Il Jolly e le parole socialmente scorrette #2


Nulla al mondo è normale.
Tutto ciò che esiste è un frammento del grande enigma.
Anche tu lo sei: noi siamo l'enigma che nessuno risolve.
(Jostein Gaarder)

Qualche mese fa ho pubblicato “Il jolly e le parole socialmente scorrette #1”, post inaugurale di una rubrica senza scadenza fissa, finalizzata a scovare i messaggi impliciti che si celano dietro le nostre abitudini verbali. A causa della pausa estiva e della mia ispirazione anarchica, però, la seconda puntata si è persa nel mondo delle intenzioni, e oggi l’amico cappelluto mi ha richiamato all’ordine con modi non proprio gentili: “Che razza di portavoce sei? Scompari nel nulla proprio adesso che c’è bisogno di te? I nani, sui social, stanno dormendo, assorbono passivamente ogni concetto veicolato dai siti di disinformazione e poi lo rilanciano in rete, rendendolo virale. Ma le parole sono ingenue, nessuno si rende conto del loro potere. Solo chi rimpingua la gassosa purpurea sa che esse possono trasformare la realtà, alimentare convinzioni limitanti e far perdere di vista il vero valore della comunicazione: non siamo qui per blaterare, ma per capire.”

Avete visto che bel cazziatone? Non posso fare a meno di rispondere con solerzia, analizzando altri tre concetti cui si fa spesso ricorso senza criterio. Se non ricordate perché abbia deciso di regalarvi questi brevi excursus, potete leggere l’introduzione all’articolo precedente e rinfrescarvi la memoria. In caso contrario, andate pure avanti con la mente aperta. Anzi: spalancata.


Siamo scrittori e maneggiamo quotidianamente le parole. Non possiamo ignorare che ogni vocabolo di uso quotidiano è radicato in un contesto e ha un significato che va oltre quello letterale. Lungi da me, tuttavia, imporvi la mia visione, che è sociologica, culturale, ma non politica. Sareste nani anche voi se accettaste, senza rifletterci su, i significati che vi proporrò. Vi invito a sviscerarli, invece. A osservare gli ambienti in cui sono utilizzati con maggior frequenza. A focalizzare le tipologie di persone che ne fanno ricorso. A contestarmi, se necessario. A comprendermi, senza fretta e senza superficialità. Siete pronti?

Buonismo/buonista.
Del termine buonismo, esistono diverse definizioni. Io ve ne propongo due:

1 - Atteggiamento che, nei rapporti politici, di lavoro, familiari, viene considerato troppo incline alla comprensione e alla collaborazione da chi preferirebbe un comportamento più duro e aggressivo. (Garzanti)

2 - Che, chi fa ostentazione di buoni sentimenti. (Treccani).

Con il corrispondente aggettivo, la situazione non cambia: che ostenta buonismo, dice la Treccani.

Se ci si focalizzasse esclusivamente sul dizionario, forse l’utilizzo di questo termine non sarebbe così pernicioso. I nani, tuttavia, non conoscono la grammatica. Traendo spunto dai loro pusher di gassosa purpurea, spesso utilizzano questo termine sotto forma di insulto quando una persona non sposa la stessa logica di distanza e chiusura da loro (e da chi li manovra) sostenuta.
Non voglio citare fatti di cronaca e categorie sociali tacciate di buonismo, o altre difese da chi è accusato di esserlo, altrimenti nei commenti si finisce con il discutere di attualità, e non è il mio scopo. Vorrei invece far leva sul presupposto filosofico che è alla base di questi concetti. Provate infatti a cercarli su Google – Immagini: troverete tantissime foto di lupi mascherati da agnelli.
Se la bontà è sincera, il buonismo dal punto di vista dei nani è ipocrita: chi difende un diritto, chi crede nella parità e chi prova sincera compassione per individui sfortunati, secondo loro sta fingendo per fare bella figura o per difendere gli interessi della propria lobby di appartenenza. Io, che ho una sensibilità al limite del patologico, mi sento sconfortata nel notare che il principio homo homini lupus teorizzato secoli fa da Hobbes sia ancora così attuale. Sebbene sia perfettamente in grado di distinguere il bene dal male, non ho mai odiato indiscriminatamente un individuo o una categoria perché qualcuno mi ha fatto credere che è la causa di tutti i problemi di questo paese. Con questa mia posizione, la politica non c’entra. C’entra il rispetto profondo nei confronti della vita umana. C’entrano valori cristiani, anche se praticante non sono più. E non voglio essere definita “buonista” se dico di soffrire quando vedo un bambino morto su una spiaggia, se dico che il valore di un uomo non dipende dalla sua nazionalità, e se credo nella parità di genere, perché ciò non significa che non rispetti la mia cultura e le mie tradizioni. E soprattutto non significa che sia nemica di questo paese. Probabilmente, invece, lo è chi odia. La diffidenza e il distacco, infatti, indeboliscono le persone. Creano vuoti, che poi la politica e i media vanno a riempire di falsi valori. Fossimo un po’ più solidali e amorevoli l’uno verso l’altro, forse verremmo fuori da questa crisi. invece, lasciamo carta bianca a chi ci vuole far sentire soli, perché la mancanza di fiducia rende rinunciatari.

Contro natura.
Non credo che esistano dubbi sul significato di questa locuzione: in opposizione alle leggi fondamentali della natura. Perfetto: e quali sono? Siamo davvero sicuri di saperlo?
Penso che questo concetto sia spesso tirato in ballo con un’ipocrisia disarmante. È la solita storia della pagliuzza e della trave. Parliamoci chiaro: non ha alcun senso ergersi a difensori della biologia e delle spontanee tendenze umane in una società in cui di naturale non è rimasto più nulla. Ormai, tutto è cultura. Oppure pensate che l’uomo sia nato per timbrare il cartellino ed essere l’anello di una catena di montaggio in cui l’individualità vale meno da zero? Pensate che scelga spontaneamente di mangiare cibo contraffatto? Che sia nato con il desiderio di comprare un I-phone o una borsa di Gucci? Che desideri pagare per rovinarsi la salute con le sigarette, bere alcoolici e caffè, rinunciare allo sport e a trascorrere del tempo all’aria aperta perché deve produrre, deve correre? Pensate che voglia farsi passare il mal di testa con un Oki anziché lasciare che si dissolva da solo? E prendere i sonniferi per dormire?
Siamo onesti: se fossimo davvero liberi di assecondare i nostri talenti, le nostre passioni e le esigenze del nostro organismo, quanti di  noi manterrebbero il loro attuale stile di vita?
Pochi, credo. Pochi fortunati. Tutti gli altri sono obbligati a violentare il proprio carattere e il proprio organismo per adeguarsi a ritmi, routine e circostanze non scelte, con il conseguente rischio di esaurimento o depressione. Se uno finisce per ammalarsi di infelicità, però, il Sistema chiama in causa il “disagio della civiltà” di cui parlava Freud: l’es è incapace di adeguarsi alla vita moderna, quindi soffre e deve essere educato. Ma se l’es rappresenta il nostro istinto più puro, questo disagio non dipende, appunto, da una costrizione? E la costrizione è sempre contro natura. La libertà, invece, non lo è.  

VIP
Con l’acronimo di: very Important Person, si suole indicare una persona che gode di grande notorietà e prestigio. In questa sede, voglio focalizzare l’attenzione sulla parola centrale, per meglio comprendere il vizio culturale che è alla base del ricorso a questo concetto. Importante, infatti, significa:

1 - che ha grande interesse e valore;
2 - potente, influente, autorevole, famoso;
3 - ciò che più preme o interessa;
4 – di un certo tono, elegante.  (Garzanti linguistica)

Tra tutti i significati a disposizione, i nani hanno scelto di più facile comprensione. Il VIP, per loro, è il personaggio noto, spesso vomitato fuori dal tubo catodico senza alcuna gavetta.
Negli ultimi anni, ci si è staccati dalle sfere del fare e dell’essere per concentrarsi esclusivamente su quella dell’apparire. Il “titolo” di VIP, infatti, non è più attribuito in base alle prestazioni e competenze che hanno portato un individuo alla notorietà, ma al numero dei telespettatori seduti sul divano, o dei follower sui social. In questo sistema anti-meritocratico, le qualità individuali perdono quindi valore e sono messe all’angolo in virtù di una fama becera, che non si accompagna più all’educazione, alla cultura e all’effettiva capacità di veicolare un messaggio significativo. Un esempio? Fabrizio Corona, che all’uscita dal carcere prendeva migliaia di euro per stare seduto sul soppalco di una discoteca…
In casi del genere, forse, dovremmo parlare di “Very Famous Person”, persona molto famosa, non persona importante. Perché importante dovrebbe essere chi trova una cura miracolosa per il cancro, chi consegna all’eternità opere artistiche di valore, chi rischia la vita per lottare contro l’oppressione e l’estremismo, chi usa il potere dei media per comunicare, per emozionare, per aiutare gli altri e non soltanto per gonfiare il proprio ego. Facciamo quindi capire ai giovani che non devono ambire a fare il tronista e la velina, perché non è  un autografo firmato in Via Montenapoleone a rendere una persona un VIP. Non è incassare migliaia di euro per limonare davanti a una telecamera. Non è essere riconosciuti per strada. No, ragazzi, no: questo non vi rende meritevoli di essere ricordati, perché non lo siete. Voi siete meteore, destinate a dissolversi nel nulla non appena i riflettori si spegneranno. Costruire qualcosa che duri nel tempo e che possa regalare un sogno, una lacrima o un sorriso invece, può portare nella vostra vita un vero valore e consentirvi di lasciare il segno. Forse tutto ciò non vi renderà mai miliardari, ma vi regalerà la possibilità di andare a dormire, la sera, con la coscienza tranquilla. E credetemi: questo, oggi, è un grandissimo privilegio.

Il lancio della patata bollente.
Cosa ne pensate delle mie riflessioni?
Avete qualche altro concetto travisato da suggerirmi per le prossime puntate?

Gli altri articoli dedicati al Jolly:


Commenti

  1. Credo che ci starebbe una riflessione su "social network". E' davvero così sociale? E la comunicazione è bidirezionale o monodirezionale? E verso che direzione?

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    1. Quel discorso intendevo tirarlo fuori parlando della gassosa purpurea con cui la società droga i nani, ma le tue domande offrono riflessioni aggiuntive. Grazie! :)

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  2. Ci sono termini che nel loro significato etimologico hanno un peso, poi nell'uso pratico, in quello sociale, in quello che risente dei tempi che cambiano, delle mode del momento, assumono una valenza diversa. Sembra quasi che una parola possa adattarsi di volta in volta al linguaggio di una generazione: prendi i termini che ti hanno ispirato la riflessione. Buonista è una parola recente, derivata da "buono", nata per individuare certe categorie di persone che operano prevalentemente in ambito politico, per sottolineare un certo modo di affrontare i discorsi in quel linguaggio "politichese" che tutti conosciamo. Accade, però, che chiunque voglia dare un'accezione negativa all'aggettivo buono, parli di "buonismo": il politicamente corretto è buonismo, la difesa di taluni diritti diventa buonismo. Si abusa del termine. Lo stesso vale per VIP: è di uso corrente per individuare i personaggi famosi, gli ambienti mondani, per connotarli anche un po' di superficialità (o no?), qualche volta in modo ironico. Dire che Rita Levi Montalcini è una Vip suona di presa in giro, sebbene abbia l'importanza che sottolinei tu nell'acronimo. Su contronatura aprirei una parentesi lunghissima. Esiste un ordine naturale delle cose che non può essere messo in discussione: parlo di una contrapposizione filosofica fra giusnaturalismo e diritto positivo, qualcosa che va al di là della percezione umana di ciò che è naturale: non è naturale mangiare cibi contraffatti. Certo ma è un'induzione causata dall'evoluzione dell'uomo, come è dipeso dall'uomo lo sviluppo di malattie, è un'esigenza solo umana la brama verso la ricchezza, nulla a che vedere con i principi che valgono in modo universale e che, semmai, dovrebbero essere alla base dell'agire dell'uomo.
    Vabbè, troppo complicato. Non voglio trasformare il mio intervento in un comizio. Tanto la mia posizione a riguardo è chiara, ormai la conosci. :)

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    1. Le prime righe del tuo commento mi piacciono molto perché dimostrano che hai compreso l'intento di questa serie di post: analizzare dei concetti trascendendo il loro significato letterale e soffermandomi su quello che essi assumono nella nostra società. Sono contenta che tu abbia colto.

      Il buonismo lasciamolo perdere: odio questo termine. Preferirei che mi dessero della stronza, piuttosto che della buonista. :-D

      Su contronatura, secondo me il punto è questo: pur essendo assolutamente etero, pensando a quanto fosse sdoganata e accettata l'omosessualità nel mondo antico mi domando quanto ci sia di naturale anche nei nostri gusti, e se secoli di religiosità sessuofoba non ci abbia in qualche modo condizionati. Questa risposta non si avrà mai. Penso però una cosa, che non ho voluto scrivere nel post per i motivi che ti ho spiegato nel messaggio: perché si ritiene contronatura un'unione civile e non strappare un bambino ai propri affetti? La stepchild in fondo parla di questo. Nessuno ha mai proposto che gli omosessualità andassero negli orfanotrofi ad adottare (anche lì: è naturale che un bambino cresca senza una famiglia?) ma che un individuo possa adottare il figlio biologico del partner per evitare che, se succede qualcosa a quest'ultimo, il piccolo rimanga solo. Si tratta quindi di legalizzare realtà già esistenti, non di crearne altre dal nulla; realtà che si sono formate perché due individui hanno seguito il loro istinto naturale e non i dettami della società.

      Per quel che riguarda invece la parola VIP, capisco il tuo ragionamento, dopo tutto il termine è nato in riferimento al mondo dello spettacolo. Ma se posso essere d'accordo che Brad Pitt, con i suoi trenta e passa film in curriculum, sia un vip, non mi sento di associare questo termine a chi non ha realizzato nulla, e si è limitato a ottenere notorietà. Forse fa ridere che Rita Levi sia considerata VIP, però forse meriterebbe più lei questo appellativo che non tronisti e affini. Purtroppo non siamo abituati a utilizzarlo in quel senso. :)

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    2. Infatti, la mia convinzione prescinde dall'assoluta forma di rispetto che ho nei confronti dell'omosessualità. Non è di omofobia che stiamo parlando (spero si sia capito). Quando penso alla società di oggi ho in mente il caos, non posso farci niente. Passando il concetto che ogni libertà non si discute, penso che qualunque cosa possa diventare possibile senza riconoscere un ordine precostituito che possa fungere da guida. E non ne faccio una questione di matrice religiosa, il fatto che io creda in Dio non mi condiziona, semmai fortifica ciò che penso. Hai presente la teoria del piano inclinato? L'accelerazione esponenziale che genera se gli lasci scivolare sopra qualcosa? Ecco, se oggi io accetto come fenomeno ordinario, "naturale", che possa "farmi fare" un figlio da qualcun altro o che possa avere un figlio grazie alla donazione di ovuli non miei fatti fecondare con lo sperma del mio partner, un domani (e chissà che non sia già stato pensato), chi mi vieterà di pretendere l'adozione legale di un animale (un cane, un gatto) o di lasciargli i miei beni in eredità? Non sto paragonando l'essere umano all'animale (anche se sembra che si vogliano mescolare anche queste provenienze "naturali"), ma di fatto se tutto diventa possibile perché non esistono più regole-madri (chiamiamole così), lo scivolamento sempre più in basso diventa automatico.
      Capisci qual è il mio punto di vista?

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    3. Non mi risulta di aver scritto che sono favorevole alla maternità surrogata, infatti non lo sono. Tuttavia penso che a volte sia necessario staccarsi da se stessi e osservare la realtà per quella che è: dal momento che esistono in Italia centinaia di bambini nati in provetta, secondo me è necessario legalizzare il loro status e tutelarli, perché di esseri umani si tratta. Rischiare che un minore finisca in istituto dopo la morte del genitore biologico non è né un atto d'amore né un atto di carità cristiana, ma una violenza bella e buona. Ripeto: la stepchild prevede questo, niente di più.

      Capisco il tuo punto di vista, ma lo trovo un po' arbitrario. Ritengo infatti che spesso la divisione tra "buoni" e "cattivi" non si basi su presupposti oggettivi, ma solo su principi ormai superati che continuano a sopravvivere, pur agonizzanti. Esempio: mia madre è una fervente cattolica e va a messa ogni settimana, ma non può fare la comunione da 25 anni perché separata. Per lo stesso motivo, mia zia non ha potuto farmi da madrina alla cresima e, quando vent'anni dopo è stato cresimato mio cugino, ora diciassettenne, non c'era un parente che andasse bene: suo fratello è stato battezzato in Brasile e per avere l'attestato occorre andare là, io convivo, mia sorella anche, mia mamma è divorziata, la sorella di mia zia è vedova ma convive...
      Sempre per via della convivenza, un prete si è rifiutato di battezzare il figlio di una mia amica: è molto credente ma per il momento ha preferito aspettare a sposarsi, è finita in depressione per 'sta cosa.
      Dimmi tu: ti sembra normale?
      Gesù, nella sua chiesa, accoglieva tutti. La religione, invece, ghettizza, perché non sta più al passo con l'evoluzione della società. Per questo motivo, apprezzo il prete che in Toscana celebrava i matrimoni omosessuali perché coerenti con la parola di Gesù, un moderno San Valentino che difende l'amore, anziché la forma.

      Che qualcuno lasciasse l'eredità al proprio gatto mi sembra sia già successo: che dire? Per me è una cosa da pazzi, ma uno con i propri soldi fa ciò che vuole. Sarà che sono ben salda nei miei valori, ma non mi sento minacciata dalle scelte altrui, se non fanno male a nessuno. L'etica delle filosofie orientali, infatti, punta all'accettazione di ciò che non reca danno a se stessi e agli altri. Con questi presupposti, capisci che i nemici da combattere non sono certo gli omosessuali: non credo proprio siano loro ad aver corrotto la nostra società.

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    4. Neanch'io ho parlato di corruzione di società per mano degli omosessuali. :P
      E non ho parlato di atteggiamento assunto dalla Chiesa.
      Mentre sì, di maternità surrogata ho parlato e mi pare che la stepchild abbia investito anche questa polemica.
      Comunque, è bello confrontarsi su punti di vista differenti. :)

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    5. Sì, è venuta fuori anche questa polemica perché la gente se si parla di A (la stepchild) parla anche di B, C e D, che non c'entrano nulla. Si parlava infatti di legiferare A, non B, C è D. :-D

      Quando parlavi di piano inclinato però lo facevi in riferimento agli omosessuali, e io ho inteso la rivendicazione dei loro diritti come un elemento di disturbo. Forse non è il tuo caso, ma quello di molti altri che si ergono a paladini della "salute sociale". Il che, in un paese agonizzante, è un po' ridicolo secondo me.

      I nostri pdv comunque forse sono meno diversi di quanto sembrano. :-)

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  3. Non è facile commentare il tuo post un po' perché Marina ha detto tutto, un po' perché lo hai fatto tu.
    Partendo dal fatto che Gassosa purpurea mi piace tantissimo come espressione, trovo che davvero la lingua e molti suoi vocaboli siano in continua trasformazione. Non per niente si concedono buffi errori a bambini all'inizio del loro viaggio del parlare così come ai vecchi. Ricordo benissimo mia nonna intendere il frutto kiwi quando mi diceva comprami un kway,e tutti gli strafalcioni dei miei figli che rendevano simpatico ogni farfugliamento (altro che petaloso tirano fuori i bimbi). Al contrario penso che le parole assumano un suono odioso anche solo per l'intonazione della voce, per il ruolo nel discorso ed il disprezzo che si portano dietro.
    Ad esempio sulla parola vip mi viene molto da sorridere. Ci sono movimenti di soldi pazzeschi dietro a personaggi che vestono etichette e sponsorizzano modi di vivere senza contenuti, usati come specchietti per le allodole e muovono masse. Poi individui davvero meritevoli del tutto sconosciuti e privi di cartellino con scritto vip che meriterebbero ben altra considerazione. Allora in quel caso mi piace pensare che gli si è dato solo un titolo e nulla più, che vip è un acronimo di fantasia molto soggettivo e senza significato.

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    1. Il termine gassosa purpurea non è di mia invenzione: l'ho preso dal romanzo "L'enigma del solitario" di Gaarder che è stato d'ispirazione a questi post sul Jolly. Potrai trovarlo spiegato nel primo articolo della serie: "la volontà di essere un Jolly".

      Per quel che riguarda il VIP, hai ragione: il termine potrebbe diventare una sorta di presa per i fondelli, e questo non mi dispiacerebbe affatto. :-)

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    2. ora vado a leggere il post il termine mi incuriosisce davvero!Grazie

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    3. Grazie a te. :-)
      Quella del jolly è una serie che non riesco a seguire con costanza maniacale ma di cui mi occupo sempre volentieri.

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  4. Come ha già detto Nadia, è difficile commentare perché il post è piuttosto esaustivo.
    Ci domandi se ci viene in mente qualche concetto travisato, ci dovrei pensare ma visto che a volte ti leggo poi non torno a commentare ti dico che, appena ho letto la domanda, mi è venuto in mente il termine "hipster", che a volte trovo usato con connotazioni positive, altre negative, a volte trovo collegato a un nerd con gli occhiali d'osso e altre a un taglialegna barbuto con camicia a scacchi! O.o

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    1. Bello! Insieme a radical-chic, che mi ha suggerito Salvatore, e a femminicidio, che è venuto in mente a me, avrei già una bella triade. Dovrei però studiarli bene. :-D

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  5. Condivido molto il tuo punto di vista sui tre termini che hai sviscerato benissimo. Altri termini da suggerire? mi accodo a Lisa, Salvatore e Marco Lazzara, mi sembrano dei bei suggerimenti. Però quello di cui mi piacerebbe più leggere è il tuo "femminicidio"

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    1. Sul femminicidio rischio di incattivirmi parecchio... che bello! :-D ci lavorerò. :-)

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    2. Uhm ho un'altra bella ideuzza anche sul femminicidio! ;)

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  6. D'accordissimo in particolare sul concetto di VIP! E' molto triste che si trasmetta in modo così sottile che la vera importanza risieda nella fama cantata dai media. Mi capita spesso di pensare a quanto sia squilibrata la gamma di esempi cui i ragazzi possono accedere.

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    1. Esatto. Un tempo anche l'arte aveva un valore. Il vip era Sì una persona dello spettacolo, ma almeno sapeva fare qualcosa. Adesso invece è il nulla assoluto.

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