per l'ascendente, ti scrivo in privato, grazie!

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    3. Sì, credevo di aver scritto congiunto! :-D ahahahah!
      Siccome in mitologia Venere è una dea, molti usano il femminile quando parlano del pianeta...
      Comunque ho visto i dati, e appena posso ti scrivo. :)

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  15. Quanti outsider! Ne ho contati tanti come i pesci che vanno a sinistra. Io sono insider, nella foto è quello che va a destra.

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    1. Quanti siamo a scrivere, a porci domande, a darci risposte?
      E quanti invece rimangono immobili, ad ammuffire davanti a uno schermo?
      La proporzione è sbilanciata. Fra noi, non ci sono due che abitino nella stessa città.

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