Un episodio per ogni anno della mia vita
Di tanto in tanto è bene fare una pausa nella nostra ricerca della felicità
ed essere semplicemente felici.
ed essere semplicemente felici.
(Guillame Apollinaire)
Questo post fa
parte di un meme ideato da Marco Lazzara. Paradossalmente è stato uno dei più difficili
che abbia mai scritto. Sono per natura prolissa: come posso riuscire a
condensare la mia esistenza in poche parole? Per i primi anni di vita ho avuto
il supporto di alcune vecchie videocassette che mia mamma, lo scorso Natale, ha fatto
convertire in formato digitale. Andando avanti, però, la mia memoria da elefante
mi ha messo nei pasticci. Continuavo a partorire ricordi su ricordi e non
sapevo operare una selezione. Poi, però, mi sono messa in riga. Non necessariamente gli episodi citati sono i più significativi. A volte ho
scelto la strada dell’ironia. Altre, quella della razionalità: ho voluto alternare gli argomenti, per non parlare solo di libri, di musica o di amicizie. Tutto
sommato, mi sono divertita ripercorrendo a ritroso le tappe più importanti della mia vita,
sia quelle menzionate in questo elenco, sia quelle escluse. E sono grata a questo
gioco, perché mi ha fatto capire che la mia esistenza è stata ricca di eventi,
e ancor di più lo sarà in futuro. Buona lettura.
1981 –
Nasco a Sanremo il 19 ottobre, alle ore 10:10. I venti giorni di anticipo
rispetto alla scadenza prevista dai medici predicono il tratto fondamentale del
mio carattere: la mancanza di pazienza.
1982 - Le scarpe con le paillettes |
1982 – Le scarpe
con le paillettes preferisco mangiarle che indossarle. Ovviamente sono pulite, perché non cammino ancora.
1983 – Imparo a leggere grazie a un alfabeto adesivo che mi mamma ha appiccicato sul mio seggiolone.
1984 – Il mio gioco preferito è camminare in equilibro sulla spalliera del divano.
1985 – I miei genitori mi mandano a dormire per un paio di giorni a casa di mia nonna. Quando inizio a pensare che mi abbiano abbandonato, mi ritrovo in ospedale con qualcuno che mi tiene sollevata per le ascelle e mi indica una neonata dentro la nursery, mia sorella Alessia. Questo è il mio ricordo più antico.
1986 – Alla festa per il primo compleanno della mia sorellina vengo ripresa con la videocamera mentre canto “Là sui monti con Annette” e “Kiss me Licia” insieme alla mia amica Silvia, ora ingegnere edile.
1987 – Inizio la prima elementare ma, siccome so già leggere e scrivere, mi annoio.
1988 – Il 29 febbraio traslochiamo nella nuova (ormai vecchia) casa, adiacente al Teatro Ariston.
1989 – Vado una settimana in colonia con le suore e metto in discussione la mia fede religiosa.
1990 – Durante i mondiali di calcio, dopo la partita dei quarti di finale, io e i miei genitori restiamo invischiati nei caroselli, e vedo un culo peloso spuntare dal finestrino di un’auto.
1992 –
Per il mio undicesimo compleanno ricevo in dono un cucciolo di Breton, che
chiamo Sonic, come il riccio spaziale del Sega
Mega Drive.
1993 –
Tornando dalle vacanze, al casello di Mondovì, abbiamo un’incidente d’auto. L’apparecchio
mobile mi scappa dalla bocca spezzandomi un incisivo.
1994 – In
occasione del mio tredicesimo compleanno vado a mangiar la pizza da sola con le
amiche per la prima volta. I nostri genitori stanno cenando nel ristorante di
fronte, ma io non lo so e mi sento libera.
1995 – Trascorro un pomeriggio intero fuori
dall’ingresso artisti del teatro Ariston per assistere all’arrivo dei Take
That. Torno a casa convinta di aver intravisto l’orecchio di Robbie Williams.
(ndr:#quandoibimbiminkiaeravamonoi)
1996 – Scrivo la mia prima bozza di romanzo, una
ridicola storia di adolescenti che fanno le sedute spiritiche per contattare un
compagno di classe morto. Arrivo al decimo capitolo, poi mi blocco.
1997 – Stufa
di subire vessazioni da una bulla che mi tormenta dalle elementari, faccio una
sfuriata davanti a tutta la classe e le rovescio il banco. Il professore che
assiste alla scena si fa spiegare la situazione. All’intervallo, la porta in
corridoio. Restano a parlare per buona parte dell’ora successiva. Dopo di che,
lei rientra e piange per tutta la mattina. Ancora oggi mi domando cosa le sia
stato detto.
1998 – Dopo mesi di contrattazioni, per Natale mi regalano il Nokia 3210 blu elettrico.
1999 – Il 30 ottobre firmo la mia prima giustificazione da maggiorenne per uscire da scuola e andare in ospedale a trovare Rafael, il mio cuginetto appena nato.
2000 – Prendo alla lettera il suggerimento della prof. di essere originali durante il tema di maturità: con un paragone tra la poesia di Saba e Nothing else matters dei Metallica, ottengo il punteggio massimo.
2001 – L’11 settembre, mentre il mondo è messo a ferro e fuoco, compro il mio primo libro sulla reincarnazione: Molte vite un solo amore di Brian Weiss. Lo leggo in due giorni, e mi cambia la vita.
2002 –
Per la prima volta (e grazie al cielo ultima) volta della mia vita, mi faccio
bionda.
2003 – L’estate è la più calda che io ricordi. A Sanremo, Sonic ottiene il permesso di dormire in soggiorno perché c’è corrente. A Milano, io preparo gli esami universitari con il ventilatore sparato in faccia e, mentre cammino in via Coni Zugna con i tacchi, lascio i buchetti nell’asfalto come Pollicino.
2004 – A settembre, dopo la consegna della tesina triennale e prima della discussione, prendo l’abitudine di girare per Milano con la Moleskine. Studio le persone che incontro e per ciascuna di loro invento una storia: non dimenticherò mai l’anziana con le calze a rete e i capelli fucsia…
2005 – Il 2 aprile vado a vedere Sideways con una mia amica. Mentre camminiamo in piazza del Duomo, sentiamo le campane suonare a lutto per la scomparsa di Papa Giovanni Paolo II.
2006 – Durante i festeggiamenti per la vittoria dell’Italia ai Mondiali di Calcio, trovo l’asta di una bandiera abbandonata sul marciapiede. La porto a casa e la riciclo come bastone per le tende.
2007 – Per dare l’ultimo esame della mia carriera universitaria, esco di casa sotto una tormenta di neve.
2008 – I primi di giugno, muore Sonic. I miei colleghi, sentendo i singhiozzi, si spaventano e pensano che sia mancata mia nonna. Il mio fratellastro Carlo dice: “è solo un cane” e rischia il linciaggio.
2009 – Vado in vacanza a Capo Verde: dopo tre giorni di sole, gli autoctoni mi scambiano per una di loro.
2010 – Scrivo il soggetto per il video di una band in cui suona un mio amico. Lo giriamo per le strade di Sanremo, la settimana del Festival. Io compaio in una scena: c’è un tizio capellone, mai visto né conosciuto, che mi regala un anello. Dobbiamo ripeterla dieci volte perché non riusciamo a smettere di ridere.
2011 – Per i miei trent’anni, gli amici organizzano una festa a sorpresa in una baita vicino al lago di Como e mi regalano un ingresso per due persone alle terme.
2012 – Decido di rinunciare alla mia creatività in cambio di un lavoro fisso, e mi rovino la vita.
2013 – Alienata dalla vita in ufficio, decido di ricominciare a scrivere.
Ischia 2015 |
2014 – Per l’addio al nubilato della mia migliore amica, organizziamo una festa in uno dei locali cult del nostro periodo universitario, l’Alcatraz di Milano. Mi diverto così tanto da dimenticarmi che Beppe sta venendo a prendermi. Esco alle 4:00 di mattina e lo trovo a dormire in macchina, fuori dal locale.
2015 – Il
giorno di ferragosto, prima di partire per Ischia, Beppe si rompe una mano.
Decidiamo di non rinunciare alla vacanza e, con buona pace degli stereotipi
sulle donne al volante, conduco l’auto fino a Pozzuoli. Poi, capisco com’è l’andazzo
e gli dico: “qui nessuno ti farà la multa se guidi con il gesso.”
2016 – Il Jolly nasce il 19 aprile, mentre il sole si trova nell’altra metà del cielo
rispetto al momento della mia nascita. Anzi: c’è un’opposizione pura. Il fuoco
dell’Ariete distrugge quindi l’equilibrio della Bilancia e la esorta a tirare fuori la propria personalità.
Sembra un’idea balzana, però funziona.
2017 – Questo
è un anno ancora un cantiere aperto: ve ne parlerò quando sarà finito.
Belli i tuoi ricordi. Mi incuriosisce il tema di maturità. Il mio (uno dei tre e anche quello che ho scelto) era un pensiero sulla cultura di Norberto Bobbio (anno 1987: tu eri in prima elementare 😁)
RispondiEliminaPoi, a proposito, della Moleskine, mi hai fatto ricordare che io avevo una banale agendina (costava tre quarti di meno) e annotavo le frasi che mi colpivano di più delle persone con cui parlavo io direttamente o che ascoltavo per caso: non l'ho più trovata.
Perdonami: tu bionda? 😱
Che, invece, fossi scambiata per un'autoctona di CapoVerde non mi stupisce per niente: sembravi abbronzata pure senza avere preso sole! Io e te accanto formavamo la maglia della Juve. 😄
Beh, non ero biondo platino! :-D
EliminaAvevo fatto dei colpi di sole simili a quelli che ho adesso, ma a forza di riprenderli si erano schiariti, ed ero diventata bionda, ma in un modo che non stava male, come si vede in foto, ma che in fondo non mi appartiene.
Quando tu hai fatto la maturità, essendo giugno, in prima elementare non c'ero ancora. :-p
Ma che bello questo post dei ricordi, essendo poi quasi coetanee è un bel tutto nel passato! E bionda non stavi poi male.
RispondiEliminaGrazie! :)
EliminaPartecipa anche tu, se ti va.
Due episodi sono praticamente identici: io pure sono nato con venti giorni di anticipo e io pure a dodici anni sono stato coinvolto in un incidente stradale in auto con la mia famiglia durante le vacanze.
RispondiEliminaAlcuni degli episodi storici come la morte del papa o Italia 90' ovviamente li rammento, però li ho vissuti in modo diverso.
Uno spaccato sulla tua vita decisamente interessante :-)
Gli astrologi hanno notato che chi nasce in anticipo ha Urano sul sole o sull'ascendente. Nel mio caso è così. Nel tuo? Sarebbe interessante andare a vedere.
Eliminaè normale che certi episodi siano stati vissuti in modo diverso. La storia si mescola con la quotidianità di ciascuno, e il risultato è un'esperienza assolutamente personale. :)
Onestamente non so dirti se ho Urano sul sole o sull'ascendente, non mi sono mai interessato all'astrologia. Posso dirti che sono nato il 25 agosto del '70 alle dieci di mattina, non so se può bastarti per verificare tale dato.
EliminaMi servirebbe anche sapere dove, se possibile. :)
EliminaCivitavecchia, provincia di Roma ;-)
EliminaNel 1990, a proposito dei mondiali, io ricordo più di tutti il gol di Schillaci all'Austria e i rigori di Romania ed Eire alternati alla puntata dei Cavalieri dello Zodiaco su Odeon Tv.
RispondiEliminaIl mio primo cellulare, regalo di mio nonno, è arrivato nell'estate 2000. Il numero è ancora lo stesso :D. E' il tuo stesso Nokia, ma grigio :D
Alla maturità feci la testina facendo dei paralleli tra le canzoni di De Andrè e autori studiati nel corso dell'anno come Saba e Verga.
Al 2006 fu bella festa per la vittoria dell'Italia.. un anno dopo quella del Milan in champions!
Quasi quasi più avanti ti copio il post XD
Anch'io ho ancora lo stesso numero, che tra l'altro è facilissimo da imparare a memoria.
EliminaDella finale del mondiale ho un ricordo bellissimo. Avevo visto la partita al Pala Vobis con gli amici, e poi ci eravamo spostati tutti in Duomo. Una mia amica, aveva caricato la bici sulla metro, e i controllori, tifosi anche loro, si erano messi a ridere. :)
Partecipa anche tu al meme, è divertente. Ricorda però di citare Marco Lazzara (ora si può dire: è il blogger con cui ho scritto il post a 4 mani) perché l'idea è sua.
Bellissimo, certo che diventi proprio nera!
RispondiEliminaSì, ho la pelle abituata al sole, essendo cresciuta al mare 😊
EliminaCi credo che è stato difficile, per questo non so se farlo anch'io...in ogni caso tanti ricordi tante belle cose, post nostalgico bello ;)
RispondiEliminaPotresti provare. Ma che vada, non lo pubblicherai, ma intanto avrai fatto un bel viaggio nelle tue emozioni, che è sempre catartico. :)
EliminaSto venendo citato troppe volte in questo blog... Aiuto! Non ci sono abituato... :D
RispondiEliminaE verrai citato ancora. :)
EliminaMi sto prendendo tempo per rispondere alla tua e-mail perché sto riflettendo bene sul nuovo post da scrivere (mal che vada lo facciamo a settembre), però ho tante belle idee. :)
Preferirei a luglio.
EliminaAppena riesco ti scrivo. Scusami...
EliminaBellissimissimo.
RispondiEliminaUna vita avventurosa, semplice ma avventurosa: non ci vuole di fare mica i Rambo, dopotutto.
Abitavi accanto l'Ariston? Ma quindi avoglia a vedere i movimenti!
Moz-
Beh, ho fatto anche tante cose che non ho citato qui! :-D
EliminaSì, ho vissuto accanto all'Ariston. Mia mamma abita ancora lì. Da ragazzina mi piaceva, poi c'era troppo casino, e non potevo uscire a buttare la spazzatura che mi trovavo una telecamera puntata in faccia...
Grazie, bellissimo post. Mi ci sono tuffata proprio. Non deve essere stato facile ricostruire tutto e ricordare una cosa per ogni anno!
RispondiEliminaIl mio problema è stato che, per ogni anno, ricordavo cinque o sei episodi. Alcuni anni,inoltre, come il 1999, il 2000, il 2004 e il 2005 sono stati veramente significativi e densi di accadimenti. :-)
EliminaArticolo scritto divinamente. Non riuscivo a fermarmi un secondo :)
RispondiEliminaIo però un post così non credo di poterlo scrivere, sono troppo riservato hehehe
Tutto sta, secondo me, in ciò che decidi di mostrare e di nascondere. :)
EliminaCiao. È piaciuto anche a me seguire il tuo percorso.
EliminaCome Andrea anch'io farei fatica a raccontare di me.
Sono contenta che questo excursus ti sia piaciuto.
EliminaBenvenuta. :)
Sono davvero ammirata... per scrivere una cosa del genere mi toccherebbe inventare, perché la mia memoria funziona... a grumi, e dicendolo sono già ottimista. ;)
RispondiEliminaIo invidio chi riesce a ricordare il giusto. Da alcuni test che ho dovuto fare, è emerso che il mio cervello riesce a immagazzinare e conservare un numero di dati superiore alla media, e questa è una grande causa di stress. :)
EliminaMemoria di ferro anche se dici che il merito sia dei filmini digitalizzati. E pensa che il meglio deve ancora venire.
RispondiEliminaIl merito è dei filmini solo per i primi anni: arrivano solo al 1986. :)
EliminaMa la bulla ha quindi poi smesso di bulleggiare? Sarebbe cmq veramente interessante sapere cosa le era stato detto.
RispondiEliminaSì, se non ricordo male aveva smesso. Credo che morirò senza sapere cosa le sia stato detto, ma quel prof era veramente bravo a comprendere e decifrare le persone, evidentemente aveva toccato le corde giuste. :)
EliminaBello e interessante il memo della tua esistenza fino a ieri, ma è cosa tua, non mi riguarda che da spettatore. Voglio invece qui rifarmi al tuo post -che gentilmente mi hai fatto notare- del marzo di questo anno, dove parli di talento.
RispondiEliminaIl talento è tutto, o quasi tutto. È quello che alcuni chiamano predisposizione naturale.
L'ingegnere che sente i numeri respirare è il tipico talento matematico -che io non ho mai capito a fondo, ma ci credo- che realizza se stesso nei numeri.
Tu che a due anni impari a leggere e a scrivere con gli adesivi di mamma non sei normale sei superdotata: i bambini di due anni giocano coi pupazzetti e quindi con tutto quel che gli capita, anche lettere dell'alfabeto. Mia mamma mi parlava lentamente in perfetto italiano ed era arrivata a proibire di avvicinarsi a me a chi sproloquiava in dialetto. Cosa aveva ottenuto? Che io a 18 mesi al mio peditra che mi chiedeva come si fa con bambocci di un anno e mezzo che cosa mi avrebbe portato la befana io rispondevo: "Di questa tua befana non so niente, però il mio papà mi compera la bicicletta", lasciandolo con la bocca aperta, lui che era avvezzo a parlare coi bambini.
Mia mamma uscì dallo studio del pediatra grande come una montagna.
Talento naturale come quello motrato e dimostrato con un disegno di una prospettiva assolutamente perfetta. In un circo -avevo due anni e due mesi- vidi dal mio posto entrare gli elefanti tutti in fila e venire verso di me. Adoravo gli elefanti, ne avrò disegnati centinaia. Al mattino del giorno successivo chiesi a mia madre un foglio e con penna e inchiostro disegnai per tutto il foglio quel che non potevo diementicare: la file degli elefanti, dove il primo ocupava la parte sinistra del foglio per intero dall'alto al basso e gli altri si rimpicciolivano in senso prospettico. "La prospettiva", materia che occupa alcuni mesi delle prime due classi del liceo artistico. A me venne al volo. Mia mamma scrisse sul retro del foglio la data: 7 aprile 1936. Due anni, due mesi meno due giorni dalla mia nascita. Lo teneva in un quadruccio nella sua stanza quando è morta. Adesso il mio capolavoro ce l'ha mia nipote, la prima figlia di mio fratello.
Non conosco il tuo metodo di lavoro, nel senso integrale. Non so come costruisci un personaggio, come inventi una storia, come la conduci avanti, immagino però che tu non sia casuale. Che tu abbia un sistema, che tieni forse per te, ma a me basta sapere se è così, e non potrebbe essere altrimenti. Io rumino una storia mesi e mesi prima di iniziare a scrivere, poi parto ed allora devo arrivare. Però ho un paio di romanzi fermi perché mi sono venuti ripensamenti.
Ho financo provato il metodo Carlo Goldoni. Mettersi con una risma di fogli davanti e un paio di penne biro senza avere niente da scrivere. Pensare qualcosa -qualunque cosa- poi fare un incipit.
Allora iniziare a scrivere e man mano tirare fuori i personaggi uno per uno -non troppi, all'inizio bastano tre o quattro- e camminare insieme a loro, vivere la loro giornata e respirare la loro aria.
Che ne è uscito? Circa trecento pagine di Word su una storia che mi ha così impegnato che adesso ho fatto una pausa, perché troppo difficoltosa. Occorre rivedere il tutto -stavolta sì- e costruire quello che finora ho evitato di scrivere: il collante per dare un senso compiuto e concludere, ma so di stare soltanto a metà.
Di più non posso dirti, ma credimi: senza talento inutile tentare, ma poi occorre attenzione e studio di quei particolari che ll'inizio poco ti interessano, altrimenti la storia è monca, manca qualcosa.
Ad ogni buon conto scrivere è un arte come dipingere, qui non ci piove.
Riprendi fiato. Ho finito.
Per i testi brevi, compresi i post del blog, uso il metodo Goldoni, che non sapevo fosse di Goldoni, ma tant'è. Parto con un'idea, scrivo il testo di getto, e solo quando è finito adotto un approccio più razionale, se è il caso lo riscrivo da capo, sennò mi limito a tagliare e cucire là dove serve. Per i romanzi il lavoro è diverso. Pur non essendo una fanatica della progettazione serrata, che percepisco come un vincolo (non riuscirò mai a capire quelli che, prima ancora di iniziare a scrivere, stabiliscono cosa succederà in ogni singolo capitolo, chiusura a effetto compresa) mi rendo conto che è necessario almeno sapere dove si andrà a parare. Quindi anch'io lascio decantare l'idea per un po' di tempo, definisco i personaggi principali (faccio addirittura il tema natale, che mi aiuta nell'inquadramento psicologico del soggetto) e mi documento quanto serve. Poi, inizio a scrivere. Mi sono imposta di non fermarmi e di non tornare indietro finché la storia non arriva alla parola "fine", poi ci sarà il tempo per revisionare.
EliminaLa storia è già dentro di me, bisogna lasciarla uscire. Il mentale rischia di portare mediocrità, tende ad appiattire le frasi più potenti e a renderle conformi. Noi, quando scriviamo, dobbiamo comportarci come se fossimo soli nell'universo. Questo è l'unico modo per non farci condizionare dal giudizio degli altri. Poi, solo in una seconda fase, possono essere tenute in considerazione le dinamiche comunicative, ma non prima. E in questo caso esse non saranno da potenziare, perché figlie legittime della nostra onestà intellettuale. Solo la scrittura spontanea può essere considerata sincera.
E la risposta è: un copia e incolla nella mia testa di TUTTO quello che hai scritto adesso in questa tua risposta.
EliminaSottolineo in rosso "la storia è dentro di me, bisogna lasciarla uscire"
Sottolineo in rosso e blu "noi, quando scriviamo, dobbiamo comportarci come se fossimo soli nell'universo. Questo è l'unico modo per non farci condizionare dal giudizio degli altri".
Lo stesso principio applico nella pittura: è tutta dentro di me, devo solo portarla sulla tela. Nella fase creativa non cercare NULLA (dipinti altrui, critiche o altro) che possa influenzare la tua spontaneità.
Un giorno parleremo dei tantissimi punti di contatto tra scrittura e creazione scritta e pittura o creazione gestuale.
Ma che idea carina :)
RispondiEliminaCi credo che hai pianto quando è morto il tuo cane, anch'io credo che piangerò quando morirà Maya! Già adesso che la vedo ogni due settimane mi manca un sacco...
Anch'io sono nata due settimane in anticipo e infatti non ho pazienza ;)
Sarà una banalità, forse, ma i cani sono parte della famiglia, sono come dei fratelli.
EliminaSono contenta che l'idea ti sia piaciuta. Se provi anche tu, te la cavi con una decina d'anni in meno. :-)
Che bello questo viaggio nel passato! Un esercizio molto importante che dovrei fare anch'io. Un giorno ci proverò. Ti accorgi che il vissuto è scivolato via e che sono rimasti solo i momenti più importanti, le tappe di avvicinamento a ciò che siamo ora;)
RispondiEliminaVero. E capisci anche che nulla di ciò che hai vissuto è da buttare via. Ogni esperienza ha la propria immensa importanza. :)
EliminaCiao e buona estate,
RispondiEliminaBello questo tuo viaggio nella memoria.
Quel che più mi ha colpito di quello che racconti sono due punti:
la precoce dimestichezza con il linguaggio,
la lettura di "Molte vite un solo amore" che è stato un salto di qualità.
Cominciare a capire che questo nostro presente viene da molto lontano, che qualcosa di
molto antico e profondo ci lega ad altre persone e scandisce situazioni che si presentano,
apparentemente inspiegabili.
Uno è il conducente tante le carrozzerie come dice lo stesso Brian Weiss.
Un tempo consideravo l'aver visto questo libro, nel casino della Feltrinelli, un puro caso. Ma nei video di quand'ero bambina c'è questo estratto:
Elimina"Mamma, lo sai che rinasciamo?"
"Rinasciamo?"
Braccia incrociate, espressione decisa: "Sì."
"E chi te l'ha detto?"
"Nessuno. L'ho detto io alla nonna. Rinasciamo dopo esser diventati invisibili molto grandi, più di uno e novanta..."
Avevo 4 anni.
Sono convinta che quella non fosse una fantasia, ma un ricordo.