Quattro consigli di scrittura da Rob Brezsny


Niente si regala tanto generosamente quanto i propri consigli.
(Francois Delarochefoucauld)

Prima di addentrarmi nei meandri di questo articolo, occorre rispondere a una domanda: chi è Rob Brezsny?
Uno scrittore? Un filosofo? Un life-coach? Uno scienziato? Un guru?
No. O meglio: non solo. Rob Brezsny e uno dei più celebri astrologi facenti capo alla scuola psicologica-evolutiva. Le sue indagini, qui in Italia, sono tradotte e pubblicate dalla rivista: “Internazionale”.
Come ben sapete, io diffido dell’oroscopia sommaria proposta dai giornaletti e di tutti quegli pseudo-guru che millantano di predire il futuro. Brezsny non ha questa pretesa: lui, come tutti i colleghi che seguono il medesimo approccio, interpreta i possibili effetti emotivi dei transiti planetari e offre qualche suggerimento (spesso con toni ironici) per affrontarli senza impazzire. Secondo me è bravo. Dannatamente bravo. Così bravo che, commentando le sue analisi, più volte ho scritto: “oddio, mi sta seguendo di nuovo!”
Per il 2017, il buon Robert ha offerto alla Bilancia quattro consigli che intercettano i punti deboli su cui ho lavorato negli ultimi anni. Farne tesoro potrebbe accelerare un processo evolutivo già attivo da tempo e portare benefici sia alla mia scrittura sia alla mia esistenza. Ho deciso di condividerli con voi perché ritengo che il loro valore trascenda il segno zodiacale e la dicotomia credere/non credere: quando si tratta di psicologia o di arte, ogni spunto di riflessione diventa importante. Discuterne insieme, ancora di più.

Non essere ossessionata dalla perfezione.
Sebbene sia una persona tutt’altro che pignola per quel che concerne la progettazione e l’ordine, quando si tratta di produrre un buon risultato divento esigente al limite della maniacalità.
Questo atteggiamento mentale in passato ha molto rallentato il mio lavoro di scrittura. Sebbene utilizzi il metodo di Natalie Goldberg che ho descritto qualche settimana fa (due stesure: una di getto, l’altra di revisione), considero ancora i singoli capitoli come unità separate. Fino a qualche tempo, se il brano in corso d’opera non era a un livello che consideravo accettabile, avevo difficoltà a iniziare il successivo e lo correggevo anche trecento volte. Poi, nauseata dalla mia lentezza, ho compreso che tale pretesa di perfezione è inutile, se non addirittura irrealizzabile, quando si tratta di una prima stesura: innanzi tutto, lo scorrere del tempo non ha ancora creato il giusto distacco tra l’autore e il testo; in secondo luogo, mescolare la fase creativa a quella razionale crea un conflitto mentale controproducente; infine, solo con l’opera conclusa si può comprendere cosa mantenere e cosa lasciare. Di conseguenza, non posso impostare la prima bozza del mio romanzo come se dovesse finire sulla scrivania di un editore il giorno stesso: la revisione vera va fatta alla fine, e conoscendomi tremo, all’idea di ciò che accadrà quando arriverà il momento. Allo stesso modo, impiegare sette ore per scrivere un post (non vi dico quale: indovinate voi) è fuori da ogni ragionevolezza. Su internet, i lettori non vanno certo a cercare il pelo nell’uovo. E, così facendo, coltivare la mia passione diventa più stressante del lavoro in ufficio.
Alla base di questo atteggiamento c’è un’insicurezza profonda, che mi fa temere di non essere all’altezza del compito prefissato. È una caratteristica che non riguarda soltanto la scrittura, ma ogni settore della vita.
Sciogliermi un po’, quindi, non gioverà soltanto alle mie storie, ma anche alla mia psiche.

La forza creativa emerge quando vinci la tua tendenza a rimanere distaccata.
Anche questa frase mi rispecchia nel profondo. A volte è come se indossassi un’armatura che mi protegge da me stessa e dal resto del mondo. Essendo una persona fortemente emotiva, il mio ribollio interiore è così intenso che temo possa travolgermi, portarsi via in un nanosecondo tutto ciò che ho costruito con anni di duro lavoro. La scrittura tuttavia è una forma di sublimazione. Come dice anche Natalie Goldberg, quando si scrive occorre avere il coraggio di piangere, di ridere, di soffrire, di lasciarsi travolgere, perché in questo modo non solo si fa pulizia dentro di sé, ma si sprigiona la forza comunicativa necessaria per arrivare al cuore della gente. Dunque devo imparare a riconoscere i momenti in cui la mia fragilità mi fa fare un passo indietro, metterla da parte e calarmi completamente nei panni dei miei personaggi. Di tutti, non solo di quelli che riconosco come più affini al mio sentire. Perché io non voglio raccontare storie come se fossi un osservatore esterno, ma assumere sulla mia pelle tutto ciò che i miei ragazzi provano, almeno per la mezz’ora che dedico alla loro vita. Poi tornerò ad essere Chiara, rivestirò i panni del mio quotidiano, ma lo farò con la consapevolezza di aver scritto parole autentiche: quale soddisfazione è più grande?

Se vuoi essere originale, abbi il coraggio di essere una dilettante.
Ricordo quando, una decina di anni fa, mi fu regalata per la prima volta una fotocamera digitale. Abituata com’ero al rullino (venticinque fotografie di cui, se filava tutto liscio, se ne salvavano dieci) mi sentii come se fossi appena sbarcata nel paese dei balocchi. Rubavo immagini come un’indemoniata, immortalando soggetti a caso. A volte, mi partiva lo scatto compulsivo: sollevavo il braccio e click, click, click, senza nemmeno guardare dentro l’obiettivo. Così facendo, sono venuti fuori obbrobri improbabili, ma anche alcune delle foto più belle che abbia mai scattato. Il segreto? L’ assenza di aspettative.
Mi piacerebbe riuscire a scrivere con lo stesso spirito giocoso che mettevo in campo nei miei esperimenti fotografici, affacciarmi sui miei testi con lo sguardo divertito di un bambino e buttarmi senza paura in voli pindarici fuori da ogni schema. Ma la tecnica, a volte, mi toglie il coraggio. Quando la scrittura partorisce  progetti concreti, cessa di essere un gioco fantasioso e diventa una performance da sottoporre al giudizio altrui. Le mani allora tremano al pensiero di chi si trova dall’altra parte dello schermo, la mente si dimentica che nessuna parola è scolpita nella pietra e noi non siamo più in grado di accettare i nostri errori, perché una riscrittura totale sembra quasi un fallimento. Pensate davvero che tutto questo ego giovi all’artista? Io no, sono sincera. Credo che non ci sia spazzatura più immonda di quella prodotta dal mentale: mentre scriviamo, è l’anima che deve parlare. Solo lei. Non la nostra maledetta ansia da prestazione.

Nella mente del principiante ci sono molte possibilità. In quelle dell’esperto ce ne sono poche.
Questo aforisma di Shunryu Suzuki si lega al precedente. Infatti, man mano che la tecnica migliora e il metodo si definisce, entriamo in una zona di comfort che ci porta a escludere tutto ciò che si trova al di  fuori. Fate attenzione però: non si tratta di esperienza, ma di pigrizia. La mente vuole ottenere il miglior risultato possibile con il minimo sforzo, e noi la assecondiamo scegliendo la strada più facile. Quella in cui siamo più bravi, così  la folla non ci negherà il suo plauso e la nostra coscienza sarà in pace.
Ci sono autori che, dopo il successo delle prime opere, si siedono sugli allori. Sanno, per esempio, che cambiare genere può essere un rischio: avete visto cos’è successo alla Rowling, con “Il seggio vacante”? Quando un artista rompe gli argini sperimentando qualcosa di nuovo, spesso sono i suoi stessi fans a non comprendere la svolta e a voltargli le spalle. E nessuno, dopo aver conosciuto la fama desidera tornare nell’anonimato. Molto meglio rimanere fedeli a se stessi, mantenere i vecchi standard, proporre personaggi clone e ambientazioni ormai viste e riviste. Oppure, scrivere una saga, così si vive di rendita per dieci anni.
Allo stesso modo i grandi editori, mossi dalle proprie esigenze commerciali, imprigionano la libertà creativa dei loro autori e scelgono di seguire il Grande Fiume, non qualche torrentello che non si sa dove andrà a finire. Paraculo, direi. Solo un pivellino che non ha nulla da perdere o una persona dotata di incredibile lungimiranza può tentare la sorte investendo su uno sconosciuto o su un’opera innovativa, scandalosa e fuori dai canoni del gusto medio. Se riesce a fare il grande botto, tutti gridano al miracolo. Invece, tale risultato è frutto della sua intelligenza e dalla sua capacità di contribuire all’evoluzione culturale.

Il lancio della patata bollente.

Cosa ne pensate di questi suggerimenti? A prescindere dal segno zodiacale, secondo voi vi rispecchiano?

Commenti

  1. Mi ritrovo alla grande nel primo consiglio: non essere ossessionato dalla perfezione. Credo proprio che non esista, questa perfezione. Tanto meno quando si decide di confrontarsi con l'arte (la scrittura è arte...).

    Non sono mai stato amante degli oroscopi, ma ho sempre apprezzato la sottile ironia di Brezsny.

    P.S.: la rivista si chiama "Internazionale", non "L'internazionale"... ;)

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    1. Grazie per avermelo segnalato. L'ho sempre chiamata così dialogando, e mi sono confusa. Anche la pagina Facebook è intitolata: "l'oroscopo di Brezsny sull' Internazionale", e io leggo le sue previsioni sempre da lì. Ora sono da smartphone, ma domattina correggo.

      P.s. Brezsny secondo me non fa oroscopi. L'astrologia psicologica-evolutiva fa crescere. :)

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    2. Dimenticavo: certo che la scrittura è arte. L'ho scritto sia in questo articolo sia in tanti altri...

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    3. Hai ragione, scusa. Mi riferivo alla sua rubrica su Internazionale (quella che si trova alla fine) che si intitola appunto "L'oroscopo".
      Di solito non leggo mai queste pagine sulle varie riviste (da qui la mia frase "Non sono mai stato amante degli oroscopi"...).
      Ma quella di Brezsny la leggo sempre quando mi capita di comprare Internazionale
      ... :-)

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    4. Sì,la pagina di Facebook di cui ti parlavo rimanda al sito della rivista. Non so però per che le abbiamo dato quel titolo. Nemmeno io leggo gli oroscopi tradizionali. Come ho detto tante volte, non credi all'astrologia predittiva. Per questo ho evidenziato la differenza con Brezsny, che tra l'altro ha uno stile molto divertente.

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  2. Devo dire che li trovo molto calzanti per la mia scrittura attuale. Ti ringrazio di averli condivisi.

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  3. Essendo mio marito bilancia ho letto con un riguardo in più, ma mi ha interessato molto il discorso sul principiante, sul rimanere fedeli a se stessi che spesso è solo una scusa, una gabbia per non inventare nulla di nuovo, smettere di sperimentare e tutto sommato pure di divertirsi. Proprio ieri sentivo in radio un discorso su David Bowie che ha sempre saputo reinventarsi alla faccia di tutto e di mode consolidate superando se stesso e diventando quello che è stato e ancora è. Ecco, io ho ancora la voglia di non camminare sulla mie strade consolidate che tutto sommato mi garantiscono un (piccolo) pubblico di lettori (intendo dei miei libri, non del blog) fedeli e consolidati, potrei adagiarmi su storie di famiglia che mi riescono bene invece ho tirato in ballo l'intelligenza artificiale (di cui non sapevo un tubo! ed è toccato studiare un pochetto) e ora i gialli per ragazzi (non so scrivere gialli, mi incarto al primo alibi) e ne sono felice. Un bacione

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    1. Ah già, è vero! Tuo marito è Bilancia come me, il mio Sagittario (che è anche è il mio ascendente) come te: facile da ricordare! :-)

      Anche io sono una persona a cui piace cambiare. Tra le opere che mi piacerebbe scrivere in futuro, ho un giallo e un altro mainstream per quanto concerne i romanzi, più un racconto surreale, che elabora uno spunto interessante fornitomi da un mio collega in pausa sigaretta. Penso che questo modo di scrivere rispecchi il mio atteggiamento generale nella vita: ciò che è sempre uguale mi annoia e deprime. Ecco perché ho problemi al lavoro... ;)
      Un bacione a te!

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  4. Trovo questi 4 consigli uno più utile dell'altro. Non sono uno che segue oroscopi, perché credo che siamo noi stessi che scriviamo la nostra vita. Complimenti per l'articolo che ho trovato molto interessante. "Se vuoi essere originale, abbi il coraggio di essere una dilettante": è quello che mi piace di più.

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    1. Gli oroscopi predittivi non c'entrano nulla con l'astrologia. :-)

      Purtroppo chi non "bazzica" questa disciplina fa confusione. Se ti interessa, comunque, ho affrontato il discorso nei post della serie "scrittura e astrologia", che trovi nella colonna di destra.
      Tu di che segno sei?

      Sono contenta che l'articolo ti sia piaciuto. Il mio consiglio preferito, invece, è il secondo, sebbene anche gli altri mi servano.

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    2. Sono della Vergine. Devo spaventarmi?

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    3. No, mi spavento io: è lo stesso segno di mio papà. :-D

      P.S. ovviamente è una battuta. Ogni segno è bello a modo suo.

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  5. Bene. Il primo consiglio è tagliato su misura per me, lo sai bene. Io sono quella del "non riesco a muovere la penna un tantino più avanti se prima quello che ho già scritto non mi sembra a posto" (e non dico perfetto, perché difficilmente lo sarebbe mai), ma mi sto già allenando con il metodo Goldberg, ancora con scarsi risultati, con la ferma convinzione di procedere più di getto e meno di revisione compulsiva. :)

    Calarmi nei panni dei personaggi, anche quelli meno affini al mio sentire, è un esercizio con il quale devo ancora imparare a misurarmi. Non ne sono del tutto capace, ma so che è una cosa necessaria se si vuole essere partecipi di una storia a 360 gradi.

    Sì, sono convinta che la spontaneità dei dilettanti premi, non dico alla lunga, ma almeno in una fase iniziale, quando le insicurezze hanno il sopravvento sulle capacità riconosciute. C'è più freschezza in un dilettante e l'animo da dilettanti, in fondo, non si perde mai, ma questo dannato mentale interviene sempre sul più bello...


    "Nella mente del principiante ci sono molte possibilità. In quelle dell’esperto ce ne sono poche."
    Vorrei essere un'esperta per vedere quante possibilità mi rimangono in tasca. :) Ma mi conosco, non mi adagerei mai sugli allori, anzi non sono capace di rilassarmi mai su nessun obiettivo raggiunto.
    Non perché non sappia accontentarmi, alla fine, solo perché l'insicurezza mi consuma. :)

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    1. Se posso permettermi un piccolo suggerimento, per quanto concerne il metodo della Goldberg, prova a utilizzarlo non su progetti narrativi già avviati o definiti a livello mentale, ma per esprimere semplicemente i tuoi pensieri, con scritti verso i quali non ai nutrono aspettative. Lei suggeriva di prendere un quadernetto (scriveva negli anni 80, quando i computer non erano ancora di uso comune) e fissare un tempo minimo. Bastano 10 minuti o un quarto d'ora, a volte, per prendere confidenza con la propria energia interiore. Una volta riuscita in questo, diventerà facile applicare lo stesso metodo anche in scritti piu tecnici, perché il mentale non sarà più un problema, avrai già imparato a separare le fasi.
      Lo zen, in fondo, è una filosofia applicata, dalla Goldberg, alla scrittura: prima di metterla in pratica occorre comprendere cosa muove a livello interiore. Quindi partire da testi non destinati a un pubblico (una sorta di diario) può essere la soluzione migliore. :)

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    2. Oh, i diari: dovrei esserci abituata! :)

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  6. E sto provando a scrivere di getto anche i commenti. Sono maniacale anche con quelli! :P

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    1. Pensa che io, i commenti, non li rileggo nemmeno. Torno indietro solo se mentre scrivo mi "incarto".

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  7. Interessanti suggerimenti. Il primo provo a superarlo adesso perché mi devo imbarcare in una lunga avventura, e non posso certo permettermi di arenarmi nelle prime pagine. Anzi devo procedere alla svelta per capire se ho in mano qualcosa oppure si tratta solo di fuffa.
    Per quanto riguarda l'ultimo punto: credo nell'esperto che rimane dilettante ;)

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    1. In che senso, esperto che rimane dilettante ? Parli di uno che si diverte con la gioia di un pivello, o di uno che crede di aver imparato ma fa solo finta? :)

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  8. Ottimi consigli per chiunque, non solo per noi bilancine.
    La parte che mi ha colpito di più è la tua sperimentazione con la macchina digitale. Mi sento sempre intimidita dal fatto che ci siano scrittori così tanto più bravi e esperti di me, sarebbe bello sentirsi tutti allo stesso livello e poter sperimentare senza vergogna. Lo terrò a mente, in fondo, gli scatti venuti male possono sempre essere tenuti nascosti o eliminati!

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    1. Esatto! Anche un testo si può maneggiare e modificare all'infinito. Finché resta dentro al PC, tutto è concesso. ;)

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  9. Mi piace l'atmosfera generale dei tuoi quattro punti, e sono convintissima che sia necessario imparare a seguire la propria evoluzione e la propria sensibilità, anche contro le pseudo-leggi di mercato e le pretese dei fan, che di solito pretenderebbero di imbalsamare il loro autore preferito ancora vivo per impedirgli di cambiare! Credo che la scrittura richieda un rispetto maggiore. ;)

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    1. Sono assolutamente d'accordo. Nella scrittura come nella vita quotidiana, il timore del rifiuto porta al conformismo. Questo secondo me è uno spreco di risorse perché ogni persona, così come ogni artista, è unica. :)

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  10. Eccomi! ^_^ Sono già passata per una lettura veloce del post, non per altro ma io adoro Brezsny XD Hai già detto tu il necessario: Rob ci dà gli schiaffoni giusti per svegliarci e provare a "essere". In più mi diverte sempre moltissimo :D Molti anni fa compravo la rivista Internazionale regolarmente, ora mi affido alla pagina Fb.

    Per quanto riguarda i quattro punti, sulla questione della "perfezione" forse ci tendo ma la mia natura caotica ha spesso la meglio. In verità, conoscendomi, se ho troppo tempo a disposizione non vengo a capo di nulla, per cui cerco di impegnarmi allo sfinimento, riducendo così la paranoia per ciascuna passione/lavoro (metodo adottato da un po' di anni, soffro di bradipite acuta e mi devo auto-incentivare). Sì, in sostanza tendo a sfiancarmi XD
    I punti successivi mi sembrano collegati tra loro, penso che mantenere genuinità, curiosità, interesse per ciò che ancora non conosciamo sia un'ottima palestra. Se ci si incartapecorisce nell'animo e nella mente... ahia, son dolori sempre.
    Ecco, ti lascio tanta confusione ^^ Cancro, ascendente Sagittario:P
    Ciao e alla prossima!

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    1. Ciao Glo, benvenuta! :)

      Con Brezsny condivido pienamente l'approccio psicologico-evolutivo: lui non dà verdetti ma consigli. È molto bravo, davvero. E io, da astrologa dilettante, mi trovo a seguire la stessa scuola: se ti va, dai un'occhiata ai post della categoria "scrittura e astrologia", penso che ti possa interessare.

      Con te, invece, condivido l'ascendente Sagittario. Ecco l'origine del caos! Come ho scritto anche nel post, non sono pignola a livello di metodo o di pianificazione. Una programmazione troppo serrata mi toglie il fiato. E non mi piace avere un calendario editoriale, perché amo l'improvvisazione.
      Tuttavia la mia natura bilancina mi porta ad essere troppo timorosa del giudizio altrui, e qui nasce la maniacalita' nei confronti del risultato. Così nella scrittura, come nella vita: non ho mai un capello fuori posto. :)

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  11. Ho sempre considerato Brezsny più un filosofo che un astrologo, in fondo i suoi cosnigli vanno bene anche per altri segni ;)

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    1. Sì è così. Lui è un fine psicologo e le sue riflessioni, seppur applicate a ciò che la persona sta vivendo, vanno bene per tutti. :)

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  12. Mi rispecchio parecchio soprattutto nel primo e nel terzo.Io ho smesso di essere ossessionata dalla perfezione tantissimo tempo fa, mi sono resa conto che per quanto mi impegnassi non raggiungevo mai la perfezione e quindi tanto vale buttarsi. È una regola che vale per tutto non solo per la scrittura. In ogni caso impegnarsi per dare il meglio è importante. E visto che mi butto sempre non smetto mai di essere una dilettante...

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    1. Mi sembra lo spirito giusto. Perché alla fine noi non siamo macchine, ma esseri umani. E nel momento in cui accettiamo fino in fondo questa umanità, la scrittura diventa una modalità di espressione davvero efficace. :)

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  13. Lo seguo su Internazionale e anch'io lo trovo molto interessante.
    Riguardo ai punti, concordo in particolare col secondo. La creatività richiede "briglia sciolta", pur con una certa attenzione verso il dettaglio. Ideare non ammette inibizioni mentali.

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    1. Esatto! Purtroppo però la società occidentale dà maggior valore al mentale che all'energia creativa, e chi si fa imprigionare dalle sue spire crede di fare bene. :)

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