Vorrei scrivere, ma... Come vincere le resistenze iniziali
“Come quando grattiamo una carota per dare colore ad un’insalata, così dobbiamo dare alla carta il colore della nostra consapevolezza” (Natalie Goldberg)
Lo spunto per il primo post del mio blog mi è stato fornito la settimana scorsa da una mia amica, durante una lunga conversazione notturna in una macchina parcheggiata sotto casa mia. Mi ha raccontato che desidera scrivere una storia autobiografica, relativa ad un’esperienza molto particolare del suo passato. Il problema è che ha molti timori al riguardo: pensa di non essere abbastanza brava, di dover “romanzare” dei fatti che vorrebbe raccontare così come sono avvenuti, di non riuscire a scrivere una storia abbastanza interessante.
Credo che la sua situazione accumuni moltissimi esordienti - io stessa ho impiegato molto tempo per demolire le mie arzigogolate architetture di paranoia - e per questo motivo ritengo valga la pena spendere due parole sull’argomento.
Come cominciare a scrivere?
La risposta è molto semplice ed adeguatamente riassunta dall’immagine che ho scelto per corredare il post. JUST WRITE. Semplicemente, scrivi. E scegli l’argomento che desideri.
La prima idea è quasi sempre strettamente connessa alla propria biografia. Ciascuno di noi ha la necessità di elaborare episodi del passato che gli sono rimasti incastrati dentro. Ripulirsi da essi è fondamentale per riuscire a compiere lo step successivo, ovvero trasformarsi in scrittori capaci di inventare storie che trascendono la propria personale esperienza.
Penso che il progressivo distacco da se stessi sia un passaggio quasi naturale. Quando ci si accorge dell’esistenza di numerose storie ancora da scrivere, molto più interessanti della nostra, si volta spontaneamente pagina e ci si apre ad un’autentica creazione dal nulla. Ma ripeto: raccontare di se può essere un punto di partenza importante per acquisire fiducia nella propria arte. Qualunque spunto, nel suo piccolo, va coltivato perché potrebbe diventare il semino che farà fiorire l’intero frutteto.
Molto più importante dell’idea è, nella prima fase, l’atteggiamento.
Come evidenzia Natalie Goldberg nel manuale “Scrivere Zen”, la personalità di uno scrittore non è semplicemente doppia, ma tripla:
1) Il creatore si serve soltanto delle
mani e del proprio cuore. Imprime i pensieri sulla carta, così come vengono,
senza curarsi del risultato.
2) Il revisore entra in scena in un
secondo momento. La sua guida è la mente. Corregge e rettifica. Ordina e
sposta.
3) Il censore è l’elemento più pericoloso:
è quello spiritello maligno che si annida nella mente dello scrittore e lo
pungola, evidenziando come certi pensieri siano sconvenienti, orribili,
pruriginosi. Lo giudica, convincendolo che sta scrivendo solo schifezze.
Ecco:
lui non serve. Va tenuto a bada. Soppresso ed eliminato. Perché toglie la voce
e blocca con catene che possono risultare
molto difficili da spezzare.
Quando si vuole cominciare a scrivere, è solo il creatore che serve. Occorre
risvegliarlo dal coma, farlo sedere alla scrivania e consentirgli di togliere il
tappo alla vasca da bagno delle idee, lasciandole libere di spandersi sul
foglio. Questo principio vale anche per gli scrittori esperti che si accingono
ad elaborare una prima stesura.Si può decidere di utilizzare un piccolo cronometro, decidendo a priori il tempo da dedicare alla scrittura. Meglio iniziare con tempistiche piuttosto basse (un quarto d’ora,venti minuti) e magari innalzarle in seguito. La cosa fondamentale è riuscire a fare tutte e sei le cose elencate qui sotto:
1) Tenere
la mano in movimento. Ovvero andate avanti, senza fermarsi a rileggere e,
addirittura, senza curarsi della forma, della punteggiatura, della grammatica.
Le correzioni verranno dopo, quando libereremo il
revisore che, al momento, si trova
ammanettato alla sedia.
Occorre
sentirsi immersi in uno stato di libertà assoluta. Solo in questo modo emergerà
una voce autentica, connessa con il cuore e non con il controllo mentale. Uno
stop, arresterebbe il flusso e rischierebbe di mettere un freno alla
creatività.
2)
Evitare di cancellare. Come per il punto 1,
anche in questo caso occorre tenere il revisore lontano dal computer. Quello
che abbiamo messo sul foglio, deve rimanerci. Nasce comunque da noi. È importante.
Ci appartiene. In seguito potremo decidere se ci serve oppure no.
3) Non preoccuparsi delle parole. Se l’istinto ce ne fa scegliere una,
piuttosto che un’altra, vuol dire che la sentiamo nel cuore. Certo, c’è il
rischio che non sia quella più giusta, ma semplicemente quella più vicina, più
facile da raggiungere nell’archivio della memoria. Poco importa: rimanderemo la
questione alla seconda stesura.
4)
Perdere il
controllo. Dobbiamo sentirci liberi di scrivere le più grandi cavolate mai
concepite dalla mente umana, senza farci spaventare dai
nostri pensieri e, soprattutto, senza giudicare noi stessi.
5) Non pensare. Non lasciamoci invischiare
dalla logica. Ogni volta che mettiamo in dubbio un concetto, abbiamo chiamato
in causa il revisore, e stiamo combattendo una battaglia contro di lui.
Ricordiamoci la parola chiave: libertà. In questo momento, è tutto ciò che ci
serve.
6)
Mirare alla
giugulare. Se scrivendo vien fuori qualcosa che ci fa paura, o che ci turba
nel profondo, occorre fare un bel tuffo carpiato e nuotarci dentro. Probabilmente
quel concetto è carico di energia. E la stessa energia, poco dopo, emergerà sul
foglio, in un testo pieno di coinvolgimento emotivo.
E voi, cosa ne pensate? Avete mai applicato queste regole? Ne conoscete altre, che possono essere utili per togliere i primi blocchi?
:)
C.S.
Ciao Chiara, molto bello questo tuo post d'esordio!
RispondiEliminaMi sembrano ottime regole per dare il via alla scrittura. Per quanto mi riguarda, devo dire che con il tempo le tre figure che citi si vanno sempre più affiancando nella prima stesura e riescono a convivere abbastanza pacificamente...
Ciao Teresa, ti ringrazio molto per il complimento, sai che apprezzo moltissimo il tuo blog, dunque mi fa piacere sapere che hai gradito :p
EliminaIo non sono ancora completamente riuscita ad affiancare le tre figure, soprattutto per quel che riguarda i brani più complicati, per cui ogni scena è prima buttata giù di getto ed in secondo luogo riletta e migliorata (spesso addirittura cambiata completamente).
Dopo di che la lascio "riposare", e poi la rileggo un'ultima volta...
Ogni tanto, alla fine di un capitolo, faccio una lettura d'insieme di tutte le scene che lo compongono, ma dipende se ne sento la necessità.
Io invece rileggo e correggo in continuazione. Per il resto, invece, sono d'accordo con le regole.
RispondiEliminaAuguri, allora, per la tua avventura nel blogging :)
Le regole da me proposte (anche se preferisco considerarle linee guida) credo valgano soprattutto per chi inizia, ed ha difficoltà a lasciar andare se stesso senza censura. Con il tempo e l'esperienza diventa sicuramente più facile padroneggiare le tre anime, senza farsi dominare dalle due meno creative :) l'esercizio a tempo mi ha aiutata moltissimo in passato e a volte mi aiuta ancora adesso!
EliminaBel post di inizio, Chiara! Io il problema delle diverse anime me lo sono posto solo negli ultimi tempi in seguito ad alcune letture, ma sono sempre più convinta che sia fondamentale per partire e per proseguire nella scrittura. Come dice Teresa, poi le tre bisbetiche tendono a trovare pace, ma se sei consapevole del meccanismo lo assecondi e i risultati sono migliori.
RispondiEliminaConcordo! Come per tutte le cose, tanto esercizio e tanta esperienza. Mi rendo conto che ciò che blocca chi si accinge ad iniziare un nuovo progetto è soprattutto la paura di non essere all'altezza: quello è il censore, che va a braccetto con il revisore. Per questo è importantissimo tenerli a bada e buttarsi. Io sono la prima ad avere scritto delle cose di cui mi vergogno tantissimo perchè sono BRUTTE, ma brutte sul serio... però non le rinnego. Anch'esse fanno parte del mio percorso :)
EliminaIn questi giorni, in cui sto prendendo sul serio l'idea di scrivere e far leggere le mie storie, e anche le mie "poesie", continuo a gironzolare per questi blog dedicati agli aspiranti scrittori, e sono davvero contenta di aver trovato questo tuo post, del quale la frase più liberatoria che mi resta in mente è quella che riguarda lo scrivere di getto... o lo scrivere comunque senza sentirsi "strani"... Non so quale autore famoso abbia scritto "chiunque fino ai vent'anni scrive; chi prosegue oltre i venti o è uno scrittore o è un grafomane". Questa frase mi ha bloccato tantissimo perchè mi sono collocata subito tra i grafomani, e per non sentirmi troppo grafomane ho sempre cercato di scrivere poco!! Comunque scrivere mi piace... a volte mi piacciono anche certe cose che ho scritto... così vorrei frequentare il tuo blog e scrivere, anche solo i commenti ai post! Quando sarò riuscita a iscrivermi (io spero ancora che i pc si estinguano...) tra i tuoi lettori apparirò non come anonima, ma credo che ci vorrà del tempo...
RispondiEliminaGrazie del lavoro che fai e dello spazio che metti a disposizione di chi ha il pallino della scrittura!
Stefania