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Visualizzazione dei post da aprile, 2017

Guest post - Lirica e narrativa: quale forma di espressione?

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La poesia è un'eco che chiede all'ombra di ballare. (Carl Sandburg) Dopo il successo del post “ Lo scrittore del profondo ”, torna su queste pagine Silvana Amadeo, con un confronto tra due differenti forme espressive: la poesia – un tempo dominante nel panorama letterario ma oggi in secondo piano – e il romanzo. La sua sintetica analisi mette in evidenza delle differenze che possono apparire scontate ma non lo sono, e mi ha portato a domandarmi: è ancora possibile, con tutti i cambiamenti avvenuti nel contesto socio-culturale, raccontare una storia in poesia come avveniva un tempo con i grandi poemi epici? I cantautori spesso lo fanno, seppur in scala ridotta rispetto alle grande opere che abbiamo studiato a scuola. Ma gli scrittori, forse, sono stati fagocitati dalle regole, intrappolati dentro modelli predefiniti, così da non riuscire più a sperimentare formule ibride. Voi cosa ne pensate? C’era un tempo in cui regnava la poesia: il suo suono e il suo canto.

19 aprile 2016 - 19 aprile 2017 - Cento di questi Jolly

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Tutto ciò che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile. (Philip Roth) ( Qui , tutti gli altri post dedicati al Jolly) Dopo aver abbozzato due articoli poco convincenti e aver inveito per il mio eccesso di autocritica, le memories di Facebook mi hanno segnalato una ricorrenza che non può passare inosservata: martedì 19 aprile 2016 pubblicai il post La volontà di essere un Jolly . Fu così che un cambiamento profondo, già attivo da tempo a livello inconscio, si concretizzò sul blog per poi espandersi a macchia d’olio in ogni settore della mia vita.

Il Jolly e la consapevolezza verbale

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Le parole si parlano, i silenzi si toccano. (Fabrizio Caramagna) Scrivevo, in tempi non sospetti, nell’ articolo “ La parola è energia ”: Ogni parola che pronunciamo crea un collegamento fra diversi piani vibrazionali. Il livello più alto (il pensiero) si unisce a quello più basso (la realtà fisica) generando energia. Ogni volta che parliamo o scriviamo, i nostri pensieri si manifestano sotto forma di onde sonore o di altre risonanze. Pertanto, possono avere l’effetto di un bacio o di un pugno su chi le riceve: tutto dipende dall’ intenzione , ovvero dall’ emozione che ne è alla base. Tutto questo, però, i nani non lo sanno. Dispensano vocaboli a caso, senza rendersi conto dell’effetto energetico che producono su chi legge o ascolta. Si muovono nel territorio sicuro delle proprie convinzioni limitanti. Nutrono il proprio mentale con verità sempliciotte e facili qualunquismi. Sfogano, nell’arena virtuale dei social network le pulsioni che la gassosa purpurea no

Il mio pensiero sull'americanizzazione della letteratura

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L’America è una vasta cospirazione per renderti felice. (John Updike) C’è un romanzo, edito di recente, la cui pubblicità compare molto spesso nella mia home page di Facebook. Non nomino il titolo perché non è mia intenzione scrivere una recensione. Intanto, dubito che lo leggerò. Voglio però riflettere su una tendenza piuttosto diffusa in molti autori e verso la quale (lo ammetto con rammarico) nutro un forte pregiudizio. La quarta di copertina è al riguardo piuttosto eloquente: Springfield, Massachusetts. L'agente dell'Fbi John Bay, entrato in crisi dopo la morte in un incidente della moglie Lucy, sembra avere trovato un nuovo equilibrio, anche grazie ai successi professionali raccolti insieme al collega Simon Lower. Ma i tormenti non sono finiti: ad attenderlo ci sono l'improvvisa morte di Simon e le indagini sull'Annegatore, uno spietato serial killer ossessionato dall'acqua. Un folle che vuole "purificare" le sue vittime dalle loro

#imieiprimipensieri - scuse a me stessa

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L'infanzia è una stagione fatata. L'unica di tutta una vita che non finisce mai e ti accompagna fino all'ultimo respiro.  (Eugenio Scalfari) I miei primi pensieri – tempo previsto – 20 minuti . Questo è il secondo getto di oggi. Qualche lettore sa già che fine ha fatto il primo. La scrittura conosce un solo limite: quello di proteggersi da attacchi esterni. Accusare situazioni che sto vivendo, quindi, non serve a nulla. Tantomeno serve prendersela con persone che hanno contribuito ad alimentare il disagio, perché io gliel’ho permesso. Prendere coscienza di ciò che accade dentro di sé, invece, è utilissimo. Perdonare se stessi, ancora di più: senza perdono non può esserci alcun cambiamento. Oggi è arrivato il caldo e mi è scesa la pressione. Per questo motivo, dopo essere tornata dall’ufficio, mi sono accorta di non aver alcuna voglia di uscire per andare a yoga. Devo aspettare mio marito, che arriverà con il treno intorno alle 21:00.