Buoni propositi di scrittura: le mie ultime parole famose.



Non puoi chiamare Spiderman un eroe: la gente odia i ragni!
(Un esperto di Psicologia delle masse a Stan Lee)
Quando decidiamo di scrivere un romanzo o aprire un blog, ci nutriamo di entusiasmo e crediamo di poter buttare giù i muri a testate: sperimentiamo diversi metodi di lavoro per trovare quello più adatto a noi, siamo disposti a piccole e grandi rinunce per dare continuità al nostro operato, ci ripetiamo continuamente che è necessario ridurre l’info-dump, mostrare anziché raccontare, rispettare i confini della storia…
In poche parole, ci riempiamo la testa di buoni propositi e imperativi categorici ai quali crediamo davvero, almeno finché non ci rendiamo conto che ogni tabella di marcia troppo rigida è una forzatura. Allora scalpitiamo per liberarci dalle nostre stesse imposizioni e mandiamo tutto al diavolo.
Quante scuse ci raccontiamo, quando non riusciamo a fare ciò che ci siamo promessi?
“Sono stanca, ho poco tempo, pensare troppo alle regole in fase di stesura limita la mia creatività, ecc.”
Non sarebbe meglio accettare le proprie debolezze e ammettere che non sempre si è in grado di prestar fede a quanto stabilito? Dopo tutto, non siamo dei robot.
Scherzare sulle incoerenze individuali è il mondo migliore per affrontarle con serenità, ed è quanto ho deciso di fare io oggi: di seguito, le mie ultime parole famose!

 Scrivere non è un lavoro…”
… quindi perché devo mettere alla prova la mia resistenza fisica sedendomi davanti al computer quando torno dall’ufficio? Perché devo ridurmi a non avere nemmeno più la forza per lavarmi i denti?
Semplice: perché voglio portare a termine il mio romanzo abbastanza in fretta per potermi dedicare anche agli altri due che ho in mente. Questo obiettivo è sufficiente a cancellare il proposito di non pretendere troppo da me stessa. Quando ho voglia di scrivere, io scrivo. E poco importa che poi mio marito debba raccogliermi con il cucchiaino.
Forse dovrei imparare a intercettare le mie reali necessità, ascoltare il mio corpo per comprendere se è il caso di battere sui tasti o è meglio riposare. Però amo così tanto la scrittura che, quando sono posseduta dalla creatività, quasi mi dimentico di mangiare!
 Adesso mi impongo di scrivere 500 parole al giorno, e 2000 nel weekend.”
Questo proposito potrebbe sembrare in contraddizione con il precedente ma non lo è. Come ho detto poco fa, quando ho voglia di scrivere, io scrivo. Ebbene, vale anche il principio opposto: se non sono in vena non c’è proposito che tenga.
Spontaneità è la mia parola d’ordine. Posso trascorrere dieci ore al computer, ma devo essere io a deciderlo. Sentirmi obbligata a fare qualcosa è il modo migliore per bloccarmi.
Forse ho messo troppa carne al fuoco: dovrei semplificare.”
Come dico spesso, il consiglio “scrivi la storia che ti piacerebbe leggere” mi ha fregato: ho una predilezione per i tomi da 500 pagine, i romanzi corali, le trame intricate.
Mi sono buttata in un progetto davvero complesso per un’esordiente assoluta. Quando cerco di tirare le fila e organizzare gli appunti ho paura che mi scoppi il cervello e a volte temo che passeranno secoli prima che l’opera possa definirsi conclusa.
Più volte ho pensato di lasciar perdere la mia idea per dedicarmi a qualche favoletta da ombrellone, ma quando sto per prendere questa decisione estrema mi piange il cuore: io voglio scrivere proprio   quella storia lì e batterò il chiodo finché non ci riuscirò.
Voglio essere più razionale e meno prolissa, sennò in revisione dovrò tagliare mezzo romanzo.”
La mia scrittura è disordinata e istintiva: questi due elementi insieme sono pericolosissimi perché riempio decine di pagine come se fossi posseduta dal demonio per poi dirmi “okay Chiara, ora cerca di capirci qualcosa”. Mi ripeto sempre che la prossima volta terrò a bada l’ispirazione e sarò più stringata, ma non ci riesco perché mi sembra quasi di snaturarmi.
La mia prima stesura si sta rivelando alquanto prolissa: è come se le emozioni trattenute nei cinque anni trascorsi senza scrivere stessero venendo fuori tutte insieme. Quando cerco di darmi un contegno, finisco per bloccarmi. La scrittura per me è libertà. Soffocare le mie parole, genera frustrazione, quindi forse è meglio lasciarle sfogare ed essere pronta a impugnare le cesoie al momento della revisione. So che dovrò fare un lavoraccio, ma è il prezzo da pagare per potermi divertire.
Se una scena non mi convince è meglio lasciarla perdere e andare avanti.” 
In linea di massima, per ogni scena faccio una prima stesura di getto, una seconda versione e una rilettura finale durante la quale mi limito a eliminare i refusi e correggere ciò che non mi piace.
Fino a sei mesi fa, però, perdevo un sacco di tempo a maneggiare i contenuti finché non mi sentivo completamente soddisfatta. Oltre a rallentarmi tantissimo, questo lavoro era assolutamente inutile: che senso ha passare settimane su una pagina che, in revisione, potrebbe essere tagliata?
Facendo quasi violenza a me stessa, quindi, ho imparato a tenere a separare la fase creativa da quella correttiva. Ciò nonostante, a volte il fantasma della vecchia me stessa torna a galla, mi lascio fagocitare dalla paranoia e trascorro così tanto tempo sulle singole scene che poi finisco per odiarle.
Mai tornare indietro: la revisione si fa alla fine.
Questo proposito si lega a quello precedente come il parmigiano sulla pasta. Uno dei consigli che si dà agli aspiranti scrittori è quello di non intervenire sul manoscritto finché la prima stesura non è conclusa ma io, nell’ultimo anno, ho ricominciato tutto daccapo due volte con l’obiettivo di semplificare una storia su cui non avevo le idee molto chiare. Lo scoglio più difficile è stato ammettere che avevo bisogno di fermarmi per definire meglio i punti trama. Ora, la strada mi sembra tutta in discesa e il rischio di dover ripartire da zero è scongiurato. La mania del controllo per fortuna si può tenere a bada!
Scriverò anche qualche racconto.”
Avevo dichiarato il mio intento anche qui, ricordate? Mi spiace moltissimo non essere riuscita a mantenere quanto promesso. A fregarmi è stata soprattutto la mancanza di tempo: le ore da dedicare alla scrittura sono pochissime e spesso passano giorni interi prima che riesca a sedermi al computer di casa.
Se trovassi la lampada di Aladino, chiederei al genio la possibilità di portare avanti il romanzo con maggiore costanza… Considerato questo presupposto, l’idea di dedicarmi a progetti paralleli è un’utopia. Spero che in futuro le cose possano cambiare.
Dovrei essere meno fiscale con gli aggiornamenti del blog.”
Quante volte mi sono trovata la sera tardi a sudare davanti allo schermo?
A momenti non ricordavo nemmeno il mio nome, eppure mi imponevo di rispettare le due scadenze settimanali. Dopo aver pubblicato l’articolo mi dicevo “la prossima volta, Chiara, lascia perdere”.
Questo proposito non durava più di due giorni perché, se faccio una promessa ai lettori, mantenerla è un mio dovere.
Non fraintendetemi: per me curare il blog è una grande gioia. A volte, però, vorrei essere più flessibile e non prendermi troppo sul serio. Concedersi il lusso di sgarrare può alleggerire lo stato d’animo, mentre pretendere troppo da se stessi non giova alla creatività.
Il lancio della patata bollente.
Vi rivedete per caso in qualcuna di queste mie frasi celebri? Quali sono le vostre ultime parole famose?
Chi vuole fare un meme è il benvenuto!

Commenti

  1. Ciao stella.

    Sentirmi obbligata a fare qualcosa è il modo migliore per bloccarmi.

    Hai scritto questa frase Chiara. La condivido al 1000 per 1000. Sentirmi obbligata a far qualcosa corrispondere a farmela pesare. A farmela sentire come un dovere assoluto. E la fantasia se ne va per i cavoli suoi.

    La mia scrittura è disordinata e istintiva hai scritto. Anche la mia.
    Se ho l'idea butto giù parole su parole. A volte sono buone, altre sarebbero da buttare ma troppo sovente son già sul blog.
    Che ci posso fare? E' un lato del mio carattere. Sono impulsiva. Pentimenti? Capita....

    Dovrei essere meno fiscale con gli aggiornamenti del blog hai scritto.
    Anch'io. Se saltassi un giorno penso che pochi se ne accorgerebbero. Però è più forte di me!
    L'appuntamento quotidiano con il mio angolino più che personale e privatissimo non si può rimandare. Mi sentirei menomata. Tanto è vero che se so che il tal giorno non potrò collegarmi, programmo i post.

    Che dire? La passione è passione. La scrittura, la parola, la lettura sono come una droga. Se inizi continui. Solo per te in privato o anche per altri in pubblico..Non importa. Conta soltanto dare libertà massima alla nostra passione. Certo... a volte la stanchezza è troppa e insistere può creare ulteriore disagi però difficile è trovare il limite da non superare!
    Ciao!


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    1. Ciao Patricia! :)

      Per me rispettare le scadenze del blog è anche una forma di rispetto nei confronti del lettore. Mi piace affrontare le cose con disciplina e serietà, anche se a volte dovrei essere un po' più flessibile. Comunque hai ragione: quando non riesco ad aggiornare (mi è capitato 3 o 4 volte in un anno e mezzo, e ho sempre pubblicato l'articolo il giorno dopo a quello previsto) sento la mancanza del post. Sono appuntamenti settimanali che mi fanno bene, una piacevole routine come potrebbe essere l'andare in palestra.

      è bello sapere di avere tante cose in comune! :)

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    2. Vero,Chiara. Come rispondere ai commenti anche solo con un grazie. Mi sembra il minimo visto che sono i lettori che comunque decretano il chiamiamolo successo del blog.

      La mancanza del post... forse perchè (nel mio caso almeno) il blog non è un impegno oneroso bensì piacevole. E' un modo non solo di impegnare il pomeriggio, la mente, ma uno scambio continuo di idee ed emozioni. Il giorno in cui per un motivo o per l'altro non riesco a collegarmi è come se mi sentissi orfana. Orfana di un dialogo nato così, in modo incredibile ma che continua da oltre due anni.
      Potrei quasi definire il tempo che passo sul web come un pomeriggio tra amici. E l'amicizia non pesa.
      Buon pomeriggio

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    3. Anche per me il blog è un divertimento, nonché un modo per confrontarmi con altre persone e trovare nuove amicizie. Tuttavia, io lavoro a 30 km da casa (30 + 30 = 60 km al giorno), esco alle 7:30 e rientro, quando mi va bene, intorno alle 18:00.
      Cerco di non ridurmi proprio all'ultimo, però non sempre capita, anche perché ho anche il romanzo da portare avanti, e nel tempo libero mi dedico a quello. Infine, io lavoro al pc, quindi gli occhi si stancano e ci sono delle serate in cui faccio davvero fatica ad aggiornare. Mi dico "ma si, lascia perdere", ma mi dispiace troppo. Tra l'altro, i miei post non sono certo brevi e semplici... Ho anche pensato di scrivere cose più leggere, ma mi sembrerebbe di snaturare il mio stile. :)

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    4. Infatti... ognuno di noi è diverso e anche nel blog deve essere se stesso. Anche una o più persona a seconda dell'umore.. intendo dire che se va di scrivere un post serio è giusto farlo ma se il giorno dopo va di postare una filastrocca o una favola per bambini è giusto farlo.
      A meno che non si tratti di un blog con una tematica specifica, allora non si può saltare di qua e di là.

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  2. Mi rivedo in molte cose, specie nell'impormi di scrivere anche quando non ho voglia. Avendo almeno tre blog che vanno aggiornati molto lungo tutta la settimana, mi ritrovo spesso con l'ansia di dover lavorare ai post anche quando proprio non ho voglia. Visto che poi due dei tre sono blog musicali abbastanza popolari tra gli addetti del settore (anche se poco letti, ahimé), non bisogna solo gestire le recensioni ma anche scrivere interviste, rispondere alle richieste, e così via. E' questo uno dei principali motivi per cui sto pensando di chiudere il sito dei due che gestisco tutto da solo (anche se probabilmente non lo farò mai :D ).

    Per quanto riguarda invece i miei romanzi, riesco invece a star abbastanza tranquillo: se un passaggio non mi esce perfetto, lascio perdere e vado avanti, lo rivedrò più avanti; non ho neanche fretta di rivedere tutto, infatti nei capitoli che ho già scritto ogni tanto aggiungo qualche piccola parte man mano che mi vengono nuove idee, ma di sicuro non faccio una revisione sistematica :) . L'unico problema che ho è che vorrei scriverlo di più, ma tra le distrazioni di internet, il suddetto lavoro coi blog e i miei problemi di salute, mi è un po' difficile: comunque alla fine nonostante questo il progetto non prosegue troppo lento, perciò forse non mi dovrei lamentare più di tanto ;) .

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    1. Come ti capisco!

      Il mio romanzo ora avrebbe bisogno di una bella sferzata. Il mio desiderio più grande è quello di avere un po' di tempo per dedicarmici full-time. Ci sono tante idee, tante cose da mettere a posto, e mi rendo conto che un'oretta qui e un'oretta lì non sono assolutamente sufficienti. Purtroppo la creatività non nasce a comando: bisogna coltivarla. Relegare la scrittura a quei pochi momenti liberi crea dei paletti che non sempre fanno bene. Purtroppo, però, al momento la mia vita è questa. Tutto ciò che posso fare è accettarla e continuare a impegnarmi nella speranza che poi le cose possano cambiare. :)

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  3. Le prime quattro frasi sono senza dubbio anche le mie! E non solo per quanto riguarda un romanzo ma anche, nel mio caso, per quello che concerne una recensione. Quante volte m'impongo di semplificare, di essere meno prolissa, perchè la gente non ama perdere tempo a leggere una recensione troppo lunga ma non c'è niente da fare, io, le mie emozioni, non le taglio a metà.
    Inoltre mi arrabbio spesso con me stessa quando non riesco a portare a termine una lettura o a fare una determinata cosa per il blog così come l'avevo stabilita. Con il blog sono un robot mentre con le mie scritture, ho lasciato un po' andare. Ma l'approccio credo sia lo stesso. E ogni volta che ti leggo, cara Chiara, mi rendo conto che dovrei, per onestà con me stessa, lasciar perdere un po' i libri altrui e dedicarmi ai miei. Ce la farò? Chissà. :)

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    1. Idem con patate per il blog: mi hanno detto più volte che i miei post sono troppo lunghi, e credo che ridurne l'entità solleverebbe anche a me dalla fatica e dall'impegno di gestire contenuti così complessi. Però non ci riesco. Se ho qualcosa da dire, sento il bisogno di dirlo.
      Inoltre scrivi: "Ogni volta che ti leggo, cara Chiara, mi rendo conto che dovrei, per onestà con me stessa, lasciar perdere un po' i libri altrui e dedicarmi ai miei."
      Per curiosità, cosa fa scattare questa molla?

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    2. Prima di tutto i tuoi articoli, le tue riflessioni, le tue linee guida che riguardano sostanzialmente l'arte dello scrivere. Quindi, in superficie, un fatto puramente tecnico. Ogni volta che leggo mi "scontro" con questi aspetti che si rivelano estremamente utili per lo scrivere un romanzo (nel mio caso) e mi sconfesso ammettendo che dovrei mettere mano a ciò che ho qui dentro. In secondo luogo, c'è un motivo "ideale" e non uso questo termine a caso ma proprio nell'accezione di un ideale, di un credo, di un valore in nome del quale si fa una determinata cosa. Io sento e vedo quanto tu tenga a ciò che scrivi, certo, ci tengo anche io, penso che emerga dalle mie recensioni, ma non è la stessa cosa. Tu ti prendi cura delle tue storie, di ciò che è TUO, io non ci riesco più e mi dispiace davvero. E non perchè io abbia quello che chiamano "il blocco dello scrittore". Io non ho nessun blocco di questo tipo, ho solo paura di mettere fuori ciò che è mio e che questo venga ferito, come è già successo. Ecco perchè parlo degli altri.

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    3. Capisco molto bene le difficoltà a lasciarsi andare, perché le ho vissute e le vivo tutt'ora. Il suggerimento che posso darti è quello di non giudicare te stessa: nel momento in cui accetti ciò che provi, le parole scorreranno da sole, senza paura. :)

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    4. Grazie per il suggerimento, Chiara, cerco di tenerlo presente perchè comunque mi servirà, prima o poi devo uscire da questa cosa, inevitabilmente :-)

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    5. Prova a dire che vuoi, non che devi: vedrai che l'impatto psicologico sarà diverso. :)
      Ne avevo parlato qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2015/04/limportanza-delle-parole-la-sottile.html
      e anche qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2015/06/le-responsabilita-dello-scrittore.html
      Un abbraccio!

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  4. Quella delle cinquecento parole al giorno non è una cattiva idea, forse te la copierò xD
    Per quanto riguarda il blog penso che tutti ci gestiamo come meglio ci riesce. Io ad esempio quando ho provato a darmi delle scadenze ho smesso dopo quattro mesi perché stavo perdendo la voglia di scrivere. Per me il blog è uno sfogo, un momento in cui stacco dalle storie che scrivo e mi butto su qualcosa di più leggero.
    Se per te funziona però avere delle scadenze precise forse dovresti continuare così! L'importante, credo, è fare quel che ci sentiamo di fare perché non dobbiamo dimenticare che deve sempre essere un piacere, non un dovere.

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    1. Le scadenze a me fanno bene perché mi aiutano ad essere organizzata. Inoltre sono una rassicurazione per il lettore. Certo è però che dovrei affrontarle con maggiore serenità, far sì che siano delle linee guida e non dei diktat insindacabili. :)

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  5. In realtà no, non mi ritrovo nelle tue frasi ma chiaramente ho anch'io le mie ultime parole famose, una su tutte: non mi serve una scaletta. Bene, così personaggi già partiti sono ancora a Milano (andato in stampa così Cene tempestose), e quando con il romanzo che sto terminando mi sono resa conto che rischiavo di commettere errori simili è diventato un casino il su e giù tra le pagine: in quale capitolo Claudia e Emanuele litigano? Fantastico, hanno già discusso, non si parlano, ma due pagine più in là sono in auto insieme tutti allegroni. Cose così, del tutto evitabili sì con una scaletta. Bacione Sandra

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  6. Che bella immagine hai messo Chiara!
    Mi riconosco nel fare la revisione quando non ho ancora finito, spesso ritorno su un capitolo e lo riscrivo finché non mi convince. Si può fare alla fine, ma se mi viene in mente come migliorare una scena, devo scriverla finchè c'è l'ho in mente. Anch'io spesso mi riduco a crollare dal sonno davanti al computer, ma se ho qualcosa da scrivere, finché non crollo cerco di farlo. ;-)

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    1. Mi fa piacere che l'immagine ti sia piaciuta. Di solito scelgo foto pertinenti con i contenuti del post. Questa in particolare mi piaceva perché la bolla di sapone dà l'idea di qualcosa di effimero, come un buon proposito. Certo però che l'interpretazione è sempre personale. :)

      Io mi sto imponendo di fare (se proprio non posso resistere) solo le modifiche che non richiedono troppo tempo.

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  7. CE l'ho in mente ... Ma capita anche a voi che l'iPad scriva in automatico parole sbagliate?

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  8. "Si scrive per il piacere di farlo." E' verissimo e lo dico con convinzione, ma... come si fa a scrivere senza dare grande importanza all'essere letti? Impossibile. :)

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    1. Questa frase è la sorella di "si scrive per se stessi"... ;)
      Dovrei fare un post anche sulle frasi ipocrite! :-D

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  9. Il punto sei per me è fondamentale. Nel mio caso la separazione tra prima stesura e revisione è nettissima. Durante le prime stesure metto a riposo la parte di me che esercita il controllo e mi affido completamente all'istinto scrivendo quasi senza pause. E' durante la revisione che la parte negletta rientra in gioco, assume il posto di comando e comincia a valutare, correggere, eliminare ridondanze di stile ecc.
    Mi riconosco poi molto nel terzo punto. Posso provarci quanto voglio ma non riesco proprio a concepire storie che siano meno che monumentali. Le due stesure di cui ho parlato sopra fanno insieme oltre 500 cartelle e la storia è coperta solo in piccola parte...

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    1. Per me arrivare a separare totalmente la fase creativa dalla revisione è un obiettivo importantissimo che vorrei raggiungere quanto prima, anche perché coerente con i principi dello zen, filosofia a cui mi sento molto vicina.
      Mi rendo conto però, per fortuna, che più cresce la fiducia nelle mie capacità più riesco a lasciarmi andare, a tenere a bada quel fighetto in giacca e cravatta che vuole impormi delle regole anche nei momenti non opportuni. :)

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  10. Ricorda di non trasformare la scrittura in un dovere. ;)

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    1. ;-)

      Questo mai! Però a volte l'equilibrio è davvero fragile! :-)

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  11. Ciao, Chiara!
    Ti dico cosa succedeva a me in fase di scrittura di quel romanzo di cui ho già parlato altrove.
    C'erano giorni di un fervore creativo impressionante. Mi svegliavo al mattino carichissima, pronta dinanzi alla tastiera, erano giorni in cui potevo restarci anche 5 o 6 ore di fila. Poi, magicamente, questa vena creativa si esauriva. Mancavano le forze fisiche proprio. Mi veniva qualche idea ma troppo labile per metterla a frutto e trasformarla in qualche interessante passaggio. Mi imponevo quindi di non forzare. Dovevo solo lasciare passare qualche giorno e tutto si rimpinguava, come un terreno che diventava nuovamente fertile.
    Uno dei ricordi più belli di quegli anni.

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    1. Anche a me capita così, credo sia una caratteristica intrinseca alla natura dell'artista, e può anche diventare un'arma a doppio taglio. Come ho detto più volte, la mia difficoltà più grossa è riuscire a trovare il tempo per scrivere: l'ispirazione DEVE venirmi per forza nelle due ore che ho a disposizione... inutile dire che si tratta di una grossa utopia! :)

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    2. Temo di sì. La creatività è nemica della pianificazione.

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  12. Non riesco più a scrivere racconti. Sono talmente concentrata sulle "grandi" storie (anche se le mie sono favolette da ombrellone :D ) da non trovare il tempo di lanciarmi su cose più brevi. Un po' mi dispiace, mentre non mi dispiace affatto ammettere che... la revisione la faccio di continuo. Mi permette di rimanere presente alla storia, di non dimenticare i particolari (che siano il colore di un braccialetto o un sentimento provato) di modificare e aggiornare la trama mentre la scrivo. Non ne posso proprio fare a meno. E quanto mi diverte! :)

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    1. Anche io facevo così, ma mi rallentava moltissimo! Ora sto cercando di procedere più velocemente possibile con la prima stesura, e al resto penserò dopo. Ho preso questa decisione dopo essermi accorta che per mesi e mesi la stesura era avanzata pochissimo. :)

      Quando ho parlato di "favoletta da ombrellone", mi riferivo alla leggerezza, senza esprimere un giudizio di merito. Sono libri che leggo volentieri, e siccome sono più facili di altri da comprendere mi immagino lo siano anche da scrivere.. ma magari sbaglio! :-p

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  13. Ti capisco, perché anche io, rivedendo i miei buoni propositi di ogni anno, mi accorgo che poi non ne rispetto neanche uno.
    Anche il mio romanzo ha una trama complessa e mi sta facendo impazzire, ma non voglio abbandonarlo.
    Come te, anche io volevo scrivere qualche racconto da pubblicare nel blog, ma poi niente... Magari riesco a farlo ad agosto, vedremo.
    Già prendende atto, comunque, è un passo avanti, no? :)

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    1. Assolutamente sì: la consapevolezza aiuta a migliorare, se non interviene la pigrizia... mio grosso, grossissimo problema! :)

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  14. I buoni propositi hanno il difetto di essere buoni. Dovremmo sostituirli con quelli cattivi, così forse riusciremo a rispettarli! :)
    Anche io ho le mie scadenze, ma siccome scrivo nei ritagli di tempo non posso assolutamente fare dei miracoli. Quando qualcosa è pronto, lo pubblico. Non mi impongo di scrivere un certo numero di parole, mai. E se una scena non mi convince non vado avanti: torno indietro perché in quello che ho scritto c'è qualche errore. Ho visto male, oppure ho capito male. Rileggo finché tutto non torna a essere limpido.

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    1. Idem con patate: so molto bene cosa significhi non riuscire a ritagliarsi una mezz'oretta risicata. A volte penso che se avessi tre mesi a completa disposizione arriverei alla fine della prima stesura in un batter d'occhio, ma considerando la situazione va già bene se non impiegherò tre anni! :-D

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  15. Io mi rispecchio nel modo più assoluto nella frase "Forse ho messo troppa carne al fuoco: dovrei semplificare.” E' impressionante quanta roba devo tagliare, di recente. Però la scrittura è fatta anche di questo, impossibile imporsi degli schemi rigidi.

    Per quanto riguarda il numero di parole al giorno, proprio di recente ho letto un'autobiografia di Jack London "Memorie di un ubriacone" in cui narra di come si è sviluppata la sua dipendenza dall'alcool. La cosa interessante, tra le altre, è che persino nei periodi in cui era più dipendente dalla bottiglia, o in cui si trovava nelle situazioni più improbabili (come sai ha avuto una vita molto avventurosa), si imponeva di scrivere 1000 parole al giorno.

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    1. Forse io sono troppo sobria per riuscire a impormi un limite. Mi piacerebbe molto, ma come dico sempre la scrittura è il luogo della libertà versus lo stress del lavoro: non vorrei che diventasse un peso, quindi cerco di fare del mio meglio, ma quando posso. :)

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  16. un post spiritoso ed onesto
    anche io vedo la pubblicazione sul blog, con la sua frequenza rispettata, come una forma di rispetto per chi legge e commenta spesso e con trasporto...

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    1. Esatto: i lettori sono l'anima del blog. Infatti smetto di seguire quelle pagine curate da persone che non rispondono ai commenti. Il web non è un luogo in cui è consentito tirarsela.

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