Le cose da non chiedere a un aspirante scrittore.
Vale sempre la pena di fare una domanda, ma non sempre di darle una risposta.
(Oscar Wilde)
Ai tempi del
post “Lo scrittore si adombra”, di Grazia Gironella, avevo
ricominciato a scrivere da pochissimo. In quel periodo, mi vergognavo a parlare
del mio romanzo, quindi stavo zitta nell’ombra e mi facevo i cavoli miei davanti
al computer. Per questo motivo, sebbene l’articolo mi fosse piaciuto tanto, non
avevo potuto trasformarlo in un meme.
Ora, finalmente,
sono pronta: la mia doppia vita non è più un mistero. I parenti , gli amici e i
colleghi buoni sanno che sto scrivendo un romanzo. E sono molto, molto curiosi.
Quando condivido
i miei progetti con qualche conoscente, all’inizio mi guarda con un misto di curiosità e
sospetto. Subito si accerta di aver capito: “Ma un romanzo, cioè
una storia?”. Cominciamo bene…
Poi, inizia il
festival delle FAQ.
Alcune domande
sono sensate, quindi non le citerò qui. Altre mi fanno saltare sulla sedia
perché puzzano di cliché o rimbalzano nel territorio dell’assurdo. Cerco di fare violenza a me stessa per non
saltare al collo del malcapitato. Dopo tutto, so che è in buona fede, e che
certe paturnie non si possono comprendere se non le si vivono. Ma è incredibile
quale carrellata di assurdità può seguire una semplice frase: “Lo sai che sto scrivendo un romanzo?” …
… “Ah sì?!? E quante pagine avrà?”
Secondo te come
faccio a saperlo, tesoruccio bello?
Sinceramente, è
l’ultimo dei miei problemi.
Ho deciso il
titolo a stesura iniziata e – sebbene possa prevedere che il risultato sarà
piuttosto spesso, considerata la mia incontinenza verbale – credo che non
conoscerò il numero di pagine finché non scriverò l’ultimo ringraziamento.
Evidentemente “loro”
non sanno che l’istinto revisore è sempre in agguato fino a un minuto prima
della pubblicazione. Inoltre, noi scrittori preferiamo parlare di battute e di
parole, perché si tratta di un dato più oggettivo. Non c’è nulla che mi irriti
più di un romanzo che sembra bello corposo e poi è scritto in Arial 18 con
interlinea doppia, come una presentazione Power Point.
“Di cosa parla il tuo romanzo?”
Lo vuoi proprio
sapere? Allora aspetta che sia finito e poi leggilo, perché io più di tre
parole non ti dico. Primo: non voglio fare spoiler. Secondo: una storia in
stesura è soggetta a molteplici cambiamenti. Prometterti un carico di banane e
poi venderti dei fichi mi farebbe perdere credibilità.
Non è facile far
nascere un’idea, svilupparla, modificarla a seconda delle nuove esigenze che
emergono. Io non ho figli, ma nella mia immaginazione la gestazione di un’opera
letteraria è simile a una gravidanza. Bisogna prendersi cura del nascituro,
coccolarlo e cullarlo finché non sarà pronto per vedere la luce.
Darlo in pasto
ai lupi prima del tempo potrebbe risultare deleterio. Questo è il motivo per
cui ho deciso di non far leggere più a nessuno la prima bozza. Oltre al mio compagno, solo due persone
conoscono – seppur a grandi linee – il contenuto della mia opera e i personaggi
principali. Nessuno di loro però è al corrente dei dettagli. Ed è giusto che
sia così.
Spesso, il
soggetto in questione aggiunge una postilla, dopo la mia esortazione a muovere
le chiappe: “Lo sai che a me non piace leggere. Perché non scrivi un
film?”
“Guarda, mi
spiace, al momento mi sto occupando del libro. Ma se vuoi il film chiamo il mio
amico Sorrentino e gli chiedo di fare un adattamento, basta che non mettano
Scamarcio come protagonista altrimenti ricorda Moccia!
“È una storia d’amore?”
Questo me lo
chiedono sempre, non so come mai.
Sarà forse per l’espressione
trasognata che mi porto appresso e che mi fa sembrare un po’ riconglionita?
O forse la
pensano così perché viviamo in una società retrograda e maschilista. Basta che una giovane donna scriva libri e subito
pensano a una roba sdolcinata e sentimentaloide, ma l’ottocento è finito da un
pezzo!
Io non mi
ritengo in grado di scrivere un Harmony o una romanticheria stile Nicholas
Sparks. O, peggio ancora, qualcosa che ricordi Moccia! Tempo fa, in una mail a Salvatore, scrissi: “se
dovessi mai tirar fuori dal cilindro una storia del genere, ti prego uccidimi!”
E non ho cambiato idea.
“È una storia autobiografica?”
Per carità! Se
raccontassi la mia esistenza, verrebbe fuori una roba noiosissima. Nel mio
passato, ci sono pochi episodi degni di nota e, credetemi, è meglio che
rimangano ben nascosti!
Non so perché “loro”
credano che uno scrittore muoia dalla voglia di parlare di se stesso. Spesso le
prime opere si ispirano alla vita vissuta, ma è una fase che passa: un romanzo
non è un diario. Prima lo si capisce, meglio è per la propria carriera
letteraria.
“Nel tuo romanzo ci sono anch’io?”
Questa è la
domanda preferita del mio fratellastro Matteo. Si è anche offeso quando gli ho
detto che nel mio romanzo non c’è nessuno. Non ci sono parenti. Non ci
sono amici. Non ci sono nemmeno io. Ogni personaggio è frutto della mia
fantasia, così come lo sono le vicende raccontate.
L’ispirazione
spesso arriva dal reale, questo non lo nego. Ma si tratta di un punto di
partenza per arrivare al classico “ogni riferimento a fatti persone e cose è
puramente casuale”.
Quindi, lo
ribadisco: il mio romanzo non parla della mia vita. Ho scelto un protagonista
maschio proprio perché nessuno possa ricondurlo a me.
E infatti…
... “Ma il tuo protagonista somiglia a Beppe?”
Assolutamente
no! Credo che se avessi un fidanzato con lo stesso caratteraccio del mio
protagonista sarebbe già finita a parolacce. La sua donna è molto più buona e
paziente di me. Io non lo sopporterei! Gli sono affezionata, ma che rimanga a
casa sua!
Il lancio della patata bollente.
Questi sono solo
i quesiti relativi al mio romanzo, ma possono diventare molti di più se estendo
il discorso alla scrittura in senso lato: c’è chi mi chiede di scrivere la mail
per l’avvocato (“intanto tu sei capace”) e chi mi propone di occuparmi della
sua biografia, su dettatura…
Ormai ho imparato a reagire con una certa nonchalance,
ma non faccio certo i salti di gioia.
E voi come reagite quando vi viene chiesto qualcosa di fastidioso?
Quali sono le domande più ridicole che vi sono state fatte sulla
vostra scrittura? E quelle più imbarazzanti?
Postilla: vi piace il nuovo look del blog?
In nuovo look mi piace un sacco! E ricordo molto bene il post di Grazia, anch'io avevo poi scritto un post:http://inchiostrofusaedraghi.blogspot.it/2014/06/allautore-non-domandare.html
RispondiEliminaPer le domande moleste me la cavo bene:
– Come mai scrivi?
– Mi piace ammazzare la gente senza andare in galera.
Detto con sorriso angelico sulla faccina da professoressa...
Ah sì... ora mi ricordo quel post, ma essendo passati molti mesi avevo un po' di nebbie nel cervello e mi è venuto in mente prima quello di Grazia... Scusami!
EliminaComunque fantastica la tua risposta! :-D
Sul look del blog ti ho già risposto su FB, cioè che era quello che avrei voluto scegliere io per il nuovo look, ma poi avevo optato per le spirali.
RispondiEliminaPer quanto riguarda le domande imbarazzanti, aggiungerei:
- "Senti, ma perché non scrivi la storia della mia vita! Guarda che è un romanzo... appena hai un attimo ti racconto." Ci sono tre persone che me lo hanno detto, quindi se mi mettessi in proprio potrei farlo come ghost writer, sebbene detesti le autobiografie.
- "Come vanno le vendite dei tuoi libri? Si guadagna?" Come no, ho già prenotato per i Caraibi. E tutte le volte spiego che ho anche un lavoro primario, quello che mi permette di vivere dignitosamente non morire di fame.
- "Ma non è un po' lungo? Ma non è un po' corto?" Secondo me un romanzo non è né corto né lungo, non puoi giudicarlo a prescindere dal contenuto.
Come ultima cosa, evviva! Sono la prima a commentare il post!
Ah, no, mi ha battuto Tenar! Del resto so che è una velocista!
RispondiEliminaCome ho scritto nella postilla, anche a me molti chiedono di redigere la loro autobiografia. è incredibile come molte persone tendano a sentirsi speciali, a ritenere di avere un'esistenza degna di nota. Per molti, è solo megalomania, e questo soffoca la credibilità di chi, invece, avrebbe davvero qualcosa di interessante da dire.
EliminaI primi tentativi di scrittura riguardano spesso esperienze autobiografiche. è giusto che sia così, perché il desiderio di raccontare deve attivarsi in qualche modo. Però poi si deve trascendere, altrimenti non si evolve. :)
P.S. Ma cos'è, una gara? :D
Di solito arrivo sempre in fondo a commentare, così per una volta speravo di essere prima! :-)
EliminaPremesso che io ho talmente pochi amici/conoscenti che ricevo poche domande e a me succede raramente di rispondere a domande sulla scrittura (anche perché incuto un certo timore, forse :D)... comunque nelle pagine dedicate agli autori ne ho visti diversi, di domande odiose, tra cui la peggiore è "Perché non ti trovi un lavoro vero?". Penso che se la ponessero a me non so come potrei reagire (a parte che arrabbiandomi), visto che in primis è sminuente per tutto l'impegno che ci sto mettendo, ma soprattutto perché io un lavoro "vero" ce l'ho già (faccio il gelataio), e non vedo perché dovrei essere criticato se oltre a fare il mio lavoro decido anche di scrivere. Del resto però il lavoro dello scrittore è uno dei più bistrattati in Italia, ma questo è un discorso lunghissimo, quindi meglio che mi fermi qui :) .
RispondiEliminaSono pochissimi, in Italia, quelli che possono permettersi di lavorare con la scrittura. O almeno con la narrativa. Io un po' li invidio, perché mi piacerebbe molto...
EliminaPurtroppo chi non scrive ha difficoltà a capire quanto lavoro stia dietro la stesura di un romanzo. Non lo fanno con cattiveria. è solo una realtà che non conoscono, o che forse non vogliono conoscere. :)
Forse è vero che non lo fanno con cattiveria, ma a me la cosa fa arrabbiare lo stesso parecchio, anche se forse sono solo io che su certe cose sono un po' (tanto) intollerante :D .
EliminaAhahaha bellissimo post, e soprattutto vero!
RispondiEliminaLa domanda "ma metterai anche qualche disegno?" me la pongono, però perché sanno che in passato mi divertivo a disegnare.
Moz-
Bello il disegno! Io sono proprio negata! :)
EliminaFASTIDIOSISSSIME le domande di carattere economico. Quanto hai pagato? (Non ho mai nascosto di aver pagato l'editing del primo) Quanto guadagni? E poi Chi è questo, chi è quello? Frequentissime perché il mio primo romanzo era in parte autobiografico ma davvero romanzato, e in seguito "mi metti nel romanzo?" Che palle, ma metterò chi voglio io, o no? Scrivetevelo da voi il romanzo con i vostri personaggi! La più fastidiosa in assoluto però è recente: "Perché stai scrivendo un altro romanzo?" Col tono più indicato per un bel "Perché stai progettando un altro attentato?" Tipo Dio ce ne scampi e liberi.
RispondiEliminaIl nuovo look del blog mi piace, ma mi piaceva anche il verde, in ogni caso a volte fa bene rinnovarsi un po'. Bacio Sandra
Io non sopporto le domande relative al denaro!
EliminaLe ho sempre trovate fastidiose e volgari, non so perché. In generale, non mi piace chi parla sempre di soldi, chi dice quanto ha pagato questo e quello, quanto ha guadagnato qui o là...
Non so come mai, forse mi sembrano atteggiamenti un po' da parvenu. :)
in generale sì, non solo riferite alla scrittura, capita tra amici di dire, ah sai ho fatto un affare comprando questo a tot. ma monetizzare Dio quanto non lo sopporto neppure io. Bacio sandra
EliminaUn contro è parlare di queste cose con persone con cui si è in confidenza, ma ci sono persone che mi chiedono sempre "quanto hai pagato questo?" o "quanto guadagni?" e giuro che li prenderei a schiaffi! ;)
EliminaChe carino questo post! Sto per crollare addormentata sulla tastiera, quindi mi riprometto di passare al più presto per lasciare un commento decente. E sì, il nuovo look mi piace molto *STOMP* (approvato)
RispondiEliminaQuando vuoi, ti aspetto! :)
EliminaBellissimo questo meme, bellissimi i colori nuovi.
RispondiEliminaA me la gente non fa domande, quando dico che scrivo fanno tutti un sorriso imbarazzato e guardano in basso, cambiando argomento. Se invece anche il mio interlocutore è scrittore, allora cerca di vendermi il suo libro (anche se lo sta scrivendo da dodici anni e non l'ha ancora finito, ma devo promettere che lo comprerò). ^:^
Anche a me capita di incontrare qualcuno che si mostra perplesso, come se gli avessi detto che vado a rubare o a battere il marciapiede. è un atteggiamento che non sopporto, perché ci vedo tanto giudizio.
EliminaDomande come: "Ma... Tu scrivi?" o "E dentro c'è proprio una storia? Cioè succedono cose?" sono le migliori. Capitano di rado, perché evito di parlare in giro di cosa combino, e lo faccio solo con poche persone. Quelle che pongono domande più interessanti.
RispondiEliminaIl look mi piace!
Io ne parlo con chi so che non mi giudica. Il problema delle persone è che tendono a distruggere ciò che non sono in grado di accettare e di capire. :)
Eliminaio credo che non esistano domande giuste o sbagliate, poi bisogna un po' calibrare in dipendenza del contesto... certo, alcune cose chieste, richieste, strachieste, finiscono per far venire il latte alle ginocchia, ma quello è un dettaglio ;-)
RispondiEliminaCome ho scritto nel mio post, riconosco la buona fede di chi fa domande, però ammetto che a volte mi sembrano banalotte. Forse perché, come dici tu, sono un po' ripetitive. :)
EliminaTutto vero, però giustifico almeno la domanda: "Di cosa parla?" Se esordisci con "Lo sai che sto scrivendo un romanzo?", tutto sommato ti aspetti un'interazione da parte dell'interlocutore, sarebbe peggio se rispondesse: "Non me ne frega niente!" :) E anche se vuoi far la "misteriosa", ti fa piacere che ci sia interesse, altrimenti staresti del tutto zitta direttamente! Insomma: "Di cosa parla?" ci sta come risposta! Non si può lanciare il sasso e nascondere la mano: "Sai che sto scrivendo un romanzo?" Ah però non ti posso svelare nulla!" Eh che cavolo! :) Anche se non sarà ancora tutto ben delineato, saprai se hai intenzione di scrivere una storia tipo 50 sfumature o un libro fantasy con i draghi sputafuoco! A grandi linee, bene o male, sai di cosa parla, non devi aspettare la versione finale! Inoltre, per quanto possa trattarsi di un'opera ancora incompiuta, non credo esistano libri che iniziano parlando di draghi e finiscono parlando delle pratiche bondage. :) Vien quasi spontaneo, in maniera innocua, domandare "di cosa parla?" Penso sia la prima domanda ovvia. E secondo me non dovresti trovarti in imbarazzo a dar una minima descrizione orientativa... Infine, fa parte del marketing: se lo fai bene e dai soltanto un accenno, magari fai anche nascere un po' di curiosità... ;)
RispondiEliminaio sono ancora alla prima stesura, che come sai è delicata. Non voglio rivelare troppo per diversi motivi. Innanzi tutto, la situazione è ancora in fieri. Sono molto sensibile agli stimoli, alle energie. E molte idee stanno ancora decantando. Parlarne troppo interferirebbe con il processo creativo, così come interferirebbero eccessive domande, commenti o osservazioni. Inoltre perché raccontare l'intera trama? Finché si tratta di dare piccoli dettagli okay, ma preferisco che una persona lo legga. Al marketing penserò quando (e se) sarò in aria di pubblicazione. :)
EliminaSu questo sono d'accordissimo, infatti non suggerivo di svelar tutta la trama e ci mancherebbe altro! Osservavo solo che la domanda "Di cosa parla?" secondo me è assolutamente lecita, in risposta alla frase "sto scrivendo un libro": è la prima risposta ovvia che penso venga in mente a chiunque. Anche quando ti dicono di guardare un film o un telefilm e ti dicono, per esempio: "Shrek" è divertentissimo! Di cosa parla? E' un cartone animato che tratta in maniera comica della storia di un orco che conquista il cuore di una principessa. Non hai svelato nulla, ma con poche parole hai spiegato a sufficienza e magari hai anche incuriosito l'interlocutore. Fai bene a non rivelare troppo, ma dire se stai scrivendo un romanzo d'amore o una biografia o un fantasy o un libro di fantascienza o un giallo o un saggio etc. etc. NON svela nulla. :) Comunque il punto è che "Di cosa parla?" forse non sarà una domanda illuminata e superintelligente, ma è di certo ovvia e lecita. Tutto qui: non mi sentirei di criticare chi pone questa domanda, in quanto si tratta di una "ovvia conseguenza": A: "Sto facendo qualcosa" => B: "OK, COSA?" :) A me sembra normalissimo.
EliminaSarà una domanda lecita, però dà fastidio alla maggior parte degli aspiranti scrittori ... proprio perché mette in imbarazzo... è quasi intima! :)
EliminaPerò, anche leggendo i commenti degli altri, mi pare che... Se chiedi di cosa parla non va bene perché è intima, se fai la battuta "poi mi farai l'autografo" e la prendi sul ridere non va bene, se rispondi "ho provato a scriver qualcosa anche io" non va bene... Mi sembra che ci sia una sfilza di risposte che non vanno mai bene, allora, sono molto curioso, facciamo il ragionamento opposto: COSA VI PIACEREBBE SENTIRVI RISPONDERE? Perché, un po' come accade in politica, spesso si critica ma non si propone l'alternativa. Quindi la vera domanda è:
Elimina=====
Qual è la risposta migliore alla frase "sto scrivendo un libro"?
=====
Immagino che ognuno avrà una sua risposta preferita, però, quando avevo iniziato a scrivere il mio romanzo qualche tempo fa (ti ho già spiegato Chiara di cosa si trattava) tutto sommato non mi sentivo così tanto in difficoltà per qualsiasi domanda (alcune potranno essere più azzeccate e altre meno), ma ogni risposta (soprattutto se critica) mi sembrava potenzialmente utile!
Io credo che il problema non siano le domande in sé ma il fatto che sono sempre le stesse da anni, e spesso puramente convenzionali. Se poi una persona é veramente interessata non ho problemi a parlare di quello che sto facendo :)
EliminaP.s. comunque il compagno di liceo che aspettava la mia morte per vendere il mio racconto lo conosci senz'altro
EliminaMhh... Chissà perché ho un paio di idee su chi potrebbe essere, una in particolare! :)
EliminaAd ogni modo, tornando in topic, è normale che le risposte sian sempre le stesse e siano puramente convenzionali: al 90% delle persone, in fondo in fondo, ma neanche poi così in fondo, non ne fregherà una mazza e risponderà qualcosa tanto per non esser sgarbato, quindi è quasi automatico che la risposta non possa essere superintelligente; è soltanto un'alternativa a "Non mi interessa, ma per te posso fingere che non sia così per circa 30 secondi."
Però noto anche che gli aspiranti scrittori son spesso pignoli e tediosi: forse restano aspiranti proprio perché sono altrettanto critici anche nei propri stessi confronti. :)
Diciamo che il tipo in questione aveva un rapporto strano con la propria igiene personale. ;)
EliminaAnyway, io penso che tutti gli artisti (e non solo gli scrittori) abbiano la tendenza a pretendere molto da loro stessi. Essere lunatici, inoltre, a volte è quasi un requisito. Se non sei così non lo puoi fare. ;)
Verissimo! Infatti pretendevo talmente tanto che le centinaia di pagine che avevo scritto probabilmente le avevo riscritte 4 volte... :) Terribile l'autocritica: non lascia scampo! :)
EliminaHo sorriso, perché mi è sembrato di rivivere certi episodi aventi come protagonisti proprio i casi citati da te. La domanda "di cosa parla" è un classico che non passa mai di moda: ormai faccio la vaga, perché mi secca da morire provare a riassumere in quattro parole la storia per poi accorgermi che alla terza già il mio interlocutore si è distratto. Poi ce n'è una che le batte tutte: "allora, quando diventerai famosa, mi autograferai il libro", che non è proprio una domanda ma soltanto una delle frasi più stupide che una persona possa sentirsi dire! (Forse è per scongiurare cose del genere che ancora non ho sfondato nel mondo letterario, ihih!).
RispondiEliminaAnche io ho ricevuto "richieste di autografi"!
EliminaE una volta un mio ex-compagno del liceo, mi ha detto "Io ho ancora un tuo racconto del 1997. Se diventi famosa lo vendo. Oppure aspetto che tu muoia, così ci guadagno di più" ... :-D
suggerisci anche che la risposta ideale al tuo "sto scrivendo un romanzo" è questa: è un gran progetto e ti auguro di riuscire! così sanno anche cosa dire nel caso leggano questo post prima di venire a chiedertelo....scusa ma chi è che ti chiede se mi assomiglia?!
RispondiEliminaMe l'hanno chiesto Matteo e Peo! :-D
EliminaLa domanda "autobiografica" è successa anche a me. Anzi, ti dirò si più: dopo aver letto un mio racconto, mia moglie aveva praticamente abbinato ogni personaggio a una persona reale: "Ema sarebbe il tuo amico col nasone, vero? E La voce narrante sei tu, giusto?" Non c'era nessun riferimento a me o ai miei amici, ma non c'era verso di convincerla del contrario...
RispondiEliminaUna frase particolarmente ridicola che mi sono sentito fare riguardo lo scrivere è: "Ah, stai scrivendo un romanzo? Io pure quando andavo a scuola scrivevo delle poesie!" E allora? Vuoi dire che anche a te piace scrivere? In questo caso perché ti sei fermato ai tempi della scuola? Oppure stai dicendo che scrivere è roba da diciassettenni? Meno male che molti hanno continuato a scrivere anche dopo la maggiore età, altrimenti avremmo una letteratura poverissima...
Anche io inizialmente venivo identificata con la protagonista. Per questo motivo ho deciso di cambiare tutto e di scegliere un uomo completamente diverso da me almeno per quel che riguarda lo status socio-culturale, i gusti e le abitudine... caratterialmente mi somiglia un pochino, invece. Più a me che al mio compagno! ;)
EliminaAnche a me capita di sentirmi porre queste domande. Spesso, esattamente come te, non so cosa o come rispondere e ne esco piuttosto imbarazzato. C'è da dire, però, che se qualcuno è così stuzzicato da porti delle domande, per quanto stupide, è comunque un segno di affetto o di curiosità verso ciò che stai facendo. Io cerco di mantenermi conciliante e interessato anche alle domande più assurde. :)
RispondiEliminaTu dici? A volte penso che molte domande siano quasi un pro-forma. Come quelli che ti chiedono "come va?", classico quesito con risposta preconfezionata. Hai mai provato a rispondere "male"? Io sì. A volte lo faccio apposta, e provo un gran gusto nell'osservare le loro facce...
EliminaLe più fastidiose e ridicole sono quelle che magari riguardano qualche progetto legato al blog. Ci sono le istruzioni lì, scritte nero su bianco schematicamente, e loro leggono ma non capiscono. O leggono fino a metà, e poi mi dicono ''Spiegami tu che non avevo voglia di leggere''... Che sassata nello scroto quella frase.
RispondiEliminaRomanzi no, non ne sto scrivendo. Ogni tanto riprendo una storia che potrebbe diventarlo ma non mi ci sto dedicando troppo. Vado più a getto e a racconti, per altro non sono pronto. Però a differenza tua prendo tanto dal reale e i personaggi li immagino spesso come persone che conosco :D
Se non ricordo male hai 23 anni. Quando sei giovane é normale che tu attinga alla tua realtà, primo perché non hai ancora una visione universale delle cose e secondo perché la creatività é ancora immatura. Tempo fa avevo scritto un post al riguardo, che adesso non posso linkare perché sono sullo smartphone... si chiama "una verità interiore che trascende l'autobiografia". Se ti interessa, é nella categoria "scrivere zen".. :)
EliminaA me non le fanno, perché non dico a nessuno che scrivo storie. Chi vuole sa che ho un blog e può benissimo scoprirlo da sé. Ma sono sicuro che non appena uscirà un mio libro ci saranno domande del genere a valanga.
RispondiEliminaIn effetti non ti vedo proprio in pizzeria con 20 persone a decantare le lodi del tuo romanzo! :)
EliminaRitengo sia semplicemente inevitabile! :)
RispondiEliminaMi sa che ti devi rassegnare. La maggior parte di queste domande te le faranno anche al settimo libro pubblicato (non solo scritto) e continueranno anche dopo. E ovviamente a quel punto si aggiungerà la più bella, la domanda classica che affligge tutti i creativi: "Okay, ma di lavoro cosa fai?" :D
RispondiEliminaLa tua domanda fa sorridere, ma al contempo é triste pensare che viviamo in un paese in cui l'arte non è considerata una professione. E poi ci sorprendiamo del fatto che la cultura stia morendo, che siamo un popolo di ignoranti. :)
EliminaA me è stato chiesto il genere letterario, e quando l'interlocutore ha capito che i suoi interessi non collimavano con i miei, mi sono sentito rispondere: "non credo sarà un successo, a me piacciono dei generi che vendono e che hanno seguito, e il tuo non lo è"... (io gambizzato...)
RispondiEliminaSe uno mi dicesse così gli risponderei con un "e chi se ne frega!" :D se le mie opere non piacciono ai deficienti non posso che essere felice ;)
EliminaFaccio una premessa prima di risponderti: sono una persona che non ama parlare molto di sé. Detto ciò, giunta alla fine del tuo post, la domanda è sorta a me. Perché dire alla gente che si sta scrivendo un romanzo, se si sa già che ci chiederanno le solite cose?
RispondiEliminaHo sempre ragionato in questo modo: se voglio evitare intromissioni nel mio privato (che siano domande fastidiose o imbarazzanti), semplicemente evito di parlare dell’argomento o introdurlo. Ovvio, dipende sempre dalle persone con cui interagisco.
A parte l'assurda domanda “quante pagine avrà?” che mi ha fatto davvero ridere, le altre le ho trovate tutte piuttosto normali. La gente è curiosa e cade nella banalità… forse perché s’incontra raramente un aspirante scrittore in carne ed ossa? Non saprei, ma le domande che ti hanno rivolto mi lascerebbero indifferente, non infastidita.
Se invece dico al mio interlocutore “io scrivo” e specifico che si tratta di scrittura creativa, mi sento chiedere “e cosa scrivi?” La mia vaga risposta è sempre “racconti”. Di solito evito quel “io scrivo”, ma mi è capitato di doverlo dire per spiegare il motivo per cui io sia allenata nella scrittura e non abbia quindi uno stile acerbo. La domanda che di solito segue è allora “posso leggere?” E lì, nonostante io sia del tutto preparata a riceverla, scatta l’imbarazzo e il mio successivo no. Sono io che decido a chi fare leggere i miei parti mentali perché, vuoi o non vuoi, credo che in ogni romanzo ci sia una parte di noi, seppur ben celata (e non parlo di biografia).
Mi trovi pienamente d’accordo sul discorso del non dare spoiler e sui continui cambiamenti in corso d’opera. È anche vero però, secondo me, che il confronto con altri scrittori sia utile per ricevere consigli e migliorarsi, specie se si è alla prima opera scritta (o alle prime). Scrivo da anni e posso dirti che il mio stile è in continua evoluzione, cercare un riscontro nel lettore è necessario per capire se si sta procedendo sulla giusta strada. Ecco, più che quel tipo di domande, m’infastidirebbe arrivare alla fine del romanzo e sentirmi dire che lo stile è ancora molto acerbo e non trasmette nulla, perché è dura poi tornare indietro e revisionare tutto.
Ci sono, però, un paio di domande che m’infastidiscono tremendamente. Pubblicando su un sito di scrittura amatoriale, mi sono state poste da un lettore: “mi piacerebbe leggere questo (specifica la trama) nei prossimi capitoli, perché non prosegui così la storia?” oppure “perché X non fa così e a Y non fai fare colà?” Divento molto acida e mi limito a rispondere un secco “perché non te la scrivi tu una storia così?”
Un’ultima cosa, l’idea secondo me non si fa nascere, nasce e basta. Non è male condividerla con chi può darti un parere sincero, anche quando inizi a metterla su carta. Basta premettere che ci saranno cambiamenti durante la stesura ed evitare di fare spoiler su eventuali colpi di scena (per cogliere la sincera reazione di chi legge).
Il nuovo look del blog è carino, molto caldo, ma il verde mi trasmetteva più serenità, era riposante. :)
Angela
Ciao Angela,
Eliminaforse non mi sono spiegata molto bene, perché le domande a cui mi riferivo non erano rivolte da aspiranti scrittori. Ci sono diverse persone con cui condivido i miei progetti, e che mi stanno aiutando nella stesura del romanzo. Si tratta per lo più di altri blogger, che magari conosci, e con i quali ho creato una sorta di famiglia virtuale. siamo diventati amici, ed è bellissimo in un contesto che impoverisce i rapporti umani.
Io non è che mi irrito per la singola domanda, sia chiaro. Il post voleva essere ironico, quindi ho calcato un po' la mano, ma non sono certo una pazzoide sclerata che si inalbera se le domandano "di cosa parla il tuo romanzo". :-D
Semplicemente, dopo tanto tempo, sentire le solite domande rende la cosa un po' banalotta. E, io che conosco il lavoro che sto facendo per rendere la mia storia piacevole, per studiare i personaggi e far sì che siano verosimili, la vedo sminuita da una domanda come "nel romanzo ci sono anch' io?", perché sembra che uno scrittore possa buttare nel calderone tutto ciò che vuole. E tu sai bene che non è così! :)
Io parlo volentieri di me, sono una persona aperta. Ma sul romanzo ho il freno a mano un po' tirato. Prima di riuscire a spiccicare mezza parola, passano i mesi. Tanta fatica per confidarmi e poi... quante pagine ha?!?!?! :-D
Vorrei che fosse tutto perfetto, non solo la mia opera, ma anche i discorsi che la riguardano! :)
Ti sei spiegata bene invece, ho capito che si tratta di domande che uno scrittore si sente rivolgere da chi non lo è. Forse non mi sono spiegata molto bene io: chi mi ha rivolto le domande che ti ho citato erano lettori infatti. Il discorso sul confronto era a parte, perchè soffro di logorrea quando scrivo e mi riallacciavo al tuo non fare leggere più a nessuno la bozza. :) ma fai benissimo a confrontarti con altri blogger, lo trovo molto utile.
EliminaHo colto l'ironia del tuo post e infatti mi ha fatto sorridere, sono domande che a lungo andare possono frustrare (essendo sempre le stesse), ma ripeto, secondo me se non se ne parla si evita questa gente che apre bocca a sproposito. Solo un altro scrittore riesce a capire il duro lavoro che c'è dietro la stesura di un romanzo, per questo evito di discuterne con chi magari legge si e no un libro all'anno. So che fa piacere condividere la propria passione anche con parenti e amici, ma se non sono in grado di capire, perchè sprecare fiato? :) Quando e se sarà pubblicato (e vorranno) potranno leggere l'opera completa (e magari chiedere ma quel personaggio sono io?! :D ).
Che cosa vorresti che ti fosse chiesto quando dici che stai scrivendo un romanzo? Adesso sono curiosa.
Comunque... se riesci a non farti scalfire da domande banali come quelle da te citate, non vedo come possano sminuire la storia che stai scrivendo :) Sei tu che conosci il tuo lavoro, tu sai che messaggio vuoi trasmettere, tu conosci i tuoi personaggi... degli altri (non esperti) che ti importa? :D
Ti parlo da perfezionista, chi non vorrebbe la perfezione? Ci saranno sempre commenti imperfetti o critici... da quelli costruttivi io apprendo. A quelli vuoti e banali, invece, sorrido, rispondo al blablabla in modo scherzoso e passo oltre. ;)
Se devo essere sincera, penso che sia stata un po' fraintesa la natura ironica del post, che non voleva offendere la buona fede del mio interlocutore, ma solo riportare alcune domande che mi sono rivolte con una certa frequenza. :)
EliminaDa come parli, sembra quasi che io vada in crisi o mi arrabbi quando ricevo certe domande. In realtà non è niente di tutto questo. Al massimo posso sentirmi un po' in imbarazzo.
Per questo motivo, non ho una "risposta preferita", una persona può dire ciò che vuole. L'importante è l'atteggiamento, il modo in cui si pone nei miei confronti. Ciò che mi preme veramente è che non ci sia quella superficialità che trovo in certe domande il cui qualunquismo non dipende dal contenuto ma dall'energia che portano con sé.
Mi è capitato di rispondere volentieri alla domanda "di cosa parla?", se riscontravo un interesse autentico. Spesso però le persone reagiscono così perché non sanno cosa dirti.
Ci tengo inoltre a dire che io non parlo del romanzo a cani e porci : lo faccio se ritengo che una persona possa essere interessata e se ho abbastanza confidenza per condividere questa parte di me. :)
Un abbraccio
Sì lo penso anche io! ;) Uffa ma qui non c'è il pulsantino "Mi piace"! Facebook è più comodo, perché non trasferisci il blog su FB? Così non ha nemmeno problemi di "incriccamento tecnologico"! :)
EliminaNo, assolutamente. Forse ci siamo un po' fraintese a vicenda allora ;) Non ti conosco, non potrei mai pensare che tu vada in crisi o simili. Ho solo letto l'aggettivo fastidiose associato alle domande e ho ragionato per esperienza personale, se mi dà fastidio, non è solo imbarazzo che provo :) Ma ognuno reagisce in modi diversi.
EliminaCon la mia domanda mi riferivo a quelle domande (perdona la ripetizione) che ti riscaldano dentro, anche per l'entusiasmo con cui vengono poste, e che scatenano l'irrefrenabile voglia di parlare della propria passione senza filtri (anche se si conosce appena la persona) :)
Sull'atteggiamento con cui si pongono le domande hai pienamente ragione, non sempre portano con sè energia positiva. E anche qui ognuno reagisce come meglio ritiene per se stesso, io per esempio ignoro e chiudo il discorso in fretta (di solito, se percepisco dalla persona vibrazioni non positive per me, nemmeno lo comincio, questo intendevo). Vale lo stesso se capisco che l'interlocutore non sa che dirmi o se intuisco che la conversazione non porterà a nulla.
Domande banali/fastidiose/ridicole a parte, in bocca al lupo per il romanzo! :)
Ciao Chiara, un abbraccio a te
Beh, alcune sono fastidiose (ad esempio quelle sulle pagine) altre più che altro imbarazzanti. Comunque mi avete convinta: forse "di cosa parla?" non è una domanda tanto illogica! :-D
EliminaSono contenta che questo post abbia dato spunto a un bel dibattito. Crepi il lupo, e spero che commenterai ancora anche gli altri articoli. Mi farebbe piacere, perché dici cose sensate e sei logorroica almeno quanto me! (sia chiaro che per me è un complimento!) :-D :)
@ Davide.
Elimina"Perché non metti il blog su facebook?"
Devo aggiungere questa domanda all'elenco? :-D
Scherzi a parte, se lo mettessi su fb si perderebbe in mezzo a mille minchiate e finirebbe nelle luride manacce di certi contatti qualunquisti che lo banalizzerebbero. Mi piace blogger e, a parte i problemucci di ieri, ha sempre funzionato bene.
"Perché dire alla gente che si sta scrivendo un romanzo, se si sa già che ci chiederanno le solite cose?"
RispondiEliminaEsattamente quel che ho subito pensato anche io! :)
"A parte l'assurda domanda “quante pagine avrà?” che mi ha fatto davvero ridere, le altre le ho trovate tutte piuttosto normali." IDEM!!!
"È anche vero però, secondo me, che il confronto con altri scrittori sia utile per ricevere consigli e migliorarsi, specie se si è alla prima opera scritta (o alle prime)." Condivido in pieno!
Il confronto con gli scrittori è fondamentale, infatti io parlavo dei lettori comuni! :)
EliminaIl nuovo look è davvero bello.
RispondiEliminaPer le domande stupide, quelle non cesseranno mai. Come gli stupidi.
La mamma dei cretini. ... ;)
EliminaAhah! Be' credo che "Di cosa parla il tuo romanzo" sia abbastanza innocente come domanda, in fondo se dici di stare scrivendo è naturale che ti chiedano di cosa. Puoi provare a limitarti a una risposta vaga :)
RispondiEliminaSì, hai ragione. Forse quella domanda è più sensata delle altre. :)
EliminaBrava Claire, questo post è stato un successone! Più di sessanta commenti! Si vede che ci siamo sentiti tutti chiamati in causa :)
RispondiEliminaNel mio commento mi ero scordata un'altra categoria: quelli che a sentir dire che scrivo mi raccomandano di continuare a scrivere per hobby, e di non tentare di farne un mestiere.
Perché?
Mah... non ne ho idea :)
Eh già! è stato proprio un record assoluto! :-)
EliminaSai che quella frase la dicono anche a me?
Ti dico io il motivo: perché qui in Italia regna il pessimismo cosmico e tutti sono convinti che con l'arte non si possa mangiare. E forse hanno anche ragione.
P.S. Ho letto la tua email. Domani ti rispondo al volo! :)
Ma che bello il nuovo look del blog! A prima vista pensavo di aver sbagliato link, ma comunque una volta capito il busillis, il risultato è ottimo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda invece le domande da non fare a un aspirante scrittore, be', anche io me le sono sentite ripetere più o meno tutte. A parte quella sulla storia romantica, dici che dovrei offendermi a questo punto?
Non credo che valga la pena offendersi, perché come ho detto anche nel post spesso chi chiede è in buona fede. Però un minimo di perplessità è lecita. :)
EliminaCiao Chiara, nel tuo post ho rivisto esperienze che mi riguardano. Chissà perché appena qualcuno scopre che ho scritto un romanzo, la prima domanda è: Hai scritto la tua storia? A me non verrebbe mai in mente di parlare di me in un romanzo
RispondiEliminaSecondo me quella domanda dipende dal fatto che molte persone vorrebbero scrivere la propria autobiografia, o perché credono di avere una vita interessante o perché è lì, a portata di mano, e raccontarla sembra non richiedere alcuno sforzo. Sembra, appunto: chi inizia a scrivere storie di questo tipo, a un certo punto finisce per non ritrovarsi più nel proprio lavoro. Penso sia fisiologico, perché la persona evolve e cresce. Una volta esorcizzato il demone e pulita l'energia, il peso è scaricato e la storia non preme più sul cuore. :)
EliminaUna marea di commenti, scatenati dal tuo post. Vuol dire che il tema che sollevi è molto sentito. Personalmente non posso dirti nulla perché scrivo poco e non ho sono certo scrittore. Una cosa però te la voglio dire: a me il tuo blog con lo sfondo verde piaceva, e molto. Mi dava speranza, serenità, sicurezza. L'altro giorno ho trovato questo colore, pensavo mi fosse partito il pc. Non si potrebbe tornare alla tradizione? No, vero?
RispondiEliminaPer ora no, mi piace questo colore. Lo trovo maggiormente in sintonia con il mio umore di questo periodo. Però ti abituerai, vedrai! :)
EliminaChiara ti rispondo qui che forse la vedi prima: sì all'intervista, con enorme piacere. Esche vive è un romanzo eccezionale, mi ha tenuto compagnia in un periodo molto particolare, ne parlai da me ma tu non mi conoscvi ancora, giugno 2013, e io e Genovesi ci scrivemmo qualche mail. Grazie Sandra
RispondiEliminaMi piacerebbe parlarne, quando l'avrò finito! Sono al punto in cui Fiorenzo legge i temi del campioncino. Probabilmente non ho ancora visto nulla! :-)
EliminaPer l'intervista ci sentiamo. Ieri ci ho riflettuto e vorrei farti un paio di proposte.
Davanti all'affermazione "Sto scrivendo un romanzo" l'espressione è un misto di stupore, incredulità e sospetto. Quest'ultima in forma prevalente. Poi, dopo la prima pubblicazione e l'attesa imminente della seconda l'espressione è di curiosità mista a un pizzico di ammirazione. Poi le domande sono le classiche che hai citato tu e che condivido nelle risposte, con l'aggiunta di "ma quando trovi il tempo di scrivere?".
RispondiEliminaLa più fastidiosa di tutte, però, è "perché non scrivi di...?"
L'unica volta che mi hanno chiesto "perché non scrivi di...", la proposta riguardava proprio un argomento da cui cercavo di staccarmi, la classica prima idea che ti schiavizza per anni. Mi sono talmente infastidita che ho evitato di citare la domanda nel post, per non innervosirmi di nuovo. :)
EliminaGrazie della citazione! Sono molto avvantaggiata dal fatto di non avere persone con cui parlare di ciò che scrivo al di fuori della cerchia composta da famiglia, un'amica e... voi, famiglia di blog. Okay, più che un vantaggio vi sembrerà un motivo di compatimento, ma è così. Questo riduce ai minimi le domande stupide. Quella delle pagine è mortale, giuro. La mia s-preferita è: "perché non scrivi gialli/di fatti storici, che interessano di più e ti fanno vendere?". Se sai scrivere, scrivi qualunque cosa, tanto ti riesce tutto a meraviglia. O no? ;)
RispondiEliminaP.S. Sincera? Un po' troppo minerale-psichedelico, come sfondo. Ma non mi piace più neanche il mio, sono mesi che ne cerco uno che mi soddisfi.
Le domande/osservazioni che parlano di guadagni mi irritano molto, forse perché sono una persona poco attaccata alla materia e non capisco la mania delle persone di monetizzare sempre tutto. :)
Eliminap.s. pensa che secondo me era più psichedelico l'altro sfondo! :-D
Evviva la soggettività!
allora se inizierò a scrivere davvero la storia che ho in testa non lo dirò a nessunissimo :)
RispondiEliminaFai benissimo! ;)
EliminaE benvenuta nella mia casetta virtuale !