L' alfabeto della mia scrittura - oggi è così, domani chissà...


Bisogna prendere speciali precauzioni contro la malattia dello scrivere, 
perché è un male pericoloso e contagioso.
(Pierre Abelard)

Questo articolo, ispirato dal post “L’alfabeto dello scrittore” di Rosalia Pucci, è stato redatto con un criterio differente rispetto a tutti gli altri: ho infatti deciso di scrivere prima il testo e poi l’introduzione.
Il motivo è molto semplice: finché non ho digitato l’ultima parola non sapevo quali sarebbero stati i ventuno vocaboli scelti per definire la mia scrittura, pertanto non avrei potuto presentarveli. Non ho voluto cercarli, ma far sì che loro venissero da me.
Se avessi affidato il processo alla mia razionalità, l’elenco sarebbe risultato viziato da elucubrazioni, sforzi cervellotici e un pizzico di paranoia. Quindi, ho preferito agire d’istinto: per ciascuna lettera dell’alfabeto ho scritto il primo concetto che mi è venuto in mente, purché pertinente con l’argomento.
Queste parole dicono la verità. Si sono accese nel mio cervello perché sonnecchiavano fra le mie sinapsi. Comprendere il loro significato significa focalizzare il mio scopo e il mio ruolo, cogliere fino in fondo il significato della mia arte. Il risultato di questo giochino mostra che mi sto incamminando verso una direzione precisa. Non mi resta altro che assecondare la corrente e lasciarmi trasportare verso la meta.
Non è un caso che molti di questi concetti rappresentino obiettivi per il futuro. Altri evidenziano invece caratteristiche della mia scrittura, valori o ideali. Sono tutti parte di me e del mio modo di essere. E hanno richiesto la mia attenzione per un motivo preciso: scopriamolo insieme!


Aggettivi - Non quelli grossolani e ridondanti che appesantiscono la narrazione e fanno sbadigliare il lettore, ma quelli evocativi, in grado di aumentare la nitidezza della scena e la precisione dei dettagli. Quando le mie cavie dicono “mi sembrava di essere lì”, mi sento come il nano Gongolo: per me è un complimento bellissimo, perché spesso mi piace visualizzare la trama sotto forma di immagini e poi provare a riversarle sulla pagina, così come sono. Questo può essere un limite: le fotografie sono statiche. Ma mi sto esercitando per aggirare questo rischio.  

Bauman – Io amo quest’uomo. Anche se ha quasi novant’anni, è sempre sul pezzo. I suoi studi sulla post-modernità si stanno rivelando molto utili per il mio romanzo, mi aiutano a caratterizzare meglio sia la psicologia dei personaggi sia l’ambientazione storica e socio-culturale. Rispolverare le sue teorie mi ha aiutato molto. L’importante è non essere troppo didascalici.

Credere – Nonostante mille tentennamenti, ho fiducia nel mio progetto. Il primo anno di lavoro è stato caratterizzato da una lentezza disarmante, ma non me ne faccio una colpa: procedevo a spizzichi e bocconi, ero incostante e dovevo imparare molto. Ora ho ingranato la marcia e so che arriverò al completamento della stesura, e poi alla revisione. Forse giungerò al traguardo a tentoni, con il fiatone e la lingua di fuori, ma ci sarò. E ogni giorno cerco di rafforzare questa convinzione.

Destino – O meglio: karma. Sono due concetti affini, ma differenti nella essenza. Il destino è imposto da un’entità superiore, mentre il karma è creato da noi e alimentato giorno dopo giorno, con gesti e azioni finalizzati a realizzare il nostro scopo esistenziale. Il mio è scrivere, quindi vado avanti.

Energia – La parola è materia. Vive sulla pagina. Si nutre della nostra passione. È un fuoco che deve rimanere acceso, pena la stesura di testi aridi, insignificanti.  Io non smetterò mai di far vibrare i miei testi.

Felicità – Cerco di scrivere sempre con il sorriso, anche quando una scena mi turba o il protagonista mi fa incazzare. Se mi sento stanca o demoralizzata faccio altro e dopo un po’ la gioia torna ad accendersi. Questo è fondamentale:  se smettessi di divertirmi, le ore trascorse al pc non avrebbero senso, creerei un clone delle mie giornate in ufficio. Invece il mio romanzo è l’alternativa piena di luce, ciò che mi trascina fuori dalla frustrazione e dalla routine.

Gratitudine –  L’errore più grande che un essere umano possa fare è dare per scontato ciò che ha. Camminare, respirare e parlare sono gesti così naturali e inconsapevoli che abbiamo smesso di coglierne il valore. Lo stesso principio può valere anche per la scrittura.
Il talento artistico è un dono importante, a prescindere dai riscontri in termini di fama e di denaro. Per scrivere bene non basta conoscere la grammatica: occorrono attitudini naturali che non tutti hanno. Ci sono persone completamente prive di fantasia, ad esempio. E altre che vivono nell’apatia, completamente disinteressate a ciò che accade intorno a loro. Come potrebbero ideare una storia?
Io mi sento fortunata a convivere con questa passione, perché ha migliorato la qualità della mia vita.

Heal – La difficoltà a trovare un termine italiano con questa iniziale mi ha imposto un passaggio obbligato all’inglese. La scrittura è guarigione, perché come un’aspirapolvere spazza via le tossine che mi sono rimaste incastrate nell’anima, libera le parole non dette, dà voce ai sogni repressi. Tutto ciò che si riversa sulla pagina è un peso di cui ci liberiamo. Sarà per questo, forse, che alla fine di ogni sessione scrittoria mi sento il cuore sudato, la mente pulita e le cellule che sorridono. Finché le dita battono sulla tastiera, non ci può essere depressione.


Inventiva - La capacità di trovare soluzioni nuove a vecchi problemi (Quali punto di vista utilizzare? Come sciogliere questo nodo narrativo?) è ciò che consente allo scrittore di sperare sé stesso e scardinarsi da quei vecchi modelli mentali che limitano la sua fantasia.

Libertà – L’insicurezza, la sensazione di essere inadeguata e il timore del giudizio altrui mi hanno costretta a vivere per anni dentro un guscio protettivo che mi separava dalla mia vera essenza. Rinunciavo a dire al mondo chi sono davvero, perché credevo di non averne diritto. Volevo essere anonima, stavo bene così, anche a costo di sembrare una persona senza carattere.
La scrittura sta rompendo la mia armatura, che ormai è piena di crepe. La luce che ho soffocato filtra attraverso queste fessure. Le persone la vedono, ne sono affascinate, forse spaventate. Qualcuno non mi riconosce più e dice che sono cambiata. Ma io sono sempre la stessa, semplicemente non mi mostravo.
 La maschera sta cadendo.
Questa idea mi esalta e al contempo mi spaventa: so che molte situazioni della mia vita che ho accettato controvoglia saranno spazzate via dalla valanga, insieme alle convinzioni limitanti che ne hanno giustificato la presenza. Solo allora, però, potrò definirmi veramente libera.

Migliorare – Un verbo che suona come un imperativo. Nessuno scrittore può sedersi sugli allori, perché anche i grandi della letteratura rischiano di calpestare una buccia di banana. Le recensioni all’ultimo romanzo di Eco lo dimostrano.
La perfezione assoluta è un miraggio. C’è sempre qualcosa di nuovo da imparare e la scrittura ci dà modo di evolvere sia come autori sia come individui. Non punto a vendere milioni di copie, ma a diventare molto brava, perché non lo sono ancora. Questo sarebbe sufficiente per rendermi pienamente soddisfatta di me.

Notorietà – Non miro alla notorietà intesa nel senso classico del termine. Forse sarebbe meglio parlare di riconoscimento sociale, ma l’intuito ha tirato fuori questa parola, e io non l’ho bloccata.
Quando ho aperto il blog, non l’ho pubblicizzato, soprattutto fra i miei colleghi di lavoro. Ora invece voglio far sapere a tutti che scrivo. È l’unica etichetta che sono in grado di accettare, e di portare sul petto con orgoglio. Tutte le altre non mi appartengono. Qualificano ciò che faccio, non ciò che sono.
Ci sono contesti  in cui mi sento profondamente sminuita perché la gente si aspetta da me comportamenti e modi di pensare che non appartengono alla mia natura. Io vorrei che tutti sapessero che la mia competenza punta verso mete precise, che la scrittura mi appartiene e che, se fosse valorizzata, potrebbe essere un supporto importante ad altre attività che svolgo quotidianamente.

Onestà – Non dirò mai bugie ai miei lettori. Non cercherò di essere politically correct per vendere qualche copia in più. Il mio romanzo e il mio blog vogliono trasmettere dei valori, mostrare al lettore ciò che vedo, senza filtri. Il bavaglio che la società vuole mettere sulla bocca di giornalisti, scrittori e intellettuali vari, per quel che mi riguarda, può essere utilizzato per altri scopi, e qui mi fermo sennò divento volgare.   

Personaggi – Li coccolo e li curo come se fossero i miei figli. Ho lavorato tantissimo sulle loro schede e sulla loro personalità per renderla verosimile e coerente. Li conosco benissimo, mi fido ciecamente di loro. Quindi li lascio muovere autonomamente perché so che, se lascio la storia nelle loro mani, sono abbastanza forti per scriverla da soli. Non dico che posso anche incrociare le braccia ma … quasi!

Qualità – Non scenderò mai a compromessi che impoveriscano i miei testi per andare incontro ai gusti delle masse. Conosco i miei lettori ideali, e non sono gli stessi che apprezzano Fabio Volo (o il suo ghost-writer).

Ricerca – Questo è un aspetto che all’inizio sottovalutavo ma che adesso si sta rivelando fondamentale. Non mi limito ad andare a caccia di documentazione utile per le scene da scrivere. Leggo molti saggi di sociologia e psicologia, nonché testi zen per rafforzarmi durante il cammino.

Semplicità – In questo periodo sto letteralmente asciugando il romanzo. Questo verbo forse non è adatto, ma sono sicura che rende l’idea. All’inizio, forse perché il progetto non era ancora chiaro, avevo messo troppa carne al fuoco. Ora mi sto concentrando sul protagonista e su quello che ho individuato essere “il cuore della storia”. Anche lo stile è diventato più secco e immediato, ma non per questo meno preciso. Ho ucciso qualche personaggio, tagliato fuori un paio di sotto-trame inutili, fatto una progettazione più accurata e… sto respirando, finalmente!  

Talento – So di averne almeno un pochino, non è una sboronata. Sarei ipocrita se dicessi il contrario. Però non credo di valorizzarlo al massimo. La mia scrittura ha ancora troppi difetti, e io non sempre riesco a essere costante. Quindi intendo lavorare di più e meglio, perché non voglio più esprimere solo il 20% delle mie possibilità.  

Unicità – Questo è il mio nuovo chiodo fisso. Leggo un sacco di libri e mi accorgo che molti autori hanno stili che si somigliano molto. Senza nome e cognome stampati in copertina, forse avrei difficoltà a distinguerli. Ecco: io voglio che Chiara Solerio sia diversa dagli altri, che abbia un modo tutto suo di raccontare storie, che la sua voce sia definita e potente e che il lettore possa riconoscerla fra mille. Dovrò lavorare molto per arrivare a questo, ma non mi spaventa essere considerata una secchiona, perché lo sono!

Volontà – di scrivere una bella storia, di arrivare alla fine della prima stesura, di piacere a chi mi leggerà. Sono intenti che mi serpeggiano dentro fin da quando mi sono seduta al pc per la prima volta, e che non mi hanno mai abbandonato. Sono testarda come un mulo, quindi… come on, my friends!

Zen – La mia scrittura non può prescindere da questa disciplina, che condiziona il mio metodo e il mio spirito. Ogni volta che sono concentrata al pc, entro in uno stato di meditazione. Quando le energie scorrono spontaneamente e non sono bloccate dal mentale, le mie parole vibrano, sono potenti. E il manuale “Scrivere Zen” di Nathalie Goldberg, letto ormai dieci anni fa, è stato fondamentale per la mia formazione, è alla base di ogni mio testo.

Il lancio della patata bollente.

Amici, secondo voi cosa emerge della mia scrittura, dall’elenco che ho proposto? E quali sono, fra queste venti parole, le tre che mi avvicinano maggiormente alla vostra scrittura? E i tre concetti che, al contrario, ci rendono maggiormente distanti? Chi vuole fare un meme, si accomodi!

Commenti

  1. Ricerca, onestà e semplicità sono parole che userei anch'io per definire la mia scrittura.
    Unicità e migliorare beh, ormai ci credo poco; mi piacerebbe fossero mie ma non lo sono. Libertà anche è troppo ambigua, almeno per il mio modo di costruire una storia.

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    1. Il concetto di libertà non voleva qui riferirsi alla costruzione della storia ma al fatto che la scrittura mi sta donando (anche grazie al blog) la possibilità di esprimere me stessa senza condizionamenti, nonché una nuova fiducia nelle mie possibilità. Prima di ricominciare a scrivere avevo un'identità confusa ed ero stritolata dalle aspettative altrui. Ora mi sento autentica. :)

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  2. Mi riconosco in molte delle tue definizioni, comunque mi hai fatto venir voglia lo stesso di provare a cimentarmi nell'esercizio ;)

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    1. Bravo bravo! Sono curiosa! Segui l'istinto, mi raccomando, sperando che non sia viziato dall'avere appena letto ciò che ho scritto io! :D

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  3. Belle parole e bel post, Chiara. Questo potrebbe essere il primo meme che ti prendo e porto via, sul mio blog. ;)

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  4. Bel post e scelte molto interessanti!
    Quello che mi viene da pensare sulla tua scrittura da questo elenco è che la tua è una passione forte e sincera. Mi sembra che il tuo desiderio di scrivere abbia poco a che vedere con la pubblicazione in sé e molto con il trasmettere qualcosa e fare bene ciò che incominci a fare.
    Di sicuro sono tutte cose positive, soprattutto se pensiamo che ci sono autori che si accontentano di scrivere un libro mediocre, che abbia il giusto fascino per le masse, solo per essere pubblicati.
    Con questi presupposti invece penso proprio che presto o tardi riuscirai a raggiungere i tuoi obbiettivi :) Non mi rimane da dire altro che: in bocca al lupo!

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    1. Mentirei se dicessi che non mi importa della pubblicazione, però in questo momento credo sia importante portare avanti il mio progetto prendendomi tutto il tempo che mi serve per fare un buon lavoro. è vero: la scrittura è una passione forte anche nei momenti più difficili, in cui mi sento demoralizzata. :)

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  5. Cosa emerge dall'elenco proposto? Che sei determinata, sai quel che vuoi e adesso che hai trovato la tua strada, la stai percorrendo con entusiasmo. Ti auguro di giungere alla meta e realizzare questo sogno.
    Della tua scrittura, invece, emerge uno stile ricercato, voglia di perfezionismo, personaggi ben studiati e ragionati, una passione per il post-moderno e per la psicologia della mente umana e la voglia di trasmettere i concetti zen che arricchiscono e colorano la tua vita. E la logorrea (per me un complimento) che ci accomuna! Quanto ci ho preso? :)

    Le tre parole che ti avvicinano alla mia scrittura sono: gratitudine, migliorare e ricerca.
    Le tre che ci distanziano? Uhmm... heal, Bauman (che però non ho letto) e forse zen (perché non so precisamente cosa sia o cosa intendi tu per zen. Probabilmente leggendo tutti i tuoi post passati, poco alla volta, lo scoprirò).

    Ps. Avrei inserito anche "destino" nell'elenco che ci accomuna (come avrai capito 3 parole sono troppo poche per me), ma... non sono d'accordo con la tua idea di destino e karma (da ciò che ne è emerso leggendo questo post) per cui passo :)

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    1. Direi che la tua visione della mia scrittura è abbastanza verosimile, anche se a volte temo che voi follower mi consideriate più brava di quanto non sia in realtà. Questo al contempo mi lusinga e mi fa sentire in colpa. :)

      Per zen intendo semplicemente la filosofia di matrice buddhista che definisce la meditazione come uno stato naturale dell'essere. Anche se questo genere di "vuoto" è impossibile da conquistare per chi vive "all'occidentale", i suoi princìpi sono molto validi. "Scrivere Zen" è il manuale che mi ha maggiormente aiutato, nella mia scrittura. C'è una categoria del blog che si chiama così. Nei post che la compongono, rifletto sulla scrittura proprio partendo da questi princìpi.

      Il karma e il destino sono concetti molto simili ma il primo, a differenza del secondo responsabilizza l'essere umano che non subisce proprio niente, ma raccoglie ciò che ha seminato (anche inconsapevolmente e involontariamente) in questa e nelle precedenti vite.
      Si tratta comunque di un discorso troppo complicato da fare in questa sede, quindi rimando a momenti migliori! :-D

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    2. Ecco, adesso dalla tua scrittura emerge insicurezza :)
      I follower valutano ciò che leggono.

      Ti ringrazio per la spiegazione sullo zen. Diciamo che non amo le etichette per certe visioni sulla vita e non, preferisco mantenermi sulla spiritualità in generale che racchiude tutto, occidente, oriente e Universo :)
      Non conosco il manuale ma leggerò quei post.

      La tua visione di karma e destino differisce dalla mia (e bada che non sto dicendo che ce n'è una giusta e una sbagliata) ma hai ragione, discorso troppo complicato per questa sede :D

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    3. Anche io sono sostanzialmente eclettica sul piano spirituale, specialmente perché esistono principi di base che accomunano tutte le religioni e le loro sotto-correnti. Però gli stessi concetti sono declinati in modo diverso. In generale posso dire che lo zen abbia aiutato moltissimo il mio scrivere, ma sono tutt'altro che illuminata. Non è facile armonizzare una filosofia di vita che punta alla calma e alla pace interiore con lo stile di vita occidentale. Oggi, ad esempio, va già bene se non ho piantato due schiaffi in faccia a uno, in macchina... e pensa se lo zen non ci fosse! :-D
      La mia visione di karma è il frutto di studi che ho fatto in passato, ma si tratta di un percorso molto lungo e complesso... ci sarà occasione di parlarne. :)

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    4. Certo, quando vuoi, sono un essere molto curioso e aperto alle visioni altrui :) Anch'io sto seguendo un percorso naturalmente.
      Concordo, sono declinati in modo diverso e a me piace informarmi, assimilare e creare un'idea adatta al mio modo d'essere. E naturalmente confrontarmi con gli altri. In fondo, uno degli intenti è stare bene con se stessi e in armonia con tutto il resto. Capisco bene la fusione fra scrittura e concetti zen/spirituali, viene naturale anche a me infilarli nelle storie, ormai sono parte di noi.
      Questo mondo mette la nostra calma a dura prova! :D

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  6. Direi che emerge una dichiarazione d'intenti precisa e una volontà di tenersi lontani dai compromessi. Secondo me è l'unica strada che ha senso seguire e quindi mi sento molto in sintonia con la tua scelta di parole.Forse ne sostituirei qualcuna. Bauman, ovviamente, non ha per me l'importanza che ha per te (potrei mettere Le Guin, suppongo). Con il destino e/o il karma ho un rapporto altalenante, ci credo, ma fino a un certo punto, ci sono eventi che mi hanno indotto a domandarmi quanto della nostra vita non sia in fondo solo il caso. Quando mi trovo a confrontarmi con malattie e lutti mi è difficile pensare che la nostra finestra di possibilità per costruire noi stessi sia in fondo più stretta di quello che siamo portati a pensare. Magari metterei "rapporto volontà/caso" perché ci ragiono spesso. Toglierei notorietà. Forse uno dei miei limiti è che tutto l'apparato di riconoscimento sociale per me è un effetto collaterale del raccontare storie. Questo, credo, pone dei seri limiti anche a quello che potrei fare per le mie storie, ma, d'altro canto, non mi va di snaturarmi.

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    1. In che senso l'apparato di riconoscimento sociale pone limiti alle tue storie? Se ti va scrivimi pure in privato, è un argomento che mi interessa.
      Per quel che riguarda il concetto di notorietà, mi sono mantenuta volutamente sul vago, ma il discorso si lega a ciò che ti raccontai qualche mese fa via e-mail, a proposito di alcune etichette e dinamiche interne al mio ufficio, che non si armonizzano con il mio modo di essere. Come avrai notato anche nella mia risposta al tuo post, la questione dell'identità (professionale e non solo) mi sta molto a cuore in questo periodo, perché sono stufa di passare per una persona che non sono...

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    2. Nel senso che non mi piace espormi e parlare in pubblico. Molti autori corteggiano i giornalisti per avere articoli sui giornali, organizzano millemila presentazioni, tempestano gli editori per avere più visibilità. Tutto ciò è lontano dalla mia sensibilità, ma, immagino, avere più articoli e più presentazioni aiuta le vendite. In questo senso la scarsa attenzione per la notorietà non aiuta le mie storie.

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    3. Anche io credo che avrei difficoltà a "vendermi", ma il tipo di notorietà a cui facevo riferimento qui é diverso...vuole parlare del nostro modo di essere percepiti all'esterno e negli ambienti quotidiani. :)

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  7. In effetti si presta a essere un meme, ma prima devo trovare una ventina di parole che mi caratterizzano e facciano stare in piedi il post :)
    Vediamo se verrà fuori qualcosa.
    Qualcuna delle parole mi appartiene, però forse io sarà più modesto alla lettera T :D

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    1. Io mi sento dire che ho talento nello scrivere fin da quando ero piccola, ma non c'è vanagloria nella mia affermazione... anche perché credo di avere dei Gap tecnici evidenti che non gli consentono di esprimersi al meglio. Però ci sto lavorando. :)

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  8. Onestà, semplicità e qualità. Credo siano queste le caratteristiche che sento come compagne di viaggio. Che poi ci riesca, be', è un altro paio di maniche.
    Però quelle che non ho nominato non è detto che io le senta estranee, anzi: ma forse non sono adatte a questo momento. Almeno agli inizi è necessario fare in modo che il bagaglio sia leggero.

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    1. Sicuramente nei primi tempi è necessario evitare di mettere troppa carne al fuoco e focalizzarsi su aspetti specifici da sviluppare e potenziare. Ciò non esclude però la possibilità di vedere oltre e porsi obiettivi anche sul lungo periodo... :)

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  9. Se ne parlava proprio l'altro giorno tra me e il mio gentil consorte, relativamente a un nostro amico medico cui piace scrivere poesie. Il gentil consorte ha detto che quello che accomuna tutte le persone creative è la forma di libertà che perseguono, e per la quale hanno bisogno di spazi e tempi adeguati.

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    1. Assolutamente vero. Io concepisco (forse erroneamente) la scrittura come il luogo della vera essenza, mentre la routine quotidiana è il luogo della repressione... :)

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  10. Mi piace questo vocabolario, sei stata brava a trovare ben 20 elementi che caratterizzano la tua persona e la tua passione per la scrittura. Io ne condivido molti, qualcuno ha un preciso significato per me, per esempio la gratitudine: tutto quello che ho, per me, è un dono del Cielo ed io ringrazio Dio, nella preghiera, per avermi dato capacità, abilità, doti che ho ereditato perché vengano messe a frutto. Mi piace l'interpretazione di heal: la scrittura che purifica, libera dalle tossine dell'anima, guarisce. Il miglioramento è un obiettivo perenne, mai un vero e proprio traguardo; l'unicità è importante: anch'io vorrei che la mia voce si distinguesse da tante altre e non è solo una questione di stile, mi piacerebbe dire le cose in modi attribuibili soltanto a me.
    Ha i saltato la lettera I perché è difficile trovare un termine adeguato? Forse, per chi vive di scrittura, l'Immaginazione è la più irrinunciabile delle doti da coltivare e tenere ben stretta!

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    1. Oh porca paletta!!!!
      No non l ho saltata volontariamente, me la sono proprio dimenticata ... il lato negativo dello scrivere intuitivamente! ;)
      La agiungo adesso!

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  11. Bello questo post, ti sei descritta davvero bene con questi elementi, che condivido in pieno. Mi sembra un buon esercizio per mettersi a fuoco, può darsi che te lo rubi anche io... ;)

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    1. Prego, accomodati! :D mi fa molto piacere che il post sia piaciuto :)

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  12. Condividerei credere, energia e gratitudine. E' importante credere in ciò che si fa e viverlo con la stessa energia che si vuole riversare nella storia, ed esserne grati. Scrivere è sempre e comunque un privilegio. Mi sento meno in sintonia su Bauman, destino e unicità. Bauman perché non lo conosco; destino perché non sono sicura che esista nel modo comunemente inteso, e non so se scrivere sia il mio; unicità perché preferisco far parlare la storia piuttosto che attirare l'attenzione sul mio stile.

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    1. L'unicità secondo me non è necessariamente legata soltanto allo stile, ma può coinvolgere aspetti diversi: una bella storia, un uso sapiente dell'ambientazione, una forte valorizzazione dei personaggi. Secondo me sono tutte caratteristiche connesse alla voce dell'autore. :)

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    2. Hai ragione, non c'è soltanto lo stile nell'unicità.

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  13. Ciao Chiara, volevo passare da te il giorno in cui ho letto il post sul blog di Ivano ma mi hanno richiamata all'ordine.... uff!
    Mi sono piaciute le tue risposte.
    Concordo con molte. Sul MIGLIORARE poi al centomila per centomila. La perfezione non è di questo mondo e credersi perfetti è l'errore più grande che si possa commettere.
    Ciao e buona giornata!

    ps scusa per l'errore sul mio post. Vado a correggere :)

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    1. Sono assolutamente d'accordo con te!
      E stai tranquilla: la mia puntualizzazione non era assolutamente un rimprovero. è che noi scrittori siamo molto pignoli sulla paternità (maternità nel mio caso :-D) intellettuale. :)

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    2. Grazie! Il fatto è che a volte ci vorrebbe un po' di tranquillità... comunque ho ritoccato il post e dato a Cesare.. ops! a Chiara quello che è di Chiara. :)
      Ciaoooo

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    3. Sia la prima volta che sono entrata nel tuo blog, sia adesso, si "impalla" la pagina. Di solito capita quando ci sono troppi script o gadget che rallentano il processo. Ti è mai capitato? Praticamente non "scorre" più, e devo chiudere Explorer. :)

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    4. Non so... a me non succede. Uso firefox e ubuntu.
      Nessuno mi ha detto niente per ora....

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    5. Potrebbe dipendere dal mio browser, non certo famoso per la sua velocità... ;)

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  14. In questa bella versione che hai proposto, Chiara, scopriamo molto della tua anima. Bellissimo post

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  15. Prendo spunto per il mio alfabeto...
    Bell'elenco Claire, specialmente il punto sulla Libertà, mi ha fatto venire la pelle d'oca.
    Che bella donna stai diventando! Dici che la tua armatura è piena di crepe, in Giappone un vaso che cade e si rompe viene aggiustato riempiendo le crepe di oro colato. ;)

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    1. Se non sbaglio questo metodo si chiama feng-shui o qualcosa del genere, giusto? :) o forse mi confondo con qualcos'altro! In ogni caso complimento bellissimo! Speriamo che oltre a me siano belli anche i miei scritti! :-D

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    2. Kintsugi. (Il feng shui è quella "filosofia" che riguarda l'arredamento, la gestione degli spazi nel proprio ambiente, i materiali, la luce.) Il kintsugi parte più o meno dal principio che si possa lavorare su un difetto fino a trasformarlo in un pregio. Non è un'idea magnifica anche per la vita?

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    3. Già è vero, cavolo!!!! Chiedo scusa!!! Ieri sera ho bevuto mezza bottiglia di vino e sono ancora un po' rinco, però il mio protagonista stamattina viaggia che è una meraviglia!!! :-D
      Comunque sì, è una metafora bellissima della vita! :)

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    4. Non sapevo si chiamasse kintsugi, come farò mai a ricordarmi un nome così difficile? X_X

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    5. Ciao Grazia,
      non sapevo di questa tradizione. Bellissima però!
      Dare valore a ciò che si rompe, ridargli vita....
      Se ci pensi è quello che facciamo tutti quanti vivendo. Visto che non sempre le cose vanno bene, che a volte un certo equilibrio (di lavoro, famiglia, salute, quello che vuoi) si rompe, noi esseri umani cerchiamo comunque di aggiustare le cose per continuare a vivere. Magari se è un rapporto d'amore non si aggiusta ma la nostra vita in pezzi sì.
      Mi piace questa filosofia.
      Ciao a tutti!

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  16. Mi piace molto questo post
    Mi è venuta voglia di cimentarmi anch'io con l'alfabeto, mi ritrovo molto in libertà e zen ... mi stanno girando in testa diverse parole vediamo se riesco con il post di questa settimana.

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    1. Ciao benvenuta!
      Sono contenta che il blog ti sia piaciuto e anche che tu voglia trasformarlo in un meme.
      Spero di rivederti su questa pagina. :)

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