Come la tecnologia ha distrutto la creatività
Lascio che i pensieri si succedano sotto la penna
nello stesso ordine in cui i temi si sono presentati alla mia riflessione.
Così potranno rappresentare meglio i moti e il cammino della mia mente.
(D. Diderot)
(D. Diderot)
Oggi voglio
affrontare con voi un argomento molto delicato. O meglio: voglio approfondirlo.
Ormai già conoscete i presupposti filosofici che sono alla base del mio
rapporto con la scrittura. La mia convinzione, per quanto impopolare, è stata
più volte sbandierata su questo blog. Nel dubbio, la ribadisco.
SAPER SCRIVERE DI
GETTO è FONDAMENTALE PER UN PROFESSIONISTA.
Questa credenza
ultimamente è diventata ancor più talebana. Credo proprio che la percezione
della mia arte abbia superato un punto di non ritorno. A spingermi oltre il
limite è stata la versione digitalizzata un manoscritto redatto nel 1941 e mai
pubblicato, che una persona con cui collaboro ha deciso di affidarmi. Non
voglio ora (e non posso) anticipare il lavoro che sto facendo, ma sarete presto
informati. Per il momento vi dico solo che ho letto quelle 100 pagine con gli
occhi a palla e un sorriso ebete. Mi sentivo come se avessi appena trovato un
tesoro rimasto sepolto in una grotta per secoli. A colpirmi è
stata soprattutto la qualità dello scritto. Anche se non
possiamo conoscere lo stato di evoluzione dell’opera, sicuramente non si
trattava della versione definitiva. Eppure il suo livello era così elevato da
spingere chi ha trovato quel plico in un mercatino a ricopiare il testo con il
computer, senza toccare nemmeno una virgola.
Oggi sarebbe
possibile, secondo voi, elaborare una bozza pubblicabile?
Ovviamente no. Ai giorni nostri un romanzo non revisionato è spesso illeggibile e pieno di refusi perché la tecnologia ci ha disabituati alla scrittura intuitiva.
Ovviamente no. Ai giorni nostri un romanzo non revisionato è spesso illeggibile e pieno di refusi perché la tecnologia ci ha disabituati alla scrittura intuitiva.
Un tempo gli
scrittori disponevano soltanto di un foglio e una penna. Di conseguenza, per
usare un linguaggio a voi familiare, erano obbligati dalle circostanze a
svolgere l’esercizio dei primi pensieri in ogni sessione creativa. Avrebbero
potuto tracciare una riga sui termini meno riusciti o trasformare la propria
opera in una pallottola di carta, ma le possibilità di modificare un testo erano
comunque limitate. Quindi, prima di riscrivere le parti critiche e battere il
manoscritto a macchina (ci sono stati tempi in cui nemmeno questo era
possibile) la maggior parte di loro preferivano aver sott’occhio tutta la
trama.
Nell’era
digitale, invece, la possibilità di cancellare una frase 10.000 volte prima che
sia perfetta ha trasformato l’arte in un esercizio mentale e mutato radicalmente
la percezione della scrittura creativa. Molti infatti ritengono che poter
revisionare un concetto all’infinito offra allo scritto un importante vantaggio
sul piano qualitativo. Per il senso comune, il testo ben fatto non è più quello
che trasuda energia creativa, ma quello manipolato fino allo stremo. Ma io
penso che questa sia una grandissima cazzata. Secondo me, il loop dell’eterna
revisione è solo un alibi per le proprie insicurezze. E l’impatto di quest’abitudine
può essere deleterio, sia per la qualità sia per la potenza del testo.
Molti blog di scrittura creativa parlano di tecnica, di punto di vista, di schede dei personaggi, di impaginazione: tutti aspetti importanti, non lo nego, anch’io ne ho discusso a lungo. Poi però ho spostato il focus. Ho iniziato a parlare di Scrittura Consapevole e di quanto sia importante seguire l’ispirazione. Perché secondo me la tecnica dev’essere al servizio della creatività. Non il contrario!
Ciò non
significa che per scrivere non si debba studiare. Però, quando introiettiamo i
principi e le regole della narrativa, possiamo smettere di preoccuparcene e
concentrarci soltanto sulla nostra voce interiore. Seguire l’ispirazione non
esclude la possibilità di fare un buon lavoro. Anzi: la capacità di ascoltare
se stessi senza permettere al mentale di interferire è una prerogativa
fondamentale per rendere le proprie storie vive e vibranti. Non stiamo
scrivendo il manuale d’istruzioni della lavatrice, ma un romanzo (o un
racconto, o un articolo sul blog) che affonda le radici in ciò che siamo. Ogni
parola nasce dalle nostre emozioni. Sì, proprio così: sono le emozioni a dar
vita a un testo. Quindi, metterle in secondo piano per privilegiare gli aspetti
formali secondo me è da folli, quasi da criminali. Quando siamo alle prese con
una prima stesura, ciò che vogliamo dire è più importante di come lo diciamo. Se
trascuriamo il focus della nostra storia per perderci in mirabolanti
architetture paranoiche, non potremo andare lontano.
Ora vi pongo una
domanda: siete
sicuri che la parola giusta si possa trovare solo con lo sforzo mentale?
Io no. Per niente.
Ho infatti notato che, se riesco a rimanere nel flusso e non creo una
frammentazione del pensiero, quando faccio la revisione a freddo intervengo
molto meno. Oppure, non intervengo proprio. Mi sorprendo per i miracoli della
mia chiarezza interiore. E mi rendo conto che la mia passione non ha confini. E
nemmeno la parola: se è onesta e sincera, può arrivare ovunque. Metterle dei
paletti significa quindi mutilare le sue infinite possibilità espressive. Perché volete
questo? A cosa serve tutta questa ossessione per il risultato?
Di cosa avete
paura, quando scrivete? Cosa vi impedisce di seguire il flusso?
Rispondere a
queste domande forse non cambierà il vostro metodo di lavoro perché tanti anni
è molto difficile trasformare la propria mentalità. Però, vi aiuterà a essere
un po’ più liberi e sereni.
Questa, per me,
è già una gran cosa.
Molto interessante. A caldo ti dico il primo pensiero che mi è venuto. Mio padre scrive, da molti anni ma non libri o narrativa, il suo è un altro campo ben distante. Lui scrive a mano, con una calligrafia bellissima, ordinata, precisa che segue esattamente il suo flusso di pensieri. Poi cancella, corregge e prosegue, con tutti i vecchi termini che gli hanno insegnato a scuola e ora paiono appunto vetusti. Quando viene da me per farli diventare documenti da spedire via mail me li detta ad alta voce, ascoltando il suono delle parole e gustandole una a una. Spesso si sofferma sulle virgole, sulle assonanze, mi chiede di cercare un sinonimo perché si accorge del doppione, etc. Facciamo quindi una sorta di correzione di bozze.
RispondiEliminaQuando lo rileggiamo ad alta voce è come se io sentissi lo sbrogliarsi dei suoi pensieri, come se li tenessi per mano.
Credo siano rare le persone così, fanno parte di una generazione ormai scomparsa in cui la tecnologia non corrompe più lo spirito creativo con scorciatoie. Spero di non essere andata fuori tema con il mio esempio, ma già scrivere a mano secondo a me è una forte espressione di spirito creativo libero.
Ora posto il commento senza rileggere, sono in ritardissimo per la cena, perdona i refusi.
Il tuo esempio, Nadia, è decisamente calzante ed esprime alla perfezione ciò che volevo dire. Molti pensano che scrivere di getto significhi non revisionare, ma non è così. È solo un diverso metodo di lavoro. :)
EliminaNon vorrei essere pedante, però molti scrivono a mano, ad esempio l' autrice de " Il tempo è un bastardo" la Egan, scrive a mano, perche sostiene che il tempo della " penna" è più affine alla sua scrittura. Io credo molto nel scrittura intuitiva. Quindi non penso che la parola giusta si possa trovare con lo sforzo mentale, forse un sinonimo si può trovare nel dizionario dei sinonimi e contrari, c' era chi si vantava di conoscerne di più del dizionario e di non averne bisogno. Credo che la musica che molti scrittori ascoltano,possa essere un veicolo per entrare nella modalità del flusso, per altri è il silenzio. Non credo nello sforzo, se c'è sforzo penso sia il caso di fermarsi e fare altro
RispondiEliminaOvviamente esistono persone che scrivono a mano, non ho mai detto che sono scomparse, però ovviamente, lavorando come editor con e per diversi scrittori, è inevitabile individuare delle tendenze. Specialmente chi è alle prime armi tende a rileggere una frase mille volte prima di andare avanti, e questo penalizza moltissimo la creatività.
EliminaOvviamente, come avrai capito, anch'io credo nella scrittura intuitiva. La musica è per me una distrazione ma, se prima di scrivere faccio una meditazione, entro nel flusso e ci resto. :)
Sarà che sono istintiva ed emotiva, ma sono d'accordo con te.
RispondiEliminaIo non credo che la prima parola che viene in mente sia sbagliata. È quella che sul momento rende meglio l'idea personale, ciò che si vuole dire, le proprie emozioni.
Quella che dà suono a ciò che chiami voce interiore.
Esatto. Poi il testo può essere affinato, ma non ci si deve mai autocensurare, altrimenti si va in loop.
EliminaVero, la tecnologia ci ha impigrito. Così ci si ferma davanti a una frase a lungo, cercando di plasmarla. Sapendo che tanto "possiamo pensarci su", scriviamo senza davvero impegnare al massimo la nostra creatività. Siamo più pigri, quindi!
RispondiEliminaForse sì, anche se non credo che la pigrizia c'entri fino in fondo. Secondo me la scrittura mentale è molto più stancante di quella emotiva.
EliminaMi sa che su questo non saremo mai d'accordo :D . In primis, la tecnologia è sempre un mezzo: non è né buona né cattiva, dipende dall'uso che se ne fa. Non è la tecnologia che ha distrutto la capacità di scrivere di getto: non è facile, è vero, ma si può imparare. Io spesso scrivo così al computer, di getto e senza tornare indietro. E se poi mi accorgo che il concetto non è espresso al meglio lascio perdere.
RispondiEliminaIo comunque ho anche, a volte, scritto interi racconti solo con carta e penna. E ti dirò: mi trovo molto meglio a scrivere al computer. Non è solo per questioni fisiche (per la mia malattia, dopo dieci minuti che stringo una penna in mano già ho dei bei dolori): più che altro, al computer riesco a scrivere molto più veloce. Ma non è per la velocità in sé: è che il ritmo a cui penso alle parole è più vicino a quello che riesco a raggiungere digitando, mentre a penna è tutto più lento, e mi sento un po' frenato.
Avrei anche altre cose da scrivere sull'argomento, ma adesso mi manca un po' il tempo. Magari ci scrivo un post sul mio blog tra qualche settimana :) .
Anch'io scrivo di getto al computer, da sempre. Non ho mai detto che questo sia sbagliato, ma che ogni strumento ha inevitabilmente un impatto sul modus operandi. Anch'io lo preferisco, pur scrivendo spesso anche a mano, per la stessa ragione da te menzionata. Però non voglio approfittare della possibilità di revisionare all'infinito, perché la scrittura è comunque arte.
EliminaDirei di riparlarne tra 50 anni :D
RispondiEliminaVoglio dire: siamo dentro a una trasformazione tale che si può dire tutto e il contrario di tutto. I videogiochi rendono stupidi? Dopo un po' sono educativi, e via discorrendo.
Quindi diventa arduo parlare di quale sarà l'impatto della tecnologia sulla creatività. Prendere un cellulare e dettargli un'idea; fare un bonifico (meglio riceverlo); prenotare un viaggio: questo è il momento che stiamo vivendo. Io riesco a vedere per adesso un mucchio di opportunità. I pericoli ci sono e molto grandi e se non affrontati (e non saranno affrontati), spazzerano via tutto.
E a questo punto ti chiedo: siamo certi che Tolstoj e Dostoevskij se avessero seguito il flusso avrebbero scritto quello che conosciamo? Certo, non siamo uguali, e certe storie richiedono un metodo di lavoro differente. Però credo che per certi temi, e scene, il flusso non serva. Occorre lo studio, la riflessione, la cancellazione. E attenzione: non è detto che questo metodo sia la conseguenza di una mancanza di chiarezza "precedente". È che a volte ci sono degli ossi duri ;)
Marco, la mia è un'opinione personale che si basa sull' osservazione della realtà, ma non ha pretesa scientifica, così come dimostrato dall'enorme quantità di "penso" e di "secondo me". Io, tra l'altro, non demonizzo la tecnologia e ne faccio uso praticamente per ogni cosa, saranno dieci anni che non vado in banca o in posta.
EliminaPer quel che riguarda la scrittura di getto, bisogna considerare due aspetti:
1) non esclude né la progettazione né la revisione, perché fa riferimento alla sola stesura;
2) non dice nulla della velocità, e non esclude il pensiero.
Rappresenta quindi solo una fase del lavoro, quella puramente creativa. :)
Qualche anno fa il mio primo insegnante di scrittura mi disse che dovevo trovare la mia voce, io non sapevo dove andare a cercarla così ho chiesto chiarimenti, lui mi ha detto: guarda, io vedo molto più stile quando leggo una tua mail, piuttosto che un tuo racconto. Ho cercato fra le cose che avevo scritto più di trenta anni prima, sistemando un minimo di errori, gli mandato degli spezzoni. Lui entusiasta mi ha detto: Brava! Intendevo proprio quello... Ero molto stupita che in quei miei primi scritti ci avevo trovato una me stessa non tanto diversa dalla me stessa di oggi, nonostante io sia molto cambiata e cresciuta.
RispondiEliminaPoi, contano le idee e conta lo stile, spesso leggo di idee senza stile o di stile che sì, è piacevole da leggere ma non si capisce dove vada a parare. Se uno ha la passione per la scrittura e gli manca una delle due cose, come dice King, se si tira su le maniche e lavora sodo, credo possa avere qualche possibilità di sfornare uno scritto interessante, devo crederci, altrimenti dovrei rassegnarmi e darmi al giardinaggio...
Penso che il tuo insegnante volesse contrapporre la spontaneità delle e-mail alla paura percepibile dai tuoi racconti. Purtroppo quando si scrive con il disincanto dell'età adulta subentrano tante paure che in altri contesti non ci sono, e questo penalizza la scrittura. Ciò che ciascuno di noi dovrebbe imparare, secondo me, è a mettere insieme tecnica e creatività, affinché una non escluda l'altra, ma si sostengano a vicenda. Quindi sì, King non ha tutti i torti. :)
EliminaCredo si debba assecondare prima di tutto ciò che viene naturale fare, non esiste una regola sul metodo da seguire per scrivere, esistono consigli, suggerimenti, esiste la sperimentazione, ma non una regola. La scrittura di getto è efficace per qualcuno, per altri può rappresentare paradossalmente un limite: a me, per esempio, mette a disagio. Ho voluto provarla, ma invece di liberare le mie energie creative le blocca. Quando scrivo mi muove sempre l’ispirazione, cioè parto da un’idea forte che preme per uscire, poi, però, quell’ispirazione si nutre di un ordine mentale che devo necessariamente dare a ciò che scrivo. La prima stesura non mi vede accanirmi sul testo in cerca della precisione, però mi piace leggere in revisione qualcosa di lineare e questo a me non riesce spontaneo in prima battuta, per niente. Tu hai questo dono: scrivi bene subito, io no: ho idee buone che devono trovare una strada su cui camminare e questa strada, all’inizio, è un disastro. Per questo ho trovato un metodo a me congeniale, che non ha nulla a che fare con catene e schemi mentali, semplicemente è un lavoro che mi viene spontaneo e con cui riesco a gestire bene la mia scrittura.
RispondiEliminaVenendo allo strumento pratico: il computer viene incontro alle mie esigenze, a parte i diari scritti di getto, che nulla hanno di letterario, ho sempre fatto brutte copie illeggibili: cancellature, asterischi, frecce, ne faccio carne da macello, il foglio è una macchia di inchiostro. Almeno col computer evidenzio e zac, cancello in un fiat o copio/incollo sopra, sotto... e la pagina non è quel casino cui la ridurrei io. :)
Hai ragione: non esiste una regola generale. Esiste però una differenza tra scrittura creativa/espressiva e scrittura funzionale. Alcuni ambiti obbligano a propendere dall'una o dall'altra parte, ma quando si tratta di narrativa è necessario fare una scelta, perché questo condizionerà molto l'effetto del nostro scritto. "Consapevolezza" può sembrare una parola un po' abusata, però è la chiave di tutto, è ciò che ci consente di scegliere il metodo adatto, coerentemente con il nostro desiderio.
EliminaSecondo me un approccio che porta a fermarsi e tornare indietro più volte penalizza molto l'espressività. Io riesco a riconoscere un testo buttato giù di getto rispetto a uno scritto con un approccio più razionale, perché hanno un'energia diversa. Quindi, mi piacciono meno e trasmettono poco. Io utilizzo però il tuo metodo quando mi occupo di testi che richiedono un impegno particolare, o quando non sono particolarmente ispirata. Prima vi ricorrevo anche quando scrivevo prefazioni o saggi, ma ora sto portando la scrittura di getto anche lì, sebbene con presupposti diversi, perché sono comunque obbligata a fermarmi, verificare documenti, fare ricerche, eccetera. Anche con il romanzo e il blog mi capita di interrompere per fare delle verifiche, ma meno frequentemente. E comunque non torno mai indietro, quando si tratta di narrativa, finché non ho finito un capitolo o un'unità narrativa. Ciò non esclude comunque l'ordine mentale, perché il pensiero non scompare del tutto, ma viene incanalato nel modo giusto.
P.S. A proposito di computer: quando faccio le riletture/revisioni io ho due documenti aperti: quello su cui sto lavorando e quello per i tagli. Infatti, finché il testo non è finito, non elimino nulla. Lo tengo lì da una parte, casomai cambiassi idea (cosa che capita raramente)...
Senza la tecnologia non scriverei. Impugno male la penna e dopo poco inizio ad avere mano e polso indolenzito. Da dislessica butto dentro un refuso dopo l'altro e l'orrore per quei continui errori che non riesco ad evitare mi deprime. Scrivere a computer mi è congeniale, battere sui tasti è per me più naturale che tracciare le lettere su un foglio, compio meno errori, perché si attivano aree diverse del cervello (ogni parola è anche una sequenza di battiti, più che di lettere e la sequenza di battiti non mi crea problemi) e quelli che faccio vengono corretti con meno fatica.
RispondiEliminaDetto questo, per il resto sono con te su tutta la linea. Lo studio della narrativa e sì, anche quello delle sue tecniche, deve essere introiettato al punto da non doverci neppure pensare. Scrivere seguendo il proprio io più profondo. Negli ultimi tempi, come ho scritto giusto ieri sul blog, poi la mancanza di tempo mi obbliga ad essere ancora più istintiva. I risultati non mi soddisfano appieno, ma cerco di fare di necessità virtù
(Ps: sono contenta che sia tu a occuparti di quel manoscritto, voglio assolutamente leggerlo)
Anch'io impugno male la penna e, oltre a indolenzire mani e polso, mi sporco d'inchiostro e macchio tutto il foglio. Quindi la tecnologia è un vantaggio anche per me. C'è però da dire che ho scritto a mano per anni, ignorando la fatica e le mani blu, e ritengo un peccato essermi disabituata. Quando ho tempo, mezz'oretta di scrittura a mano me la concedo.
EliminaNon ho ancora visto il tuo post, ma andrò presto a vedere. :)
Ciao Chiara, commento poco ma ti leggo sempre con grande piacere! :)
RispondiEliminaIo ho un metodo ancora diverso: poiché è il ritmo quello che stimola i miei pensieri, spesso mi soffermo e rimango a cancellare una frase finché non mi suona perché solo quell'armonia, quella fluidità, fanno scaturire tutti gli altri pensieri! È come se, ogni volta che una frase non mi suona, andassi incontro a un blocco che frena il flusso dei miei pensieri, e solo sciogliere quel nodo ne fa riprendere il pieno scorrimento! E leggere più volte quanto scritto fino a quel momento di stallo mi aiuta: mi sento quasi un compositore di musica, più che una scrittrice! :)
Detto ciò, sono assolutamente d'accordo con quanto scrivi sulla tecnologia: quando ho letto il titolo di questo nuovo post ho pensato: "Oh! Finalmente qualcuno che lo scrive a chiare lettere!"
Ciao Costanza, bentornata.
EliminaPer quanto concerne l'atteggiamento nei confronti della scrittura, siamo piuttosto diverse. Nel mio caso, fermarmi prima di essere arrivata alla fine di un'unità narrativa (che può essere un capitolo, un concetto o una sezione) significa perdere di vista il focus della mia espressività, e di conseguenza bloccarmi. Preferisco quindi avere il testo totalmente sott'occhio prima di apportare qualunque modifica.
"Cos'è questo punteruolo leggero, piuttosto bruttino?"
RispondiElimina"Una Stratopen Birome signore, una penna rivoluzionaria! La sfera fornisce un tratto unico, perfetto. E il nuovo tipo di inchiostro si secca subito sulla carta, ma non nel pennino. Una tecnologia all'avanguardia, signore. Scrivere senza macchie!"
"Ma scrivere deve macchiare! Scrivere è un atto dell'anima, è una goccia del nostro sangue che impregna la carta, è la nostra essenza che durerà oltre il nostro corpo! Scrivere deve macchiare il foglio tanto quanto sporca la nostra mente! Tutta questa tecnologia come la chiamate voi finirà con uccidere la creatività! Cosa v'inventerete poi? Una penna che scrive senza inchiostro? Un foglio che si correggerà da solo?!"
Bellissimo!
EliminaDa quale libro è tratto? :)
Dal libro che devo ancora scrivere. :D
EliminaE' quasi un flusso mentale, corretto solo dal fatto che sono andata a controllare come si chiamava la prima penna a sfera.
Che brava!
EliminaComplimenti! :)
Ciao Chiara, una bella riflessione la tua. Scrivo ancora a mano per questioni di lavoro, mi piace e mi è di aiuto nel schiarire le idee. Sarà che scrivendo mi si fissano le idee e me le ricordo di più, e con il giusto ritmo il pensiero si affina tra una parola e l'altra. La tecnologia è di aiuto, ma non essenziale. Scrivere al computer porta a non saper più tenere in mano una penna ;)
RispondiEliminaE poi il tratto calligrafico è espressione di personalità. I caratteri del computer sono tutti uguali!
Marina
Ciao Marina, anch'io sono per l'alternanza di scrittura a mano e scrittura al pc. Credo che, nonostante le comodità offerte dalla tecnologia, i vecchi metodi vadano tutelati, se non si vuole arrivare, come tu dici, a non saper più tenere in mano una penna o, peggio ancora, a comunicare utilizzando le emoticons anziché le parole. :)
EliminaLa tecnologia non penso abbia ucciso la creatività, piuttosto ha agevolato una serie di azioni indispensabili per revisionare un testo. Io ho scritto a sedici anni un romanzo breve, l'ho scritto tutto a mano con la mia calligrafia adolescente. Poi però un mio compagno di scuola me lo ha battuto a macchina e così l'ho conservato per diversi anni nel mio cassetto. Rileggerlo dopo tanti anni è stato emozionante, ma risistemarlo senza ricopiarlo era impossibile, tanto è vero che ho deciso di riscriverlo ed è diventato una storia del tutto nuovo. Credo anch'io che sia importante scrivere di getto, molte volte ciò che ho scritto seguendo il flusso è proprio ciò che non ho modificato o cambiato molto poco in corso di revisione, ciò che si scrive di getto risponde a un impulso interiore più vero dell'anima. Poi però la tecnologia aiuta parecchio...
RispondiEliminaCerto, se siamo in grado di farne buon uso, la tecnologia offre sicuramente un importante vantaggio, l'importante è far sì che non penalizzi il flusso dei pensieri, perché la scrittura è prima di tutto un'arte. :)
EliminaNon vivo come dici il lavoro di correzione. Fermo restando che la revisione eterna è un eccesso, e come tutti gli eccessi è da evitare, ci sono volte in cui i pensieri escono "a pressione" e sono già pronti, non hanno bisogno di niente, infatti se ci torno sopra dopo un po' di tempo li trovo ancora giusti; ma non è sempre così. In tutti gli altri casi girare e rigirare la frase mi fa l'effetto di essere uno scultore che gira intorno al pezzo, e mille volte ritocca, per raggiungere l'effetto esatto che ha in mente. E' una ricerca di perfezione che non può raggiungere l'obiettivo, ma permette di avvicinarcisi, e non credo che andrebbe sacrificata all'intuito. Entrambi gli aspetti della scrittura sono importanti, per me. Uno senza l'altro zoppica.
RispondiEliminaLa correzione è fondamentale e mi dispiace un po' vedere che, dopo averne tanto parlato, ancora il mio pensiero venga frainteso. La revisione è infatti importantissima. Ciò che per me è fondamentale, per non bloccarmi, è che sia separata dal lavoro di scrittura. Stendere prima i contenuti mi serve infatti ad aver sott'occhio ciò che desidero dire. Poi posso fare tutte le modifiche che voglio, ma le faccio avendo già una base. :)
EliminaHai ragione, tu parli della prima stesura! Sorry. No, lì non rigiro attorno al pezzo, butto giù e via. Però è vero che certe parti sembra che escano incise nella roccia. :)
RispondiEliminaNo problem, è facile fraintendere. Gli unici scritti che non correggo sono #imieiprimipensieri, che nascono proprio per essere liberi. Certo è, però, che nemmeno la revisione deve essere ossessiva.
EliminaNon penso sia colpa della tecnologia. Magari un romanzo non revisionato è spesso illeggibile perché l'autore non sa scrivere.
RispondiEliminaNon possiamo sapere come scrivevano tutti i vecchi autori. Ho visto manoscritti originali pieni di cancellature.
Per quanto mi riguarda, io scrivo, poi revisiono e poi basta. Il testo deve vivere la sua vita, altrimenti non se ne esce più.
Le cancellature c'erano, nessuno ha mai detto il contrario, ma la scrittura era meno mentalizzata. Per il metodo, invece ci comportiamo nello stesso modo.
EliminaAh, temo proprio di non essere d'accordo con questo post. Lo trovo capzioso in diversi passaggi.
RispondiElimina"Un tempo gli scrittori disponevano soltanto di un foglio e una penna. [...] la maggior parte di loro preferivano aver sott’occhio tutta la trama."
Questo non lo sai e non lo puoi sapere. Anche perché non ci sono due persone che usano le stesse strategie.
"Nell’era digitale, invece, la possibilità di cancellare una frase 10.000 volte [...] offra allo scritto un importante vantaggio sul piano qualitativo."
Questo per esempio lo faceva Stanley Ellin negli anni '50, e aveva solo una macchina da scrivere. Limava maniacalmente i suoi scritti, fino a renderli perfetti. Ed era ritenuto un vero maestro dello stile, ogni parola era attentamente studiata per creare un'atmosfera pervasiva e ammaliante.
"Per il senso comune, il testo ben fatto non è più quello che trasuda energia creativa, ma quello manipolato fino allo stremo."
Considerazione faziosa. Per il senso comune, il testo ben fatto è quello che uno legge con piacere. Altrimenti non si spiegherebbe il successo di Fabio Volo. Il che non è una battuta, ma solo una constatazione.
Mi spiace, ho letto per intero il tuo post come sempre, ma questa volta non mi trovi proprio d'accordo. Tu critichi un metodo. Può piacerti o non piacerti, e questo è legittimo, però è tendenzioso dire che il metodo che non senti vicino alla tua sensibilità porti necessariamente a degli scritti senz'anima. Il metodo di scrittura è connaturato alla propria personalità e a cosa si sta scrivendo. Come col metodo di studio, ognuno deve scoprire il proprio.
Marco, mi sembra ben chiaro (specialmente per chi mi segue con costanza) che questo blog mostri la mia opinione personale, senza alcuna pretesa di scientificità.
EliminaQuindi, di cosa stai parlando, quando mi accusi di essere faziosa? :)
Per quel che riguarda il metodo di scrittura, è vero che ognuno deve trovare il proprio, però bisogna anche essere ben consapevoli dei risultato a cui quel metodo porta. Io riesco a distinguere un testo scritto di getto, da una stesura interrotta dal mentale, perché percepisco il freno che un determinato approccio porta alla creatività.
Anch'io uso il metodo scrivi/cancella, ma non per la scrittura creativa ed espressiva, bensì solo per l'attività di copywriter, che ha finalità diversa.
Se uno poi vuole applicarlo alla narrativa perché così si trova bene, ben venga. Io, però, sento che quel modo di scrivere non mi appartiene. :)
Piano con le parole. Io non ti ho "accusato" di essere faziosa, bensì ho detto che hai fatto una considerazione faziosa. Mi sembra sufficientemente chiara la differenza, quindi cortesemente non ricamarci sopra. Hai utilizzato una tua considerazione per darti ragione, anche se questa non è supportata dai fatti.
Elimina"Per quel che riguarda il metodo di scrittura, è vero che ognuno deve trovare il proprio, però bisogna anche essere ben consapevoli dei risultato a cui quel metodo porta."
E ci risiamo! Il MIO metodo è buono, quello degli altri invece no. Questa è l'affermazione che fai. Poi la edulcori dicendo che se uno si trova bene a fare così, buon per lui. Poverino, però, perché non produrrà mai qualcosa di davvero buono.
Non mi trovi per niente d'accordo.
Per esempio io utilizzo entrambe le strategie. E non trovo che una sia migliore dell'altra. Piuttosto, per alcuni tipi di storie ritengo più adatta una, per altri è meglio l'altra. Tu fai benissimo a non usare un metodo se non lo avverti come funzionale, però, diamine, basta con questa cosa che i metodi usati da altri non siano validi.
Se ti ho offeso, Marco, mi scuso. Tra noi c'è sempre stato un ottimo rapporto, nonostante la virtualità. Siamo due persone molto dirette per cui qualche divergenza ci sta, ma ciò non toglie nulla alla stima e al rispetto che nutro nei tuoi confronti.
RispondiEliminaSono d'accordo sul fatto che i metodi possono essere affiancati. Come ti dicevo, io uso il metodo "razionale" quando scrivo contenuti più tecnici, perché se ci sono di mezzo delle ricerche, degli autori da citare o contenuti che richiedono un'applicazione diversa dalla semplice esposizione del proprio pensiero, è inevitabile un approccio diverso. Ciò non toglie, però, che uno scrittore professionista secondo me debba essere in grado ANCHE di scriver di getto, quando la specificità di un testo lo richiede. Ritengo infatti questo metodo fondamentale per i contenuti ad alto tasso di emotività, perché lascia uscire meglio i sentimenti. Tutto qui. :)
Non mi sono offeso. Però mi piace discutere del merito, non fare cavilli. Per cui non ho piacere di scrivere cose come la prima metà del mio secondo messaggio. Preferisco discutere di cose più concrete, come nella seconda metà.
EliminaRipeto: io nella narrativa uso entrambi i metodi. Dipende da ciò che scrivo. Effettivamente concordo con te che la scrittura a flusso si rivela spesso più adatta quando hai per le mani un testo dove la componente emozionale si fa sentire maggiormente. Però non sempre. E non è male poter disporre di più tecniche e strategie, passando dall'una all'altra, ti rende più versatile e completo.
Sarà. Forse sono un po'prevenuta, perché il metodo del "rileggi e cancella, non proseguire finché non è a posto" mi ha causato più danni che altro. Su una cosa ti do ragione: nessuno deve mai forzare la propria mente. :)
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