Scegliere il nome dei personaggi: parametri oggettivi e fissazioni individuali




Nomen omen.
(Il nome è destino)
- Detto Latino -


Quando si scrive un romanzo, non si può mai stare tranquilli al 100%. Credevo di aver preso decisioni ferme ed irrevocabili e poi, mesi dopo l’inizio della stesura, sono sorti alcuni dubbi. In particolare, sto mettendo in discussione alcuni nomi scelti per i miei personaggi. Da qui, l’idea di dedicare un post all’argomento.

Prima di dare qualche consiglio di carattere pratico, vorrei evidenziare le problematiche che ho riscontrato. Può darsi che si tratti delle mie solite paranoie (anzi paUranoie), oppure qualche limite esista davvero. Magari i vostri commenti mi daranno qualche spunto utile.

1-La mia protagonista femminile non ha un cognome.

O meglio: ne ha già avuti quattro, ma nessuno mi convinceva particolarmente. Ho deciso di lasciare la questione momentaneamente in stand-by. Sono abbastanza tranquilla perché mi conosco: spesso l’ispirazione lavora anche senza la mia collaborazione. Forse è questione di energie.  Ogni volta che pongo un quesito relativo ad uno dei miei dubbi la risposta nasce spontaneamente e mi folgora. Quindi, attendo paziente.

Vorrei un cognome abbastanza semplice da poter essere ricordato con una certa facilità, ma al contempo poco diffuso, quasi esotico. Mi piacerebbe che avesse un suono piuttosto dolce e musicale, anche per complementarietà a quello dell’altro “eroe”, per il quale ho scelto un nome che trasmette aggressività e potenza. La ragazza appartiene al ceto medio, dunque niente arzigogoli nobiliari o affini. È italiana, ma non mi dispiacerebbe uno di quei cognomi che sembrano provenire dall’estero e creano una sorta di ambiguità, un pizzico di mistero. Quest’ultimo, però, è soltanto un mio pallino: l’importante è trovarne uno che vada bene. Infine, com’è ovvio, dovrà abbinarsi con il suo nome, Lara.

Mi è già stato fatto notare che è molto simile al mio, ma ne ho cambiati un bel po’ prima di trovarlo. È bisillabico, pulito, quindi con il cognome potrò osare di più.


2-Uno dei miei nomi ricorrenti mi ha un po’ stufata.

Sto parlando di un personaggio abbastanza importante, che ha un arco di evoluzione simile a quello dei due protagonisti. Si chiama Daniele. Mi è sempre piaciuto questo nome, tant’è che l’ho infilato praticamente in ogni mia storia. Ne parlavamo proprio nell’ultimo post, ricordate? Scelte un tempo ovvie dopo un po’ vengono a noia.

Ultimamente, una strana pulce nell’orecchio mi sta suggerendo di trasformarlo in Davide. Il significato, però, è molto distante dalla natura del soggetto: “amato”. Ehm… Diciamo che il nostro uomo è un po’ impopolare, burbero, solitario, fuggitivo. L’adattamento potrebbe risultare posticcio. Però l’aderenza socioculturale mi attrae. Leggendo un paio di statistiche, pare sia uno dei nomi più diffusi fra i trentenni della Milano bene. Ci penserò.


3-Il personaggio ha preso una piega diversa da quella inizialmente prevista ed il nome non è più adatto.

A volte può capitare, no? Crediamo di avere in mano il destino dei nostri personaggi per poi accorgerci che fanno quello che vogliono. Se ne sbattono altamente dei nostri tentativi di manipolarli.

Avevo creato una ragazza un po’bigotta e molto per benino, ma era di una noia mortale. Ho modificato quindi la sua storia personale ed alcuni tratti caratteriali per darle un po’di brio. L’ho resa abbastanza controversa da poter alimentare un conflitto. E mi è completamente sfuggita di mano.

Il risultato è stato un personaggio completamente nuovo, snaturato e potenziato, ma sempre con lo stesso nome: Elisa. Troppo bon-ton. Mi piacerebbe scegliere qualcosa di più particolare. Avevo pensato di allungarlo in Elisabetta, oppure trasformarlo in Vittoria (le regine non sono scelte a caso perché la signorina è una primadonna) ma sono indecisa: non mi piace molto l’idea che un personaggio sì importante ma minore abbia un nome più altisonante di quello della protagonista. Spero che anche in questo caso l’universo mi illumini.


In generale, cambiare nome ad un personaggio non è facile. Può risultare addirittura spiazzante. In fondo, è un po’ come se si trattasse dei nostri figli. Ci sembra di perdere qualcosa di importante. Ma è nostro dovere fare scelte ponderate, in quanto il nome è la prima cosa che il lettore si ricorderà, è il biglietto con cui viaggeranno verso il suo cuore.

Inoltre, se devo modificare qualcosa, preferisco farlo io. Mi dispiacerebbe se l’iniziativa provenisse da un editore. Anche a stesura iniziata, quindi, è opportuno non smettere mai di cercare soluzioni ottimali.


Daniele Imperi, in questopost, presenta quattro parametri da utilizzare come guida. Li ritengo decisamente esaurienti, dunque li ripropongo personalizzandoli.


1-Leggibilità.

Più un nome è facile da leggere, più è possibile memorizzarlo. Nella nazionale nigeriana c’è un giocatore che si chiama Nmandi Oumanandi. Potete immaginare che bel casino se dovessimo trovarlo ogni due righe. Allo stesso modo, però, meglio evitare di essere troppo scontati. Mario Rossi ormai ha fatto il suo tempo. Esistono tante vie di mezzo che ci consentono di essere originali senza scivolare nell’assurdo.


2- Adattabilità.

Un nome porta con sé una serie di associazioni inconsce. Il nome Elisa mi fa pensare ad una persona pulita, senza macchia e senza peccato, Ercole ad un energumeno palestrato, Jessica ad una donna procace e formosa, non ad una secchiona con gli occhiali.

La soluzione migliore è quello di sfogliare qualche sito dedicato al tema (nomix.it è il più completo) e mettere insieme il significato esplicito del nome con quello più latente e radicato nell’immaginario collettivo. Il riferimento alla storia, alla mitologia ed alla bibbia può essere un’arma a doppio taglio: da un lato consente una facile identificabilità e dall’altro rischia di far mettere un’etichetta al personaggio. Il nome Davide, di cui parlavo prima, è stra-religioso. E anche il mio personaggio dovrà scontrarsi con una specie di Golia. Per questo mi piace. E per questo sono indecisa.


3-Attualità.

Il nome deve essere coerente con l’ambientazione storica. Questa decisione può essere semplice se decidiamo di ambientare la vicenda ai giorni nostri: su nomix ci sono anche le classifiche per anno di nascita. Diversamente dobbiamo saper scendere in profondità, analizzare l’epoca che vogliamo trattare ed armarci di tanta pazienza.

A me non è mai capitato di scrivere storie ambientate in un’altra epoca. Credo potrei avere qualche difficoltà a reperire un nome che possa non risultare obsoleto. Alessandro e Gabriele sono universali, in ogni tempo, in ogni luogo e quasi in ogni lingua. In altri casi ci possono essere maggiori difficoltà. Comunque ci penserò.


4-Regionalità.

Se ho deciso che la mia storia si deve svolgere in una riserva indiana non chiamerò i miei protagonisti Michael e Chantal. Se un rampollo padano si chiama Salvatore, nome tipico del sud, dobbiamo essere in grado di spiegare perché. Anche il mio protagonista maschile, Nicola, ha un nome più diffuso in meridione sebbene la storia si svolga a Milano. Dopo aver deciso che gli calzava bene, gli ho creato un passato e delle origini. Se ci distacchiamo dal contesto, dobbiamo motivarlo. Diversamente, le nostre scelte potrebbero risultare artificiose.


Infine, io ho anche qualche fissazione personale.

Non mi piace chiamare i protagonisti come quelli di altri romanzi di successo. Questo riduce molto le mie possibilità di scelta, ma non me ne faccio un dramma. Lara, in una delle sue versioni precedenti, è stata Alice, poi mi sono ricordata de “La solitudine dei numeri primi” ed ho cambiato.

Non amo nemmeno scegliere nomi di persone a me vicine. Voglio evitare eventuali polemiche o recriminazioni. O esaltazioni ingiustificate, come quel barista, Mario di Correggio, che credeva di essere citato nelle canzoni di Ligabue. Per Nico, ad esempio, avrei trovato perfetto il cognome di uno dei miei più cari amici. Ci ho riflettuto a lungo, poi ho deciso di sceglierne uno dal significato simile.

E voi con quale criterio scegliete i nomi dei personaggi? Avete delle predilezioni o ricorrenze? (Grazia, il tuo lo so già!) E altri suggerimenti da proporre?
da PensieriParole <http://www.pensier

Commenti

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Guarda, io scelgo nomi italiani classici.
    Finora ho usato due volte Dani (l'ultima nel racconto di un paio di post fa), Carlo/Carla e Irene.
    Uso nomi così, quotidiani.
    Non saprei cosa suggerirti perché il tuo post è esauriente e vedo che hai già un tuo preciso MO! :)

    Moz-

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    1. Carlo non lo uso mai, è il nome di mio fratello!
      In genere cerco di variare il più possibile, ma con Daniele mi ero proprio fissata!

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    2. Allora siamo in due ad aver utilizzato Daniele o la sua riduzione per più episodi^^

      Moz-

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    3. I nomi quotidiani mi sembrano la scelta migliore :)

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  3. I miei personaggi nascono già battezzati. Non so perché, ma se un personaggio si presenta a me senza nome è matematico che poi non funzionerà. Questo meccanismo (inconscio?) porta a nomi perfettamente funzionali: padre Marco Siracide, a personaggi dal nome monco, Gabriele de La roccia nel cuore non ha cognome, o assurdi. In due contesti diversi sono nati Alisea Sogni e Roberto Desideri, due nomi che tutto sommato ci possono stare. Ma adesso come diavolo faccio a farli incontrare? Alisea e Roberto sono fatti l'uno per l'altro ma come si fa con Sogni & Desideri?

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    1. Mi avevi già parlato di questi due personaggi! A volte anche io sono intuitiva con i nomi mentre con altri mi serve più tempo.. pensa che io avevo il dottor Andrea Spirito, e in quel racconto c'era una donna che si chiamava Anima. Il nome arabo vuole la i accentata ma gli italiani non lo sanno...più o meno la stessa cosa di Sogni e Desideri :)

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  4. Spezzo una lancia in favore delle varie Elisa (che non sono tutte carine e a modo... Anzi io non lo sono proprio ;) )
    Il personaggio potrebbe anche essere diverso da quello che il nome potrebbe far immaginare. Non è così, nella vita reale? In fondo, i genitori non sanno quale sarà il carattere del figlio, quando scelgono come chiamarlo.
    Avevo una compagna di classe di nome Jessica molto timida e per nulla seduttrice e conosco un Alarico che, nonostante il nome da guerriero barbaro, è buono come il pane :)

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    1. In teoria si può fare qualunque cosa. Non trattandosi di matematica non esistono delle regole immutabili e fisse. Sono io, forse, che avendo immaginato un personaggio con un certo nome ora che le caratteristiche sono cambiate non riesco più a vederglielo addosso :)
      Sicuramente non lo cambierò finché non avrò un'alternativa convincente anche perché come ti ho già detto è un nome che mi piace molto. Però se mi vengono idee migliori perché no? Vedremo :)

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  5. Come Tenar, anche per me i personaggi nascono già con i nomi addosso. Crearli e dargli un nome è tutt'uno. A meno che non cambino radicalmente carattere, quindi non cambia neppure il nome o al limite ne scelgo uno simile.
    La difficoltà per quanto mi riguarda sta nel fatto che un nome mi riporta alla mente inevitabilmente qualcuno che conosco o che ho conosciuto, e tendo a farmi condizionare da ciò. A volte non ho scelto nomi che mi sembravano adeguati solo perché mi ricordavano persone antipatiche!
    Per quanto riguarda ciò che i nomi evocano, invece, credo che la cosa sia troppo soggettiva per generalizzarla. E nessuno vieta di usare nomi dolci per bruti senza cuore, anzi magari è un modo per spiazzare il lettore.
    Ma non vorrai cambiare sul serio "Daniele"?! Per me ci stava benissimo :)

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    1. Sai che mi sa che forse non lo cambio?
      Era solo un mio pallino, ma stamattina ci ho ripensato: il personaggio ha avuto quel nome fin dall'inizio ed ha mantenuto le sue caratteristiche. Cambiarlo è mentalmente faticoso, oltre che inutile.
      Elisa, al contrario, è stata snaturata. Forse con lei un nuovo battesimo avrebbe più senso. Sicuramente mi verrà un'idea.
      Come ti capisco per i condizionamenti derivanti da persone conosciute: pensa che Nico inizialmente si chiamava Fabio, poi ho conosciuto un amico di mio marito insopportabile ed ho deciso di cambiarlo perché mi veniva la nausea! Per fortuna ero ancora a livello di progettazione :)

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  6. Io ho un serio e gravoso problema con i nomi. Non ci vado assolutamente d'accordo. Non riesco proprio a trovarli. Credo sia una mancanza davvero molto pesante eppure non ci posso fare niente. Anche nell'ultimo romanzo che ho scritto ho avuto diverse difficoltà. Anche perchè adoro i nomi stranieri e questa cosa mi aiuta ma non evita di stare mesi e mesi a cercare un nome. A volte però mi capita anche che il personaggio nasca già con il nome addosso ed è un vero sollievo. Il tuo post e le tue riflessioni sui nomi mi è stato davvero utile per riflettere. Purtroppo adesso non è un buon periodo per scrivere storie, ma quando avrò la forza di riprendere, farò riferimento ai parametri che hai citato. :)

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    1. Ti ringrazio, sono contenta di esserti stata utile. :)
      I nomi stranieri possono essere molto affascinanti, ma hanno il difetto che devono essere motivati. Almeno, ciò è quanto tento di fare io, che sono un po' fissata con la coerenza. Nel romanzo che sto scrivendo i personaggi sono tutti italiani, quindi non avrebbe molto senso. In un'altra storia, però, avevo una Audrey, ed ho giustificato la cosa tirando in ballo la Hepburn :D

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  7. Un personaggio senza il cognome mi sembra sempre mutilato. Può darsi che non citi mai all'interno della storia, però almeno io devo conoscerlo!
    Anche io ho un Riccardo. Quello è un nome nato spontaneamente: non so perché l'ho associato subito al personaggio nerd. Invece una volta mi ero infuriata con una persona ed ho dato il suo nome ad uno stalker psicopatico!

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  8. Sui cognomi non mi metto problemi, di solito; compaiono di rado nelle mie storie (se compaiono), perciò mi servono più che altro per avere la sensazione di una persona reale. I mie nomi, invece, sono super-appiccicosi; una volta decisi faccio fatica a modificarli. I criteri che seguo di più sono questi: evitare di usare le stesse lettere, e soprattutto le stesse iniziali, per più di un personaggio; cercare il suono giusto per il carattere del personaggio; trovare nomi italiani che però abbiano una connotazione non banale o potenzialmente straniera. In questo ti somiglio! Personaggi con nomi molto comuni mi risultano deprimenti anche in veste di lettrice, anche se io per prima la trovo una cosa molto sciocca.

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    1. I nomi troppo comuni non li uso quando scrivo se non per personaggi minori, ma nemmeno mi disturbano in sede di lettura. Uno dei protagonisti del romanzo che a sedici anni mi ha fatto venire voglia di scriverne uno si chiamava Marco Traversi... più semplice di così :)
      I nomi brevi mi piacciono ma cerco di valorizzarli abbinandoli ad un cognome giusto. Il problema della somiglianza me lo sono posto anche io con Nico e Lara.. poi però mi piacevano troppo e non me la sono sentita di cambiarli. E ti dirò : mi piacciono anche abbinati insieme perché esprimono una sorta di polarità maschile - femminile. Essendo uno dei due nomi un diminutivo, per evitare l'effetto cantilena posso sempre chiamarlo per intero :)

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  9. Guarda, sulla "facilità" dei nomi non so se sono proprio d'accordo...
    Tra i più belli che ho letto, ci sono nomi ridondanti, e molto poco leggibili!

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  10. Fino ad oggi ho utilizzato solo nomi Italiani. Per i cognomi credo che, a breve, dovrò assegnarne alcuni. D'accordo sul fatto che il nome deve esprimere qualcosa e, in ogni caso, deve suonare bene.

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    1. Esatto: penso si tratti di un mezzo per comunicare qualcosa di più sul personaggio in modo velato, poco esplicito.

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  11. Di solito i miei personaggi nascono con un nome già definito, mi è capitato solo una volta una cosa curiosa: due personaggi si sono scambiati i nomi! Si tratta di due saraceni con due nomi arabi aventi un determinato significato, poi in maniera del tutto naturale e pacifica se li sono scambiati.

    C’è da dire però che io ho un problema grosso come una casa, cioè che scrivo solo romanzi e racconti di ambientazione storica, per cui:
    a) se un personaggio storico si chiama Baldovino, deve chiamarsi Baldovino, anche se non mi piace e perché c’è un albero genealogico lungo come la Bibbia in cui, non contento, Baldovino chiama il figlio con il suo stesso nome, e c’è anche un nipote che si chiama Baldovino, e via delirando (ho scritto proprio un post sull’argomento del nome qualche mese fa);
    b) devo assegnare i nomi più diffusi all’epoca. Ne “Una Storia Fiorentina”, il primo romanzo pubblicato da un editore e ambientato nella Firenze di fine 1400, avevo trovato due bei nomi per la storia d’amore e morte dei due protagonisti (Bianca e Guido). Erano arrivati subito e ne ero stata contenta. Ora mi sto occupando di Medioevo, e quindi imperversano i Goffredo, gli Ugo, il Guglielmo e il Baldovino di cui sopra per i maschi, Caterina o Berta per le femmine. Purtroppo non li posso chiamare Mirko o Pesca, anche se mi piacerebbe tanto.

    Per quanto riguarda i cognomi, cerco di evitarli se posso oppure, appunto, li devo pescare da quelli dell’epoca.

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    1. Guglielmo era il nome di mio nonno, mi piace tanto. :)
      Il vincolo storico esiste, anche se è più blando, quando ambienti la storia ai giorni nostri. Può sembrare facile sfogliare le statistiche di nomix sui nomi più diffusi in Italia, però la questione non si esaurisce in modo molto semplice. Il rischio è quello di operare scelte troppo banali, oppure operare degli scostamenti anche minimi che possono risultare anacronistici o fuori luogo. :)

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    2. Guglielmo è bello e suona bene anche in inglese. Baldovino non mi piace per niente, mentre Goffredo (o Geoffroy) lo adoro. Il nome comunque è importantissimo per un personaggio a qualunque epoca appartenga.

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  12. Il dubbio sul significato del nome non è cosa da poco.

    Andiamo all'esempio Jessica. Siamo sicuri sia davvero meglio affibbiarlo a una ragazza procace e sensuale? Se da un lato è vero che l'immaginario collettivo porta a questo risultato, quante Jessica conosciamo nel concreto che siano davvero così? Quante persone rispecchiano effettivamente il significato o lo stereotipo legato al proprio nome?

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    1. Non so dirti, a me piace che l'intero romanzo possa rispecchiare un'idea di coerenza e di armonia, quindi anche i nomi fanno parte di questa complessità

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