Scrittura Consapevole - Esercizi per l'Autenticità
Il suo talento era naturale come il disegno tracciato dalla polvere sulle ali di una farfalla.
(Ernest Hemingway)
Quando a
settembre decisi di trattare l’argomento della Scrittura Consapevole ero ancora vincolata al saggio di Julia Mc Cutchen che mi aveva dato l’ispirazione. Man mano che mi
addentravo nell’analisi dell’Autenticità, però, era per me sempre più difficile
rimanere circoscritta ai consigli dell’autrice. Ho infatti un serio problema
con norme e precetti. Le parole degli
esperti sono sempre state delle semplici linee guida, non dei diktat. La mia
indole mi porta a dare un tocco personale a tutto ciò che scrivo. Quindi mi
sono impossessata di questo tema e l’ho reso MIO.
Ho mille
difetti, ma sono sempre stata coerente nella difesa della mia creatività. Voglio
esserlo anche stavolta: l’esercizio proposto da Julia Mc Cutchen non sarà l’unico
che vi suggerirò in questo articolo.
Per favorire la
vostra autenticità, un anno fa ho messo nelle vostre mani uno strumento
straordinario. Alcuni di voi l’ hanno accolto. Altri ne hanno avuto paura,
perché c’erano troppe convinzioni limitanti da scardinare, troppi automatismi
mentali da modificare. Ma nulla come la scrittura di getto può aiutarvi a
demolire l’arzigogolata architettura di paranoie che vi impedisce di essere voi
stessi. Questo metodo di lavoro mi ha cambiato la vita, quindi non smetterò mai
di proporvelo: #imieiprimipensieri.
Chi vuole sapere
di cosa si tratti o ha bisogno di un promemoria può leggere il primo post dellaserie.
Chi vuole
verificare la sua efficacia, può leggere gli esperimenti pubblicati qui sulblog.
Ho ripreso a
scrivere di getto per lasciar andare il bisogno di essere perfetta. Nemmeno per
me – che sono una scrittrice tutt’altro che timida – è stato facile mettermi a
nudo con tanta onestà qui sul web. Nelle mie agende è molto più facile. Ma ora
sento di non voler più tornare indietro. Scrivere così amplifica la qualità dei
miei testi. Persino il romanzo ha tratto giovamento dalla decisione di redigere
ogni unità narrativa (di norma interi capitoli) senza fermarmi, senza rileggere
e cancellare. L’ha notato anche Marina,
mia beta-reader d’elezione. Nei file che le ho mandato durante l’ultimo anno
non c’è più il tremore della principiante. La voce ha smesso di uscire a
spizzichi e bocconi per diventare più sicura. E la revisione, una volta
ultimata la stesura (assolutamente non prima) sarà razionale, ma non mentale.
So che la
scrittura di getto è difficilissima per chi non è abituato, ma voglio darvi un
consiglio: se la condivisione è un problema, sganciate questa iniziativa dal
blog e rendetela
privata. Comprate un diario. Fissate un limite di tempo durante il
quale vi impegnate a rimanere nel flusso creativo. Ogni settimana, dedicate
almeno dieci minuti alla libera espressione. Finché la sveglia non suona non fermate la
mano, nemmeno se vi viene da piangere, nemmeno se le vostre emozioni vi sembrano
sconvenienti.
L’ho detto tante
volte e lo ripeto: a bloccare l’autenticità è soprattutto il nostro bisogno di
approvazione!
Non è un caso
quindi che ad aver problemi con la scrittura di getto siano soprattutto gli
individui che considerano il conformismo un valore. La società ha insegnato
loro a nascondere la polvere sotto il tappeto e così fanno. Sempre. Anche
quando scrivono. Censurano e cancellano. Provano vergogna per i pensieri
sconvenienti. Negano la propria ombra pur sapendo che non riusciranno mai a
staccarsene.
Anche le persone
molto razionali, però, hanno difficoltà con questo modus operandi.
Non sanno
ascoltare le proprie emozioni, quindi adottano un approccio scientifico.
Per loro
scrivere un romanzo è come fare una torta. C’è una ricetta da seguire. Ci sono
delle regole da rispettare. Ci sono dei modelli di riferimento cui aderire,
grandi autori da imitare, parole da ricalcare e formule da scopiazzare: butti
tutto insieme nell’impasto e voilà, il dolce è servito.
Non dite che io
rifiuto la tecnica: so che qualcuno l’ha fatto, e ci sono rimasta male.
Anch’io conosco
le regole ma le applico spontaneamente, senza pensarci e senza farmi dominare
da loro. Per me scrivere è come guidare l’automobile. Se devo mettere in moto,
non dico: “ora inserisco la prima”. Lo faccio e basta. Allo stesso modo, se un
personaggio ha il punto di vista io entro nella sua testa e resto lì, senza
sforzo. Quando hai imparato ad ascoltare i tuoi testi sai cogliere le stonature
a colpo d’occhio, non hai bisogno di rimuginare e di perderti nei meandri della
mancanza di sincerità: sei libero, ecco.
E voi, volete
essere liberi?
Potete
riuscirci, se volete. Io VE LO GIURO.
Non è possibile
eliminare completamente le proprie convinzioni fuorvianti, le insicurezze, le
fragilità, le paturnie e tutte le rogne che ci separano dalla nostra ispirazione.
Però si possono congelare, almeno quando scriviamo. E a tal scopo l’esercizio di
Julia Mc Cutchen può essere molto
utile. Vi avverto, però: quella qui proposta è una versione riveduta e
corretta. Ho infatti personalizzato anche lui, riadattandolo ai miei ritmi e
alle mie esigenze. Voi potete fare altrettanto, ovviamente. Se per esempio
desiderate ascoltare musica metal (Mattia!) nessuno ve lo impedisce. Anche
questa è autenticità.
Vi do un unico
suggerimento: svolgete questo esercizio prima di scrivere #imieiprimipensieri. Vi aiuterà a lasciar andare i blocchi. La meditazione
esercita infatti un effetto straordinario sulla creatività.
Sì, avete capito
bene: meditazione.
Forse vi
sorprenderà non trovare un esercizio pratico. Però sarebbe un controsenso, non
trovate? Di regole ce ne sono già abbastanza. Quello che ci serve ora è tenere
a bada tutto ciò che ci svia, creare una connessione con il nostro sé più
profondo e creare una porta che ci conduca alla nostra verità interiore.
E tu, sei pronto per
aprire questa porta? Accomodati pure.
-Siediti o
sdraiati in un luogo tranquillo e focalizzati sul tuo respiro.
- Se ti può
aiutare, metti della musica. Su Youtube puoi trovare diversi brani meditativi.
Io li trovo molto utili, perché concentrarmi sulle note mi aiuta a lasciare
andare i pensieri.
- A ogni espirazione, lascia andare tutte le
tensioni del corpo. Se vuoi, visualizza un fumo nero che esce dai tuoi piedi:
rappresenta le paure, le insicurezze e tutte le magagne del mentale.
- Se il mentale
interferisce generando dei pensieri non creativi, lasciali scorrere come se fossero
su uno schermo. Osservali ma non giudicarli: se eviti di nutrirli con l’energia
dell’attenzione, si dissolveranno.
- Focalizzati
sullo spazio che si crea tra il dissolversi di un pensiero e l’arrivo del
successivo: all’inizio sarà molto piccolo. Poi, sempre più ampio. Quando ti
accorgi che la mente sta divagando, guidala con delicatezza, ma anche con
decisione, verso questo vuoto: è lì che si formano le idee.
Per le prime
volte, mantieni questa condizione per qualche minuto, poi aumenta gradualmente
il tempo.
Chi vuole provare può condividere l’esperienza sul proprio blog, oppure
scrivermi per farmi sapere com’è andata. Io sono disponibile per qualunque
consiglio e chiarimento. L’email è nella
pagina dei contatti.
Il lancio della patata bollente
Dopo aver
sviscerato per benino il tema dell’autenticità, vi domando se ci sono ancora
dei dubbi. Qualcuno di voi ha voglia di provare questo esercizio? E di
riprovare con #iprimipensieri?
Interessante. Vedremo... :)
RispondiEliminaSono curiosa. :)
EliminaAhah, temo che sarà un disastro, ma ci provo, certo che ci provo. Domani mattina, quando sarò, finalmente, SOLA in casa. :D
RispondiEliminaSe pensi che sarai un disastro, parti già con il piede sbagliato. La meditazione non è una performance per la quale si deve giudicare se si è stati bravi. è uno stato mentale che fa parte della nostra natura, anche se il nostro modo di vivere ci porta in altre direzioni. All'inizio è più difficile, poi diventa naturale. L'importante è la costanza. :)
EliminaHo appena finito di leggere il libro da cui è tratta la citazione iniziale!
RispondiEliminaQuanto al resto, non so, il vuoto di cui parli, quello da cui nascono le idee, è sempre lì, a un passo da me e a volte faccio fatica a ricacciarlo indietro e a concentrarmi sulla realtà contingente
Anche per me è così.
EliminaPur avendo un'attività mentale molto viva, riesco anche a ritagliarmi dei momenti di silenzio assoluto durante i quali non c'è attaccamento, ma solo un inarrestabile flusso di energia creativa. Quelli sono i momenti in cui mi sento più me stessa. :)
Mi incuriosisce molto come esercizio da compiere prima di scrivere, in effetti di solito uso esercizi simili per rilassarmi o disintossicarmi da pensieri fuorvianti, ma più la sera. Non prometto domani, ma di certo una di queste mattine lo metterò in pratica.
RispondiEliminaSecondo me è molto utile. Suggerisco sempre l'uso della sveglia. :)
EliminaOgni venerdì del corso ci sono 20 minuti di quel che tu chiami #imieiprimipensieri e loro chiamano "libera scrittura". Tre incipit o cinque immagini da cui scegliere l'attacco o l'ispirazione. Musica in sottofondo (ma la spengo perché non essendo il mio genere mi si sviluppa l'orticaria). Più altre due sessioni come compiti per casa.
RispondiEliminaIo che questo metodo non lo comprendo appieno sono contenta come un bambino davanti alle palline di gelato spiaccicate a terra. A volte l'incipit non mi dice nulla (e io me lo cambio...), altre i quadri sono fuorvianti, magari associati ad un tempo remoto mentre io vorrei il presente (o il contrario). Altre ancora mi scappa una trama lì per lì e la "maestra" mi dice che è ottimo (e a me "me pare na strunzata"). Poi capita che sono in tangenziale e devo accostare per scrivere l'idea, solo l'idea nel taccuino. E da quelle due frasi si apre poi nei mesi successivi un mondo, ed è quella magari la storia che sento più mia.
Quindi... boh. Teniamola come buona questa pratica, male non fa.
Sula meditazione. Ho un buddhista nel team, quindi om mani padme hum lo utilizzo anch'io. Prima di una riunione condominiale è eccellente per calmare lo spirito e lasciare a casa lo spadone. Però preferisco l'attività sportiva. Una bella corsa di un'ora svuota la mente. Poi i muscoli sono talmente ko che non ti resta che scrivere sul divano XD
Sai, io penso che la libera scrittura (o i primi pensieri) non serva a creare dal nulla qualcosa che non esiste, ma a risvegliare ciò che è soppresso. Può capitare tutto ciò che dici. Che l'incipit non trasmetta granché, che una trama poi venga rivalutata, che sulla pagina ci sia spazzatura. In quest'ultimo caso, in particolare, significa che la spazzatura è dentro di noi. Quindi io non voglio dire che tutto ciò che esce a getto sia buono. Spesso non è così. E la revisione è comunque importante (dev'essere però razionale e non mentale, però). A me capita di scrivere "boiate" quando mi illudo di essere "connessa", ma non è così: le interferenze ci sono, e io non riesco a percepirle, così butto fuori parole dense di ego, che mi rappresentano poco. Però ci sono anche quelle volte che, sulla scia dell'emozioni, scrivo parole così intense che poi me ne sorprendo. E, soprattutto, mi sorprendo di non dover cambiare una sola virgola. Insomma: l'equilibrio è delicatissimo, ma nonostante ciò considero questo metodo il più adatto a me.
EliminaMa sai che questo metodo in parte l'ho provato?
RispondiEliminaNon ho usato brani meditativi, è vero. Però prima di dormire, in genere dedico mezz'ora a del relax ascoltando musica. Non ho mai fatto l'esercizio della respirazione (ma lo proverò), però è in quel momento che ho avuto idee di scrittura, di post ecc.
La differenza è che essendo le 23, non mi alzo e vado a scrivere, ma dormo.
Il giorno dopo così finisco per perdere l'autenticità: non tanto perché ciò che scrivo magari viene 'filtrato', ma perché censuro pensieri, post, testi, che invece a ridosso del relax musicale avrei pubblicato senza esitazioni.
Poi chiaro che io parlo sempre da aggiornatore di blog e non da scrittore :)
Ho suggerito di meditare prima di scrivere perché questo è un post di scrittura, però si può fare ogni volta che si vuole, e con ogni mezzo. Ci sono diverse guide audio, con voci e musiche, ci si può concentrare sul respiro o su un mantra, e chi è bravo anche su... nulla. :)
EliminaInoltre, la meditazione può avvenire anche senza esercizio. Nello zen essa rappresenta qualunque attività venga svolta in uno stato di assenza mentale e piena concentrazione sull'attimo presente. Quando si scrive, quindi, ma anche quando si lavano i piatti.
Questo post arriva in un momento particolare della mia vita in cui sto sperimentando la trance e l'auto ipnosi. Mi pare molto simile. Ma non è detto che venga fuori la forza di farne un post, per mille motivi. Ci penso su. Grazie
RispondiEliminaSì, certo. L'auto-ipnosi è una forma di meditazione. Le onde di sintonizzazione del cervello possono essere alfa, beta, theta, ma l'effetto di sospensione è il medesimo. Io sperimento da anni sia la mediazione sia l'ipnosi regressiva. :)
EliminaLa meditazione vale mille volte di più del tempo che le si dedica, anzi, la considero la chiave per eccellenza della porta che tutti abbiamo bisogno di aprire, non soltanto per scrivere ma per vivere. Non voglio con questo dire che sia un passaggio obbligato per tutti, ma per me è uno strumento fondamentale, che mi sta facendo scoprire un sacco di cose su di me e sulla realtà. :)
RispondiEliminaSono pienamente d'accordo. E trovo un po' ridicolo vederla considerare una cosa "difficile", perché avviene spontaneamente. Noi meditiamo tante volte durante il giorno, anche se spesso non ce ne accorgiamo.
EliminaAnche per me è uno strumento fondamentale. Ormai la pratico da circa dieci anni. Mi dispiace soltanto non riuscire a dedicarmici tutti i giorni. :)
Confesso di non averti letta fino alla fine, un po' perché mi serviva troppo tempo e poi perché mi avevi dato fin dall'inizio lo spunto per rispondere.
RispondiEliminaIo scrivo solo di getto. Penso prima quel che voglio mettere sul foglio e poi attacco. Mi fermo quando non ho più niente dentro. Chiudo il PC e vado altrove. Dopo un paio d'ore, quando ho fretta, oppure il giorno dopo nella norma, rileggo il tutto. Quasi sempre lascio così. Mi capita di correggere qualcosa dopo anni, magari.
Io non scrivo per avere l'applauso, ma per dire esattamente quello che penso, crudamente e semplicemente. Quindi non ho quell'orpello. E non ho mai scritto diari, perché io voglio essere letto. E giudicato.
A questo punto è chiaro che io accetto tutto. Cioè lascio dire tutto. Ma resto della mia idea.
Sono un superbo? Mai negato, anzi a volte me ne vanto. Sono un borioso? No. Mai pensato di essere depositario dell'unica verità scribatoria come certa gente che conosco io. Per la stessa ragione non sono un pallone gonfiato.
Non voglio accontentare tutti. Questo è quanto e questo mi libera totalmente.
Scrivo quello che mi pare nel modo che più gradisco.
Mi pare che anche tu sei su quella strada, o sbaglio? Vuoi piacere a tanti, a qualcuno, oppure solamente a te stessa?
Io se piace a me lo pubblico, altrimenti butto via. Altrettanto faccio coi miei quadri.
E mi sento libero e leggero come un uccello.
Ciao.
Non voglio essere ipocrita, Vincenzo: a tutti piace essere letti e apprezzati. Però questo non deve diventare uno scopo, altrimenti nello scrivere subentra la censura.
EliminaIo non scrivo "per piacere agli altri" e nemmeno "per piacere a me stessa": dico ciò che sento di dover dire, senza filtri e senza censure, ma soprattutto senza giudizio. Se un pensiero è lì, ci deve essere. A quella consapevolezza non scappa. Qualunque sia il risultato dei propri sforzi, un autore non si deve svendere mai. Ecco, questa è la mia idea. :)
Ci piaciamo. Me ne accorgo da come rispondi, gentile ma a denti stretti e questo mi piace assai, però non eccedi mai e questo significa che quello che scrivo non ti fa proprio schifo. A me piace parlare fuori dai denti, senza scodinzolare né leccare suole di scarpe.
RispondiEliminaContinuerò a seguirti anche se a volte non commento, ma leggo attentamente quel che scrivi, eh sì che tu quando scrivi ti lasci andare.
Ho molto rispetto per i tipi come te, per questo commento da te e non da altre lagnose oltre ogni limite. Ecco, questo è il mio modo di agire.:)
Sì Vincenzo è così. Io ti ritengo una brava persona e mi piace moltissimo quello che scrivi e come lo scrivi. Certo, non sempre sono d'accordo con te, ma tra noi scorre circa mezzo secolo, quindi è normale che ci siano visioni diverse su alcuni aspetti della vita. Ricordo per esempio una discussione sui blog biografici, un paio di anni fa. Sono cose che capitano, e nulla tolgono alla stima e al rispetto. :)
EliminaSei così carina da darmi il link di quei commenti sui blog biografici, che non me li ricordo?
EliminaGrazie.
Sì certo. Devo però cercarli perché non ricordo di quale post si tratti. Mi pare che il riferimento fosse in un articolo che parlava d'altro. Ora sono da smartphone ma appena ho un attimo do un'occhiata. :)
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