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Visualizzazione dei post da ottobre, 2015

Guest post - Scrivere un romanzo esoterico.

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L’ospite di oggi non ha bisogno di grandi presentazioni perché voi, bazzicatori del web, la conoscete tutti: è Maria Teresa Steri, “proprietaria” del blog Anima di Carta , che ringrazio per aver accettato il mio invito. La scorsa estate ho fatto da beta-reader al romanzo “Bagliori nel buio”, pubblicato poche settimane fa.  Mentre ne discutevo via e-mail con l’autrice, è nata l’idea per questo post. Non si parla molto spesso di esoterismo sui lit-blog, ed è un peccato trattandosi di un argomento molto interessante. Due nozioncine di base possono essere utili anche a chi non è pratico di questo genere. Buona lettura!

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

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Il tempo è ciò che impedisce alle cose di accadere tutte in una volta. (John Archibald Wheeler) Come ho già accennato in alcuni dei miei precedenti post, il romanzo in stesura copre un arco di tempo di circa quindici anni. Le vicende sono ambientate infatti fra il 2000 e il 2015. Questa decisione è scaturita spontaneamente dalla struttura della storia e dall’arco di trasformazione pensato per il protagonista. Essendo un’esordiente assoluta all’inizio non mi rendevo conto dell’impatto che un’ambientazione avrebbe avuto sulla mia scrittura: è inevitabile infatti dover ricorrere a tecniche narrative diverse rispetto a quelle utilizzate quando la trama è circoscritta a un periodo di pochi giorni o pochi mesi. L’autore è costretto a prendere piccoli accorgimenti per rendere la narrazione fluida e la storia fruibile. E il rischio di scivolare nel bieco info-dump è sempre dietro l’angolo. Trame di questo genere sono piuttosto difficili da gestire, ma con il tempo l’adattam

La blogger in trasferta - guest-post a casa di Salvatore Anfuso.

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Cari lettori, il secondo aggiornamento settimanale del blog si sposta oggi sulla pagina dell'amico Salvatore Anfuso, con un post dal titolo " Ansia da prestazione nella scrittura: affrontarla con la filosofia zen ", di cui vi propongo l'incipit: Una delle paure che accomuna gli aspiranti scrittori è quella di non essere apprezzati dal pubblico. Questa emozione potrebbe essere uno stimolo per lavorare meglio, ma spesso diventa un elemento penalizzante perché annienta la gioia insita nell’atto del creare e la sostituisce con un insano desiderio di piacere agli altri. Le parole scelte non sono più quelle che l’ispirazione fa uscire spontaneamente dalle nostre dita, ma quelle che potrebbero suscitare l’interesse di un editore, di un agente o di un fan . Potete leggere l'articolo integrale qui : mi raccomando, passate a trovarci!

I miei personaggi - somiglianze e insegnamenti.

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Il vero io è ciò che tu sei, non ciò che hanno fatto di te. (Paulo Coelho) Il romanzo che sto scrivendo è più popolato della Cina. Ovviamente tutti i personaggi hanno un ruolo preciso. Ho lavorato sulle loro caratteristiche affinché ogni dettaglio fosse coerente con il contesto e funzionale alla trama. Ho cercato di renderli accattivanti, pur nella consapevolezza che alcuni rappresentano la bassa manovalanza della storia, sono poco più che comparse.  Probabilmente non lasceranno il segno ma hanno un compito da svolgere, ragion per cui la loro presenza mi serve come l’aria. Per i quattro personaggi principali vale un principio diverso. Non li ho cercati per sciogliere determinati nodi narrativi ma sono loro che hanno trovato me, sono nati spontaneamente e si sono sbracciati per attirare la mia attenzione. Solo adesso che ho preso confidenza con il loro carattere e i loro obiettivi capisco perché: ciascuno di essi (pur nella diversità dei tratti psicologici e biografici) è l

Realismo e spiritualità: le due anime della mia scrittura.

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Solo uno spirito disperato può raggiungere la serenità.  E per essere disperati bisogna aver molto vissuto e amare ancora il mondo. (Blaise Cendras) La settimana scorsa, quando ho pubblicato il post Autobibliografia – i 100 libri che hanno segnato la mia vita , ho lasciato una questione in sospeso: Comunque, il dato più interessante è… NON VE LO DICO!  Non subito, per lo meno. Questo dettaglio non definisce solo il mio essere lettrice ma anche (e soprattutto) il mio essere scrittrice: le due anime del mio romanzo sono strettamente legate alla sua presenza. Per questo motivo ho deciso di parlarne in un post separato, che pubblicherò all’inizio della prossima settimana. Nel frattempo, vediamo se qualcuno di voi è così bravo da individuarlo! Solo Cristina ha provato a indovinare di cosa si trattasse. Facendo riferimento alla presenza dei nomi di città nei miei titoli, è andata piuttosto vicino alla verità, ma non ha individuato il nucleo del concetto.  

Autobibliografia - i cento libri che hanno segnato la mia vita.

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Un libro è un giardino che puoi custodire in tasca. (Proverbio cinese) Quando Ivano Landi ha proposto il meme “ Henry Miller e me ”, il mio primo pensiero è stato: “Cento libri sono tantissimi: non riuscirò mai a compilare la mia lista”. E il secondo, con un certo autocompiacimento: “Io ho letto meno di lui perché sono più giovane”. Tiè! Okay, ho trentatré anni, fra diciotto giorni trentaquattro. Però di pagine ne ho divorate parecchie. Prima di cimentarmi in questo esercizio non mi rendevo conto di quanti libri avessero lasciato una traccia importante nella mia vita. Non solo sono riuscita a compilare la mia lista, ma ho anche dovuto tagliare fuori alcuni volumi per il solo fatto di avermi colpito un po’ meno rispetto ad altri. Onestà è stata la mia parola guida: all’inizio ero un po’ imbarazzata all’idea di inserire testi per bambini come “Principessa Laurentina”, che ho letto tre volte fra i dieci e tredici anni. Oppure “Il mago di Oz”, divorato quando ancora ero alle