Guest Post - L'ingenuità della ragione e altre facezie.


Quasi un anno dopo il primo guest-post che ha scritto per me, torna su queste pagine Salvatore Anfuso, un po’ più maturo di allora, con meno capelli e con qualche nuova consapevolezza.

Io e Salvo, nell’ultimo anno, abbiamo intrapreso insieme un bel percorso. Ci siamo scambiati testi ed e-mail, confrontati, consultati e criticati a vicenda, forti di un’esperienza comune: entrambi abbiamo ricominciato a scrivere dopo un lungo silenzio, ci siamo messi in gioco, con la spavalderia di chi sa di avere discrete capacità e l’umiltà – non sempre visibile – di due esordienti che devono ancora imparare molto.

Ogni crescita passa attraverso la presa di coscienza dei propri limiti: Salvo ha deciso di sbattere sulla pagina tutto ciò che ha appreso su se stesso, e ha deciso di farlo con la sua consueta ironia.

Buona lettura!



Qualsiasi sia la passione che vi muove, qualsiasi sia il palcoscenico su cui desiderate spiccare, arriva sempre un momento in cui si è costretti a chiedersi:
  1. Se quello che si sta facendo è davvero ciò che si vorrebbe fare

  2. Se quello che si vorrebbe fare è davvero alla propria portata
Chiunque non abbia attraversato questa fase – che chiamo: spartiacque – non può realmente capire quanto siano spigolose queste due domande qui. C’è da ferirsi anche solo al pensarle. Non considero vigliacco il comportamento di chi si ostina a fingere d’ignorarne l’incombenza. Essendo il più risoluto fra gli ostinati, potrei essere considerato di parte; me ne rendo conto.
Chiunque voi siate. Qualunque sia la storia che vi ha portato fino a qui. Concedetemi, dunque, il “favore” del dubbio e ascoltate ciò che ho da narrarvi. Potrebbe venirvene del bene, potrebbe. Oppure del male. Alla Vostra coscienza... be’, l’ardua sentenza, eh!

L’origine dell’inganno.
Fu quella volta che voltaste la pagina, sfiorandola lieve, assaporando con vorace desiderio le parole ivi dispensate, che la brama di prender parte alla giubilante combriccola di saltellanti narrastorie vi ha solleticato la mente per la prima volta. Infausta giornata fu quella. Le nubi s’addensarono. Il cielo s’incupì. Il mondo intero vi guardò giudicando il Vostro sincero desio.
È forse un male, mi domando, desiderare qualcosa?
Lo è!, è la risposta. Desiderare è il primo atto del possedere. E chi mai sareste, Voi, per possedere ciò che solo Dio, il destino, o Mozzi può concedervi? Per dirlo in volgar dialetto: «Ci siete nati o non ci siete nati: scrittori?».

Di nobili nascite... e d’altre facezie.
Da nobil famiglia tartara, nell’anno del Signore 1818 d.C., fu la nascita di Ivan Sergeevič Turgenev. Insediatisi in Russia, ai tempi dell’Orda d’oro, l’infanzia dell’enfant prodige trascorse satolla nella ricca tenuta della famiglia materna dei Lutavinov...
... ma non è a questo che mi riferisco parlando di nobili nascite.
Che scrittori si nasca o si diventi, non è oggetto d’indagine in questo guest post. Ringrazio la gentile fanciulla per l’ospizio che ha voluto concedermi. Concedere a un povero... mentecatto. Ci avete mai fatto caso? A quanto si assomiglino, intendo, le parole: mente, menzogna e ‘catto? Be’, anche questo non è oggetto d’indagine. Per quello, ci sono le pagine di grammatica...
Ad ogni modo, se non ho capito male, Voi vorreste sapere se c’è o meno una speranza, giusto? Cioè, se torturare il Vostro cirrotico organo fegatizio porti a qualcosa, o è assolutamente inutile.
Lo è, è perfettamente inutile.
Vi ringrazio, quindi, per la gentile attenzione e Vi auguro un buon proseguimento con gli altri post “appuntati” in queste pagine.
Arrivederci.
...
Come? La risposta forse non Vi ha soddisfatto? E-eh! Lo sapevo. Siete curiosi, siete. Curiosi come bisce, siete, stese... su una roccia... al chiaror di... luna. Siete. Be’, comunque sia, d’accordo, mi sforzerò un tantino di più.

Sentimenti nefasti e buoni propositi.
La fanciulla di cui sopra, mi chiede di scrivere un guest post sull’onestà intellettuale. Mica un’onestà qualsiasi però; niente affatto. Un’onestà intellettuale verso se stessi. Ma dico? Se volevo essere onesto, soprattutto verso me stesso, mi sarei inventato di fare lo scrittore? Avrei scelto un’altra professione piuttosto. Che so: il politico; il guardarobiere in uno spogliatoio di porno star; il finanziatore di eventi benefici. Ma lo scrittore... Va da sé che: lo scrittore, di onesto, non ha neanche il gusto.
Certo, di tanto in tanto, un bagno d’umiltà non può far che bene. Non è in fondo per questo che mi sono iscritto al corso (fondamentale di narrazione) di Giulio Mozzi? Quando hai un vero scrittore davanti... proprio in quel preciso momento in cui lo scorgi per la prima volta... capisci che l’onesta (intellettuale) è riservata a pochi eletti. È più rara del talento, l’onestà (intellettuale). E lì, ho dovuto chiedermelo: «Lo sono, onesto?».
No!, è stata la risposta. Ma questo... lo sapevo già. E non è il punto fondamentale. Il punto fondamentale è un altro. Sto ancora cercando di capire qual è però.

Limiti limitanti.
Se c’è una cosa che odio con tutto il cuore, più di qualsiasi altra cosa al mondo, è proprio leggere. Sì, leggere! Perché ogni volta che sfioro le dense pagine di Moccia, io... mi vergogno.  Come un prete, mi vergogno. Non posso scorgere dalla vetrina della libreria neanche una copertina di Fabio Volo senza che un sincero e rispettabile istinto omicida mi colga. Lì, mi colga; davanti alla libreria. Ovunque sia, mi colga. E non è per colpa loro, sia chiaro. È il confronto che mi fotte. Anch’io vorrei essere bravo. Bravo! Come loro, bravo.
Tuttavia, piuttosto che ammettere di non esserlo, bravo come quei due lì, be’... m’invento d’essere disonesto. Intellettualmente, disonesto. Disonesto, vi dico! L’ho detto anche allo psicologo, l’ho detto. L’altro giorno parlavamo proprio di questo. Lui, lo psicologo, s’è messo a piangere perfino. Piangere, vi dico! ... e io, come posso essere onesto con me stesso quando penso che lo stesso mondo che calpesto con i miei piedi è calpestato anche dai piedi di quei due là? Si trattasse solo di Turgenev, o di Dostoevskij, o di Tolstoj... va be’. Me ne farei una ragione, me ne farei. Ma quei due...
Certo, la mia mamma me lo aveva tanto raccomandato. In punto di morte, me lo aveva raccomandato: «Non fare mai lo scrittore, piccolo mio. Mai! ... lo scrittore. Tra tutti gli esseri viventi, umani, alieni, e animali, che ci sono al mondo, pensi d’essere proprio tu destinato a fare lo scrittore?».
«Sì, mamma».
«Come hai detto?!».
«No, mammina. Non voglio, fare lo scrittore».
«Bravo, piccolo mio. E poi, lo sai no?, che gli scrittori sono tutti dei morti di fame?! Fai il postino, piuttosto. Come quel tizio là... quello che abitava vicino a noi... Oh Dio Santo, neanche più i nomi mi ricordo».
«Bukowski, mammina?».
«Sì, bravo. Proprio quel rumeno lì, Bukowcoso. Posto fisso statale e sei apposto per tutta la vita. Hai capito, bambino mio?!».
«Sì, mammina cara».
«Bravo, piccolino. Vieni qui, che ti do un bel bacio».
Comunque, lo dico sempre, l’importante è non mollare! Non voglio mica che questo guest post si trasformi in una baraonda di prostrazione geriatrica, capperi. Bisogna pensare positivo, bisogna. Positivo, gente! Positivo, vi dico. Il perché è presto detto. Se ce l’hanno fatta quei due là, e be’... è chiaro che possa farcela chiunque, no? Su, animo. E scrivete cose belle! Belle, vi dico. Non come... beh, avete capito.

Guest post scriptum
Ah sì, dimenticavo. Dovevo parlare anche della “consapevolezza dei propri limiti”... Be’, che dire? Consapevole lo sono. Di avere dei limiti. Proprio l’altro giorno, mi trovavo a messa, quando....

Il guest-blogger:
Vendo sogni, ma vorrei scrivere certezze. Leggo da prima di avere imparato a farlo e scrivo da prima di aver imparato a leggere. Insomma: un genio...! Sto lavorando al mio ennesimo romanzo, quello buono. Solo che gli altri non li ho mai conclusi. Questa, potrebbe essere la volta buona; ne sono quasi sicuro. Restate in campana dunque, non si sa mai. Nel frattempo vi invito a leggere i miei post sul mio blogwww.salvatoreanfuso.com, e i miei racconti. Alcuni sono davvero brutti, ma qui e là qualcuno si salva. Soprattutto, però, sono convinto di una cosa, una sola: «Credere nei sogni, li fa realizzare!».

Commenti

  1. Questo qui, secondo me, è peggio di Moccia e Volo assieme!

    RispondiElimina
  2. Eh, no, Salvatore. Sarebbe comodo peggio di loro assieme. Moccia-Volo=Anfuso. Anfuso+Volo=Moccia. Volo-Moccia=Anfuso negativo. La matematica, in letteratura, è un'opinione. ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caspita… adesso, anziché solo la grammatica, devo mettermi a ripassare pure la matematica. Meglio se mi davo ai video poker, Maremma ladra!

      Elimina
  3. Credere nei sogni li fa realizzare, mi piace questa frase, pensa che io nella mia pagina ho scritto “scrivere è un modo per avvicinarsi ai sogni e renderli reali” cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia aritmeticamente parlando.
    Scrittori si nasce o si diventa, non si sa. Si comincia a scrivere per passione poi se si continua a farlo nonostante non si riesca a trovare un editore che voglia prenderti sul serio un motivo ci sarà, quel motivo secondo me è la passione. Anch’io ho smesso per un po’ di tempo di scrivere, presa dal vortice della vita (è una frase fatta, ma davvero c’è stato un periodo in cui ero nel vortice laurea-lavoro-matrinomio-disastri)avevo accantonato l’idea della scrittura.
    Poi un giorno leggendo un volantino pubblicitario su un corso di scrittura creativa mi si è accesa la lampadina in testa e sono corsa ad iscrivermi.
    Il corso era breve e non bastava certo per imparare a scrivere ma a me è servito per far riemergere la mia passione. Moccia e Volo, del primo non ho letto nulla (né credo mai lo farò) ma di Volo ho letto due libri e mi sono piaciuti (ebbene sì lo ammetto, non datemi l’ostracismo per questo) i suoi romanzi non sono i Promessi Sposi, ma se lo fossero forse non venderebbero tanto. Comunque io leggo un po’ di tutto, da ragazza leggevo Liala e Jean Paul Sartre, quindi oggi posso leggere Fabio Volo e Roberto Saviano, c’è post per entrambi nel mio e reader, quindi anch’io posso sperare di entrare nell’e reader di qualcuno, che magari per qualche ora troverà un momento di piacevole e non troppo leggera evasione, oppure mi cancellerà del tutto.
    Quindi Salvatore coltiva i tuoi sogni, scrivi e continua a crederci.
    Carino il tuo blog ti seguo (o devo scrivere ti follow?)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Giulia, grazie per il commento, e per il follow. :)
      Anch'io ho letto un libro di Volo - non ricordo quale - e l'ho apprezzato. C'è, nei suoi libri, esattamente quello che ti aspetti ci debba essere. E questo credo sia molto positivo e anche molto raro. Li ho citati (entrami gli autori) perché sono diventati un po' il simbolo fra gli aspiranti scrittori di un'editoria che non piace. Solo per questo.
      Scrivere perché è una cosa che piace fare è decisamente un buon motivo per farlo, secondo me.  Tuttavia non è, dicono, un buon motivo per farlo professionalmente. Il senso del post, alla fine, era tutto qua. Gli scrittori che pubblicano, quelli che magari vendono poco ma che vendono da vent’anni, della scrittura ne fanno una professione in senso stretto. Aggiungo, per maggiore comprensione, un link a un articolo Sandro Veronesi: http://www.minimaetmoralia.it/wp/a-scuola-di-scrittura-con-sandro-veronesi-i-parte/.
      La differenza tra il loro “professionismo” e il mio (nostro) “dilettantismo” non mi convince. O, meglio, non mi garba. Ma sono di parte, lo ammetto.

      Elimina
    2. Se devo essere sincera, io ho apprezzato come letture leggere sia "Tre metri sopra il cielo", letto quando avevo vent'anni, sia "Esco a fare due passi" di Volo: erano storie semplici, scritte in uno stile banalotto ma senza errori di grammatica, un piacevole passatempo.
      La differenza fra me (noi) e un lettore medio, è che io mi guardo bene dal bollare queste opere come capolavori: so quali sono i loro limiti e sono in grado di attribuire loro il giusto valore. Molte persone invece urlano al miracolo, perché non sono mai andate oltre il romanzetto commerciale di basso livello.
      Sono sempre stata convinta del fatto che uno scrittore debba essere onnivoro: sarebbe pretestuoso criticare tali autori senza mai aver letto nulla. Questa voracità, tuttavia, deve avere cognizione di causa, non deve portarci a prendere fischi per fiaschi...o Moccia per Dante! :-D

      Elimina
  4. Beh, Salvatore, intanto piacere di conoscerti.
    Mi sa che c'è un errore nel link al tuo blog, perché la pagina non si apre.
    Quanto alle tue dissertazioni ed elucubrazioni sull'essere scrittori, sul pensarci bene prima di definirsi tali, ecc. sappi che concordo su tutto. A bientot (senza l'accento).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chiedo scusa, errore mio (Salvo perdonami!!!!), ora è a posto! :)

      Elimina
    2. Non c'è problema Chiara. :)
      Luz, piacere mio. Sono contento di trovarti in accordo nei miei voli pindarici. A presto. :)

      Elimina
  5. Sempre in forma, il buon Salvatore Anfuso! :)

    RispondiElimina
  6. Cari Chiara e Salvatore, già siete pericolosi presi uno per uno, se poi vi mettete in combutta c'è da scappare a gambe levate!
    Scherzo (forse).

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La volontà di essere un Jolly

Appunti a Margine cambia casa

Freedom writers - il valore della scrittura di getto

La descrizione fisica dei personaggi

Letture che ispirano - La trilogia del male di Roberto Costantini

Sfida di scrittura - racconto di 1000 caratteri.

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

Con le mani nei capelli - manuali e guest-post

Parolacce, gergo e regionalismi: usare con cautela.

Liebster Award: un'occasione per conoscerci meglio.