Guest-post - L'empatia del blogger letterario


“A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”
(terzo principio della dinamica)

Oggi è mio ospite Mattia Loroni, alias Mattia L., che propone una riflessione sull’importanza dell’empatia che un blogger (specialmente se anche scrittore, e quindi abituato a immedesimarsi con i propri personaggi) deve nutrire nei confronti dei lettori. L’educazione e il rispetto sono fondamentali anche nel mondo virtuale, ma spesso molti si dimenticano che dall’altra parte dello schermo c’è una persona e non una sorta di ologramma, e si sentono in diritto di sfogare verbalmente tutte le proprie frustrazioni.
Vi siete mai imbattuti in personaggi del genere?
Raccontate le vostre esperienze. E ditemi: condividete il pensiero di Mattia?


Parlando in generale, la blogosfera italiana è un’oasi di pace rispetto a social network e forum. Con pochi troll, poche bufale, poche polemiche, spesso nella sezione commenti si riesce a dialogare con serenità: qualcosa che altrove nel web è difficile, quando non impossibile. È per questo, tra l’altro, che quasi ogni giorno commento blog altrui, mentre per esempio su Facebook tendo a farlo molto più di rado.

Eppure, nemmeno il mondo del blog è perfetto – del resto ogni utopia è irrealizzabile. Sarà successo anche a voi: ogni tanto capita di trovare qualche presa di posizione decisa o quasi aggressiva di un blogger nei confronti dei suoi lettori o di una parte di essi. Che questa ostilità sia volontaria o meno, il risultato è quasi sempre lo stesso: nei commenti si viene a creare una bella scia di polemiche, che a volte sfocia anche sui social.

Davanti a queste esternazioni, io rimango perplesso. Come imprenditore so che la prima regola è “non insultare mai i clienti”, ed è un principio valido anche per il mondo del blogging. Come i clienti permettono i guadagni dell’imprenditore, così i lettori sono il principale nutrimento per un blog: senza di loro, non si va molto lontano. Perché pubblicare un articolo che rischia di allontanarli e che di sicuro mette il blogger in cattiva luce? O meglio: perché quest’ultimo non si rende conto che quello che sta per pubblicare può avere questo effetto?

In effetti, capita a volte che  lo stesso artefice della polemica si dica stupito dall’accaduto: non si aspettava certo che il suo sfogo scatenasse una reazione del genere. È una spiegazione che può sembrare ragionevole, ma mi lascia ancora più stranito. Penso infatti che un blogger degno di questo nome dovrebbe conoscere bene qual è il potere delle parole, e che effetto esse avranno su chi le legge. Specie se poi oltre a essere un blogger è (o vorrebbe essere) uno scrittore.

Magari è solo un’idea personale, ma penso che una dei requisiti principali che uno scrittore deve possedere per rendere al meglio sia l’empatia. È una qualità utile non solo nei confronti, per esempio, dei personaggi, nei quali bisogna immedesimarsi per renderli più realistici. Soprattutto, bisognerebbe adottarla nei confronti dei lettori, per capire cosa provano quando leggono. Solo così è possibile scrivere un romanzo espressivo che rimane in mente, il che è fondamentale: la differenza tra un libro bello e uno brutto sta proprio nelle emozioni che riesce a dare.

Ovviamente, l’empatia è utile anche per un blogger e in generale per chiunque si muova in ambiti come la comunicazione o l’arte. È proprio per questo che davanti a sfoghi del genere da parte di blogger letterari il mio primo pensiero è: se non sanno comprendere come quello che scrivono influenzerà il pubblico, come possono scrivere buoni libri? Si tratta di una generalizzazione, lo riconosco anche io: magari certi sfoghi sono dettati solo da una personalità eccessivamente passionale, oppure dall’ingenuità. In fondo chi scrive deve essere più o meno emotivo, e tutti siamo stati ingenui prima o poi – del resto anch’io ho scritto post aggressivi in passato.

D’altronde, capisco benissimo che certi comportamenti altrui diano sui nervi. Io sono molto permaloso e tendo a prendermela per questioni di poco conto, anche se poi riesco a gestire bene questa rabbia e a non farla pesare sul prossimo. Ogni tanto mi capita pure di scrivere qualche sfogo – ma anche lì cerco di limitarmi e non far polemica con nessuno. Per questo, non voglio giudicare male gli autori di polemiche, e in generale non voglio esprimere giudizi categorici o fare di tutta l’erba un fascio. Se lo facessi, dovrei valutare in maniera negativa me stesso per primo (cosa che in effetti faccio, ma per altri motivi).

Nonostante questi ragionamenti, però, tendo a essere diffidente verso chi si professa scrittore e poi è autore di post simili: è una questione di “pelle”. E in fondo questo è fondamentale: si può studiare a tavolino ogni aspetto della propria immagine pubblica, ma non serve a nulla se non si riesce a piacere al pubblico. Purtroppo simpatia e antipatia non hanno nulla di razionale: c’è chi può amarmi o disprezzarmi senza nemmeno avere un motivo. Ma con un atteggiamento negativo è più facile risultare sgradevoli che con uno più positivo verso gli altri.

E così, per esempio mi trovo a dubitare della bravura come scrittore di qualcuno che se la prende coi propri lettori perché non leggono o non commentano. È vero che lavorare molto e raccogliere briciole è frustrante, ma sfogarsi in questo modo è inutile, se non dannoso. Lo è perché aggredire chi invece legge e commenta per le mancanze degli altri non solo ha poco senso, ma può solo generare antipatia. E poi se un post non funziona spesso la colpa è in primis del suo autore: magari non ha trovato un argomento interessante, oppure non è riuscito a promuoversi bene per avere più letture e più commenti. Ecco perché in quei casi è meglio fare autocritica che prendersela con gli altri.

Dirò anche di più: per me lasciano a desiderare anche chi spara sentenze come “non tutti possono fare lo scrittore”. Si tratta di un concetto su cui sono d’accordo: alcuni sono tagliati per questo mestiere, altri invece sono proprio negati. Tuttavia, spesso il modo in cui viene espresso il concetto non è neutro: è il caso di chi si professa “grande scrittore” e denigra gli altri per non essere alla sua altezza. Magari non sono vuote vanterie, magari chi fa queste uscite è il nuovo Stephen King, ma ne dubito altamente: se lo fosse, si accorgerebbe di quanto suona arrogante ciò che scrive. Se come dice lo stesso King la scrittura è telepatia, come fa a scrivere bene se non ha idea di cosa sta inviando al proprio lettore, oppure di quali saranno gli effetti di quel messaggio?

Insomma, penso che l’atteggiamento migliore per presentarsi, da blogger e da scrittori, sia mettere al bando aggressività e giudizi categorici. Non dico che bisognerebbe evitare critiche o rinunciare a esprimere le proprie idee: semplicemente, è opportuno trovare un modo consapevole e gentile per farlo. In altre parole, si dovrebbe cercare di immedesimarsi nei lettori e trovare la giusta forma in cui scrivere ciò che si vuole senza infastidirli. È tutto qui.

Magari la mia idea è sbagliata, ma a ben vedere c’è un dato empirico che la conferma: da quando seguo questa via, sul mio blog non è mai scoppiato un solo flame. È vero, ogni tanto mi arriva qualche critica, ma penso sia normale. In più, tratto anche i commenti più accesi con tatto: il risultato è che non mi sono mai arrivati insulti, né sono mai scoppiati litigi veri e propri all’interno, almeno nell’ambiente del blog.

In fondo, sono convinto che la strada più giusta per vivere al meglio la propria vita da blogger o da scrittore sia essere empatici e avere un atteggiamento positivo verso gli altri, senza ostilità. Di sicuro, ne possono beneficiare tutti, sia i lettori che apprezzano di più chi scrive, sia quest’ultimo, che senza litigi avrà meno bile. So che i tempi sono abbastanza pesanti e che non è facile essere sempre gentili, ma non deve essere nemmeno troppo difficile. Se ci riesco io che non brillo ne per empatia né per amore per il prossimo né per pazienza, di sicuro potete farcela anche voi!

Il mio ospite.
Classe 1988, gestisco una gelateria sulla costa marchigiana insieme a mia moglie. Il mio sogno, oltre a diventare un imprenditore affermato, è quello di arrivare a essere uno scrittore almeno decente. Sul web, gestisco due webzine sulla musica (Heavy Metal Heaven dedicato al mio amore per il metal, e il suo fratello minore Alternative Rock Heaven) e il mio blog personale Hand of Doom, in cui parlo di esperienze personali su vari argomenti - scrittura, internet, cultura. Oltre a questo, suono la tastiera nei Failor, gruppo di genere space ambient, collaboro saltuariamente con alcuni siti sparsi per il web, e ovviamente scrivo storie. Ah, e se ve lo chiedete, il mio tempo medio per risolvere il cubo di Rubik è due minuti e mezzo!


Commenti

  1. "E così, per esempio mi trovo a dubitare della bravura come scrittore di qualcuno che se la prende coi propri lettori perché non leggono o non commentano."
    Se non leggono e non commentano allora non sono lettori! :)
    Spero non fosse riferito a uno dei miei ultimi commenti sul tuo blog! :)
    Scemenze a parte, quello che dici è molto vero, purtroppo certe volte si ha un po' la tendenza a farsi trascinare in certi brutti atteggiamenti. Bisognerebbe avere la forza di staccarsi un momento e fare un po' di sana autoanalisi e autocritica.

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    1. Ma lo sai che leggendo il post di Mattia non ho proprio pensato a quel commento lì? Per me è tutto superato! :)

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    2. Appunto, quindi non ha senso prendersela con i lettori per una colpa che, se esiste (in effetti non credo sia una colpa non leggere un blog), è di chi non legge. Eppure alcuni blogger lo fanno: capisco la voglia di sfogarsi, ma almeno dovrebbe avere un senso :) .

      Comunque ai commenti di cui parli non pensavo affatto, non preoccuparti :) . In effetti per questo post pensavo solo ai comportamenti dei blogger a casa propria, non quelli in trasferta nel ruolo di commentatori. E poi comunque quello scambio non mi ha dato alcun fastidio :) .

      In ogni caso, sono d'accordo con il resto del tuo commento e sull'autocritica :) .

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    3. Sì, poi io sono d'accordo con te: se un post non viene letto/commentato o se un blog non viene visitato dipende unicamente dal blogger. O non piace lui come persona/blogger o non piace ciò che scrive, non interessa l'argomento o come viene trattato. Più spesso è una commistione delle due. Inutile prendersela con altri.
      Mi è capitato di leggere post di lamentazioni in questo senso e non sono piacevoli, spesso quando il blogger continua a reiterare la cosa: sfogarsi una volta tanto ci può stare, ma non di continuo.

      Chiara, per me non è superato, ma solo perché non c'è stato proprio nulla di cui aversene a male! :)

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    4. Secondo me, il fatto che un blog non venga letto e seguito da un particolare lettore (e non dalla totalità degli stessi) può anche dipendere da quest'ultimo, ma non per questo gliene deve esser fatta una colpa. Io, per prima, ho avuto difficoltà a seguire i blog altrui per tutto l'autunno. Inoltre, non mi piace il presenzialismo a tutti i costi: tante volte leggo il post, ma se non ho nulla da dire al riguardo evito di commentare. Preferisco evitare di scrivere cavolate, visto che mi innervosisco quando, qui da me, qualcuno commenta "tanto per", e si capisce benissimo che non ha nemmeno letto il post, o l'ha letto saltellando di qua e di là. Se Mattia ha parlato di empatia, a me piacerebbe parlare di autenticità. :)

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    5. Sono d'accordo con entrambi. I post lamentosi possono essere fastidiosi, anche una volta sola. Io ormai ho imparato a riconoscerli e spesso li salto dopo le prime righe :)= .

      Vero anche che nessuno è colpevole di non seguire un blog. Anche io ultimamente sono poco attivo sui blog altrui. Non è per cattiveria né perché non mi interessano più, anzi, ma sono in un periodo pieno di impegni, in cui riesco a malapena a trovare il tempo per leggere i post altrui di fretta - e ovviamente commentare è ancor più difficile.

      In ogni caso, sono d'accordo anche col non commentare "tanto per" :) .

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    6. Sai che hai ragione, Chiara? Intanto non è bene generalizzare, e bisognerebbe valutare caso per caso. A volte si tratta magari solo di un periodo no. Ma spesso è più facile leggere che commentare: anch'io certe volte leggo tutto quanto un post con interesse, poi però sono in difficoltà su cosa commentare. Io ci provo comunque perché mi piace lasciare a chi ha scritto l'idea che le sue non siano state parole al vento, ma a volte (specie magari legandomi a un particolare del testo) mi sa che ho lasciato dei commenti non particolarmente brillanti e che magari sono stati male interpretati. :(
      Comunque la tematica che sta venendo fuori da questo scambio di commenti trovo sia interessante, in particolare il tuo parlare di autenticità. Credo che la cosa meriterebbe persino un post a parte. :)

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    7. E io credo che lo scriverò.:)
      Ho già impostato il titolo in bozza (lo faccio sempre, per fissare le idee). Devo solo decidere se farne un post tradizionale o seguire il flusso dei primi pensieri. :)

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    8. P.S. Aggiungo, Marco, che i tuoi commenti sono sempre stati pertinenti, almeno qui da me. :-)

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  2. Beh, ho toccato anch'io l'argomento "pochi commenti" in un post di non troppo tempo fa, e non si trattava di una lamentazione, quanto di un chiedersi se quello che scrivo è davvero buono o no, pensando in quel momento che ci fosse una relazione fra la bontà dello scritto e il feedback dei lettori. Mi sbagliavo.
    E dovendo scegliere fra la (forse apparente) mancanza d'interesse e il commento fatto per darti il contentino, bè...preferisco la prima.
    Vero è che per un motivo o per l'altro il tempo per coltivare e gestire i rapporti fra blogger è davvero poco, tant'è che non mi do scadenze prefissate per la pubblicazione; molto spesso è già tanto (ma proprio tanto!) dare un'occhiata a quel che succede in giro.


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    1. Sono d'accordo con te. Inoltre ho notato, almeno qui da me, che i post tendenzialmente più approfonditi e complessi ottengono nella norma meno commenti, perché una lettura attenta richiede impegno, e che non si può barare. La cosa all'inizio mi dispiaceva, ora non più, perché mi fa piacere sapere che il contenuto non solo è arrivato, ma è stato anche compreso e rielaborato. :)

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    2. In effetti, quando dico che lo scarso successo di un blog è dovuto al suo proprietario, non è mia intenzione incolparlo. Non è mica una colpa non riuscire a diffondere al meglio i propri post :) .

      Per il resto, ti capisco. A me non piace l'indifferenza, ma neanche se uno mi commenta "bel post, complimenti" mi fa un gran piacere - non mi dispiace nemmeno, però. E capisco anche la mancanza di tempo: io ultimamente ne ho giusto poche gocce (infatti mi ritrovo solo alle dieci di sera a rispondere ai vostri commenti :) ) .

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  3. Io commento dove posso e capisco chi non commenta per una qualunque ragione, non ne faccio colpe a nessuno, secondo me non è nemmeno "colpa" del blogger che non si rende interessante. Alla fine ciascuno in casa propria fa e scrive ciò che vuole a prescindere dal potenziale gradimento.
    A ogni modo, i commenti fanno sempre piacere, le polemiche, qualunque natura abbiano, sono tristi, le cose tipo: ah, se tu non commenti da me allora io non commento da te sono infantili. Massima libertà: sapete in quanti blog lascio commenti sinceri senza essere ricambiata, ma guai se qualcuno si sentisse obbligato a frequentare il mio solo per restituire una cortesia. Poi è tutto vero, ci sono argomenti che stuzzicano il commento, altri su cui non hai altro da aggiungere o da dire; altri che richiedono il tempo che non riesci a ritagliarti, altri che sfuggono, la tipologia è varia e molteplice. È da stupidi offendersi se non si ricevono le visite sperate. Le nostre attività sul web non devono diventare obblighi per nessuno.

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    1. Sì, come dicevo sopra la "colpa" è relativa: Se uno non riesce a rendersi interessante, può essere un difetto, ma certo non qualcosa di cui incolparsi. Ci sono ben altri comportamenti che io ritengo negativi :) .

      Per il resto, concordo totalmente col tuo discorso ^_^ .

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  4. Ci sono blog che seguo, ma non commento, per molte ragioni. Magari perché non ho nulla da aggiungere a quanto detto, magari perché l'autore mi mette in soggezione. I commenti mi fanno sempre molto piacere, ma capisco chi non lo fa. Mi fa piacere che alcuni dei post più impegnativi che io abbia scritto siano o siano stati tra i più letti, anche se magari poco commentati. Per il resto il blog è casa mia, non sono un'imprenditrice né una librivendola né una giornalista. Esprimo, anche, le mie opinioni, cercando di essere garbata e, se possibile competente, ma è ovvio che non tutti possono essere d'accordo con me, ci mancherebbe altro, ma inizio ad avere in odio il buonismo e il mero intrattenimento disimpegnato, quindi se sentirò la necessità di far polemica la farò (già lo faccio in effetti).

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    1. Mi hai detto una volta che il mio lo segui, ma non lo commenti spesso. Spero quindi di non metterti in soggezione :P . Comunque, qualche che sia la ragione, di sicuro non te ne faccio una colpa: anche io capisco chi non lo fa, anche solo per mancanza di voglia ;) .

      Per quanto riguarda la polemica, dipende anche come la fai. Anche io non manco di scrivere articoli molto critici sul mio blog, ma non lo faccio mai con toni troppo forti. Per esempio, volendo commentare un film che non mi è piaciuto spiego perché nei dettagli, non mi limito a dire "film di m***a" e a riempire l'articolo di insulti: questo perché so che uno che ha apprezzato il film magari se la può prendere a male.

      Ma soprattutto, direi che non mi metto a fare polemica contro i lettori, ad attaccarli. Il senso del post è proprio questo: puoi attaccare quello che vuoi, ma se lo fai con chi ti legge il risultato non può che essere dannoso. Tutto qui :) .

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    2. Comprendo e condivido la tua posizione. Anch'io sono una che non si tira indietro davanti alle polemiche, sebbene cerchi sempre di esprimermi in modo pacato e senza offendere nessuno, perché questo è il mio carattere,non sono per natura una persona aggressiva. Da te commento quasi tutto, tranne qualche recensione su libri che non ho letto o film che non ho visto, perché non saprei cosa dire al riguardo.

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  5. Non sono una blogger ho solo una pagina facebook nata da poco e sostanzialmente penso che sui social ci si comporta un po' come nella vita normale. Se sei incivile e poco attento agli altri nella normale consuetudine, lo sarai anche nella vita virtuale. Dall'altra parte c'è sempre una persona reale che ha diritto, non di insultare certamente, ma di esprimersi anche in contrasto. E' con lo scambio di opinione che ci si arricchisce e ogni punto di vista diverso può aprire nuove riflessioni. Quindi benvenuti a tutti con rispetto. Ed empatia cioè cercando di capire quello che l'altro voleva comunicarmi.

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    1. Per la mia modesta esperienza, non sempre si è su internet come nella vita reale: io l'ho sperimentato in passato. Di persona parlo poco e cerco di essere sempre gentile al massimo. Le volte che ho perso le staffe, anche davanti a una persona che mi provocava apertamente, si possono contare sulle dita di una mano, specie da quando ho superato l'adolescenza. E se è vero che sono molto permaloso, di solito riesco sempre a limitarmi e a tenermi la rabbia per me.

      Eppure, anni fa mi è capitato un periodo in cui su internet ogni giorno alzavo la voce (virtuale, ovviamente) con qualcuno, all'interno di un forum. Non ho mai fatto cose del genere nella vita di tutti i giorni. Perché? Semplicemente, non mi rendevo conto del fatto che dall'altra parte c'erano persone come me, riflettevo poco prima di scrivere, e usavo internet come valvola di sfogo. In generale, ero una persona ingenua, e non avevo ancora capito come "stare al mondo".

      Quindi, credo che non sempre chi è maleducato su internet lo è anche nella "vita vera". Magari è solo che non si rende conto ancora del suo comportamento, o del potere della parola. Più o meno è lo stesso per i blogger di cui parlavo nel post: spesso non sono persone aggressive, è solo che non si rendono conto come appaiono. Il che forse non li rende buoni come scrittori (l'empatia come ho detto è fondamentale per chi scrive), ma non li squalifica come persone :) .

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    2. Sono d'accordo. E anch'io penso che nel mondo virtuale uno si comporti spesso come nel mondo reale.

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  6. La rete tende ad accentuare certi difetti di atteggiamento verso gli altri, perché chi scrive si sente in qualche modo invisibile. Le persone che mordono online non sono altrettanto mordaci nel quotidiano, spero, ma evidentemente aggressive e presuntuose lo sono, magari in modo più controllato. Con questo voglio dire che diventare persone migliori sarebbe ancora più importante di saper trattenere i propri difetti nei rapporti pubblici. Certo ci sono atteggiamenti davvero detestabili. Mi viene in mente un paio di esempi personali: pochi mesi dopo il varo del mio blog, vagando in rete alla ricerca dei commenti che potevano riguardarmi (questo prima di sapere di Google Alert), scoprii che una blogger aveva scritto un post al vetriolo su di me, dicendo che era una vergogna che io avessi scritto un manuale di scrittura perché non conoscevo l'italiano, e un altra che si diceva indignata perché avevo copiato il nome del suo blog, appunto Scrivere Vivere. Come se potesse essere di vantaggio aprire un blog dandogli il nome di quello di un illustre sconosciuto! Ma più di tutto sono i toni usati a rivelare molto della persona, perciò mi ricredo: se non si riesce a diventare persone migliori, almeno un po' di educazione/autocontrollo non guasta.

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    1. Sono d'accordo sul fatto che la rete accentui molto l'aggressività: come dicevo nella risposta al commento precedente, anche io ho un'esperienza simile alle spalle.

      Non saprei dire, comunque, se è meglio il miglioramento oppure l'autocontrollo. Per quanto riguarda il secondo, io nel tempo sono diventato un maestro. Anche quando mi arrabbio, ci penso venti volte prima di postare qualcosa. E in generale, metto sempre l'educazione al primo posto, anche se mi capita un troll.

      Tuttavia, forse il mio atteggiamento verso il prossimo è anche peggiore rispetto a una volta: forse non sembra, ma sono una persona molto cinica e al limite con la misantropia. Eppure, nei rapporti online - specialmente con gli altri blogger - un po' la situazione è migliorata. Mi piace abbastanza scambiare qualche battuta nei commenti e tendo ad arrabbiarmi molto poco, specie per questioni di poco conto. Ma chissà se questo è un miglioramento, oppure un semplice adattamento per trovarmi in una situazione più agiata. Non saprei dire, sinceramente :P .

      Concordo comunque con il tuo giudizio sui comportamenti di quei blogger: avrebbero dato fastidio anche a me :) .

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    2. Per fortuna io non ho mai vissuto esperienze del genere, perché mi sarei incazzata parecchio. ;)

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  7. Io non ho mai risolto il cubo di Rubik, sono negata! Quindi già hai tutta la mia ammirazione Mattia :-)
    Per quanto riguarda quanto scritto nel post sono d'accordo su tutta la linea, io non amo certi attegiamenti aggressivi che trovo sul web, in particolare su Facebook in cui sembra che sia in atto una vera guerra ogni volta che qualcuno esprime la propria opinione c'è lo scatenarsi di furiose osservazioni spesso offensive.
    Sui blog in genere mi sembra che l'atteggiamento sia più pacato, come è giusto che sia, in ogni caso se trovo un blog con atteggiamenti aggressivi non lo seguo e basta. Riguardo ai commenti sui post diventa difficile essere sempre presente e soprattutto scrivere commenti, io seguo parecchi blog, li leggo tutti ma non sempre commento e se lo faccio cerco di farlo se ho davvero qualcosa da dire, a parte qualche blog che leggo da sempre e dove talvolta scrivo anche solo un saluto. Purtroppo siamo tutti oberati e il tempo è limitato, non mi sognerei mai di lamentarmi perché chi mi legge non commenta, nessuno può capirlo più di me che sono sempre di corsa.

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    1. Non dovresti ammirarmi: il detentore del record mondiale di cubo di Rubik lo risolve in meno di cinque secondi. Io in confronto sono una lumaca :D . E poi in fondo non è nemmeno così difficile, basta imparare gli algoritmi giusti e il gioco è fatto :) .

      Per il resto, sono d'accordo con te. I social sono una palude, e io difficilmente commento. E quando qualcuno commenta i miei status senza capire il senso di quello che ho scritto lascio perdere, perché so che altrimenti si scatenerebbero solo litigi :) .

      Sono d'accordo anche sul fatto che i blog siano un'oasi di pace (l'ho scritto anche all'inizio del mio articolo) e sulla questione commenti. Se è vero che mi piacerebbe averne di più sul mio blog (al momento poco seguito), nemmeno io ci penso a lamentarmi di chi non commenta. Questo perché capisco bene che le persone non hanno tempo per mettersi a commentare, specie su post approfonditi che richiedono commenti altrettanto profondi. Come non capirli :) .

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    2. Forse la blogosfera ha toni più pacati anche perché più selettiva rispetto a Facebook. Immagino che chi gestisce un blog abbia un livello culturale più elevato rispetto alla massa che spopola sui social, e questo spesso porta a una migliore educazione. Non voglio generalizzare, ma spesso i maleducati sono anche ignoranti, e viceversa.

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  8. Ciao Chiara, anch'io ho smesso di commentare sui social e preferisco il blogging. Ho anche smesso di seguire alcuni blog quando ho capito che con le polemiche un po' ci marciavano perché è vero che uno scrittore deve conoscere il peso delle parole e tener conto della mancanza del linguaggio del corpo in una comunicazione scritta; è una scelta anche quella di scatenare dibattiti. Però è anche vero che a volte c'è chi commenta stravolgendo il senso delle parole, o perché legge di fretta o perché ha fame di litigio come solo i social possono saziare..una volta in un blog di mamme una di queste è partita in quarta per un mio commento capendo tutto l'opposto di quello che avevo scritto (mi sono riletta temendo di aver sbagliato a scrivere e no...). Ho preferito spiegarle con calma l'equivoco nonostante avesse usato un tono arrogante perché sennò in questo contesto non ne esci più. Naturalmente non s'è scusata ma ha messo un "mi piace" 😉

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    1. Sì, è vero che c'è chi fa polemica in maniera consapevole per attirare l'attenzione. Ma non credo sia una strategia di marketing positiva: funziona solo in rari casi, e anche lì non è detto che sia efficace per i propri obiettivi. Prendi per esempio Vittorio Sgarbi: è famoso per il suo atteggiamento aggressivo, e la maggior parte delle persone lo conosce per questo, mentre pochi sanno che è anche un critico d'arte. E sono abbastanza sicuro che i suoi libri sull'arte non vendono molto ;) .

      Ti do pienamente ragione sul fatto che spesso i propri messaggi possano essere fraintesi. Purtroppo capita a tutti, è qualcosa da cui nessuno è immune, specie se parla di argomenti un po' delicati - politica o religione, per esempio. Penso però che con un titolo provocatorio e un linguaggio forte è più facile essere fraintesi rispetto a essere pacati, senza dare un giudizio categorico. Forse non è uno scudo funzionante al cento percento, ma penso che l'educazione sia comunque una buonissima difesa :) .

      P.S. il post l'ho scritto io, anche se Chiara mi ha fatto il piacere di ospitarmi :D .

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    2. Sui social anch'io mi sono trovata in situazione del genere perché la gente non ha interesse né voglia di approfondire il significato delle parole e trae subito le proprie conclusioni.

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    3. Giusto, scusa Mattia, il bello è che l'avevo anche letto che il post era di un ospite! Son stordita..

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    4. Giusto, scusa Mattia, il bello è che l'avevo anche letto che il post era di un ospite! Son stordita..

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  9. L'empatia è però qualcosa che hai a posteriori, non a priori. Mi spiego: una persona prova empatia verso il suo interlocutore, quindi dopo che c'è stata comunicazione fra due persone. Non prima.
    Penso inoltre che sia impossibile scrivere qualcosa senza infastidire qualcuno: ognuno ha un proprio grado di resistenza al fastidio, se possiamo dire così. Ho ricevuto critiche pesanti e anche insulti per aver scritto semplici articoli - scritti in tono spiritoso, poi - sulla grammatica...

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    1. Non leggere la mia risposta come aggressiva: non lo sono affatto, sono pienamente sereno. Tuttavia, devo dirti che il tuo commento rispecchia proprio la situazione che descrivo nel mio articolo.

      Se hai ricevuto insulti e critiche pesanti, per esempio, tu dai ovviamente la colpa ai tuoi commentatori. Non hai pensato invece che forse potrebbe essere tua? Che i tuoi post agli altri non apparivano poi così spiritosi - anche se la tua intenzione originale era quella?

      Poi io non posso saperlo. Non so a quali post ti riferisci, non conosco la situazione, quindi faccio solo delle ipotesi - e se mi dici che sono completamente campate per aria, lo accetto senza problemi. Ti dico questo, però: se sei uno scrittore, dovresti sapere che puntualizzare in questa maniera che sbaglio a usare il termine "empatia" difficilmente risulta simpatico, anche nel caso fosse vero. (fra parentesi, io sono convinto di no: penso che si possa parlare di empatia anche per descrivere la comprensione dell'animo altrui a priori. Ma magari sbaglio :) ).

      Non ci credi? Prova a pensare che il mio post lo hai scritto tu e io ti ho commentato come te. Come ti sentiresti? Poi io vivo il mondo di internet con leggerezza, quindi non mi ha dato granché fastidio, ma sono sicuro che puoi capire anche tu che qualcun altro avrebbe potuto offendersi e cominciare un litigio ;) .

      Comunque sono d'accordo che non si può prevedere ogni reazione possibile del pubblico, quindi scrivere senza offendere almeno qualcuno è impossibile. Curando meglio ciò che si scrive e pensando in maniera "empatica" però si possono minimizzare i possibili effetti negativi. Vuoi un esempio? Se già avessi scritto "secondo me, l'empatia..." eccetera eccetera, e in più una faccina sorridente, già quello che mi arrivava era molto diverso. Sembra qualcosa di insignificante? Non lo è affatto, credimi :) .

      Detto questo, spero di non averti offeso per questa risposta. Io mi rendo conto che possa essere fraintesa, e mi dispiacerebbe anche: non ho la minima ostilità nei tuoi confronti. Volevo solo darti uno spunto di riflessione; se però non ci sono riuscito, e se la cosa ti ha dato fastidio, ti chiedo scusa (senza alcuna ironia :) )

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    2. No, i post erano proprio scritti in modo spiritoso. I commentatori sono persone e come tali possono essere anche suscettibili o prendere qualcosa sul personale, quando non lo è.

      Ti ho fatto notare che hai sbagliato in modo tranquillo e se lo avessi scritto tu a me, non mi sarei sentito offeso o altro. E neanche la tua risposta mi ha dato minimamente fastidio. Forse sei tu a essere troppo suscettibile? ;)

      A modificare troppo il proprio modo di scrivere si rischia un appiattimento o, peggio, ci si avvia a quel politicamente corretto che va tanto di moda oggi (e che io aborrisco).

      La mia filosofia è molto semplice: come diceva mio padre, se uno si offende, taglia la parte offesa e continuare a campare :)

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    3. Io non sono d'accordo sul fatto che l' empatia venga a posteriori. Io provo empatia per tutti fin dal primo incontro perché riconosco la dignità dell'essere umano che ho di fronte, e che è quindi meritevole di ricevere educazione e rispetto. Al massimo, se uno è stronzo, poi l' empatia mi passa. :-D

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    4. Appunto: "Io provo empatia per tutti fin dal primo incontro" ;)
      C'è stato un contatto, quindi. Non si può provare empatia a distanza o verso persone che forse leggeranno ciò che scriviamo e che soprattutto non conosciamo, non vediamo, non abbiamo alcun contatto con loro.

      L'empatia nasce, se nasce, dopo un contatto. Posso provare empatia per ciò che hai scritto tu, perché ti ho letto. Ma non posso provare empatia verso di te mentre sto scrivendo un mio articolo... non ha senso :)

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    5. Sì ho compreso cosa intendi dire e penso che tu abbia ragione, per quel che riguarda l'empatia nei confronti di un singolo soggetto. Ma, nel momento in cui si gestisce un blog, occorre comprendere che dall'altra parte ci sono delle persone e non delle entità virtuali , delle quali aver rispetto, anche con ironia e con polemiche.:)

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    6. Sono d'accordo con l'ultima risposta di Chiara. Capire le reazioni delle persone in anticipo è fondamentale se si scrive o si ha un blog. Che poi si chiami questa capacità "empatia" o in un altro modo è giusto una questione di semantica.

      Comunque, secondo me "empatia" continua a essere giusto: da dizionario, è la capacità di immedesimarsi in qualcun altro. Non vedo perché è sbagliato provarla a priori. Quando scrivo un post sul mio blog, so già se riceverà tanti commenti o se nessuno se lo filerà. E so che se scrivo su Facebook qualcosa di provocatorio avrà reazioni diverse rispetto a uno status neutro e tranquillo. Poi a volte mi sbaglio e la reazione alle mie parole è diversa da quella che mi aspettavo, ma di solito tutto va come previsto. Questo perché ormai conosco i miei lettori e so quale post apprezzano di più e quali di meno: non c'è niente di paranormale in questo :) .

      Comunque tu la voglia chiamare, questa rimane un'abilità fondamentale per un blogger e uno scrittore, senza non si va da nessuna parte. Si tratta di una questione di consapevolezza, non c'entra con il politicamente corretto, il buonismo e giù di lì. Come ho già detto, equivale al principio imprenditoriale del "non insultare il cliente": chi non lo rispetta, va fallito in poco tempo. Questo non vuol dire che uno deve amare il proprio cliente: lo deve semplicemente rispettare per non perderlo. O nel caso del blogger, rispettare il lettore perché rimanga tale.

      Come ha già detto Chiara, non vuol dire evitare ogni polemica: io non lo faccio, e non è questo che suggerisco. Dico semplicemente di criticare senza troppa aggressività e mantenendo il rispetto anche verso chi non è d'accordo. Oppure farlo, ma accettare anche che poi si ricevono insulti e si allontanano i lettori. Non è nemmeno una questione di educazione o di vivere civile: è solo una questione di consapevolezza nel principio (scientifico) secondo cui ogni azione ha una reazione, e un'azione aggressiva porta una reazione aggressiva. Poco legato alla morale, poco alto dal punto di vista filosofico, ma efficace nella pratica :) .

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  10. Per certi versi dissento, con un post provocatore - anche a gamba tesa - (come il mio ultimo "Il cane ama. ma non te in particolare" crei movimento e ascolti altissimi anche entrando a gamba tesa, e puoi interessare poi diversi bloggers anche ad altri post più interessanti anche se dall'impatto meno incisivo.

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    1. Non credere che non sia d'accordo. So benissimo che una provocazione può attirare molto più pubblico di un post lineare e tranquillo. Solo, bisogna anche essere consapevoli di come provocare nella maniera giusta.

      Se per esempio scrivi un post critico nei confronti di uno che sostiene che i fumetti sono robetta da bambini, e sei un blogger che tratta fumetti, ovviamente non raccoglierai che consensi dal tuo pubblico. Ma se sullo stesso tipo di blog lo scrivi tu che i fumetti sono per bambini, è ovvio che poi attirerai solo attenzioni negative.

      Quello che sostengo col mio articolo non è di evitare le polemiche e gli sfoghi. Penso solo di farli in modo consapevole, evitando magari toni troppo forti ma soprattutto l'attacco nei confronti dei propri lettori. Tutto qui :).

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    2. Provocatore non significa aggressivo o maleducato. Anch'io tante volte ho provocato. :)

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  11. Mi ricordo un guest post di Gaspare Burgio che quasi insultava i lettori. Arrivava ad attaccare uno dei commentatori più frequenti e stimati di questo blog, rimproverandogli quasi di essere troppo empatico.

    Aveva infiammato gli animi, generando per la maggior parte critiche. Però c'era anche chi era d'accordo con la sua provocazione. Certamente non è passato inosservato. E' una delle modalità di fare blogging. Leggo anche chi non mi è simpatico, se scrive cose interessanti. Addirittura preferisco leggere punti di vista che non condivido, piuttosto che post tanto empatici da rivelarsi tiepidi.

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    1. Credo che tu confonda gli episodi. Il post provocatorio di Gaspare era qui, ma il litigio di cui parli, e che ricordo molto bene, è avvenuto altrove, e riguardava un guest_post contro il self-publishing scritto da un lettore abituale di questo blog, per penna blu.

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    2. Mi sa che nel mio post non mi sono spiegato bene io, visto che tanti mi hanno fatto più o meno la tua stessa obiezione. Essere empatico non significa rinunciare a esprimere il proprio punto di vista o allo spirito critico. Significa semplicemente mettersi nei panni degli altri e cercare di capire le possibili reazioni delle proprie parole prima di postare.

      Poi se vuole uno può anche provocare a ogni post: solo, dovrebbe farlo con consapevolezza e una strategia alle spalle. Se invece lo si fa "tanto per", non si arriva da nessuna parte. Attiri l'attenzione, certo, ma non credo sia attenzione positiva. Come in una risposta più sopra, farei l'esempio di Sgarbi: è famoso per la sua aggressività, ma dubito che i suoi libri più seri vendano molto. Ce lo vedi un ragazzino che sghignazza vedendo i suoi insulti su Youtube a leggere un libro di politica o di arte? Appunto :) .

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  12. Una bella discussione. Il post di Mattia mi ha convinto di una cosa: l'empatia non può coesistere con il giudizio o con il pregiudizio. Quando scrivo metto le mie opinioni personali, a volte possono essere molto diverse da quelle dei mie commentatori, come sta accadendo proprio in questi giorni per il mio ultimo post. Di qualunque cosa scriviamo, scriviamo di noi dunque siamo sensibili. Ma quando si sceglie il confronto pubblico, anche se schermato da un blog, per me la cosa più importante è l'accettazione dell'altro. Ho lasciato alcuni blog non perché scrivessero sciocchezze ma perché i blogger assumevano una posizione di supposta superiorità: la mia idea è giusta, se la pensi diversamente ti convinco con la mia splendida dialettica che stai sbagliando. Io sono ferma nelle mie idee e non arretro, ma di certo non intendo imporle e provo a cogliere cosa c'è di buono nel giudizio o nel commento critico dell'altro. Accetto le diversità e scrivo per incontrarle, perché voglio crescere. Non ho perciò elenchi di cose buone e cattive, ma solo persone che incontro e con le quali spero di poter stabilire una relazione. Ecco la mia esperienza è questa. Su FB invece sono più severa: se c'è un troll lo banno, punto e basta :)

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    1. Sono d'accordo con quanto scrivi. Tempo fa avevo scritto un post sulla sospensione del giudizio. Ora non riesco a mettere il link perché sono con lo smartphone, ma se scorri le pagine lo trovi con facilità perché è abbastanza recente. Se non ricordo male, l'ho scritto all'inizio dell'autunno.

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    2. Sono d'accordo soprattutto sul fatto che è una buona cosa essere tolleranti e non peccare di superbia. Uno dei miei messaggi con questo post era proprio questo, anche se il mio discorso non era di carattere morale, era molto più pratico: fai il superbo e agli altri non piaci, così magari perdi qualche lettore :) .

      Sui giudizi e pregiudizi, non saprei dire. Io ho i miei giudizi, spesso anche molto anticonformisti. Penso che se li esponessi a muso duro, farei arrabbiare molte persone. Intendo anche questo per "scrivere con empatia": cercare di mettere le proprie idee in una forma che la gente possa rispettare, o altrimenti tenersi i propri giudizi per sé :) .

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  13. Trovato! Per Mattia : ma quando ci relazioniamo con le persone, anche in un blog, come si può agire esclusivamente per calcolo e non per "morale ", che poi secondo me è etica..? Sono sicura che lempatia ti serva per saldare un rapporto non per tenere i toni bassi sul tua blog. Altrimenti sarebbe altro..... :)

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    1. Ma certo. Io personalmente cerco di essere gentile con gli altri un po' per la questione razionale di cui parlavo nel commento precedente, e un po' perché sono convinto che sia giusto rispettare il prossimo. Del resto, credo sia difficile comprendere le ragioni di qualcuno che ti sta antipatico: si può fingere gentilezza, ma prima o poi i nodi vengono al pettine :) .

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    2. L'empatia fa parte della natura umana. Mi piace pensare che ciascuno di noi tenda spontaneamente alla bontà e alla gentilezza, anche se a volte la vita tira fuori il male, e molti finiscono per farlo prevalere.

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  14. Questa la devo ancora vedere! Nel senso che non mi è mai capitato di incrociare un blog dove il proprietario si scagliasse contro i suoi stessi lettori che non lo commentano. Come darsi una zappata sui...piedi! :D
    Ho invece qualche volta sentito quell'aria di superiorità della categoria "non tutti possono fare lo scrittore" (ovviamente chi lo dice intende sempre tutti GLI ALTRI, mai se stesso), ma non ho mai visto in un vero scrittore, King compreso, quel comportamento qualcosa vorrà dire.
    Se un blog non viene commentato o letto, i motivi possono essere tanti e va fatta un'analisi seria prima di prendersela con i lettori, con statistiche di accesso e posizionamento seo alla mano. A volte si sta intercettando addirittura il pubblico sbagliato, visto l'argomento, perchè il blog è configurato male. Purtroppo non basta solo scrivere, se si vuol essere scrittori nell'era del web.
    Certo che senza empatia non si va da nessuna parte, ma in qualsiasi settore.

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    1. Sono d'accordo. L'empatia non è importante solo nel blogging o nella scrittura, lo è ovunque. Sono d'accordo anche sul fatto che ci possono essere molti motivi per cui i lettori e i commentatori mancano, e il primo credo sia la mancanza di promozione, oppure farla in maniera errata. Io so di non essere granché nel marketing: per questo sono abbastanza sicuro se affermo che è questo il motivo se il mio blog è poco frequentato. Colpa mia, in ogni caso, certo non dei "non lettori", figurarsi dei lettori :) .

      Se non ti è mai capitato di vedere chi se la prende coi propri lettori perché non commentano, comunque, ti è andata bene :D . A me un paio di volte sì, e mi ha un po' irritato - ma non più di tanto, in fondo le questioni di internet mi toccano poco. E in quei casi mi viene sempre da pensare: prima di dare la colpa ai lettori, perché non guardi prima se è tua? Ma forse oggi, in un'epoca in cui molti cercano capi espiatori per fallimenti solo ed esclusivamente propri, un ragionamento di questo tipo è un po' troppo fine :) .

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  15. Ciao, Mattia, piacere di fare la tua conoscenza.
    Concordo, i forum erano luoghi di grande scontro quando erano frequentatissimi - fino a 4 o 5 anni fa circa. Io ne amministravo uno, ed era facilissimo che due o più utenti si confrontassero in modo sbagliato. Fui costretta a imporre un regolamento con regole precise, e anche lì qualche cretino seguitava a fare a modo suo e ti costringeva al ban. I forum erano luoghi "faticosi" in tal senso.
    Da quando gestisco un blog, mi rendo conto che questa esperienza è per molti aspetti opposta e la si vive con ampia serenità. Non ho mai assistito a scontri in un blog, nonostante sappia da voci certe che questo sia accaduto anche ultimamente, con il coinvolgimento di blog e social.
    La comunicazione nel virtuale per moltissimi è cosa impossibile da realizzare con civiltà e sincera partecipazione. Nella mia esperienza ho fatto conoscenza di tanti, tantissimi che anzi adoperano questi mezzi come luoghi in cui sfogare frustrazioni proprie. Moltissimi non hanno nel loro modo di comunicare nulla di costruttivo ed esigono solo attenzione, attirando su di sé malevolenza e antipatia, e provando soddisfazione in questo.
    Nei miei due anni di esperienza di blog finora fatta non ho mai avuto impressione di persone non in grado di commentare un post e io stessa cerco di pormi sempre con cortesia con tutti, che poi è una caratteristica della mia vita di tutti i giorni. Certo, mi piacerebbe che tutti i miei post fossero commentati con una certa assiduità, ma mi rendo conto anche che le persone devono sentirsi libere di interagire solo quando e se il loro interesse viene realmente "stuzzicato". In certi casi ci si riesce molto bene, in altri meno.
    Pensa che, da insegnante, i motivi di scontro con i genitori o con colleghi sarebbe sempre lì, a portata di mano, invece io preferisco una mediazione, un dialogo aperto e sempre costruttivo, per questo ho buoni rapporti con tutti. Il che non significa essere "fessi", eh. L'obiettivo è essere rispettati e svolgere bene il proprio mestiere.

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    1. Piacere, ma mi pare che avessi commentato anche i miei guest-post su Anima di Carta :D . Magari sbaglio, però.

      Sono d'accordo sul tuo giudizio sui forum. Io da qualche anno li ho abbandonati tutti per concentrarmi su impegni che trovo più costruttivi, come per esempio il blogging. Purtroppo anche quando sono diventato una persona pacata, c'è sempre gente che cerca il litigio a tutti i costi, anche se tu non lo vuoi, e ti impedisce di discutere cordialmente. Sinceramente ne avevo abbastanza :D .

      Mi trovi d'accordo anche sul fatto che per molti comunicare online è impossibile. Lo so non solo perché mi sono imbattuto in tanti esempi del genere, ma soprattutto perché - ahimé - una volta anche io ero così. Poi però sono maturato e ho imparato a gestirmi con più consapevolezza. Chissà che la stessa cosa non capiti anche ad altri, anche se ho l'impressione che alcuni siano irrecuperabili :D .

      Sono però in disaccordo sul fatto che tutte le persone intrattabili lo facciano consapevolmente per attrarre su di sé l'antipatia altrui. Alcuni di sicuro sì, ma altri semplicemente non si rendono conto di cosa stanno facendo. Almeno, per me è stato così: non volevo certo stare interpretare la parte dell'utente intrattabile, ma è successo - anche se è una lunga storia, più complessa di come la racconto adesso. In generale, penso che in molti casi valga il rasoio di Hanlon: "mai spiegare con la malizia ciò che si può spiegare bene con la stupidità" - o l'ingenuità, in questo caso :) .

      Per il resto, ti do ragione sulle questioni relative al blog - sia sulla loro tranquillità maggiore che sul fatto dei commenti :) .

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  16. L’atmosfera tra i nostri blog è certamente molto più rilassata rispetto ad altri luoghi virtuali, dove non si fanno scrupoli a scannarsi e fare polemiche. Al di là di questo, comunque, a me sembra che la capacità di entrare in empatia con chi legge non va di pari passo necessariamente con il dire cose interessanti. Ci sono diversi blog che io seguo da anni, perché trovo interessante ciò che dicono, ma dove non mi sognerei mai di commentare (e se l’ho fatto, ho capito subito che aria tirava) perché il padrone di casa non possiede quella che tu chiami empatia, ma forse che si dovrebbe solo chiamare interesse per i lettori. Non si può essere di certo in sintonia con tutti però è un dato di fatto che se un lettore percepisce una certa ostilità o anche indifferenza, si sente a poco agio nel dire la sua. Viene da pensare soltanto che nella rete ci si comporta come nella vita reale moltiplicato per dieci.

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    1. Hai toccato un punto importante: l'empatia non è un buon approccio solo per scrivere i post ma anche per interagire coi lettori nei commenti. E anche a me è capitato di smettere di commentare certi blogger quando ho visto menefreghismo nei miei confronti - seppur continui a seguire i loro siti, visto che li trovo interessanti :) .

      E' vero anche, però, che a volte la percezione di un lettore può essere diversa dalla realtà. Magari l'ostilità può essere solo percepita. Per esempio, qualche tempo fa una persona ha commentato una mia recensione del mio sito sul metal. Non gli ho risposto per quasi una settimana, al che lui avrebbe potuto pensare che lo ignoravo a posta. In realtà però ho avuto un problema tecnico con quel post: ogni volta che provavo ad aprire la finestra dei commenti, non riusciva a caricarsi. Sono riuscito a risolverlo solo dopo una settimana, e solo allora sono riuscito a dargli una risposta - scusandomi ovviamente per il ritardo.

      Questo per dire che a volte può succedere che l'ostilità sia percepita ma non reale. Non è sempre così, ma insomma: alla fine è anche vero che capirsi attraverso internet non è poi così semplice :) .

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  17. Sottoscrivo ogni singola parola di questo post senza aggiungere altro.

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  18. La mia diretta esperienza mi porta a generiche osservazioni: da commentatore non sempre ho avuto percezione di essere benvenuta, in rari casi sono stata aggredita senza neppure chiedere spiegazione (non è detto che sia evidente come lo è per me ciò che cerco di comunicare, lo tengo presente sempre), in altri il fastidio era palese. Ovviamente ho fatto riferimento alle sole esperienze negative, ché la maggior parte non lo sono. Fino a qualche tempo fa ero molto più attiva a livello di partecipazione, ora fatico a trovare un momento da dedicare a tutti, quindi vado a ispirazione e mi dispiace davvero, ma tant'è.
    So che alcune volte chi commenta troppo è tacciato di farlo per avere commenti o farsi pubblicità, e a volte è così, come so che c'è chi commenta solo per averne a sua volta, però, sinceramente, machissenefrega! Ad un certo punto, dopo scrupoli vari, mi son detta che va bene così, se trovo un bell'ambiente partecipo, in altro caso mi allontano.
    Però da blogger non disdegno alcun tipo di partecipazione, se non quelle con finalità che non mi appartengono, ovvero generare polemiche o tirare in ballo altre persone, reggo pure l'OT garbato. Tenendo presente che polemica non corrisponde a discussione costruttiva, quest'ultima ben accetta.
    Alcune volte chi commenta lascia un segno del passaggio, magari non ha dimestichezza o conoscenze sull'argomento del post: vero che si può anche non scrivere, però potrebbe essere un segno di partecipazione e apprezzamento.
    E sì, non è facile e ci vuole empatia o comunque occorre avere voglia di incontrare le idee altrui, anche se non le condividiamo (anzi, a volte a me fanno vedere oltre...).
    Poi io non sto a contare i tempi di risposta, capisco che ognuno ha una vita e degli impegni, non bisogna fissarsi su certe piccolezze (io son quella che commenta post vecchi di settimane eh XD).
    Un esempio delle difficoltà del commentare: seguo parecchi blog gestiti da scrittori - tu, Chiara e gli altri! - e pur leggendo gli articoli spesso taccio perché non saprei nemmeno da dove cominciare essendo io unicamente un lettore forte :D Questo genere di post però è molto interessante per me e per quel che faccio nel blog, mi dà la misura della passione e dell'impegno e degli entusiasmi e delle difficoltà che vivete sulla vostra pelle.
    Insomma io credo che sia necessario un mix tra empatia, interesse, curiosità, rispetto, partecipazione...

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    1. Ti do ragione su tutte le tue osservazioni. E' capitato anche a me di non sentirmi il benvenuto in alcuni blog - anche se come ho detto in una risposta precedente magari era solo una percezione.

      Sono d'accordo anche sul fatto che in fondo se si discute in un ambiente sereno, non ci dovrebbero essere problemi. Anche se poi chi commenta magari non ha conoscenze specifiche sul tema del post, se lascia una traccia del suo passaggio è comunque ben accetto. E se invece non commenta perché trova difficile aggiungere qualcosa a un argomento difficile, va bene allo stesso modo.

      Ma soprattutto, sono d'accordo con la tua conclusione. In fondo è proprio questo che intendevo col mio post: per fare il blogger - ma anche per essere un lettore consapevole - la volontà di partecipare con spirito costruttivo è la migliore, e genera i frutti più duraturi. Altri modi di rapportarsi col prossimo non hanno lo stesso effetto :) .

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