Anatomia del blogger insicuro


“Se solo avesse saputo…”
(dal film "Vero come la finzione", Marc Forster, 2006)

La frase di apertura del post, in una scena del film "Vero come la finzione", fa comprendere a un esperto di letteratura che l’autrice del romanzo da lui analizzato, al momento della stesura, ha ancora dei dubbi su come sviluppare la trama.  “Usa il congiuntivo passato perché nemmeno lei sa cosa accade!”, urla Dustin Hoffman, rivelando una verità di cui tutti gli amanti dei libri dovrebbero far tesoro: il mondo interiore di uno scrittore filtra attraverso il significato letterale delle parole e arriva a chiunque abbia la sensibilità per coglierlo.

Io non mi considero agli stessi livelli del personaggio in questione, però so di essere piuttosto abile a leggere tra le righe. Quando indosso i panni della beta-reader riesco a decifrare le sensazioni dell’autore e a individuare i suoi blocchi psicologici. Stessa cosa accade con i blog che seguo più di frequente. A volte sono trattata come se fossi una specie di strega, ma per arrivare a questa consapevolezza non servono doti medianiche o bacchette magiche, solo due qualità molto terrene, fondamentali per entrare in risonanza con l’energia delle parole: empatia e attenzione.
Con i romanzi pubblicati da case editrici tradizionali è più difficile rompere gli argini dell’apparenza, perché l’editing spesso ripulisce il testo dalle scorie emotive dell’autore. I post scritti dai blogger, invece, passano nelle mani di un’unica persona, è quindi inevitabile che parlino di lei.
Oggi risponderò a una semplice domanda: quali elementi del testo mi comunicano che l’autore è insicuro? La lista che segue è stata stilata ricordando sia i miei articoli più vecchi sia quelli che voi avete pubblicato di recente. Nessuna citazione, tuttavia, sarà riportata alla lettera per non rivelare l’identità dell’autore. In alcuni casi, inoltre, sarò volutamente ironica: riderci su è il modo migliore per guarire le proprie debolezze.

Ricerca di conferme
Mi capita spesso di leggere opinioni e giudizi espressi con scarsa convinzione e subito seguiti da un’inconscia richiesta di approvazione da parte del lettore. È una caratteristica che trovo anche nei dialoghi verbali, specialmente quando a parlare è una donna: perché abbiamo tanto bisogno di farci dare ragione?

- “La solitudine dei numeri primi” è un romanzo sopravvalutato, non credete anche voi?

- Se un editore ci ignora non dobbiamo buttarci giù di morale, giusto?

- Questo è il mio pensiero: ditemi voi se ho torto!

Il giudizio degli altri è il più grande spauracchio dell’aspirante scrittore, ma se vogliamo che la nostra voce risuoni autorevole sul web dobbiamo essere consapevoli del nostro pensiero ed esprimerlo con sicurezza.

Consiglio: affermate la vostra verità senza paura; nessuno vi metterà alla gogna.

Giustificazioni
Questa è una tendenza che in passato avevo anch’io, e che mi capita di riscontrare soprattutto quando un blogger infrange una delle regole che si è imposto:

- Di solito non parlo della mia vita sul blog, ma oggi ne sento la necessità perché…

- La settimana scorsa ho saltato un aggiornamento, perché il cane ha mangiato i miei appunti.

- Non pensate che sia un frignone: è solo che oggi sono un po’ giù di morale.

Consiglio: ricordate che il lettore non è un mostro a tre teste pronto a divorarvi non appena mettete un piede in fallo, ma una persona come voi. Si presume sia empatico, quindi, e interessato a ciò che avete da dire anche quando uscite dalla vostra zona comfort. Sgarrare è bellissimo: non abbiatene paura. Se qualcuno vi giudicherà male (ma poi: perché dovrebbe farlo?) è un problema suo.

Controllo delle impressioni
Il blogger insicuro è un attore sul palcoscenico del web. Vuole essere fedele al proprio personaggio e fa scricchiolare la propria autostima ogni volta che la sua vera natura fa capolino, come se ci fosse qualcosa di male nell’essere semplicemente ciò che si è, senza finzioni e sovrastrutture.

-Io non guardo mai la televisione, ma questa trasmissione mi piace molto perché … (10 righe di trekking sullo specchio) . Comunque sia chiaro: è l’unica che seguo, eh! Perché io non sono una persona frivola!

- L’altro giorno ho accompagnato mio cugino allo stadio. Non volevo andarci, ma mi ha ricattato. Ha detto che se non mi fossi messo la sciarpa dell’Inter, avrebbe dato fuoco a tutte le mie opere di Flaubert.

 Sui blog delle donne, invece, sono molto frequenti aneddoti di questo tipo:

-Quando esco con le mie amiche, loro guardano le vetrine, ma io mi annoio a morte. Appena posso le lascio sole e mi fiondo in libreria. Ed è proprio lì, alla Mondadori, che l’altro giorno mi è capitato di …

Sinceramente non penso che ci sia bisogno di preamboli se si vuole descrivere l’acquisto di un romanzo. Perché non iniziare un racconto in medias-res, quando si è già tra gli scaffali della sezione narrativa? Ve lo dico io: lo stereotipo sociale vede la donna più interessata a scarpe e rossetti che ai grandi classici, e la scrittrice insicura ha bisogno di dimostrare al mondo che no, lei non è così superficiale. Lei è colta, intelligente, e una spanna sopra le comari che preferiscono la moda alla cultura.

Consiglio: la personalità degli esseri umani non si può ridurre a un cliché: dov’è scritto che, se vi piacciono i libri, dovete disprezzare una partita di calcio o una borsa di Gucci? Siate voi stessi. Dite parolacce. Sbrodolate emozioni sulla pagina. Abbandonate l’auto-censura. Esprimete senza paura la vostra unicità perché il mondo è pieno di cloni, e la blogosfera anche: noi lettori abbiamo bisogno di autenticità.   

Autocelebrazione consolatoria
Quando un blogger non è sicuro delle proprie affermazioni o teme di apparire superbo, chiama in causa tal editor o talaltro presunto erudito per rendere più credibile quanto sta sostenendo:

-L’altro giorno ho inviato un racconto a un concorso. Mi hanno escluso alla prima selezione, però mio cugino (n.d.r. l’interista di prima) che ha fatto uno stage alla Feltrinelli l’ha trovato molto interessante.

Talvolta, si incolpano gli altri dei propri fallimenti:

-L’altro giorno ho inviato un racconto a un concorso. Mi hanno escluso alla prima selezione, però si sa che vincono solo i raccomandati. Infatti, mio cugino …

Oppure, ci si maschera da falsi modesti:

-Io so di essere bravo con i dialoghi: chiedete ai miei beta, che ve lo possono testimoniare.

- Ho vinto il concorso, ma non penso di averlo meritato.

Consiglio. Cercate di sviluppare una giusta autostima: né troppa da farvi perdere l’oggettività, né troppo poca da farvi sentire in difetto anche quando non lo siete.

Per concludere
A questo elenco mancano altre tre voci, le più importanti: lo stile conformista, la revisione ossessiva e il bisogno di sminuire gli altri. Non ho voluto parlarne qui perché (oltre ad averne già parlato in passato) mi avrebbero rubato troppo spazio. Magari ci tornerò in futuro. Nel frattempo, ditemi: vi rivedete in qualcuna di queste caratteristiche? Vi vengono in mente altre espressioni tipiche del blogger insicuro

Commenti

  1. Io sono la personificazione personificata in persona nella persona della blogger insicura!

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    1. Non direi proprio! Al contrario, dai tuoi post emergono ironia e competenza.:)

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    2. Grazie Chiara. Detto da te vale doppio. Un abbraccio e vai così, sempre. (Sono quasi a metà delle Ninfee. Appena finito se ti va ne parliamo. )

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    3. Grazie Chiara. Detto da te vale doppio. Un abbraccio e vai così, sempre. (Sono quasi a metà delle Ninfee. Appena finito se ti va ne parliamo. )

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    4. Certo Renata, sono molto curiosa di avere la tua opinione. :-)

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  2. Tiro un sospiro di sollievo, pensavo che ci avessi messo molti più riferimenti a me :D ! Non sono di quelli che cerca sempre conferme - spesso quando faccio una domanda in un post, mi rispondo da solo "e invece non è così!". Non cerco mai di interpretare un ruolo-cliché - sul mio blog ho parlato spesso di televisione, e anche se non ne parlo non negherei nemmeno di seguire il calcio - e tendo a non autocelebrarmi - o forse lo sto facendo con questo commento :P ? E infine di sicuro non sminuisco gli altri, anzi.

    Sulle giustificazioni invece mi dichiaro colpevole. Ma se a volte è vero che danno fastidio, secondo me alcune volte sono un buon modo per cominciare un post. Per esempio a me è successo diverse volte di dire "non parlo di solito di quell'argomento, ma oggi mi andava". Non so se denota sicurezza, ma io non ci vedo nulla di male :) .

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    1. A dire il vero, più che ad altri blogger nello specifico, mi riferivo alla vecchia me stessa, ancora troppo fragile per mostrarsi liberamente.

      Una frase come quella che citi può essere un buon modo per iniziare un post quando la sua presenza è referenziale, e non dettata da insicurezza. Tutte le frasi menzionate infatti hanno due lati della medaglia, uno positivo (o almeno neutro) e l'altro dettato da insicurezza. Un lettore attento riesce a capire con facilità quale dei due prevalga. :)

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  3. Mi verrebbe da dire che non mi sento un blogger insicuro :D, ma temo poi di passare ai raggi X di Chiara :D. In genere scrivo di getto, ma forse è meglio, perché fermandomi a pensare a tavolino probabilmente mi bloccherei e cestinerei tutto (come già successo in passato per altre cose).

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    1. Sì, fai benissimo a scrivere di getto. Sai che io sono una delle prime persone a sostenere l'efficacia di questa modalità di scrittura, perché il mentale porta tutte le insicurezze a venir fuori. Non per altro, certi dettagli emergono con maggior facilità nei post revisionati in modo maniacale.

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  4. Io non mi considero una blogger, quindi non so davvero in quale errore ricado, se tra quelli elencati o quelli omessi, ma il tuo articolo al solito mi è piaciuto un sacco!

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  5. Streghetta sei streghetta, questo è certo, ricordo ancora l'oroscopo-scanner sulla mia personalità. Cerchiamo di nascondere oceani di insicurezza sotto qualche frase affermativa.

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    1. ... e non ti ho ancora fatto il tema natale dettagliato. :-)
      Sono sicura che verrebbero fuori cose molto interessanti...

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  6. Dalle politiche eco-sostenibili, post euro, con talune Chisciottiane della Tangente pale eoliche, sino alle europee - ma italiane - differenziate (quindi) hic et nunc, potrei anche includere quegli iniziali, ma allora frequentissimi, apparenti eccesi di appendicectomia dei settanta, senza dimenticare gli affini e più maturi apparecchi ortodontici per tutti, con una nota di attenzione circa la trasfigurazione dei promotori finanziari anni '90 in recupero crediti attuali.

    Non è solo un tentativo, meno che domestico, di ripercorrere alcuni periodi sociali, ma riconoscere a questi citati eventi "simbolo" una finalità positiva, ovvero: taluni di evidente e necessaria evoluzione scientifica, altri di personalizzazione dinamica delle risorse (e simulate necessità italiane) da economiche a finanziarie, con l'iniziale riferimento alla rigida, ma buona partenza di svariate Direttive sovranazionali, che, non appena toccano il patrio suolo, si impantanano dentro le pozzanghere dei passaggi parlamentari o della Politica delle lobbies.

    Ci sarebbero poi anche altri riferimenti più lievi e di tendenza sociale più simpatica, vero, ma anche quelli proposti sono almeno spontanei, ergo autentici come la piacevole pensierata scritta di Chiara. Pensierata non è riduttivo, ma è la parola che meglio descrive la fluidità di cosa scrive nella reazione di cosa io leggo.

    Sul focus del suo scritto che condivido molto (trattengo in tastiera un 20% buono perchè devo dare prova di distacco - forzato! - onde evitare una reiterata - sin qui - ammissione simbiosi di pensieri che potrebbe stufare) provo ad entrare nella sala settoria dei blogger, volendo scindere solo semplicemente due approcci che rilevo dalla mia visuale e cioè: oltre i temi, le categorie, le classi etc. che caraterizzano "chi sono" costoro e cosa noi vogliamo leggere, esistono i "blogger e basta" in proprio davvero e quelli c/terzi.

    Confesso dai loro peccati i "blogger c/terzi", solo quelli riciclati dall'organico dei media e sotto-mass media, nati per condizionamento davvero modaiolo (dalla cucina, a trucco-parrucco, mondo mamme, etc.) indotti e voluti dalle galassie editoriali del caso: son lì, sono stufanti per me, ma palesi e dal fine tracciabile, abilitati insomma...

    Nessun interesse (sino alla derisione, ma discreta) per i "blogger c/terzi d.o.c.".
    Stile e singoli termini testualmente copiati dai loro mentori locali, argomenti agli estrogeni non semplicemente pubblicati, ma proprio lanciati nel topico momento sociale locale di interesse.

    Sono il "porta a porta" dei porta borse di pensiero moderato e per bene: gli intellettuali, acculturati del luogo in sequenza gerarchica. Tentano con tutti gli strumenti della scrittura di essere accattivanti, ma riescono solo ad essere cattivi (mentali) senza empatia perchè tutti e nessuno, benchè titolati ed esperti.

    Per questi blogger nessuna attenzione, perchè loro non ne hanno quando scrivono, non hanno interesse alla memoria del lettore.

    Non rimangono, nè vogliono rimanere.

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    1. I blogger c/terzi sono persone che lavorano, e meritano comunque rispetto. Io non li biasimo a prescindere, però è normale che i loro testi siano differenti, più curati (tecnicamente e non necessariamente nella scrittura) forse, con una SEO progettata ad hoc per ottenere visualizzazioni e la loro personalità che emerge ai minimi termini. Io, così come tutte le persone di cui puoi leggere qui i commenti, facciamo parte di un'altra cerchia. Siamo autonomi e non guadagniamo un euro dai nostri scritti, pertanto il nostro modo di essere è molto più visibile, traspare nella pagina, ed è giustissimo che sia così: senza questa verità non saremmo autentici e diventerebbe impossibile stabilire una relazione con i lettori, perno intorno a cui ruota tutto il nostro scrivere. Nessuno, in fondo, vuol parlare da solo...

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    2. Mi discosto un po' - col sorriso perchè: ...finalmente in disaccordo! Ma è sicuramente solo a causa del mio tema... Natale (svolto a maggio).

      Ho invece proprio l'impressione che quei terzisti d.o.c. , da me costituiti qui in sindacato estemporaneo, (e non quelli "tematici" che, giustamente, devono campare) siano plasmati e voluti su "ordinazione" e se, su ordinazione, pur nella totale e sempre libera occasione di scrittura, siano gravati da un sapiente subliminale orientamento, che inficia la spontaneità del pensiero.

      Uno scritto "su ordinazione" risente di interessi a latere, che poco hanno a che fare con la comunicazione genuina e singola, individuale, di matrice intimista, ma...pubblica.

      Se esiste questa sorta di scrittura in appalto, ancor più la spontaneità - che muove il mio personale piacere alla lettura - mi risulta come intaccata dal tempismo tecnico di pubblicazione, che non mi permette di assaporare, ricordare e rileggere, in quanto quello scrivere è, per me appunto, parlare da soli, obbligati alla pubblicazione periodica ed a cadenza.

      Ma ci sta.


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    3. Sono due tipologie di pagine che non possono essere paragonate perché hanno valenze e finalità completamente diverse. Io non biasimo il blogger professionista, anzi, è un lavoro che farei anch'io se ne avessi la possibilità, perché sarebbe sicuramente più interessante di quello che faccio ora, in ufficio. Su blog del genere comunque non si troveranno mai pensieri personali o riflessioni intimiste perché sono pagine create per vendere. Ciò non toglie,comunque, che si possano trovare degli spunti interessanti. Penso, per esempio, ai blog creati dalle case editrici con le recensioni dei libri. :)

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  7. Assolutamente sicuro di ciò che dico e molto insicuro di come lo dico.
    Devo assoldare un super scrittore e trasferire telepaticamente la mia coscienza in lui o lei :)

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  8. Io proprio non mi pongo il problema, ho superato la fase dell'insicurezza in generale da parecchio tempo, nella vita e nel blog, non perché sia sicura anzi il contrario, semplicemente non mi interessa, sono un po' zen in questo.

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    1. L'approccio zen è sempre il migliore: accetta le cose così come sono, senza forzarle... :)

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  9. Più che riconoscermi in qualche tua descrizione, mi riconosco in una tua citazione ben precisa. 😋
    Mi guardo bene dal giudicarmi colta, dal disprezzare gusti diversi dai miei e dal giudicare comari le mie amiche: è anche possibile avere interessi maggiormente sviluppati. Il mio per rossetti e vestiti è veramente pari a zero, non è una posa da insicura. Sono sicurissima di questo! 😄
    Forse sono più il tipo che si defila, che non ama i riflettori, la mia insicurezza si annida lì e questo è probabile che si rifletta nella mia scrittura: non voglio farmi notare io, dunque scrivo in modo che ciò che narro non sia notevole. E maschero tutto con un pizzico di ironia.
    Devi cercarmi fra queste righe qui! 😉

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    1. "è anche possibile avere interessi maggiormente sviluppati", scrivi. Questa frase, secondo me, lascia nuovamente trasparire una presunzione di superiorità nei confronti di chi invece ama prendersi cura del proprio aspetto. Io ho una forma mentis differente forse perché, quando studiavo, collaboravo con l'Osservatorio sulla Moda dell'università cattolica, che portava avanti ricerche di stampo socio-culturale e organizzava congressi e convegni. Mi ero trovata lì quasi per caso, però ho trovato quest'esperienza assolutamente formativa perché ho avuto modo di conoscere numerosi stilisti e notare come disegnare un abito sia nobile quanto scrivere un libro o una canzone: si tratta pur sempre di una forma d'arte. Sulla scia di questa visione, io ho sempre amato i bei vestiti e ho sempre curato il mio aspetto (ovviamente coerentemente con il contesto: sono anche uscita a comprare le sigarette con il giubbotto sopra la maglia del pigiama, per dire...) non per farmi vedere ma per esprimere la mia creatività. Per me giocare con gli abbinamenti ha lo stesso valore del disegnare un mandala o arredare cosa mia: mi diverte in un terreno di fantasia pura, al di fuori del mentale. :)

      La mia insicurezza è molto diversa dalla tua e si esprime secondo altre modalità. Ma, magari, ne parleremo in altri contesti.

      P.S. io comunque non metto mai il rossetto: è inutile visto che fumo e va subito via. :-D

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    2. Ti dico di no: nessuna superiorità. Fidati: potrò pur sapere un po' meglio di te come sono fatta! 😋
      Per lo stesso motivo, una mia amica una volta m'ha detto: sei una palla, pensi sempre ai musei e alle librerie e io ho riso: ha ragione. Questione di interessi diversi, non presunzione mia o sua, solo priorità differenti. 🤗

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  10. Io sono insicura, se fossi una blogger sicura non sarei autentica, suppongo. Poi non so, a me a volte il dubbio piace proprio come condizione esistenziale, quindi mi crogiolo un po' troppo nel mio status di incerta. E spezzo una lancia per gli aneddoti di vita vissuta, al di là degli stereotipi (che poi a volte sono veri e a volte no, tutte le mie amiche preferiscono i libri ai rossetti, in caso contrario parlare con loro sarebbe un problema), mi piace leggerli nei blog, perché rendono i post meno freddi. Non siamo giornalisti, raccontiamo i fatti nostri ed è un po' questa la nostra cifra.

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    1. Anch'io sono insicura, e ci tengo a dire che il mio post non voleva criticar nessuno, ma al contrario mettere in evidenza aspetti esistenziali che accomunano molti di noi, nonché spingere il lettore all'osservazione di sé, presupposto fondamentale per maturare ed evolvere.

      Gli aneddoti di vita vissuta sono fondamentali, ci sono in ogni blog, però è facile comprendere quando sono espressi con semplicità e spontaneità (come nel tuo caso) o quando si collocano nel tentativo di costruire un ego alternativo.

      Ho recentemente smesso di frequentare un'amica perché non sapevo di cosa parlare con lei, visto che per molti aspetti mi sembra rimasta all'adolescenza, quindi comprendo l'importanza di avere intorno persone con interessi comuni ai nostri. Tuttavia, non mi sentirei di essere troppo categorica nel giudicare una persona superficiale solo perché si trucca o si veste bene. è la sua complessità a rendere l'essere umano meraviglioso, nonché la coesistenza di elementi della personalità diversi, talora contraddittori, che si esprimono contemporaneamente o si susseguono in diverse fasi della vita. :)

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    2. Assolutamente! È che stavo proprio pensando alle mie amiche. Tutte hanno il loro stile, ma direi che non tra libro o rossetto non c'è proprio storia...

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  11. Ahaha hai fatto il pelo e contropelo a ogni tipo di comportamento insicuro (alcuni di questi anche... fastidiosi!)
    Certo, non sempre è così, nel senso che magari se si rompono le regole che ci si è imposti, è perché forse si ha davvero qualcosa di importante da dover dire/dirsi, al di là della routine.
    Giusto? (cerco conferma :p)

    Moz-

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    1. Certo! L'ho scritto anche nel commento di risposta a Mattia: ogni frase ha due lati della medaglia, può essere semplicemente referenziale o realmente insicura, bisogna saperla cogliere. Quanto al rompere le regole: secondo me non solo non c'è niente di male, ma SI DEVE. per quanto a tema, i nostri blog sono amatoriali: è giusto che ci si esprima come meglio si crede. :)

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  12. Sai che mi piace un sacco questo Post? Credo che un giudizio sul mio modo di scrivere i post mi servirebbe molto e mi aiuterebbe a crescere

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    1. Io non do giudizi, però, né metto voti: esprimo le mie sensazioni su ciò che i lettori mi trasmettono. Se ti va mandami un'email all'indirizzo che trovi nei contatti, con un post che ritieni significativo. :)

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  13. Non necessariamente un editing toglie le scorie emotive dell'autore. Dipende poi da ciò che intendi.
    Comunque non credo di aver mai scritto frasi del genere. Alle volte, quando ciò che scrivo non esprime la verità assoluta e oggettiva, ci infilo un "secondo me".

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    1. Non mi risulta di aver mai trovato frasi del genere sul tuo blog. Il "secondo me" invece è sacrosanto, anche io lo uso spesso. È anche un atto di rispetto verso i lettori, un modo per far capire loro che non stai vendendo il parere di un esperto, ma esprimendo un'opinione.
      Quando dico che l'editing elimina le scorie emotive dell'autore voglio sottolineare che un intervento esterno consente di trovare eventuali espressioni che risentono delle paure dell'autore, nonché di eliminarle. :)

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  14. In un certo senso mi ritrovo in tutte queste caratteristiche e in nessuna. Mi sembra normale specificare e spiegare per essere meglio compresi, anche se non ce n'è bisogno; in fondo è così che comunichiamo con i nostri simili nella vita quotidiana. Inventare scuse per dimostrare di essere "giusti", invece, è un po' triste. Quando ci si sente così a disagio nell'affermare qualcosa, forse vale la pena di domandarsi se sia necessario. Il silenzio è sempre un'opzione disponibile. :)

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    1. Io sono la regina degli insicuri (anche se per fortuna con la scrittura questa cosa è un po'passata) quindi non mi sento di giudicare male chi vuole proporre un'immagine accattivante di sé. Tuttavia penso che questa cosa vada arginata, se si vuole vivere serenamente.
      Allo stesso modo, le spiegazioni per essere meglio compresi sono sacrosante, soprattutto considerando la scarsa comprensione delle persone. Tuttavia bisogna andare all'origine dello stato d'animo delle persone. Ci sono quelle date per farsi capire, e quelle date per proteggere l'immagine di sé che si vuole dare agli altri. Si tratta di una differenza apparentemente insignificante, ma che con il tempo diventa facilmente riconoscibile.

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