La voce del Jolly - Silvano e l'anestesia dell'anima
Questo post è già stato anticipato la scorsa settimana, quindi non voglio dilungarmi oltre a dirvi chi è il mio ospite: se avete perso la puntata precedente, eccola qui.
Non sempre ho fortuna, quando chiedo a qualche lettore di scrivere un guest-post, senza sapere se ne sia effettivamente in grado. Con Silvano, però, le mie capacità intuitive non hanno fallito. Mi è piaciuta, soprattutto, la sua riflessione sull'archetipo del Jolly e sul suo lato ombra, perché dimostra che i miei spunti sono stati personalizzati e reinterpretati. L'obiettivo dei miei post sul Jolly, è proprio questo. Non ho mai voluto far cadere insegnamenti dall'alto, ma proporvi contenuti, che potete accogliere o rifiutare, ma mai vanno assorbiti passivamente. Se così fosse, non sareste tanto diversi dai nani che critico, scatole vuote dentro cui il sistema può infilare qualunque contenuto. Ma io non sono il sistema. Sono una persona come voi, quindi fallibile. Una persona che riversa in ogni sua parola un pezzettino della propria anima, e pensa che la comunicazione sia un rapporto di scambio. Non mi sono mai piaciuti i blogger che siedono sul pulpito e non rispondono i commenti. Questo blog, esiste per voi. E, quando si crea interazione, maturiamo e cresciamo insieme. Quindi, spero che questo post sia il primo (anzi: secondo, perché c'è stata anche l'intervista a Davide Laura) di una lunga serie di esperienze da raccontare su questa paginetta. I Jolly, in fondo, sono molti di più di quanti non sembrino.
Nel frattempo: cosa ne pensate della storia di Silvano? Avete qualche domanda da rivolgergli? Cosa fate per essere dei Jolly? Buona lettura!
Il Jolly che pensava di essere Nano - Anestesia
dell’anima
“Dove
tu sei, quella, è casa”
(Emily
Dickinson)
Scrivo
tra le quattro mura della mia casetta in collina nei pressi della foresta e
sento un gran bisogno di comunicare per la prima volta ad un grande pubblico la
mia esperienza di vita. Ringrazio Chiara per l’ospitalità e per l’entusiasmo
con il quale ha accolto il mio libero pensare.
Seguo
il mio flusso di coscienza (per dirla alla Joyce) e scelgo di compiere un’importantissima missione per il mio percorso di
crescita interiore: parlare della mia esperienza personale di Jolly in un
contesto che è la famiglia di stampo patriarcale del sud Italia.
Molti
di voi conoscono sicuramente il sud per l’ottimo cibo e per l’allegria e la
vivacità che contraddistinguono la gente locale. E’ vero e non c’è alcunché da
recriminare! Io invece vi porgo una lente di ingrandimento e vi invito a
sviscerare i dettagli del contesto socio-culturale nel quale sono nato con una
particolare attenzione alle mille metamorfosi che ho subito prima in male e poi
in bene. Infine luce fu!
Un
lunedì mattina di 27 anni fa scelgo di
nascere in una famiglia di agricoltori da generazioni, ignaro di ciò che mi
avrebbe aspettato là fuori. Educazione rigidissima (quasi hitleriana) , zero
emozioni e così tanta
manipolazione mentale che C.G.Jung avrebbe chiuso baracca e bottega per la
disperazione. Ebbene sì! La mia famiglia allargata aveva un patriarca
accentratore che altro non conosceva che la sua azienda e chi ci lavorava al
suo interno: la famiglia stessa. Il mondo là fuori veniva presentato come
“pericoloso” e ricco di perdite di tempo come l’arte, lo sport, la cultura in
generale. Le relazioni dovevano essere limitate solo ai figli di amici di
famiglia, contadini et simili. La scuola era vista come un obbligo statale da
sottovalutare e, quando faceva comodo loro, doveva punirmi per il mio
semplicissimo “essere un bambino vivace”. Contavano il lavoro ed i soldi. Contava il numero
di volte che andavo a trovare controvoglia i parenti per adempiere ai “doveri”
di famiglia. Contava la risposta
ai comandi dei genitori, zii e nonni che, con modalità degne di un
narcisista patologico, si eccitavano al sol vederti ridotto a marionetta.
Vi
starete chiedendo come questi Nani avranno mantenuto a bada un Jolly ribelle
come me.
Ecco
dovete sapere che il Jolly possiede una sensibilità innata che però nel suo
archetipo ombra si esprime nella continua ricerca di un pubblico che gli doni
applausi, approvazione e calorosità a tutti i costi. Per anni hanno fatto leva
su questo. Per anni ho creduto che per essere amato ed applaudito avrei dovuto
negare la mia passione per lo sport, per la danza, per la lettura, per gli
animali e, cosa più importante avrei dovuto soffocare la mia ricerca di indipendenza
e la mia individualità. Tuttavia ho cercato di coltivare questi interessi di
nascosto costruendomi un mondo che loro non dovevano scoprire e contaminare.
Insomma
una totale anestesia dell’anima, un Jolly che pensava di essere Nano.
Ho
combattuto contro ansia e attacchi di panico pensando che fossero miei nemici.
Invece era la mia anima che si agitava e si dimenava inviandomi messaggi di
aiuto. Mi stava chiedendo di fuggire da quella realtà opprimente perché era
arrivato il momento di emergere alla luce. Alla luce della mia consapevolezza.
Sì è vero! Io non mi conoscevo affatto e negavo a me stesso di stare male.I
disturbi psicosomatici, che coinvolgono corpo- mente- anima, sono come la
sveglia alle 4:00 del mattino che ti rimbalza in testa dopo una notte di
frivolezze malsane. Vogliono solo scuoterti dal torpore. Da Jolly ombra ho
creato su misura per me la maschera di quello che stava alla grande. La mia era una ribellione
interiore. Ma fuori nulla cambiava in meglio. Mi
son sentito profondamente sbagliato e inutile. E poi, cos’è successo? Poi è venuto fuori il
lato ribelle e rivoluzionario che è sempre rimasto sopito dentro di me.
Quando
l’archetipo del Jolly viene risvegliato, inizia a farti fare cose impensabili.
Ti toglie tutte quelle false certezze che hai usato come piattaforma stabile
sulla quale costruire la tua vita. Arriva come un ciclone a spazzare via tutte
le illusioni. Il Jolly ti mostra che tutto può cambiare in un secondo e che
puoi ritrovarti con il sedere per terra quando meno te l’aspetti.Non
pensare che si tratti di sfortuna o ingiustizia: ti serve solo per depurarti
dalla gassosa purpurea!
Ma
arriviamo al quid! Certamente vi starete chiedendo quali azioni pratiche ho
posto in essere per venirne fuori e diradare la nebbia di illusioni che ha
fortemente influenzato la mia vita.
Sia chiaro: il lavoro è lungo e faticoso ed io in primis ne
sto ancora venendo fuori. Un gradino alla volta. Una consapevolezza alla volta.
Eccovi la mia to do list personale:
- Yoga: mi ha catapultato in un’ottica della
vita più ampia, facendomi
prendere consapevolezza di quanto corpo-mente-anima non dialoghino tra
loro a causa di una visione separata e non unitaria di queste tre dimensioni.
- Psicoterapia: mi ha aiutato a usare il mio lumino
interiore per far luce sulle dinamiche causa-effetto del senso di colpa e ad
imparare strategie di comunicazione più efficaci per tenere alla larga i
“vampiri energetici”.
- Contatto con la natura: La gassosa purpurea è densa e
soffocante ed è per questo motivo che ho iniziato ad avere fame d’aria pulita;
Pratico trekking e meditazione camminata durante la quale cerco di esercitare
tutti i cinque sensi.
- Alimentazione naturale: mi ha aiutato a purificare il mio
corpo e la mia mente; mangiare sano ti permette di conoscere persone nuove che
mirano a valori più puri e più costruttivi e che si prendono cura di sé stesse
ogni giorno; chi si ingozza di schifezze va solo aiutato e non preso ad
esempio.
- Scrittura creativa: un quaderno, un diario, pezzi di
carta sparsi qua e là possono divenire teatro della storia della tua vita ; io
scrivo seguendo il “flusso di coscienza” ( Joyce) , non utilizzando
punteggiatura e riportando i pensieri così come mi appaiono (anche brutte
parole) di continuo.
- Amicizia: ho abbandonato il vecchio concetto
di “amicizia a tutti i costi e per sempre” basato su legami morbosi ed
incatenanti; ho imparato che essere amici significa condividere intensamente un momento/periodo della tua
vita e poi rimettersi in marcia verso nuovi orizzonti da esplorare.
- Viaggiare: il viaggio ti porta verso l’ignoto e
quindi ti porta a rimettere in discussione la rigidità di pensiero e tutti gli
schemi malati ai quali ci siamo affezionati; il viaggio annulla le tue certezze
e fa spazio al nuovo dentro di te.
- Animali: sono lo specchio del tuo umore e ti
insegnano a stringere alleanze sane; ci mostrano il lato primitivo che tanto
abbiamo dimenticato e che rispetta i nostri bisogni senza negarli o alterarli.
- Scrivere la mia storia
pubblicamente:
l’imbarazzo iniziale è stato insopportabile ma alla fine ce l’ho fatta e mi
sento molto più leggero di prima; ho imparato a condividere con persone che non
conosco una sintesi della mia vita dandole la funzione pro-sociale di
“messaggio umanitario”. La mia storia può sbloccare gli intrecci ed i nodi nelle
fitte trame quotidiane altrui.
- Celebrare la propria
arte: ho imparato
che l’espressione artistica della nostra anima avviene quando le dai il giusto
spazio e tempo; non bisogna aver paura di spendere 500 euro per affittare un
rifugio di montagna nel quale prenderà vita il tuo nuovo romanzo perché
potrebbe diventare il libro in cima alle classifiche di Amazon; non bisogna
aver paura di campeggiare una settimana sulla riva di un fiume mentre a casa
c’è una catasta di piatti da lavare perché potresti dipingere il paesaggio più
bello della tua vita; l’arte ha bisogno di un tempio per essere venerata.
- Umorismo: prendersi meno sul serio allontana
la rigidità degli schemi che ci hanno ingabbiato e rompe le strette maglie che
non lasciano filtrare luce. Un
consiglio: guarda dei video su Dario Fo e “La nascita del giullare “ in “Mistero Buffo”…
Il
Jolly ha bisogno che il suo talento abbia spazio e libertà di espressione e
nulla mai potrà soffocarlo….non si può fermare un tornado. Adesso tocca a tutti
i lettori di “Appunti a margine “ mettersi in gioco e sgattaiolare fuori dal
guscio….Ciao a tutti voi!
“Il
problema dell'umanità è che gli stupidi sono strasicuri,
mentre gli
intelligenti sono pieni di dubbi.
(B. Russell)
Purtroppo, anche io conosco bene la situazione che descrivi. Per esempio il cercare a tutti i costi l'approvazione dei tuoi genitori a tutti i costi, anche se questo ti porta a fare sbagli terribili. Oppure, in generale, essere spinti dalla propria famiglia a omologarsi, a prendere scelte che non si vogliono davvero solo per soddisfare le aspettative generali - il che porta solo a essere infelici, come dici tu.
RispondiEliminaAvrei decine di storie da raccontare sull'argomento, ma non mi sembra il caso di farlo qui nei commenti - e poi non so nemmeno se ho il tempo, di scrivere un papiro simile :D . Quindi mi limiterò a dire che hai fatto bene a distaccarti, e che spero il prima possibile di riuscirci anche io -
almeno in maniera definitiva: a livello mentale, sono riuscito a liberarmi da quei vincoli anche se la convivenza forzata continua. Purtroppo fin'ora non ci sono riuscito: l'assenza di un reddito fisso ha pesato tanto in questo senso. Ma spero - anzi, sono convinto - che a breve ci riuscirò anche io ^_^ .
Ciao Mattia :-) ammetto che iniziare a parlarne sarà l'inizio di un bel percorso che ti metterà dinanzi mille sfide. Come ho scritto nel mio post. Io per esempio ho compreso che se ne può liberamente discutere e non sai quanto sostegno abbia ricevuto. Tutti hanno una storia interessante da raccontare. Nel bene o nel male. Ci sarà sempre qualcuno con cui fare squadra e che magari può guidarti verso nuovi orizzonti. Non è necessario scrivere un papiro ma basta anche solo una sintesi densa di significati emotivi. Un abbraccio Mattia...
EliminaMi piace sentirti parlare così, Mattia. Avevo provato a dirti le stesse cose mesi fa, ma forse non eri ancora pronto per renderle tue. Anch'io sono sicura che riuscirai. E alcuni dei consigli dati da Silvano (coerentemente con i tuoi gusti e interessi personali) potranno esserti utili per aumentare il livello di energia.
EliminaQuanto alle decine e decine di storie, quando vuoi sai di poter trovare spazio. :)
Io ho iniziato il mio percorso di crescita personale a 16 anni. In 11 anni ho studiato e sperimentato tante cose ma ti assicuro che l'unica cosa che non avevo fatto era proprio portare fuori di me "i segreti di famiglia " e raccontare agli altri quanto una malsana educazione porti a dei blocchi comunicativi.Mi hanno insegnato a chiudermi in me stesso praticamente. Con il giusto lavoro ho fatto passi da gigante.
EliminaMagari qualcuno ha bisogno del tuo messaggio e forse hai solo bisogno di sperimentarlo....ti regalo una penna immaginaria...fanne ciò che meglio credi ;-) a presto.
Bellissimo testo... credo che in fin dei conti ognuno di noi sia un jolly... ogni giorno si combatte con la parte peggiore di sé....al contrario bisognerebbe tirar fuori la parte positiva di noi stessi ma non sempre è possibile farlo.... soprattutto quando si è condizionati da fattori esterni....
EliminaNessun imbarazzo devi avere nel raccontare la tua storia, tutt'altro. Mi permetto di dire che la tua famiglia è purtroppo 'arretrata', fermo restando che questa scelta mi sembra sia dettata dalla paura del mondo esterno (non a caso ciò che è al di fuori dell'azienda e famiglia è visto appunto come il 'male'). Devo dire che, nel tuo caso, il processo di 'individualizzazione' (che in questo caso ha valenza più che positiva) e la riscoperta di te stesso è stata una grande conquista. Poi diamine, sei ancora giovanissimo :). Puoi ancora conquistare il mondo se lo desideri! :)
RispondiEliminaCiao Riccardo ☺ il messaggio che ho voluto diffondere è che ci sono prigioni invisibili nelle quali a volte viviamo dalla nascita.Le giustifichiamo pensando erroneamente che sia il contesto migliore per la giusta crescita interiore.Scopri con il tempo che le ferite sono maggiori che il sostegno e l'affetto di cui avresti bisogno.Individuarsi nel mondo è un diritto umano sacrosanto ed il contesto socio-culturale di riferimento può ostacolarlo.
EliminaUn passo alla volta ci si sveglia ☺
Ribadisco che parlarne pubblicamente è stata la cosa migliore che abbia mai fatto per uscirne.Ecco perché ringrazio infinitamente Chiara per aver creduto in me e nel mio intento costruttivo.
EliminaNon è che tu sia un matusa, eh, Riccardo. Sei pure più giovane di me! :-D
EliminaGià, prigioni invisibili. Spesso create da altri per noi, qualche volte anche da noi.
EliminaChiara, devo ammettere che spesso dicevo di essere 'vecchio' per esorcizzare il fatto di stare invecchiando. Oggi mi accordo invece di essere invecchiato di aspetto e dentro di me :D Alle fine viene fuori che pensare al passato è solo un modo per ribellarmi all'anzianità che galoppa...
Caro Silvano, ho vissuto in Puglia e conosco bene quello che racconti, la famiglia e le sue ferree regole può essere soffocante, così come tutta la società che ruota intorno alla famiglia. Il problema è che fuori dalle mura di casa c'è la gente che osserva e che giudica quello che fai, anche quando non fai niente! Pensa che se nel mio piccolo centro di provincia non mi sentivo libera di uscire di casa senza trucco o vestita di tutto punto, il rischio era passare per depressa o peggio (a Bologna esco in tuta se mi va di farlo senza sentirmi addosso gli occhi di tutti). Mi tocca però ammettere che non è il sud o il nord che fa la differenza, ma la provincia, anzi la piccola provincia. Ho trovato le stesse dinamiche nei piccoli centri dell'Emilia Romagna, credo che il tempo vuoto e avere tutto sotto gli occhi crei curiosità morbosa e inneschi meccanismi deleteri. Il jolly deve fregarsene, è la vera ribellione e rende liberi, realmente.
RispondiEliminaCiao Giulia ☺ le piccole realtà solitamente hanno una lente di ingrandimento ridotta riguardo la vita. Giudicare , creare senso di colpa sono cartine tornasole di quanto, con le proprie risorse, non riescano a "comprenderti" .In sostanza è come se si dessero degli incapaci da soli.Giudicare rivela tutto quello che non conosci e non sai.Ecco dove nasce la frustrazione 😂
EliminaCondivido la posizione di Silvano. Quando si è diversi da quelli della propria cerchia, si pensa sempre di non essere a posto, di aver qualcosa che non va...
EliminaNel tuo racconto, Silvano, si sente bene che, nonostante le possibili difficoltà, il tuo lavoro su te stesso ti ha già aperto gli orizzonti più ampi, di cui avevi bisogno. Mi sento molto in sintonia con gli elementi della tua lista. Grazie a te, e a Chiara che ti ha ospitato. :)
RispondiEliminaMi viene in mente ora che il tuo percorso corrisponde al superamento dell'identità tribale, le cui energie sono collegate al primo chakra, per entrare nell'identità individuale, collegata al secondo chakra. E' interessante vedere l'evoluzione, sia personale che dell'umanità intera, come un'elevazione a fasi verso il chakra della corona... ma qui il discorso sarebbe lungo, e sto andando off-topic. :)
EliminaCiao Grazia ☺credo che se le nostre storie rimanessero chiuse tra le mura interiori, sarebbero solo pensieri dei quali vergognarsi e da lasciare nelle segrete.
EliminaPurtroppo in famiglia ho avuto forti condizionamenti educativi che mi impedivano di comunicare con l'esterno tutto ciò che accadeva in famiglia.Successivamente ho appreso che la cosa non mi riguardava e che avevo bisogno di uscire da questa prigione.Ora parlo molto più facilmente di me,sempre nei limiti della propria intimità.
La nostra vita è un messaggio umanitario e chiunque ha il diritto di conoscerla e prenderne spunto.
Molto bella, Grazia, la tua interpretazione del percorso di vita sulla base dei chakra. Io in questo momento sto lavorando soprattutto sul cuore e sulla gola. :)
EliminaCiao Silvano, non sono nata al sud ma credo che fatti i dovuti distinguo il tuo percorso consapevole e coraggioso sia quello di ciascuno di noi . Crescita è accettazione di sé stessi, abbandono dei lidi familiari sempre costringenti nel bene e nel male per vivere pienamente la nostra vita Giustamente tu individui nell'arte lo strumento per uscire e affermare te stesso Concordo È così che sono arrivata alla scrittura mentre la mia famiglia pensava alle questioni più materiali Da quel che leggo il tuo cammino non è ancora finito C'è ancora molto da tirare fuori in bocca al lupo
RispondiEliminaCiao Elena 😊 sì il mio cammino mi porterà a depurarmi di tanti altri condizionamenti inutili e dannosi.Mi fido del fatto che conoscere le storie altrui mi arricchisca dei giusti contenuti e mi aiuti a comprendere quali siano quelli da eliminare dentro di me . Accettarsi significa accettare la propria vita come un messaggio umanitario che tutti hanno il diritto di ricevere.Facciamo parte di un flusso continuo in cui le nostre vite sono tasselli di un puzzle nel quale ogni singolo pezzo ha bisogno di trovare un incastro negli altri.
EliminaParlare pubblicamente di sé serve ad assolvere questo compito 😉
Il percorso di vita è una crescita continua. Se fossimo "risolti", non avrebbe più senso stare qui, perché la missione karmica sarebbe compiuta. :)
EliminaBel post degno del blog che lo ospita!
RispondiEliminaSono anch'io nata e vissuta per diverso tempo in Calabria e, pur avendo riscoperto un grande amore
per la mia terra d'origine, ho dovuto subire una famiglia ottusa e restrittiva.
Con limitazioni assurde, retaggio di una tradizione, che non ha niente a che vedere con l'esprimere se stessi.
Ed ecco la ribellione, l'andarsene via da casa, il voltare bruscamente le spalle al passato.
E trovare la propria voce, il proprio modo di essere e i canali giusti.
Ho fatto anch'io yoga, volontariato, per approdare alla meditazione e studi buddisti e a tenere corsi di scrittura autobiografica .
Va' dove ti porta il cuore e non la testa della gente ordinaria
Ciao Silvana :-) sento che c'è sintonia tra alcune nostre scelte personali tipo l'abbandono del nucleo originale. Purtroppo ammetto che quello di fuggire è stato un pensiero ricorrente sin da piccolo. Il problema non erano le regole in sé quanto l'assurdità con la quale venivano create. Io penso che la paura di essere privati delle ricchezze accumulate si sia in qualche modo estesa a tutti gli ambiti del quotidiano. Personalmente posso dire di essere stato educato a non cedere alle lusinghe di gente vicina alla famiglia stretta e che magari prendeva di mira i più piccoli per porre domande ingannevoli ed ottenere informazioni sugli "affari segreti" di tipo economico.Non ho idea di quante volte sia stato punito per aver "comunicato spontaneamente" dei contenuti come solo i bimbi sanno fare.Un bambino apprende per imitazione e quindi ricorda bene le conversazioni degli adulti anche senza comprenderne il significato. Immagina che trauma l'aver paura di parlare "troppo".
EliminaIl cuore mi ha portato proprio a comunicare pubblicamente ciò che invece doveva rimanere "nascosto e segreto". ;-)
L'ordinarietà purtroppo non dipende da caratteristiche congenite, ma da condizionamenti di tipo sociale. Secondo me, nasciamo liberi e autentici. Poi ci conformiamo. :)
EliminaVado fuori tema, volevo farti gli auguri di Buona Pasqua, a te e famiglia :) Urca la classifica dei commentatori, voglio entrare nella top10, non sarà facile :D
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
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