#imieiprimipensieri - a caso



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Quando si grida è indifferente quale parola si vesta del grido, 
lo sfogo si trova nell’emissione di voce.

(Italo Svevo)


Nota aggiunta dopo aver scritto il pezzo: ormai ho smesso di fare l'esercizio "a tempo", perché voglio concedere ai miei pensieri di uscire finché non ho più nulla da dire. Però differenza delle altre volte, quando la necessità di esprimermi ruotava intorno a un argomento preciso, oggi mi sono concessa il lusso di sproloquiare. Oggi i miei sensi sono alle stelle e percepisco ogni spostamento d'aria. Avevo quindi bisogno di liberare le mie forme mentali in modalità random. Ora mi sento più leggera.

Non mi è mai capitato di aggiornare il blog due giorni di fila, ma chi se ne frega. Il post di ieri era solo una postilla a concetti già espressi in precedenza. E affidarmi a #imieiprimipensieri è oggi l’ultima speranza per dipanare il mio groviglio interiore e dare voce a sensazioni che già da ventiquattro ore mi ronzano nella mente senza trovare appiglio da nessuna parte. Ebbene sì: oggi per la prima volta non ho nulla da dire. O meglio: le parole mi si stanno accavallando nella testa, fanno a pugni tra loro, sgomitano e scalciano per venire a galla, ma io non riesco a dare loro un ordine. Potrei scriverle a caso, così: casa, luce, sensazione, presenza, passato, infanzia, morte, violenza, dolore, rinascita, amore, vicinanza, amicizia, ricordi, musica, emozioni, libri, futuro, paura, antichità, divertimento, attenzione, rinuncia, sacrificio, sigaretta, cambiamento, evoluzione, libertà, fotografie, famiglia, genitori, figli, fratelli, blog, SEO, ufficio, lavoro, capo, narcisismo patologico, vaffanculo, pace, non qui, forse altrove, ma non qui. E poi? Dopo che le ho scritte, come posso collegarle tra di loro per evitare un’implosione che mi porta a mandare a monte tutti i buoni propositi maturati negli ultimi giorni, e mi trascina indietro, lungo una strada verso il miglioramento personale che avevo già parzialmente percorso? Sinceramente non lo so. Se ci sono situazioni che non si riescono a spiegare tutto ciò che si può fare è rimare a osservarle in silenzio. Perché dobbiamo sempre capire tutto? Potremo mai, noi esseri umani dominati da mirabolanti architetture paranoiche, riuscire per una cazzo di volta ad accettare di non conoscere, accettare di non sapere, e vivere la vita così come viene, cercando di trarre il meglio da ogni minuto, oppure semplicemente di sopravvivere? Sarebbe così bello, ogni tanto, riuscire a mollare la presa, sgonfiarsi come palloncini e poi rimanere lì, sul bordo della propria esistenza, e semplicemente osservare ciò che accade. Però non ne siamo in grado, perché l’ansia da prestazione ci porta a voler dare sempre di più, e sempre meglio, per poi mostrarlo agli altri, tronfi e pettoruti, sui Social Network, su una vetrina di cui non possiamo più fare a meno ma che ci sta rubando l’autenticità, ci sta strappando l’amor proprio dalla gola e riducendo le menti in brandelli. Bisognerebbe uscire da questo guscio, ogni tanto. Bisognerebbe staccarsi la tastiera dalla pelle, fare una passeggiata, cercare se stessi in un altrove un po' meno banale, un po' meno mediocre. Bisognerebbe cercare conferma della bellezza in uno sguardo, in un sorriso, non in un selfie buttato lì, solo per ottenere apprezzamento. I Social, questo hanno fatto. Ci hanno resi bisognosi di un'approvazione malata. Hanno creato una scissione tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere. Sono come quel giochino micidiale che andava di moda negli anni 2000: Second Life. Ve lo ricordate? Ci compriamo un'isola in mezzo al pacifico e poi viviamo lì, circondati solo dalle persone che amiamo, solo dalle persone che ci piacciono, belli ricchi e felice come nella vita reale non siamo e non saremo mai, perché continuiamo a disperdere le nostre energie in un vano tentativo di piacere agli altri. E di piacere a noi stessi, invece, ci interessa qualcosa? Che rapporto abbiamo con la nostra interiorità, con la nostra autostima? Riusciamo a guardare dentro la nostra anima senza averne paura? Riusciamo a non essere curiosi, a non essere morbosi verso la vita degli altri e a rivolgere a noi stessi la medesima attenzione che diamo alle "bacheche" altrui? Sì, ci riusciamo, oppure la nostra mente ha ormai elaborato un nuovo schema che ci ha incatenati a tal punto da non riuscire più a staccarcene? Boh. L’unica cosa che so è che oggi per la prima volta ho avuto la percezione di essere arrivata a un punto di non ritorno. Mentre cercavo di recuperare i miei atomi dispersi in elucubrazioni che non portano da nessuna parte, sono stata investita da una colata lavica di pochezza che mi ha lasciata spiazzata. Perché su Facebook c’è di tutto. Anche un “tutto” cattivo, malvagio e misero. Un “tutto” che si accontenta di parole vacue e verità sempliciotte. Non c’è spazio, lì, per la profondità. O forse sì. Ma per arrivare a questo bisognerebbe fare pulizia di tutti coloro che, ruggendo dietro uno schermo, cercano di colmare la propria miseria esistenziale. Sproloquiano con la tastiera perché è l’unico modo per essere cagati da qualcuno. Ma la vita è troppo breve per essere sprecata con dei parassiti. Occorre selezionare, scegliere. Non è snobismo o chiusura mentale, ma solo necessità di non essere contaminati. Perché queste persone non sono innocue. Ti rubano energia. Il tempo che perdi a replicare ai loro insulti, non lo recupererai mai più. E io, sinceramente, mi sono stufata. Oggi ho bisogno di una conversazione vera. 

Commenti

  1. "Oggi ho bisogno di una conversazione vera": eccomi :P

    Comunque, a parte l'uso del giustifica (ho preso parte a interessanti dibattiti in merito), è il tuo primo post che vedo così, senza interruzioni di riga :D.

    Ho fatto un po' fatica a leggerlo, non sono abituato :D.

    Capisco e condivido, come sempre, il tuo j'accuse verso i social network. Diciamo che io con il blog cerco un'approvazione di me più sana, rispetto a quella più fuorviante dei social, che altrimenti non troverei nella vita reale (o che trovo in piccole dosi e da poche persone).

    Mi ha colpito la tua domanda: "Perché nella vita dobbiamo sempre capire tutto?". Giustissimo.

    Penso che la più grande distorsione della società attuale sia però quella di avere la presunzione di capire e di sapere tutto, presunzione manifestata nel fornire pareri illuminati su tutto. Ed ecco che entrano in gioco i social: gli opinionisti da bar, oggi opinionisti di Facebook, che tutto giudicano e condannano, consapevoli di avere loro la verità sempre in tasca. La cosa che mi dà più fastidio sono quelli che parlano di leggi, sentenze e tribunali senza mai aver sfogliato una pagina di un libro di giurisprudenza: mio babbo in primis :D

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    1. A dire il vero il giustificato c'è sempre, ma l'interruzione di riga crea maggior scorrevolezza nel testo. Ho ti dirò di più: l'effetto barriera è stato in parte voluto. Venerdì sentivo al contempo il bisogno di sfogarmi e di proteggermi, così ho trovato un compromesso.

      è vero: i blog sono più sani rispetto ai social anche perché creano una sorta di selezione naturale, in parte legata all'argomento affrontato, uniscono quindi persone con interessi comuni, maggiormente disposte a dialogare in modo civile.

      Per quel che riguarda l'ultima parte del commento, posso dire che sono d'accordo con te al 100%. Quando ho scritto questo post a proposito della "tuttologia" dominante sul web, mi ero appena scontrata con dei commenti fastidiosi. Il discorso, che ha valore generale, è quindi partito da un caso particolare. Se vuoi ti racconto meglio in privato, poiché sono coinvolte anche altre persone. :)

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  2. Ho fatto un po' fatica a leggere il post in questo formato, però posso capire come ti senti. I social network spesso hanno il potere di distorcere la realtà, mi capita di leggere di tutto, molte volte cattiverie gratuite; è per questo che me ne distacco, il mio tempo è prezioso e non ho voglia di perderlo per rispondere alle provocazioni di gente che urla solo perché è nascosta dietro lo schermo di un computer. È vero queste persone rubano energia, non lasciamoglielo fare.

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    1. Mi spiace di averti creato difficoltà. Stavolta avevo bisogno di scrivere in questo modo. Per quanto riguarda i social, invece, concordo pienamente con te. :)

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