Gestione della trama: un compromesso fra pianificazione e creatività




Scrivere è trascrivere. Anche quando inventa, uno scrittore trascrive storie e cose di cui la vita lo ha reso partecipe: senza certi volti, certi eventi grandi o minimi, certi personaggi, certe luci, certe ombre, certi paesaggi, certi momenti di felicità e disperazione, tante pagine non sarebbero nate.
(C. Magris)

Le storie spesso nascono dal cuore e sono elaborate dal cervello. A me è capitato spesso, in passato, di avere un’idea e sentire il bisogno viscerale di imprimerla sulla carta. Per me era una sorta di richiamo dell’anima. Una frenesia che mi scuoteva le ossa, finché non riusciva a dar sfogo alla sua sana ossessione. Il lampo di genio. L’intuizione di un momento. La vicenda che sembrava volersi raccontare da sola. Allora correvo al computer e mi inchiodavo alla tastiera, giorno e notte. Arrivavo a cinquanta pagine e poi… flop. Non riuscivo più a continuare.

È successo anche lo scorso ottobre. Ma stavolta, invece di chiudere il pc e rassegnarmi, mi sono messa a studiare seriamente e a progettare il mio romanzo. Ho dedicato quasi due mesi soltanto alla definizione dei personaggi – che ritengo il vero motore della mia storia – e ho letto tutto il leggibile riguardante le modalità di gestione della trama, trovandomi invischiata nell’annosa questione programmazione versus ispirazione.

È giusto avere le idee assolutamente chiare, prima di iniziare a scrivere, oppure è meglio affidarsi all’ispirazione momentanea? La mia risposta è … boh!

Io ho provato a creare guidata solo dalla passione e dalla libertà, ma ho ottenuto scarsi risultati. D'altro canto, se definissi a priori ogni singola virgola del mio romanzo, sposerei il detto idem con patate.

Non sono mai riuscita più di tanto a prestar fede alle scalette. Quando facevo i temi, a scuola, le trovavo limitanti. Mi annoiavano. Anche quando anticipo, sulla home-page del blog, l’argomento di cui tratterà il prossimo post, ho solo un’idea di massima dei suoi contenuti. In alcuni casi, nei tre giorni che mi separano dalla pubblicazione, ho una delle mie folgorazioni e mi trovo a stravolgere tutto.

Con il romanzo, la posta in gioco è più alta. Se mi sento obbligata a percorrere determinate tappe, rischio di mandare tutto all’aria. Nulla mi limita di più di una storia creata soltanto con la mente. Se smette di piacermi, posso anche appendere la tastiera al chiodo. È questione di carattere.

Qual è dunque, la soluzione? La risposta è semplice: capire cosa sia meglio per me. Il metodo di scrittura è come quello di studio: soggettivo e personalizzato. È un vestito cucito su misura. Se lo indossa qualcun altro, rischia di trovarlo stretto. Per questo occorre provare e riprovare. Fallire e ricominciare da capo. Scontrarsi con i propri blocchi. Sperimentare strade diverse finché non si riesce ad imboccare quella che conduce dritta alla meta.

Dopo aver fatto rimbalzare il mio sedere sul pavimento più volte, ho trovato un modus operandi che mi è congeniale in quanto da un lato riesce a darmi delle regole e, dall’altro, mantiene intatta la mia libertà creativa.

Qualche mese fa, sul blog della mia amica virtuale e scrittrice Grazia Gironella, ho trovato questo articolo. Compilare delle piccole schede, ciascuna riportante i vari punti della trama, consente di individuare un tracciato di massima. Mettendole in fila sul tavolo e numerandole, diventa molto facile comprendere punti di forza e limiti della propria storia.

Ritengo questo stratagemma molto utile, e l’ho personalizzato tenendo conto della mia difficoltà a pianificare tutta la trama prima di mettermi a scrivere. Ho trascritto sulle schede solo le tappe obbligate del mio viaggio, ovvero gli accadimenti più importanti. L’ho fatto senza entrare nel dettaglio, trascurando per il momento il punto di vista e l’ambientazione. Mi concedo tuttavia la libertà di decidere, in fase di stesura, come arrivare dall’uno all’altro. Solo allora completo i tasselli mancanti.

Faccio un esempio. Ipotizziamo che su una scheda ci sia scritto “Marco viene licenziato” e sulla successiva “Marco inizia a spacciare cocaina” e che questi siano due snodi fondamentali nella trama del romanzo. Li fisso a priori, ed inizio a scrivere. Quando la stesura giunge al punto in cui Marco è licenziato e tutto appare coerente, mi pongo delle domande. Cosa succede a Marco prima di iniziare a spacciare? Cosa voglio mettere in evidenza? Le difficoltà a pagare l’affitto? I problemi con la moglie? I vari “le faremo sapere” ai colloqui di lavoro? Solo allora, definisco i passi da compiere compilando le nuove schede. Anche in questo caso, sono piuttosto sommaria.

In poche parole, la mia progettazione non è preliminare alla stesura dell’opera, ma la segue passo dopo passo. Procedere in questo modo mi da la possibilità di compiere il mio viaggio in totale libertà. Posso decidere di fermarmi a lungo su una delle tappe intermedie, oppure di far deviare il mio percorso. Se cado vittima dei miei repentini cambi di idea, evito di compromettere l’intera storia.

Lavorando in questo modo, ho ideato un giochino che mi consente di superare i piccoli blocchi che a volte ancora mi legano le mani. Spremermi le meningi davanti al foglio bianco non mi è mai servito a nulla. Spesso, rivolgere la mente altrove è sufficiente per ritrovare la creatività. Dunque stendo le schede rovesciate sul tavolo, come se leggessi i tarocchi, e ne estraggo una a caso. Dopo di che, inizio a lavorare su quella. Potrò inserirla al momento giusto, ovviamente modificandola ed adattandola ai cambiamenti intercorsi.

Magari questo metodo cambierà con il tempo e si evolverà man mano che acquisirò competenza e consapevolezza. Nel frattempo, è quello che ritengo più adatto alla mia esigenza di rinascita ed alla mia necessità di evitare che antiche paure tornino a galla togliendomi la voce.

E voi, come gestite la trama dei vostri romanzi? La pianificate nel dettaglio, scrivete in libertà o, come me, trovate un compromesso?

Commenti

  1. Hai ragione, ognuno ha il suo modo. Una volta un amico giallista mi ha detto che quando inizia a scrivere non sa chi è l'assassino. Conosco una coppia di autori che scrivono un capitolo a testa e uno non sa dove voglia andare a parare l'altro. Per me sarebbe impossibile!
    Io della trama devo sapere il punto di partenza e quello di arrivo e sopratutto quali sono i temi che voglio affrontare, cosa vuol dire per me. Ogni storia è un viaggio e ho bisogno di sapere in quali territori andrò a perdermi.
    Stabilito questo diventa un lavoro più prosaico, unire i puntini, capire come da A si arriva a B e solo alla fine mettersi a scrivere.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che il modo di scrivere di ciascuno di noi possa considerarsi strettamente legato al suo modo di relazionarsi con la vita quotidiana. Io noto che l’eccesso di programmazione mi fa venire l’ansia non solo nella stesura del romanzo, ma anche quando si tratta di organizzare le mie faccende: la spesa, le pulizie… Anche quando vado in vacanza, ho un’idea generica, ma lascio ampio spazio all’improvvisazione. È giusto che sia così, secondo me. Come dicevamo a proposito delle parolacce, è importante che ciascuno di noi si senta libero di esprimere se stesso senza forzature. È un presupposto fondamentale per lavorare bene e soprattutto per vivere serenamente :)
      Buona giornata e buona settimana

      Elimina
  2. Una volta ho dovuto fare anche io un lavoro simile, per una storia -tra l'altro- mai più scritta. (in realtà era un fumetto)
    Siccome la trama era molto complessa, ho dovuto spezzettarla... per ogni personaggio!

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci siamo commentati in contemporanea, non ci credo! :D
      Ma quando scrivi un romanzo come fai?
      I racconti nemmeno io li progetto, ma il romanzo è un'impresa titanica

      Elimina
    2. Non so cosa dirti, perché ne iniziai uno e non l'ho mai terminato (ma lo riprenderò, anche se mooolto stravolto).

      Moz-

      Elimina
    3. Sorry, pensavo ti occupassi anche di quello :)

      Elimina
  3. perdona la mia ignoranza (che non ha limiti), ma te scrivi per diletto e/o pubblichi anche?

    discorso "scaletta", un po' come l'agenda di lavoro: ci fosse un solo giorno che non pasticcio, cambio, sposto, anticipo e-o rimando, tutto in base al mio stato d'animo o a come mi girano :-/

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho lavorato per anni con la scrittura, poi mi sono "ritirata nell'ombra" e da poco ho ripreso. Se leggi "dichiarazione di intenti" e "mi presento" (pagine in altro) puoi comprendere meglio il mio percorso, e il motivo per cui ho deciso di aprire questo blog: non per insegnare a scrivere, ma per condividere ciò che imparo.
      Con l'agenda idem con patate.
      Ciao

      Elimina
  4. Grazie di avermi menzionata! Mi fa piacere che le schede ti siano utili, e mi piace molto il tuo modo creativo di usarle a mo' di tarocchi.
    Ecco, anch'io come Antonella "unisco i puntini" elaborati nel brainstorming preliminare, che ruba parecchio tempo. La traccia degli eventi principali mi fa sentire più rilassata e libera durante la prima stesura. Mi succede di cambiare qualche puntino, comunque, perché le idee si fanno più chiare oppure cambiano in corso d'opera, ed è giusto che sia così. Un conto è dare una struttura al proprio modo di lavorare, un altro è restarci vincolato. Non è vantaggioso smettere di essere schiavi della propria ignoranza per diventare schiavi di qualcos'altro!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Concordo pienamente! è proprio per questo che, consapevole di essere ancora vincolata ad un'antica "sensazione di non essere in grado" cerco di correre preventivamente ai ripari, evitando tutto ciò che mi potrebbe in qualche modo bloccare. Per ora, sto procedendo abbastanza bene. In futuro, se sarà necessario correggere il metodo lo farò senza problemi, consapevole di essere nel mezzo di una profonda evoluzione :)

      Elimina
  5. Sono anche io per un sano compromesso. Una pianificazione a tavolino mi sta stretta e la totale libertà mi fa andare fuori tema. Però passo molto tempo a pensare a cosa e come scrivere, a elaborare la trama e a organizzare l'intreccio. Dopo tutto è un progettare anche questo, ma fatto durante la prima stesura.
    Le schede invece non le uso, mi ingabbiano troppo, mi costringono dentro schemi mentali. D'altra parte ognuno ha i suoi metodi...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Abbiamo un modo di lavorare piuttosto simile. Anche io rifletto su cosa scrivere in sede di stesura, mi pongo domande e trovo risposte. Una curiosità: mentre tu fai questa progettazione parallela alla scrittura prendi nota o tieni tutto a mente? Per me è importantissimo riportare tutto su carta, altrimenti non mi raccapezzo più

      Elimina
    2. Scusa l'intromissione: anch'io devo procedere su carta per gli appunti preliminari. Non solo per questioni mnemoniche, ma perché scivere a mano quello che mi viene in mente aiuta il resto a uscire.

      Elimina
    3. Nessuna intromissione. Anzi: fa piacere avere punti di vista multipli con cui potersi confrontare. Ho 4 lettori fissi, se si crea dialogo è più bello :)

      Elimina
    4. Nessuna intromissione. Anzi: fa piacere avere punti di vista multipli con cui potersi confrontare. Ho 4 lettori fissi, se si crea dialogo è più bello :)

      Elimina
    5. Anche io prendo tanti appunti, in continuazione, per non perdermi le idee. Di solito su carta, poi le riporto in un file al computer dove cerco di fare un po' d'ordine.

      Elimina
  6. Io sono stata combattuta più volte sul metodo di procedere. Alla fine mi rendo conto di produrre di più senza scalette, ma non mi sento mai sicura ad abbandonarle del tutto. Ecco perché al momento il mio approccio alla scrittura ricorda abbastanza il tuo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ho letto i tuoi commenti, tempo fa, sul blog di Grazia. Il fatto che tu, decisamente più esperta di me (si vede e ne sono sicura) adotti un metodo simile mi conforta e rincuora :) buon pomeriggio

      Elimina
  7. Io credo che sia importante individuare un modo per centrare l'obiettivo: scrivere (non tanto "la strada" per cui).
    Voglio dire, prender spunto e cominciare da una traccia programmata in precedenza dà quella sicurezza necessaria "a rompere il ghiaccio". Sì, dici bene: probabilmente in itinere cambierai tattica, ma per ora... ^_^

    RispondiElimina
  8. Io credo che sia importante individuare un modo per centrare l'obiettivo: scrivere (non tanto "la strada" per cui).
    Voglio dire, prender spunto e cominciare da una traccia programmata in precedenza dà quella sicurezza necessaria "a rompere il ghiaccio". Sì, dici bene: probabilmente in itinere cambierai tattica, ma per ora... ^_^

    RispondiElimina
  9. Io mi trovo nella stessa situazione, come sai, cioè diviso tra lo scrivere di getto - che trovo più congeniale alle mie caratteristiche - e il darmi delle regole strutturali più o meno rigide per non divagare troppo e non perdermi nella foresta di parole. Proverò ad adottare il tuo metodo, vediamo se è versatile anche per me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo post è di tre mesi fa e finora mi sono trovata piuttosto bene con questo metodo. Fammi sapere com'è andata :)

      Elimina
  10. Ciao Chiara,
    Il metodo delle schede l’ho trovato più volte, declinato in vari modi, nei manuali americani. Per gli sceneggiatori è un must: non so se hai letto “Save the Cat” di Blake Snyder, lì addirittura c’è una descrizione particolareggiata della lavagna di sughero. Viene suddivisa con il nastro adesivo nelle diverse fasi della storia, e poi ci si attaccano con delle puntine tutte le schede delle scene e dei beat.
    Tuttavia c’è qualcosa di più nel modo in cui tu utilizzi il metodo: c’è meno struttura, e c’è in più il sorteggio della scheda su cui lavorare. Mi piace perché è la componente irrazionale, l’improvvisazione, il segnale che mette in moto l’inconscio. Molto bello.
    Io uso le schede virtuali di Scrivener per giocare con le scene e trovare la sequenza che secondo me è la migliore. Ecco, Scrivener secondo me è il programma perfetto per conciliare pianificazione e ispirazione. È nato con questa vocazione, e l’ha rispettata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Serena, non conosco Scrivener, però ne ho sentito parlare e credo che prima o poi lo utilizzerò. Finora mi sono trovata molto bene con il caro vecchio word...poco professionale, ma comunque utilissimo, quasi indispensabile! :)
      Stamattina sono in crisi: devo concludere un gruppo di scene, ma ho il cervello già per la tangente su altri brani che ho visualizzato ieri, e che non vedo l'ora di scrivere! ;)

      Elimina
    2. Arrivo tardi, ma... spero tu abbia mollato le scene da concludere per correre dove ti portava il cuore :)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La volontà di essere un Jolly

Appunti a Margine cambia casa

Freedom writers - il valore della scrittura di getto

La descrizione fisica dei personaggi

Letture che ispirano - La trilogia del male di Roberto Costantini

Sfida di scrittura - racconto di 1000 caratteri.

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

Con le mani nei capelli - manuali e guest-post

Parolacce, gergo e regionalismi: usare con cautela.

Liebster Award: un'occasione per conoscerci meglio.