Raccontare il tempo presente - Parlami d'amore
L'amore è la capacità di avvertire il simile nel dissimile.
(Theodor Adorno)
Il romanzo che
sto scrivendo non è un rosa. Nonostante
questo, l’amore c’è e ci devo fare i conti. Può capitare, no? Anche in una città
grigia come Milano, fra le nebbie della periferia, può nascere un sentimento
positivo, che merita di essere mostrato. Di conseguenza, ci si pone il
problema di come
farlo senza cadere in banali cliché.
Nei romanzi e al
cinema, spesso l’amore è piegato all’esigenza di far sognare le lettrici con
trame sdolcinate che lasciano poco spazio al realismo e all’introspezione
psicologica dei personaggi. Vi rendete conto, amici, che c’è gente che ha letto
le Cinquanta Sfumature di grigio? Okay, lì si tromba tantissimo. Cambiamo
romanzo: se vi dico “Le parole che non ti ho detto” o “Le pagine della nostra
vita” di Nicholas Sparks? In entrambi i casi ho visto solo il film, ma... Oh my god! Non ci siamo, ragazzi. Non è proprio questa l’idea
di romanticismo in cui credo.
Se leggo una
frase della serie “sei tutta la mia vita, ti amerò per sempre”, mi viene voglia
di prendere un martello e scaraventarlo sopra il kindle. Sono figlia del mondo
di oggi e questa mia origine culturale inevitabilmente permea e contamina la
percezione che ho del modo di vivere i sentimenti e, soprattutto, di
raccontarli.
Nasce così il
secondo post dedicato alla post-modernità che, a differenza del precedente articolo, non fa riferimento ad una
documentazione approfondita. Ho fatto alcune ricerche in rete, ma non sono
riuscita a trovare nulla che facesse al caso mio. Quindi esprimerò un punto di
vista soggettivo, evidenziando come esso condizioni il modo di rappresentare l’amore
all’interno del mio romanzo.
Due delle parole che ricorrono più frequentemente,
quando sento parlare dell’ età contemporanea, sono delusione ed incertezza. Molti individui
hanno smesso di domandarsi chi sono e dove stanno andando. Semplicemente brancolano nel buio, alla
ricerca di qualcosa o di qualcuno che li completi.
Tuttavia, il consumismo ha invaso ogni cosa. Tutto è
diventato obsoleto e sostituibile, persino i sentimenti. Non siamo più un
un’epoca in cui la ragazza di buona famiglia sposa il vicino di casa che
conosce fin da quand’era piccola. La società offre a ciascuno di noi la
possibilità di molteplici incontri, di scambi, di relazioni pronte all’uso e
facilmente deteriorabili, sempre a portata di click.
Ma si sa come
funziona: la quantità tende ad impoverire la qualità. L’individuo è sradicato dai parametri
fondamentali che facevano parte di una consolidata visione del mondo e si trova
ad aver a che fare con una molteplicità indistinta che lo confonde. Si sente
quindi alienato, escluso, fuori dai giochi. Si sente spaesato. Ma questa
sensazione non è più una nota stridente all’interno di un contesto armonioso: è
quasi la norma, è la regola accettata da tutti.
In un contesto del genere, cosa fa scattare la scintilla
fra due individui?
Siamo nell’era dei bisogni
post-materialisti. La ricerca di se
stessi ha la meglio sul bisogno di sicurezza e di stabilità. Pensiamo ad
esempio a quante persone decidono di lasciare il posto fisso per fare qualcosa
che piaccia sul serio. Sono tante, sapete? Sono sempre di più, perché per molti
una creatività precaria è preferibile ad una quotidianità monotona. Ed
anche le relazioni risentono di questa spinta. Non cerchiamo più qualcuno che
ci somigli, ma qualcuno che ci stimoli.
Le relazioni
importanti, quelle che fanno crescere, secondo me sono mosse da diversi
impulsi:
a)Ricerca di
completezza - Abbiamo bisogno dell’altro lato della medaglia, di
qualcuno le cui caratteristiche sembrino in grado di colmare tutti i nostri
vuoti, spingendoci a diventare migliori.
b)Autoconservazione
- Ci si slega dalla contingenza e si ricerca, attraverso l’altro, una sorta di
immortalità. Le sensazioni vogliono essere spinte all’ennesima potenza, per
illudersi di poter essere eterni.
c)Missione
- I ruoli sono confusi. Non è più l’uomo che lavora e la donna che cucina.
L’idea di parità ha portato ad una situazione in cui la cura è reciproca, le
donne lavorano dodici ore al giorno e gli uomini si concedono di piangere. La
distinzione fra “agire” e “sentire” non è più così netta: entrambi i partner si
mettono in gioco in circostanze variabili e mandano avanti la relazione in un
meccanismo di tesi-antitesi e sintesi.
In quale modo questa concezione è presente nel romanzo
che sto scrivendo?
Che tipo di
“amori” racconto?
I personaggi sono tanti, così come sono tante le
coppie che entrano in scena. Ma l’unica relazione su cui mi sono soffermata è
(ma dai?!?) quella che riguarda il protagonista. Se racconto un’evoluzione
individuale che copre un arco di tempo di quindici anni, è inevitabile che nel
passaggio verso l’età adulta ci sia anche un innamoramento che porterà a
qualcosa di importante. Sono poche le persone a cui, fra i 20 e i 35 anni, non
è capitato nulla di simile.
Tuttavia, voglio evitare come la peste di scrivere
una roba pallosa e sdolcinata. Innanzi tutto, non c’entrerebbe niente con
l’indole dei due personaggi in questione: lei è molto dolce ma dannatamente
timida e per lui il massimo del romanticismo è ascoltare i Deep Purple con un
auricolare per uno. Inoltre, non voglio deviare la trama dai suoi contenuti
chiave. La tonalità rosa pastello non c’entra assolutamente niente con il tipo
di ambientazione che intendo evocare.
È inevitabile
dunque che la storia d’amore assuma le caratteristiche che elencherò qui di
seguito. Tuttavia (e me ne sono resa conto preparando la scaletta del post)
esse sono solo parzialmente il frutto di una scelta. Le ho inserite quasi
inconsciamente, sulla scia della mia visione dell’amore. Non so nemmeno dire
come si evolveranno con il procedere della stesura. Magari cambieranno. Magari
la storia assumerà toni diversi. Ma, al momento, funziona così.
-Conflitto ed
evoluzione - Questa è una costante anche di altri amori da me
raccontati, ne avevo parlato anche qui.
Non mi sono mai piaciuti gli “amori facili” perché ritengo che attraverso le
differenze un individuo sia stimolato a migliorare se stesso. Nelle storie
importanti, ciascuno dei due partner è al contempo allievo e maestro dell’altro.
Nella dialettica che si crea, i personaggi sono messi alla prova e crescono,
anche nella sofferenza. Quando una persona non è in grado di adeguarsi ai
cambiamenti del rapporto, la storia finisce, perché amare significa anche e
soprattutto saper migliorare se stessi. La fiducia reciproca si costruisce nel
momento in cui ciascun personaggio porta nel rapporto le proprie paure e le
affida all’altro, che se ne prende cura e lo aiuta a superarle.
-Costruzione lenta della relazione – Siamo abituati a vedere, in molti film e
romanzi, colpi di fulmine che stravolgono la vita, grandi fiammate che bruciano
per qualche mese (giusto il tempo di arrivare alla parola fine) e poi si
spengono, lasciando dietro di sé una brace appena tiepidina.
Io ho voluto
raccontare di due persone che si avvicinano piano piano. Sono entrambi
riluttanti ed entrano nella storia in punta di piedi. Questo serve anche a
creare un po’ di tensione, a non rendere scontata la loro relazione. Prima che
succeda “qualcosa”, succede di tutto. Il lettore-cavia si incazza, ma intanto
aspetta!
-Contaminazione
di emozioni negative – I miei
personaggi non sono perfetti, né vogliono esserlo. Le loro vite sono piene di
questioni aperte, di rancori mai sopiti, di torti non perdonati, di dolore e di
rabbia. Non sempre riescono a tenere queste brutture fuori dalla relazione. A volte,
finiscono per lasciarsi contaminare. Ed è in questi momenti che si pongono le
sfide più grosse. L’amore è messo alla prova quando un individuo è chiamato a
ripulirsi, a risolversi, a guarire. Ce la farà? Boh, chi lo sa.
-Quotidianità e durata nel tempo - Se Jack e Rose fossero andati a convivere,
probabilmente si sarebbero lanciati i piatti e i bicchieri. Invece lui è
affogato, lasciandoci un bel ricordo della loro grande storia d’amore.
Facile amare così, no?
Un rapporto dimostra la sua solidità nella vita di
ogni giorno, nei progetti a lungo termine. La convivenza forse non è poetica. Le
bollette da pagare non sono romantiche. Però lo possono diventare, se lo
scrittore riesce a riempire di energia anche gli episodi più banali, a dare
senso e significato a quella che, altrimenti, sarebbe solo rozza routine.
L’esigenza di realismo pone all’autore la sfida di
rendere interessante ciò che non lo è per consentire al lettore di evadere e,
al contempo, di rispecchiarsi nelle vicende narrate. Questa cosa è veramente
difficile, ma mi diverte un sacco, anche se ho dovuto spostare molte scene
fuori casa per non creare un’ambientazione statica.
Quando un amore
è autentico, nemmeno una separazione riesce a scalfirlo. Rimane sempre qualcosa
che è più di un semplice ricordo. Forse si potrà recuperare, forse no, ma
sicuramente non si spegnerà facilmente.
-Solidarietà
– Questo è uno dei valori che i sociologi definiscono post-moderni per
eccellenza. Il rapporto si basa su uno scambio che non si limita ad un semplice
“do ut des” ma si concretizza nella consapevolezza di desiderare il meglio per
l’altro. Questa è la forma di amore più grande.
-Amore mostrato e non raccontato - Per descrivere l’amore, tendo ad appoggiarmi al
principio dello “show don’t tell” e a
lasciare l’energia libera di scorrere sulla pagina con una potenza tale da spiazzare
il lettore.
Proprio ieri mi
è capitato di scrivere una scena di questo tipo: non c’erano grosse esternazioni verbali da parte dei protagonisti, non c’erano
esagerazioni irrealistiche. C’era semplicemente elettricità: nei loro gesti,
nelle loro frasi spizzicate, nell’ambientazione che li circondava. Era un brano
semplice, ma diceva molto. Per questo motivo, lo considero uno dei migliori che
abbia scritto fino ad ora. La dolcezza e il romanticismo, in fondo, possono
esistere anche senza esagerazione.
-Intensità
– Questo ingrediente potrebbe sembrare contraddittorio rispetto a quanto
scritto sopra, ma lo considero importantissimo. La passione – sia fisica sia
mentale - è fondamentale per alimentare
una relazione, per scuotere i personaggi, mantenerli vivi, mandare avanti la
trama. Il tempo in cui viviamo amplifica ogni emozione, la spinge all’ennesima
potenza. E noi dobbiamo saper cogliere questo impeto per liberarlo sulla pagina
con la potenza di un fulmine. Possiamo farlo anche senza scivolare nel cliché:
quando c’è comunione fra tutti gli elementi che compongono la scena
(personaggi, ambientazione, dialoghi ecc.) il risultato arriva da solo. Lo
scrittore deve solo rimanere seduto al pc e lasciare che tutto prenda forma.
Ora ditemi: cosa nel
pensate della mia interpretazione dell’amore sulla base della sociologia
post-moderna? Quali caratteristiche donate alle relazioni che animano i vostri
scritti?
P.S. Anche stavolta 1720 parole. Non riesco proprio ad essere sintetica, è più forte di me!
Milano e l'amore sono un binomio poco credibile, ma facciamo pure finta che lo sia... Cosa fa scattare la scintilla, chiedi? Be', perché non domandarlo direttamente ai protagonisti?
RispondiElimina– Lui: «Un bel culo...».
– Lei: «Il suo portafoglio... e un bel sedere».
Modernità la chiamano... I tuoi protagonisti, però, mi sembrano molto anni novanta: lei è romantica, ma timida; lui un buzzurro di periferia con un walkman al posto del cuore... Sbaglio? :P
Per il resto, mi sembra ottima la tua interpretazione dell'amore. Non riuscirei a fare da cavia a una storia smielata. Potrei seriamente linciarti. Magari potrei spedire un serial killer a fare un "lavoretto pulito" ai due innamorati. Tuttavia, visto come poni le basi, hanno delle ottime chance di sopravvivere. ;)
Quando parlo dei personaggi sono sempre costretta a sintetizzare un po', ma ovviamente loro sono molto di più rispetto alla mini-descrizione proposta qui. Come l'hai messa tu, sembra un cliché, ma è quanto voglio evitare come la peste. E lui è tutt'altro che un buzzurro, anche se è cresciuto in un brutto ambiente e si è fatto coinvolgere in affari poco puliti. Legge, studia e ha un gran desiderio/bisogno di riscatto. Ma magari ti scriverò un'email per raccontarti meglio. ;)
RispondiEliminaMilano non è certo la location ideale per una love-story, e proprio per questo mi piace. Dal momento che si tratta di una relazione non fondata sul romanticismo ma su altre basi, penso che l'atmosfera alienante della metropoli possa essere uno sfondo perfetto. Mi piace il contrasto che emerge: un bacio dato su un ponte arrugginito a ridosso dei binari del treno non ha lo stesso sapore di un bacio dato sotto la tour Eiffel, ed è proprio quello che voglio! :)
P.S. La dinamica "Ha un bel culo/bel portafoglio" si adatta bene ad un'altra coppia presente nel romanzo! :-D
Naturalmente lo immaginavo... Il tuo personaggio inizia a diventare interessante. Si vede che hai un'idea precisa. Lei, invece, non ho ancora capito bene. Ma non la conosco abbastanza. Mandami tutte le mail che vuoi. ;)
EliminaSto quasi quasi pensando di mandarti direttamente le schede dei due protagonisti, per farti avere una panoramica più chiara visto che mi stai aiutando. Però sono ancora incerta perché devo aggiornarne una e perché forse può essere più utile un confronto dialettico.
EliminaPersonaggi principali e ambientazione al momento è ciò che mi preoccupa di meno ... ;)
P.S. A proposito, hai letto la mia risposta sull'ambientazione? Non ricordo se l'ho spedita o lasciata in bozza. :-D
Ti avevo anche risposto, mi sembra. o.O'
EliminaL'ultima che ho scritto é quella in cui ti davo la mia opinione sulle ambientazioni americane ... dopo controllo se te l ho mandata
Eliminatornerò + tardi sull'intero post, che da milanese scrittrice "rosa" mi interessa molto.
RispondiEliminaMa ti prego i due libri che citi "le parole" ecc non sono di Eric Segal che è un grandissimo romanziere, (Love story Docet) può piacere oppure no, certo, ma non è melenso. Sono di Nicholas Sparks tutta un'altra pasta. A dopo Sandra
Scusami scusami scusami! Mi sono confusa! Correggo subito e attendo il tuo post :)
EliminaEccomi, ma non ti flagellare... allora bel post molto articolato. Tu evidenzi la giusta esigenza di raccontare un amore al passo coi tempi. Le opzioni in una città come Mi sono infinite. Prendi me: a 36 anni completamente sfiduciata (l'ultima relazione 3 anni prima bruciata in poco tempo) vivevo ancora con i miei, conosco sul lavoro un tipo, coreggiamento (parola desueta sì!) in 2 anni ci sposiamo in chiesa, senza convivenza, lui è nato a Istanbul, da madre greca e padre metà greco e metà italiano. Ti amerò per sempre lo diciamo e ci crediamo. Ma quanti coetanei alla mia età hanno separazioni, figli, macerie alle spalle? Tantissmi. Single ce ne sono con storie mordi e fuggi, senza storie. Amiche che stanno con uomini sposati, sì anche quelle. Amiche sposate stanche, pure loro. Nel mio romanzo Cene Tempestose una 37enne proveniente dalla provincia di Treviso, arriva a Milano dopo essere stata scaricata dal convivente, è sola, e vuole rinventarsi una vita: ce la farà? Basta leggere il romanzo per saperlo che non è rosa nel senso quasi dispregiativo ma commedia, con l'amore a Milano e tanto altro. Bacione
RispondiEliminaCerto, io so bene che anche a Milano può nascere l'amore. :)
RispondiEliminaHo abitato lì per 12 anni, prima per studio poi per lavoro. Lì ho conosciuto il mio attuale compagno (di origine marocchina ma cresciuto in Italia, 7 anni meno di me) e assistito a diverse storie, molto complesse. Credo possa esistere il romanticismo a Milano (come fanno notare i Baustelle!) ma una storia d'amore in questa città può assumere un'atmosfera particolare, tutt'altro che scontata. :)
:D con queste premesse il romanzo potrebbe essere una bomba. Non mi piacciono le storie rosa, melense e sdolcinate, ma se sono contestualizzate, e realistiche perché no?
RispondiEliminabuon lavoro!
In questo caso sono una piccola parentesi in una storia di portata più ampia, quindi utili per comprendere la vicenda nella sua totalità. :) magari ti userò come "cavia" :p
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaCondivido i concetti sui quali ti basi per creare il modo di rappresentare l'amore nel XXI secolo.
RispondiEliminaOvvio che l'età influisca molto, i tuoi personaggi non sono due quindicenni pertanto vivranno sicuramente l'amore con la disillusione ma anche con la maturità inevitabili di chi non è più adolescente.
Nei miei scritti c'è una demitizzazione dell'amore forse persino eccessiva, probabilmente dovuta al fatto che sto diventando vecchio e acido, tranne che in un libro scritto quando ero più giovane e che comunque ha connotazioni fantasiose e un po' romance (Trilogia veneta sognata) in cui l'amore fra uomo e donna assume un valore quasi magico di redenzione della propria esistenza.
Ho voluto evidenziare una storia che evolve con il tempo, quindi i miei personaggi si conoscono abbastanza giovani e poi si può dire che crescano insieme. Comunque non sono certo adolescenti, hanno entrambi le proprie ferite e delusioni e le mettono insieme gioco. Non ho ancora deciso però se ci sarà un happy end :)
EliminaGrazie per il tuo commento :)
Come sai non mi intendo molto di postmoderno, ma di certo dalle storie sdolcinate mi tengo alla larga. Chissà poi se sono mai esistite? Proprio oggi (per la mia ormai famigerata tesi di abilitazione) mi sono imbattuta nelle vicende di tre donne tostissime che vanno in guerra, prendono decisioni forti, seguono o lasciano i mariti secondo i casi. Quando? Nel 962! Alto Medioevo allo stato puro. Alla faccia della donna sottomessa tutta casa e chiesa.
RispondiEliminaSono esistite, o meglio, esistono! E paradossalmente é stata proprio la post - modernità a riportare in voga :) oltre ai romanzi rosa per eccellenza (fra cui quelli che ho citato) mi vengono in mente anche parti sdolcinate in storie di tutt'altro genere... ne "la verità sul caso Harry Quebert" ho trovato uno degli amori più mielosi e stereotipati che esistano. Quindi la nostra epoca offre anche trame del genere, sono io a non ritrovarmici :)
EliminaE io che pensavo che l'amore fosse lo stesso in tutte le epoche?! Che ingenua :)
RispondiEliminaTornando seri, mi sono posta i tuoi problemi anche io, benché la relazione tra i protagonisti nel romanzo attuale non sia fondamentale. Il sistema che ho adottato, nella speranza che i lettori la trovino almeno credibile, è mostrare i protagonisti prima separatamente, in modo che ci si possa affezionare a loro, e poi farli incontrare... Non so se funzionerà, speriamo :)
Il sentimento Sì, è universale, ma le dinamiche sociali sono diverse. Cento anni fa l'obiettivo primario di una ragazza era il matrimonio. ora non è più così.
EliminaAnche io sto cercando di fare una cosa simile non solo per quel che concerne i due protagonisti ma anche per altri personaggi importanti (Daniele e Stefania) su tutti perché mi sono accorta che farli entrare in scena nel momento in cui incontrano incontrano protagonista mette in ombra la loro personalità. Però non è ancora il momento per tornare indietro.. proseguo, e poi rimetto mano ai contenuti quando necessario. :)
Una delle poche cose che ho apprezzato del romanzo di Paolo Giordano, per altri versi non eccelso (o forse lontano dai miei gusti), è la scelta di non sciogliere in maniera tradizionale il nodo affettivo tra i due protagonisti.
RispondiEliminaForse l'amore di oggi è lo stesso di ieri, ma siamo noi a essere diversi. Non ho ancora raccontato una storia d'amore vera e propria, ma penso che sarà inevitabile in almeno uno dei progetti che potrebbero concretizzarsi nel breve termine. Sarà uno sfacelo! ^^
Paolo Giordano ha un modo di descrivere l'amore con il quale mi sento piuttosto affine. E nemmeno Valentina D'Urbano mi dispiace. "Il rumore dei tuoi passi", che racconta la storia fra una ragazza e un suo amico d'infanzia eroinomane in un quartiere di case occupate nella Torino degli anni 80 é uno dei romanzi più belli che abbia letto ultimamente. :)
EliminaL'amore in una storia capita se tu vuoi farcelo capitare :D
RispondiEliminaTi dico la verità: per me scrivere una cosa del genere sarebbe di una noia mortale. Io non metto relazioni nei miei scritti, perché non amo leggerne. Trovo anche noiosa una storia d'amore reale, forse perché non ho avuto storie esaltanti che mi abbiano lasciano qualcosa, tranne aumentare la mia dose di maschilismo :)
Secondo me le relazioni fra i personaggi (anche se non necessariamente sentimentali) sono fondamentali per una storia completa. Trama e relazioni devono intersecarsi in modo sapiente perché la prevalenza dell'uno o dell 'altro elemento rischierebbe di impoverire il tutto :)
RispondiEliminaE finalmente un articolo che mi aiuta a riflettere sulle "mie" storie d'amore senza farmi venire voglia di cancellarle tutte.
RispondiEliminaCredo però di essere all'opposto della tua scelta: tecnicamente, nel mio romanzo, ci sono due storie d'amore. Nella pratica queste storie d'amore non sono niente di concreto, e i sentimenti che scorrono in queste due coppie sono presenti un po' tra tutti i personaggi del romanzo. Potrei definirli "sentimenti liquidi" forse ;) un brodo primordiale pan-romantico dove pulsioni senza apparente connessione tra loro (egoismo, voglia di affermazione, pietà, curiosità, confusione, nostalgia, sorpresa, rabbia e chissà cos'altro) si mescolano in un tira-e-molla spasmodico di repulsione e attrazione verso il prossimo. Infatti non parlo di vere e proprie relazioni umane, ma piuttosto di contatti umani. Anche questo è postmoderno, no? Forse perchè ho il grado di romanticismo del "lui" della tua storia e chissà, magari non credo nell'amore.
Io credo molto nell'amore, ma tendo a scinderlo dalla sua manifestazione esterna. Lo considero più un'energia, una forza invisibile che permea e trasforma ogni cosa, agendo lentamente sulle persone che lo vivono. Non ho mai creduto che l'incontro con una persona che ci colpisce possa essere così potente da trasformarci in modo improvviso, come mostrato in molti film e romanzo. Però penso che possa innescare o favorire un cambiamento già in atto. Nelle filosofie orientali si dice che quando l'allievo è pronto il maestro si manifesta. Noi, secondo la legge del karma, incontriamo le persone di cui abbiamo bisogno per crescere. Questa visione, mescolata alla mia concezione della post-modernità, genera il mio modo di raccontare i sentimenti.
RispondiEliminaOttima analisi del settore rosa! Sembra facile raccontare l'amore, ma i possibili risvolti sono interessanti da esplorare, e per niente ovvi. Anche a me piace che nei rapporti amorosi ci sia conflitto, possibilmente tra personaggi abbastanza volitivi. Il conflitto produce intensità, e spesso anche un'elettricità molto sensuale. Il romanticismo troppo melenso invece mi fa buttare il libro dalla finestra, ma sono abbastanza tollerante, se ci sono gli ingredienti giusti.
RispondiEliminaSono assolutamente d'accordo con te. Io penso che una situazione romantica, per acquisire credibilità, debba assumere dei risvolti psicologici interessanti. Diversamente è soltanto un cliché.
EliminaQualche mese fa, parlando con un'amica appassionata di "rosa", mi sono sentita dire che non le interessa il realismo, ma solo l'evasione. Io ho un approccio completamente diverso sia come scrittrice sia come lettrice. :)
Oggi devo allontanarmi dall'opinione generale, io non amo il rosa ma l'amore è pur sempre colorato. Mi piace pensare che non si possa spiegare né analizzare, e i miei personaggi non costruiscono i rapporti, ci cadono a piedi pari.
RispondiEliminaAnche il tuo approccio è interessante, sebbene io al momento non mi senta pronta per una storia del genere. Mi piace rappresentare un percorso. In futuro chissà :)
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