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Visualizzazione dei post da 2015

Farneticazioni di fine e inizio anno.

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Alcuni cambiamenti sono così lenti che non te ne accorgi. Altri sono così veloci che non si accorgono di te. (Ashley Brillant)   Mi sarebbe piaciuto scrivere un post un po’ più corposo per salutare un anno strano come il 2015, ma le circostanze nell’ultima settimana non sono state molto favorevoli. Sicuramente vi siete accorti che nell’ultima settimana sono scomparsa dalla blogosfera e solo oggi mi sono degnata di scendere dal trono per lasciare qualche saluto in giro. Dopo aver spento le luci nel bunker, mi sono accorta di voler trascorrere davanti al computer solo il tempo necessario per procedere con la stesura del romanzo. Per il resto ho comprato regali, visto gli amici, partecipato a una quantità infinita di pranzi e cene in famiglia, trascorso il mio tempo con il marito e la cognatina tredicenne arrivata da Milano. Ho praticato un po’ di sport e svolto mille faccende domestiche, riordino dell’armadietto in bagno compreso. In alcuni momenti ho addirittura pensato

Gli aspetti della mia scrittura che voglio lasciare nel 2015

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Ascolta il tuo cuore: esso conosce tutte le cose. (Paulo Coelho) Per l’ultimo aggiornamento prima di Natale, avevo anticipato l’arrivo di un post dedicato all’evoluzione dei personaggi, in programma giovedì scorso e poi slittato a causa di esigenze contingenti. Tuttavia, il clima festoso mi ha reso pigra: non sono entusiasta all’idea di cimentarmi con argomenti impegnativi.  Proporrò quindi un pezzo più soft, ispirato all’articolo “ 7 cose che ho deciso di lasciar andare nel nuovo anno ”, pubblicato da Andrea Giuliodori sul blog Efficacemente. Mi sento piuttosto fiduciosa riguardo al 2016: dopo un 2014 terribile e un 2015 frignone, penso che finalmente potrò raccogliere i frutti dei molti sacrifici fatti. Sento che sarà un anno pieno di novità positive nella vita privata, nel lavoro e forse anche nella scrittura; o almeno me lo auguro. Per lasciare spazio al cambiamento, devo prima fare un po’ di pulizia. Già da tempo sto cercando di tagliare i rami secchi e di allonta

Guest post - Essere scrittori o tentare di diventarlo (seconda parte)

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Oggi, dietro vostra stessa richiesta, pubblico la seconda parte del post più controverso dell’anno. Come anticipato, si parlerà di self-publishing. Credo non sia necessario dilungarsi troppo nelle presentazioni: abbiamo già avuto modo di fare la conoscenza dell’autore. E io mi sento oppressa da tutte le parole che mi sono trovata addosso. Del resto una persona scrive il suo commento, e poi si dedica ad altro. Ma quando gli interventi sono ottanta (mettendo insieme sia la prima parte dell’articolo, sia quello scritto da me che ne è seguito), e quasi tutti di attacchi personali, l’energia all’interno del blog cambia. Solo una persona, fra tutte quelle che hanno commentato, si è presa la briga di chiedermi scusa per la gogna mediatica in cui mi sono trovata coinvolta. Pazienza, è andata così. Giovedì (o forse mercoledì sera) pubblicherò un post più natalizio, per ripristinare la positività perduta. Intanto, vi lascio in compagnia di Gaspare. Fate i bravi, mi raccomando! Anch

Guest-post e criteri di scelta - chi merita di essere pubblicato.

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Facile è essere buoni. Difficile è essere giusti. (Victor Hugo) Secondo il mio grossolano calendario editoriale, oggi avrei dovuto presentarvi un nuovo punto di vista sull’evoluzione psicologica del personaggi, da me maturato durante la stesura del romanzo. Mi incuriosiva il risultato dell’unione fra le tecniche narrative a noi note e la legge del karma, ma dovrò aspettare la vigilia di Natale, perché c’è una questione più spinosa da affrontare. Per lunedì è in programma la seconda parte del guest-post di Gaspare Burgio “Essere scrittori o cercare di diventarlo” . Alcuni lettori non l’hanno gradito, mi sento in dovere di spiegare le ragioni per cui ho deciso di pubblicarlo nonostante i toni aggressivi e l’atteggiamento (per sua stessa ammissione) un po’ borioso dell’autore. Non voglio giocarmi la fiducia ottenuta in questo anno e mezzo di blogging per un banale scivolone: prima di decidere come procedere, voglio confrontarmi con voi e con Gaspare.

Guest post - Essere scrittori o tentare di diventarlo (prima parte)

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Qualche giorno fa, ho ricevuto da Gaspare Burgio una riflessione sulla propria esperienza di scrittura e sulla decisione di auto-produrre le proprie opere. Ho divorato le sue 3300 parole in un batter d’occhio, facendo “sì” con la testa: inevitabile che abbia deciso di pubblicarle il suo articolo, seppur in due diversi appuntamenti per agevolarne la lettura. Nella metà che leggerete oggi, Gaspare pone un interrogativo interessante: a chi spetta stabilire la qualità di un’opera letteraria? A un editore, o all’autore stesso? Il fatto che qualcuno ci dica “bravi” legittima il nostro valore, o esso esiste a prescindere? “Arrivò poi il self-publishing”… Questa è la frase di raccordo che lunedì prossimo ci trasporterà nel fantastico mondo della produzione Indie. Non anticipo nulla, se non che alcuni dei miti più duri a morire saranno sfatati in pochi colpi sulla tastiera. Ringrazio quindi Gaspare Burgio, che ospito sempre volentieri. Per quanto non ami le espressioni offensive, h

Libertà di espressione - Limiti etici

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La libertà è il potere di fare ciò che è bene, non ciò che piace. (Anonimo) Diverse volte in passato mi è capitato di proclamare sul blog il diritto inalienabile alla libertà di espressione. Ho sempre creduto che ciascun individuo debba avere la possibilità di dire ciò che pensa, senza censure. Ma nell’ultimo periodo, in seguito ai fatti di cronaca che hanno scosso il mondo e ad alcuni problemi di convivenza professionale, questa convinzione ha un po’ vacillato. Scontrarsi con la dura realtà, a volte, rischia di spegnere anche l’ideale più nobile.

Umane fissazioni - le mie pignolerie da lettrice

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I libri sono un piacere che non crea dipendenza ma indipendenza. (Achille Mauri) Nella vita sono una persona alla mano, ma quando si tratta di libri la mia pignoleria scivola nel maniacale. Pur essendo una scrittrice alle prime armi, sono molto esigente nei confronti dei miei testi: se una parola o un passaggio mi sembrano troppo elementari, sputo il sangue finché non mi convinco del loro valore o non mi viene l’esaurimento, più probabile la seconda ipotesi. Questo eccesso di critica si estende anche alle opere altrui. Cerco sempre il pelo nell’uovo e ho l’occhio di lince per refusi e magagne tecniche, al punto che un amico mi ha soprannominato beta-radar .   La quantità delle mie osservazioni non implica un giudizio negativo sul romanzo: le opere che mi piacciono spesso sono le più bacchettate. Il punto è che amo la letteratura e vorrei che ogni pagina potesse esprimersi al 100% delle proprie possibilità, quindi punto il dito anche sugli aspetti che potrei tra

Guest-post - Sei presupposti per potersi davvero esprimere.

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Un anno e mezzo dopo la messa online di Appunti a Margine, inizio a cogliere i primi frutti della notorietà (N.B. sono ironica, non me la sto tirando!): un tempo ero io a chiedere ad altri blogger di scrivere un guest-post. Le uniche auto-candidature che ricevevo riguardavano solo articoli promozionali, brani sgrammaticati e volgarissimi copia-incolla. Ora invece sono gli altri a farsi avanti, e questo mi fa piacere. Ieri, a causa di un “problema tecnico” (i dettagli in privato) non ho potuto pubblicare l’aggiornamento e  la logistica delle mie routine mi impediva di scriverne un altro. Invece di dare di matto, ho cercato di affrontare il contrattempo con serenità, muovendo energie positive. E stamattina, come un regalo dall’universo, ho ricevuto un bell’allegato. Dopo aver letto il post, ho deciso di pubblicarlo immediatamente. Sebbene l'argomento sia diverso da quelli che affronta abitualmente, Alessio Montagner ha scritto bene come sempre e condivido pienamente la sua lin

I "vorrei" della mia scrittura.

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La fatalità è la scusa delle anime senza volontà. (Romain Rolland) Qualche giorno fa, Tenar ha pubblicato l’articolo “ Ciò che non siamo, ciò che non vogliamo ” e subito ho avuto l’idea di trasformarlo in un meme. Tuttavia, al momento di definire la scaletta del post, mi sono trovata in difficoltà: la lista dei miei “non” scavava nell’inconscio, risvegliava ansie e paure. “Se metto nero su bianco i miei timori, vado in paranoia”, mi sono detta. Visto che ultimamente la fiducia nelle mie capacità è un po’ vacillante, direi che non è il caso. In questo periodo sento la necessità di appoggiarmi a pensieri potenzianti, di focalizzarmi sugli obiettivi e non sui limiti. Quindi ho deciso di trasformare ogni punto dell’elenco nel suo polo positivo: ogni “non voglio” è diventato un “voglio” e, in seconda battuta, un meno pretenzioso “vorrei”. Mi piacerebbe che tali propositi non rimanessero astratti. Anche se li ho focalizzati soltanto adesso, intendo trasformarli in obiet

La scrittura è come l'acqua: il sentiero della minore resistenza

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Se poniamo a confronto il fiume e la roccia, il fiume vince sempre,  non grazie alla sua forza ma alla sua perseveranza. (Buddha) La settimana scorsa, saltellando da un link di Facebook all’altro, mi sono imbattuta nell’articolo “ Il sentiero della minor resistenza ”, sul blog Cammina nel Sole. Ne cito un passaggio: L’acqua, nel suo farsi strada nella terra, segue sempre il percorso che offre la minor resistenza. Quando il ruscello incontra un masso non cerca di bucarlo, ma naturalmente vi passa accanto, modificando il corso delle sue acque. Allo stesso modo quando una pianta cresce, cerca il sole modificando l’inclinazione dei suoi rami in base alla direzione della luce e alla presenza di ostacoli e piante sul suo percorso. Leggendo questa frase, subito ho pensato al “Wu-wei” taoista. Pur traducendosi letteralmente come “non-azione”, questo concetto non vuole esortare l’individuo a un atteggiamento rinunciatario e passivo, bensì invitarlo ad assecondare le

Lo scrittore emergente e la gestione del caos.

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Strano come il potere creativo metta immediatamente in ordine l’intero universo. (Virginia Woolf) Quando ho letto il post “ Il romanzo sovrano ” di Lisa Agosti, ho tirato un sospiro di sollievo: il detto “mal comune mezzo gaudio” ha, nonostante la sua inevitabile piega qualunquista, sempre un valore consolatorio. Tuttavia, il fatto che molti autori emergenti si trovino stritolati tra le maglie del loro primo romanzo, al punto da non riuscire né ad abbandonarlo né a portarlo avanti come vorrebbero, dovrebbe rappresentare una sfida personale ; non un fattore paralizzante. Come forse avete già capito leggendo il post di lunedì scorso , mi trovo in una fase della vita in cui il caos regna sovrano. Il mantra malefico del “non so cosa fare” contamina ogni mia attività, scrittura compresa. Sospendere gli aggiornamenti fissi del blog mi ha donato un po’ di leggerezza, ma ha anche aumentato la sensazione di essere completamente disorganizzata. E il romanzo in stesura è un cavallo imb

Il valore della creatività.

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Artista è soltanto chi sa fare della soluzione un enigma. (Karl Kraus) Prima di proporvi la mia riflessione sul valore della creatività nel mondo contemporaneo e nella mia vita quotidiana, voglio condividere con voi le tre definizioni che ho trovato in rete. Per il vocabolario Treccani, la creatività è “ la capacità di creare con l’intelletto, con la fantasia . In psicologia, lo stesso termine vuole indicare una tipologia di personalità che ha come elementi caratterizzanti: particolare sensibilità ai problemi, capacità di produrre idee, originalità nell’ideare, capacità di sintesi e di analisi, capacità di definire e strutturare in modo nuovo le proprie esperienze e conoscenze . Infine, per la sociologia, la creatività rappresenta l’insieme delle strategie messe in atto dall’individuo per dare senso e valore a ciò che altrimenti sarebbe solo rozza vita quotidiana che scorre , nonché per ribellarsi all’ordine prestabilito e alla routine, pur senza violare alcuna legge d

Guest post - Scrivere un romanzo esoterico.

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L’ospite di oggi non ha bisogno di grandi presentazioni perché voi, bazzicatori del web, la conoscete tutti: è Maria Teresa Steri, “proprietaria” del blog Anima di Carta , che ringrazio per aver accettato il mio invito. La scorsa estate ho fatto da beta-reader al romanzo “Bagliori nel buio”, pubblicato poche settimane fa.  Mentre ne discutevo via e-mail con l’autrice, è nata l’idea per questo post. Non si parla molto spesso di esoterismo sui lit-blog, ed è un peccato trattandosi di un argomento molto interessante. Due nozioncine di base possono essere utili anche a chi non è pratico di questo genere. Buona lettura!

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

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Il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta. (John Archibald Wheeler) Come ho già accennato in alcuni dei miei precedenti post, il romanzo in stesura copre un arco di tempo di circa quindici anni. Le vicende sono ambientate infatti fra il 2000 e il 2015. Questa decisione è scaturita spontaneamente dalla struttura della storia e dall’arco di trasformazione pensato per il protagonista. Essendo un’esordiente assoluta all’inizio non mi rendevo conto dell’impatto che un’ambientazione avrebbe avuto sulla mia scrittura: è inevitabile infatti dover ricorrere a tecniche narrative diverse rispetto a quelle utilizzate quando la trama è circoscritta a un periodo di pochi giorni o pochi mesi. L’autore è costretto a prendere piccoli accorgimenti per rendere la narrazione fluida e la storia fruibile. E il rischio di scivolare nel bieco info-dump è sempre dietro l’angolo. Trame di questo genere sono piuttosto difficili da gestire, ma con il tempo l’adattam

La blogger in trasferta - guest-post a casa di Salvatore Anfuso.

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Cari lettori, il secondo aggiornamento settimanale del blog si sposta oggi sulla pagina dell'amico Salvatore Anfuso, con un post dal titolo " Ansia da prestazione nella scrittura: affrontarla con la filosofia zen ", di cui vi propongo l'incipit: Una delle paure che accomuna gli aspiranti scrittori è quella di non essere apprezzati dal pubblico. Questa emozione potrebbe essere uno stimolo per lavorare meglio, ma spesso diventa un elemento penalizzante perché annienta la gioia insita nell’atto del creare e la sostituisce con un insano desiderio di piacere agli altri. Le parole scelte non sono più quelle che l’ispirazione fa uscire spontaneamente dalle nostre dita, ma quelle che potrebbero suscitare l’interesse di un editore, di un agente o di un fan . Potete leggere l'articolo integrale qui : mi raccomando, passate a trovarci!

I miei personaggi - somiglianze e insegnamenti.

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Il vero io è ciò che tu sei, non ciò che hanno fatto di te. (Paulo Coelho) Il romanzo che sto scrivendo è più popolato della Cina. Ovviamente tutti i personaggi hanno un ruolo preciso. Ho lavorato sulle loro caratteristiche affinché ogni dettaglio fosse coerente con il contesto e funzionale alla trama. Ho cercato di renderli accattivanti, pur nella consapevolezza che alcuni rappresentano la bassa manovalanza della storia, sono poco più che comparse.  Probabilmente non lasceranno il segno ma hanno un compito da svolgere, ragion per cui la loro presenza mi serve come l’aria. Per i quattro personaggi principali vale un principio diverso. Non li ho cercati per sciogliere determinati nodi narrativi ma sono loro che hanno trovato me, sono nati spontaneamente e si sono sbracciati per attirare la mia attenzione. Solo adesso che ho preso confidenza con il loro carattere e i loro obiettivi capisco perché: ciascuno di essi (pur nella diversità dei tratti psicologici e biografici) è l

Realismo e spiritualità: le due anime della mia scrittura.

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Solo uno spirito disperato può raggiungere la serenità.  E per essere disperati bisogna aver molto vissuto e amare ancora il mondo. (Blaise Cendras) La settimana scorsa, quando ho pubblicato il post Autobibliografia – i 100 libri che hanno segnato la mia vita , ho lasciato una questione in sospeso: Comunque, il dato più interessante è… NON VE LO DICO!  Non subito, per lo meno. Questo dettaglio non definisce solo il mio essere lettrice ma anche (e soprattutto) il mio essere scrittrice: le due anime del mio romanzo sono strettamente legate alla sua presenza. Per questo motivo ho deciso di parlarne in un post separato, che pubblicherò all’inizio della prossima settimana. Nel frattempo, vediamo se qualcuno di voi è così bravo da individuarlo! Solo Cristina ha provato a indovinare di cosa si trattasse. Facendo riferimento alla presenza dei nomi di città nei miei titoli, è andata piuttosto vicino alla verità, ma non ha individuato il nucleo del concetto.  

Autobibliografia - i cento libri che hanno segnato la mia vita.

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Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca. (Proverbio cinese) Quando Ivano Landi ha proposto il meme “ Henry Miller e me ”, il mio primo pensiero è stato: “Cento libri sono tantissimi: non riuscirò mai a compilare la mia lista”. E il secondo, con un certo autocompiacimento: “Io ho letto meno di lui perché sono più giovane”. Tiè! Okay, ho trentatré anni, fra diciotto giorni trentaquattro. Però di pagine ne ho divorate parecchie. Prima di cimentarmi in questo esercizio non mi rendevo conto di quanti libri avessero lasciato una traccia importante nella mia vita. Non solo sono riuscita a compilare la mia lista, ma ho anche dovuto tagliare fuori alcuni volumi per il solo fatto di avermi colpito un po’ meno rispetto ad altri. Onestà è stata la mia parola guida: all’inizio ero un po’ imbarazzata all’idea di inserire testi per bambini come “Principessa Laurentina”, che ho letto tre volte fra i dieci e tredici anni. Oppure “Il mago di Oz”, divorato quando ancora ero alle

Scalare la vetta della prima stesura senza farsi troppo male.

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Non importa quanti obiettivi raggiungi. Quando sei uno scalatore, c'è sempre un'altra montagna. (Meredith Gray) Per l’aspirante scrittore, la prima stesura del primo romanzo non è una passeggiatina ma una scalata bastarda, scalzi sull’Everest. Ci illudiamo che i nostri personaggi siano gli unici a compiere il viaggio dell’eroe, ma anche noi dobbiamo sudare le proverbiali sette camicie per raggiungere il nostro obiettivo. Le prove che dobbiamo affrontare non sono semplici. Se non riusciamo a superarle, dobbiamo avere l’umiltà di metterci in discussione e cambiare strategia. Non abbiamo nemmeno un antagonista a cui dare la colpa dei nostri fallimenti, perché tutte le nostre difficoltà dipendono da un modo sbagliato di affrontare il problema. Siamo i principali responsabili dei nostri scivoloni, e  in un’epoca dominata dalla sindrome dello scaricabarile, prendere atto di questa sacrosanta verità è un atto di coraggio. Qualche settimana fa, in questo post

Guest Post - L'ingenuità della ragione e altre facezie.

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Quasi un anno dopo il primo guest-post che ha scritto per me, torna su queste pagine Salvatore Anfuso, un po’ più maturo di allora, con meno capelli e con qualche nuova consapevolezza. Io e Salvo, nell’ultimo anno, abbiamo intrapreso insieme un bel percorso. Ci siamo scambiati testi ed e-mail, confrontati, consultati e criticati a vicenda, forti di un’esperienza comune: entrambi abbiamo ricominciato a scrivere dopo un lungo silenzio, ci siamo messi in gioco, con la spavalderia di chi sa di avere discrete capacità e l’umiltà – non sempre visibile – di due esordienti che devono ancora imparare molto. Ogni crescita passa attraverso la presa di coscienza dei propri limiti: Salvo ha deciso di sbattere sulla pagina tutto ciò che ha appreso su se stesso, e ha deciso di farlo con la sua consueta ironia. Buona lettura!

Lo scrittore è un outsider.

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Sii la versione originale di te stesso, non la brutta copia di qualcun altro. (Judi Garland) C’è una caratteristica che a mio avviso accomuna molti scrittori: lo sguardo lucido e disincantato sul sistema sociale e la cultura dominante, intesa quest’ultima come l’insieme di riti, di miti e di simboli che strutturano il modo di pensare di una collettività (cit. Edgar Morin). In poche parole, lo scrittore è un outisider . Non esiste una traduzione letterale di questo termine. Per spiegarlo, ho bisogno di ricorrere alla perifrasi insita nella parola stessa : lo scrittore è colui che sta fuori . Ma fuori da cosa? Ciascuno elabora il concetto in base alla propria esperienza, quindi vi racconto la mia. Fin da bambina ho sempre avuto difficoltà a integrarmi nei gruppi, in particolare quelli che tendono a reprimere l’individualità di coloro che ne fanno parte. Avete presente le orde di quindicenni vestiti tutti uguali? Ecco. Io me ne sono sempre dissociata. E da adulta

Il questionario di Proust: se fossi il personaggio di un romanzo?

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Si può scoprire di più su una persona in un'ora di gioco che in un anno di conversazione. (Platone) Ieri un conoscente mi ha posto una domanda interessante.   Se io fossi il personaggio di un romanzo, quale storia scriveresti per me ? Io gli ho dato una risposta diplomatica: “boh”. Poi, però, ci ho riflettuto. Secondo me un ragazzo inquadrato e un po’ bigotto come lui starebbe bene in situazioni che lo costringano a tirare fuori il carattere, a mettere in discussioni le proprie convenzioni più rigide e a dire quello che pensa senza nascondersi dietro lo schermo del politically correct . Potrebbe quindi decidere di trascorrere qualche giorno nella casa al mare e trovarla occupata da un gruppo di punkabbestia. Oppure rimanere chiuso in ascensore con uno che puzza come una capra: riuscirebbe a cavarsela senza offenderlo? Forse però sarebbe più adatto come aiutante che non come protagonista. In un giallo potrebbe essere il nerd che si infiltra nel pc di un sospetto p

Il romanzo e il blog dopo la pausa estiva.

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Non c'è libertà se siete imprigionati da muri di disciplina. (Bruce Lee) Dopo il rientro dalle ferie, nutrivo un grande entusiasmo all’idea di riprendere la stesura del mio romanzo. Quando mi sono seduta al PC, però, ho preso coscienza di un dato allarmante: avevo perso il filo della storia. Essendo una persona che tende al melodramma, ne ho fatto una tragedia. Proprio mentre stavo per mandare tutto all’aria con il solenne giuramento di non scrivere più nemmeno una riga per il resto della vita, Marina Guarneri , attualmente mia unica beta-reader , mi ha suggerito di rileggere la storia dall’inizio per ritrovare la connessione con la vicenda e con i personaggi. All’inizio ero un po’ titubante perché molti sapientoni consigliano di scrivere la prima stesura tutta d’un fiato, poi ho deciso di affidarmi all’istinto che mi diceva di provarci: sono contenta di averlo fatto. Per fortuna non ho provato eccessivo ribrezzo

Cultura e ricchezza: le mie riflessioni.

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Quando il sole della cultura è basso, i nani hanno l'aspetto dei giganti. (Karl Kraus) Qualche settimana fa, Tenar ha pubblicato l’articolo “ Sulla spendibilità della cultura tutta ”, nel quale evidenziava che fino a qualche tempo fa gli studi umanistici erano gli unici a essere denigrati perché considerati di scarsa attualità, mentre oggi anche le materie scientifiche sono da alcuni ritenute superflue: ciò che rende utile una disciplina è la sua capacità di produrre ricchezza immediata. Con questi presupposti, solo le lingue straniere si possono salvare. Dopo aver letto le sue parole, ho riflettuto molto. Quindi, ho deciso di deviare leggermente rispetto al tema del blog e di scrivere una sorta di sequel. Dopo tutto, noi scrittori siamo per tradizione associati al mondo intellettuale. Anche se ci siamo svenduti, la cultura è il nostro pane quotidiano. Partiamo quindi dalla madre di tutti i luoghi comuni: conoscere la letteratura non aiuta a fare soldi . E saper s

Le (mie) scene più difficili da scrivere

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Le difficoltà crescono man mano che ti avvicini alla meta. (W. Goethe) Qualche giorno fa, Daniele Imperi ha pubblicato il post “ Le scene più difficili da scrivere ” e io, che sono una gran cacciatrice di meme, ho deciso di doppiarlo. Mi piace l’idea di parlare delle mie bestie nere con altri aspiranti scrittori e di conoscere le loro. Ciascun autore ha le sue peculiarità, ha punti di forza e limiti: condividendoli, ci si può aiutare a vicenda. Inoltre, adoro gli esercizi di consapevolezza. Chi prende coscienza delle proprie difficoltà ha già compiuto un importante passo verso il loro superamento. Non è sufficiente capire cosa non vada nel nostro modo di scrivere, ma anche perché . Si tratta di un limite tecnico o psicologico? La difficoltà della scena è legata al suo contenuto o al fatto che tocca nervi scoperti, tira fuori la polvere che abbiano nascosto sotto il tappeto? Rispondere a queste domande ci aiuta a scendere in profondità e a evolvere. Prendendo

Oltre la superficie: quando la scrittura diventa consapevole.

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La tua visione diventa chiara solo quando guardi dentro il tuo cuore. Chi guarda fuori, sogna.  Chi guarda dentro, si sveglia. (Carl Gustav Jung) L’introduzione che avevo abbozzato durante la prima stesura del post è stata depennata senza pietà: non faceva altro che riprendere quanto già scritto qui . Ormai già sapete che le mie vacanze sono state costruttive: sebbene abbia messo il romanzo in stand-by per dedicarmi a un po’ di sano cazzeggio riposo, ho maturato alcune consapevolezze che porteranno beneficio anche al mio lato artistico. Dopo tutto, la scrittura non è mai separata dalla vita reale: quando la luce dissolve l’ombra paranoica che ci offusca il cervello, le nostre opere acquistano profondità e spessore. Se la routine la smette di incasinarci i neuroni, l’intuizione si risveglia e le nostre verità interiori sono libere di manifestarsi. Questi bagliori non nascono dal nulla, sono sempre stati lì. Come ho fatto a ignorarli per tanto tempo? Non lo so, ma or

Sono tornata, ma ...

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Niente è come tornare in un luogo rimasto immutato che ci fa capire quanto siamo cambiati. (Nelson Mandela) Secondo i progetti originari, oggi avrei dovuto ricominciare ad aggiornare il blog. Tuttavia, il rientro è stato più movimentato del previsto. In ufficio sono già partita in quarta e a casa sto ospitando la sorellina tredicenne del mio compagno, che è piuttosto autonoma ma dà un po’ di lavoro in più. Oggi probabilmente non rientrerò al nido prima delle 22, quindi non mi sarà possibile pubblicare il post che avevo in programma. Ho già scritto la prima bozza, ma sono abituata a fare due stesure, una istintiva e l’altra razionale. Certo, potrei essere meno tignosa e pubblicare il mio articolo così com’è: chissà, magari vi piace… Però non me la sento. Quando le mie mani viaggiano da sole sulla tastiera me ne frego anche della grammatica, affogo le mie sensazioni in un mare di parole, che poi taglio perché inutili: non vorrei perdere la stima che ho conquistato in un