La consapevolezza dello scrittore: punti di forza e aspetti da migliorare
Che tutto fiorisca: la poesia e
colui che la scrive.
(Natalie
Goldber)
Tutto ciò che scriviamo scaturisce dall’anima. Ha a che
fare con la nostra essenza più profonda. Ci appartiene. Conoscere noi stessi è
fondamentale per comprendere i pregi e i difetti delle nostre opere. Ma è vero
anche il contrario: analizzare la nostra scrittura può rivelare aspetti
insoliti della nostra personalità. I nostri punti di forza e gli aspetti sui
cui dobbiamo migliorare non sempre dipendono soltanto da elementi di carattere
tecnico. Spesso affondano le proprie radici nel nostro modo di essere. Acquisirne
consapevolezza ci aiuta a crescere, non solo come scrittori, ma anche come
individui.
In questo post, intendo evidenziare tre punti di forza
della mia scrittura e tre piccole sfide che sto portando avanti con lo scopo di
migliorarmi. So che domani ci sarà più
luce, nella mia mente. E potrò proseguire lungo una strada in discesa, almeno
finché non emergeranno altri ostacoli. Ragazzi miei, siamo in continua
evoluzione. Panta rei, diceva Eraclito. Tutto scorre. Il cambiamento è
inarrestabile, così come il mio desiderio di imparare.
I miei punti di forza.
La
definizione dei personaggi. Quando elaboro la scheda di un personaggio, la
mia cura è quasi maniacale. Anche adesso, che sono in fase di stesura, continuo
a trovare nuovi elementi che possano arricchire ulteriormente personalità già
abbastanza complesse. Il realismo è il mio principale obiettivo. Desidero che
il lettore abbia la sensazione di relazionarsi con soggetti vivi, non con
macchiette informi. Questo tipo di lavoro, a volte, richiede più tempo della
scrittura stessa, ma mi consente di ottenere buoni risultati sia per le
caratteristiche di partenza sia per l’arco di trasformazione descritto nella
trama.
Questa
fissazione è strettamente legata alla mia personalità ed al mio modo di essere.
Mi sono sempre interessata di psicologia. Ho letto numerosi volumi e li metto
al servizio della mia scrittura. Osservo la gente per strada – prima o poi
qualcuno scatenerà una rissa – ascolto discorsi e vivo con le antenne sempre
alzate. Riesco a percepire le energie delle persone e a cogliere significati
che trascendono le loro parole. Se qualcuno mi racconta della sua vita, ascolto
con grande interesse. Tutti questi elementi entrano prepotentemente nel mio
modo di scrivere.
La fantasia sfrenata nell’architettare la
trama. Sento spesso dire che gli scrittori hanno difficoltà a
trovare abbastanza punti di svolta per generare una trama corposa. Io dovrei
preoccuparmi, invece, di potare e sintetizzare.
Fin da piccola
ho sempre avuto l’abitudine di inventare storie. Ero una ragazzina piuttosto
solitaria. Per estraniarmi dalla realtà, mi rifugiavo nel mio mondo parallelo.
Adesso, che scrivo quotidianamente, ho deciso di accentuare questa mia capacità
e lavorare sugli intrecci. La lettura di gialli e thriller mi ha aiutata molto.
Anche se si tratta di generi un po’ bistrattati, sono veramente utili per chi
vuole imparare in quanto hanno una struttura complessa, numerosi colpi di scena
e indizi sapientemente dispensati nel corso della narrazione.
L’attenzione per i dettagli visivi. Al
cinema ho dedicato la mia tesi di laurea e non so quante ore della mia vita. Ci
sono stati periodi in cui riuscivo a vedere due film al giorno. Questo ha
notevolmente influenzato il mio modo di scrivere. Non butto mai giù una scena
senza prima averla visualizzata nella mia mente e spesso ricorro a questo metodo
anche quando sono già alle prese con la tastiera. Se il racconto arriva ad un
punto morto, mi connetto con esso. Chiudo gli occhi e cerco di entrare nell’ambientazione.
Ne ho parlato anche qui.
Questa
caratteristica della mia scrittura è abbastanza evidente. Anzi: è l’aspetto che
salta maggiormente all’occhio. Mi sento sempre dire “Sembra di vedere un film.”
Potrà sembrare assurdo, ma è un complimento che mi commuove.
Gli aspetti che sto cercando di migliorare
Il
freno a mano tirato sulle scene ad alta intensità emotiva. Sono sempre
stata una persona ipersensibile. A volte,
chiudo un paragrafo con le lacrime agli occhi. Questo non mi crea disagio: quando l’amore ci
guida possano venire fuori brani eccezionali.
Ogni tanto,
però, mi blocco. Mi lascio spaventare dalla scena che sto per scrivere quando
so che essa metterà in gioco emozioni importanti. Per quanto il mio romanzo sia
pura invenzione, è inevitabile che contenga molto di me. Forse la paura nasce
proprio da questa consapevolezza. Quando scrivo chiamo in causa tutta la mia
umanità. Mi metto in gioco, anche quando vorrei nascondermi.
Ci sono scene
che mi turbano nel profondo e nelle quali mi vorrei tuffare senza il
salvagente. Ma capita che faccia un passo indietro e me ne tiri fuori, perché non
mi sento all’altezza di tale intensità. Mi sento in imbarazzo se decido di far
urlare un personaggio, di farlo piangere, soffrire o amare oltre misura. Ma ho
l’obiettivo di rompere gli argini. So che dovrò scontrarmi con alcuni fantasmi
interiori: sono pronta. La considero una prerogativa necessaria per non elaborare
più paragrafi emotivamente piatti. Il nostro mondo interiore ci appartiene: è
giusto farlo ballare sulla carta.
L’uso
di avverbi. Sono comodi da usare e sempre a portata di mano. Basta afferrarne uno e sbatterlo sul foglio. Questo difettuccio è figlio di una pigrizia congenita, non c’è
nient’altro da aggiungere.
Il problema è
che gli avverbi sono odiosi: rallentano il ritmo, appesantiscono lo stile,
fanno molto “tema di maturità”. Mi sto seriamente impegnando a combatterli,
anche nella prima stesura. Così facendo, avrò meno problemi in sede di
revisione.
I miei
personali clichè. Il personaggio arrabbiato tira pugni sul tavolo. Quello triste
cammina a testa bassa. Prima di una risposta importante c’è sempre qualche
istante di silenzio.
Uffa.
I miei
tormentoni mi stanno stufando perché sono figli della paura di osare già
menzionata al punto uno. Vorrei trovare soluzioni narrative che mi sorprendano,
e sorprendano gli altri. Vorrei sentirmi più libera di sperimentare perché so
di esserne perfettamente in grado.
Sto lavorando
anche su questo punto, per riuscire a superare concetti di cui abusato ed
andare oltre. Cerco quindi di osservare la realtà il più possibile. Prendo nota
di tutto ciò che suscita il mio interesse. Leggo moltissimo per scoprire nuove
modalità espressive. In poche parole: studio tantissimo. E sono già riuscita a
notare qualche risultato.
Quali sono invece i vostri punti di forza? E gli aspetti su cui lavorare? Esprimetevi, al riguardo. E, se vi va, datemi qualche consiglio. Sarò lieta di contraccambiare il favore.
Non posso dirlo certo io, ma in diverse occasioni hanno detto di me una cosa che considero bella: il mio stile di scrittura si riconosce.
RispondiEliminaIn bene o in male non so, vedremo^^
Sui cliché: se li usi con fantasia possono riservare ottime sorprese. Puoi giocarci per creare piccoli colpi di scena^^
Moz-
Beh, anche tu puoi dirlo. Ammettere che il proprio stile è riconoscibile non vuol dire essere arroganti, o vanagloriosi (aspetto che ho temuto potesse emergere dall'elenco dei punti di forza) ma semplicemente darsi il giusto valore. La stima di sè non deve mai essere nè troppo alta nè troppo bassa. :)
EliminaVedi, questo post lascia emergere che i miei punti deboli sono proprio nello stile, ma non credo dipenda da incapacità, bensì da un po' di ruggine sulle mie capacità e da un pizzico di insicurezza.
Come emerge dal post, ho sempre il timore di osare troppo, ma è un timore che deve essere arginato, se si vuole far emergere la propria personalità di scrittore. Perchè quando scrivo sul blog le parole escono da sole, ma nel mio romanzo a volte scivolo sulle bucce di banana? Chissà... Comunque, io non smetterò mai di darmi da fare per migliorarmi :)
C.
Guarda, magari sei solo un po' intimorita.
EliminaIl blog comunque è un'ottima palestra, aiuta a sciogliersi molto nella scrittura.
Continua! :)
Moz-
Io scrivevo molto, ho scritto tanto nella vita... ma sono stata bloccata per molto tempo, ed ora sto cercando di rinascere :)
EliminaMi riconosco abbastanza sia nei punti di forza che nei punti deboli. (Chi è che bistratta il giallo? Lo faccio sbranare dal mio persiano, che potrebbe metterci circa 10 anni...)
RispondiEliminaGli avverbi li amo. L'ho già scritto più volte. Sono come il burro, fanno male alla scrittura, ma sono tanto buoni...
Bella similitudine! A me viene in mente Stephen King: "La strada verso l'inferno è lastricata di avverbi". Quelli che finiscono in "mente" sono abbastanza pericolosi. Gli altri riesco ad imboscarli in mezzo al testo e si notano meno.
EliminaPrestami un po' della tua fantasia sfrenata, Chiara! Io sono quella dell'idea singola che resta "avvinta come l'edera", se hai mai sentito la canzone. E sono anche quella che ha appena scritto un post sullo stesso argomento per mercoledì... naturalmente senza avere letto il tuo. Sai che faccio? Lo posto ugualmente. Magari lo facciamo diventare un meme. ;)
RispondiEliminaTi dirò: la fantasia sfrenata aiuta ma a volte limita perchè quando annego nel minestrone delle idee finisco per incasinarmi: ricordi quando abbiamo parlato dell'effetto beautiful? Ecco, appunto. Inoltre, non è sufficiente per impedirmi di bloccarmi ogni tanto, e di brancolare nel buio quando non riesco a venire a capo di alcuni nodi narrativi.
EliminaPubblicalo il post, non sprecarlo. In fondo può capitare di ruotare intorno ad argomenti simili. Sarà bello proseguire questo confronto anche sul tuo blog. Se vogliamo farlo diventare un meme, perchè no? Io mercoledì, come ho anticipato nella finestrella in alto a destra, mi divertirò con le parolacce e i gerghi. :)
P.S. Brava che sei già riuscita a preparare il post per mercoledì... Io arrivo sempre all'ultimo. Scrivo e pubblico subito. La domenica è più facile trovare il tempo, ma al mercoledì mi riduco sempre a scrivere quando esco dall'ufficio, stremata.
EliminaSono così in anticipo solo perché ho terminato la revisione del mio YA. Appena maturerà la nuova idea il tempo inizierà a volare!
EliminaMi piace questa tua analisi, in effetti può essere molto utile diventare più consapevoli di quello che scriviamo. Vediamo un po'... Punti forti potrebbero essere anche per me i personaggi e la trama, e magari aggiungerei i dialoghi.
RispondiEliminaInvece, quello su cui devo lavorare sono i miei cliché personali (più scrivo più ne vengono fuori), e la tendenza a contorcere un po' troppo l'intreccio. E poi ci sono i finali, il mio vero cruccio. Penso di parlarne in un prossimo post...
Anche io tendo a contorcere un po' la trama... per curiosità (off-topic) di che segno sei? noto molte somiglianze, ma non riesco nemmeno a darti un'età. A intuito direi che potresti avere qualche anno più di me, ma comunque meno dei 40... dimmi se sbaglio ;)
EliminaVergine. Sull'età: magari! Quest'anno ne compirò 45...
EliminaHo cannato di un decennio... non so come mai avessi quell'idea :)
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