La nascita di un'idea
Le idee migliori non vengono dalla ragione, ma da una lucida
visionaria follia.
(Erasmo da Rotterdam)
(Erasmo da Rotterdam)
Secondo il mio intento iniziale,
questo post avrebbe dovuto trattare il tema delle idee da un punto di vista
tecnico: come riconoscerle, farle emergere, annotarle e gestirle. Tuttavia,
negli ultimi giorni, si sono verificati alcuni episodi capaci di farmi
acquisire maggior consapevolezza sulle potenzialità inespresse del mio sesto
senso, che mi hanno spinta a scegliere un diverso approccio, forse più
soggettivo, ma ugualmente valido.
Nella bellezza di un’idea, c’è
qualcosa che sfugge alla razionalità. È un richiamo silenzioso e magico. Una voce
flebile che ti danza nelle orecchie e chiede di essere seguita. Nel momento in
cui la mente entra in gioco, la magia è compromessa.
Vi racconto un aneddoto.
L’altro ieri sera stavo
percorrendo, come ogni giorno, i 30 km che separano la città in cui lavoro da
quella in cui abito. Mentre guidavo, ero di buonumore. La mia mente non era
appiccicata a nessun pensiero particolare. Rimbalzava libera, semplicemente, da
un’associazione all’altra.
La radio trasmetteva il notiziario
sportivo ed io lo ascoltavo distrattamente, perché il calcio mi interessa poco.
Si trattava, per lo più, di un rumore in sottofondo. Ma, quando ho sentito la frase “io voglio
esserci”, probabilmente pronunciata da un giocatore che parlava dei mondiali,
ho fatto un salto sul sedile. Quelle tre semplici parole mi hanno colpita come
un fulmine. Si è accesa la classica lampadina di Archimede, ed ho iniziato a
ricamarci sopra. Le ho trasferite nella voce di uno dei miei personaggi, in un
punto preciso della trama non ancora progettato nel dettaglio. Si troverà - salvo
cambiamenti – circa a metà della storia. Ed io, quando scrivo, solitamente
seguo un ordine cronologico. Eppure, tutto all’improvviso si è manifestato con
chiarezza: il dialogo fra i personaggi, le loro posizioni al centro della scena,
le condizioni ambientali e atmosferiche, la decisione intorno a cui far ruotare
il conflitto, sintetizzata dal concetto appena percepito attraverso la voce del
calciatore alla radio. Scriverla il prima possibile è diventata una sorta di
missione, apparentemente inspiegabile. Un dovere morale.
Arrivata a casa, mi sono
catapultata sul computer e, nel giro di mezz’ora, ho vomitato sulla carta un
bel po’ di frammenti. Ho scritto quella scena, senza pensarci, consapevole che
il giorno dopo avrei avuto l’occasione per rileggerla e procedere ad una
seconda stesura. Oppure, per cancellarla.
Così è stato.
Ieri sera, ho riaperto il
documento. In generale, il lavoro era discreto. Però il revisore si è
impossessato di me, mi ha legata alla sedia e ha messo le sue manacce luride
proprio sulla frase che mi aveva tanto colpita, scardinando l’immediatezza che
da essa scaturiva. Grandissima cazzata. Scusate il francesismo, ma non riesco a
trovare alcun sinonimo che renda altrettanto l’idea.
Mi è successo proprio ciò che
temo di più: mi sono incarognita sulla
stessa riga per una buona mezz’ora, perché i conti non tornavano. Le modifiche
che avevo introdotto non mi piacevano. Tutto il brano era diventato banale e
misero, mentre il mio povero personaggio rimaneva fermo sulla porta, bagnato fradicio
dopo aver viaggiato in motorino sotto un temporale, nell’attesa che io
decidessi se farlo entrare in casa, oppure lasciarlo lì.
Quando il blocco mi sembrava
insuperabile, ho spento il computer e fatto un’oretta di pausa. Dopo di che, ho
reintrodotto la frase cancellata. Avevo shakerato tutti i tasselli del mio
puzzle, facendo finire sotto il tappeto proprio quello più importante.
Credo che questo episodio
apparentemente insignificante mi abbia insegnato molto, sul mio modo di
relazionarmi con le idee. Quelle che sono frutto di un ragionamento oggettivo,
possono essere buone. Ma quelle capaci di farmi esplodere il cuore, possono
dare origine ad ottimi pezzi, se so seguirle e far assumere loro una forma
dignitosa.
La scrittura, è molto simile alla
meditazione. Quando svuoti il cervello e ti poni in ascolto, ogni blocco
sparisce. L’energia è libera di fluire. È in quei momenti di estrema calma che
sorgono le risposte migliori. O, forse, le più importanti.
Nessun atteggiamento è per me controproducente quanto cercare di fare una spremuta quando, dell’arancia,
in quel momento ho a disposizione solo la buccia. Se sto davanti alla pagina
bianca a rimuginare troppo, finisco per scrivere una parola e cancellarne tre. Le
insicurezze mi imprigionano. In quei momenti, sono nel mentale. Ma non nel
mentale buono, che porta ad un ragionamento sano e lucido, bensì in quello
perfido, che inchioda. Appena ottengo la giusta distanza, il tappo che io
stessa ho inserito si scosta, e l’acqua ricomincia a scorrere.
Per questo motivo, ritengo che i
momenti quotidiani, apparentemente banali, siano i migliori per far nascere le
idee. Mentre lavo i piatti. Mentre mi trucco davanti allo specchio. Mentre
ascolto la musica, camminando avanti e indietro per la stanza. Mentre cammino
per la strada osservando la gente, ed orecchiando discorsi. Nello yoga si parla
di “ascolto silenzioso senza sforzo”. Per le idee, vale lo stesso principio. Le
lasci fluire. Le guardi. Se ce ne è una che ti pungola, provi a seguirla. Se,
invece, ce n’è una che ti folgora, la adotti e la rendi tua.
L’intuizione può aiutarci a
capire se un’idea è valida, oppure no. Se allenata, può diventare un’ottima
guida. Certo, a volte potrebbe non essere sufficiente. È giusto che la mente
intervenga per soppesarla, per modificarla o scartarla del tutto. Anche la razionalità è una risorsa importante. E spetta a noi non trasformarla in un limite.
E per voi, quanto è importante
seguire l’ispirazione? Avete mai avuto esperienze simili a quella che io ho
descritto? Vi è mai successo di essere bloccati dal mentale?
Mi sono ritrovata molto in quello che hai raccontato, a me capita moltissime volte di avere esperienze simili alla tua. Le idee arrivano come scintille da piccolissime cose, che magari non hanno nessuna affinità con quello che la mia mente coglie. Quando poi vado a mettere queste intuizioni sulla carta, può capitare che perdano molto della forza che avevano quando ancora ronzavano in testa. In generale però credo molto nell'ispirazione, nel fiutare la svolta giusta, nelle idee che ti colpiscono a per un attimo illuminano l'intera trama. La razionalità deve venire solo dopo, come hai giustamente detto.
RispondiEliminaGià… a volte le idee perdono potenza, però mi è sempre piaciuto pensare che l’energia vada là dove noi decidiamo di mandarla. L’idea è come un fuoco, che possiamo decidere se alimentare o far morire. Ed è come un pezzo di stoffa, da tagliare a nostro piacimento, trasformandolo in un abito da sera o in una t-shirt :)
EliminaIo credo che l'idea vada lasciata decantare. Non ho mai provato a metterla giù subito, anche perché di solito l'idea nasce quando non puoi scrivere e quando torni a casa... devi finire di scrivere idee precedenti. Quindi la mia filosofia è che se l'idea è buona rimarrà lì. Se nel giro di due giorni l'ho dimenticata, non era forte. Se deve vivere andrà nel "cassetto delle idee" e alla prima occasione buona salterà fuori. Un paio di volte mi è capitato di dover scrivere un racconto con preavviso brevissimo. Ho avuto l'impressione che all'interno del "cassetto delle idee" vi fosse una sorta di lotta. Alla fine l'idea più forte ha vinto e ha trovato la sua occasione (e io il mio racconto)
RispondiEliminaL’aneddoto che ho voluto raccontare è molto specifico, circoscritto ad una mia esperienza particolare. È vero che non sempre si ha la possibilità di dare voce immediata alle proprie idee. Ed è anche vero che a volte lasciar decantare un’idea può essere il modo migliore per testarne la validità: se anche a distanza di tempo continua a pungularci, significa che è buona.
EliminaVedi, io penso che ciò che stiamo dicendo non sia in contrasto, ma allineato: anche annotare l’idea, metterla nel cassetto, prendere un appunto su un quaderno sono modi per dare voce alla propria intuizione, scindendola dal mentale. Il problema sorge nel momento in cui l’elucubrazione ci fa venire le paranoie (come è successo a me) creando indistruttibili castelli di insicurezza.
Io penso di essere più giovane e ancora alla ricerca di un metodo. Come ho scritto nella presentazione al blog, condivido con voi ciò che imparo giorno per giorno, senza alcuna pretesa di universalità. Però leggevo, su un libro di auto-aiuto, che quando sorge un’intuizione è utile trasformarla in un’idea potenzialmente realizzabile in 72 ore, per darle energia e non farla “morire” prima del tempo. Avendo una grande nemica che si chiama procrastinazione, devo dire che con me funziona abbastanza. Se non posso trasformarla in una scena, basta annotarla e lasciare che si nutra con le mie fantasie.
Non intendevo dire che il mio metodo è migliore. Solo che per me funziona così! Il bello del confronto è proprio quello di vedere i differenti modi di agire. Per la creatività non ci sono regole pre definite!
EliminaFortunatamente la scrittura non è matematica, ed ogni metodo si può adattare alle caratteristiche individuali. Per me scrivere è anche un modo per conoscere me stessa, evolvermi, andare avanti in un percorso che, piano piano, mi rende non solo una scrittrice ma anche una donna migliore. Dunque la mia scrittura cresce insieme a me. Nel prossimo post parlerò anche di questo.
EliminaQuanto è importante seguire le idee che nascono spontaneamente? Moltissimo, se hanno energia! Quell'energia secondo me è un segno delle sue potenzialità. Certo che: 1 - Di solito questi spunti potenti non bastano a reggere una storia, perciò devi mettere attivamente all'opera la tua fantasia per sviluppare tutto quello che manca. 2- Non necessariamente da uno spunto potente nasce una grande storia, perché in mezzo c'è lo scrittore con i suoi strumenti limitati e sempre in evoluzione... si spera.
RispondiEliminaAnch'io fantastico molto lontana dalla pagina. Se imbriglio l'idea troppo presto la rovino. Però prendo nota delle idee forti a mano a mano che mi vengono, anche senza svilupparle subito. Dimenticarle mi fa l'effetto di avere respinto un dono.
P.S. Mi piace l'ascolto silenzioso senza sforzo! Nelle tue parole, e nella pratica.
Concordo pienamente con tutto ciò che dici, in particolare con il punto 1, anche se ci tengo a precisare una cosa. In questa fase del mio percorso di scrittura, sono molto concentrata sul romanzo. Non ho altri progetti in corso, a parte il blog e la partecipazione a due concorsi che saranno però più avanti. Dunque, è da lì che partono tutte le mie riflessioni. Spesso mi riferisco non alla storia in sè, ma ai singoli frammenti di essa, capitoli e scene. Ho ancora difficoltà ad universalizzare la mia esperienza, perchè sono molto coinvolta in quello che sto facendo :)
EliminaCredo che per cominciare concentrarsi su di un singolo romanzo sia più che abbastanza! ;)
EliminaPiù che cominciare, si tratta di ricominciare.. forse è ancora più difficile :)
Elimina