Obiettivi dei personaggi e conflitti: alcune riflessioni.



Volere è poco: bisogna desiderare ardentemente per raggiungere lo scopo.
(Ovidio)

L’estate sta diventando rovente come non capitava ormai da anni e io mi sento fagocitata da questa calura, incapace di gestire la mia stanchezza. Manca ancora un mese alle ferie: spero di non arrivarci strisciando come è successo l’anno scorso. Nel frattempo, coltivo il mio bisogno di leggerezza e la volontà muovermi al di fuori dalle routine abituali, comprese quelle piacevoli come il blog.
Ebbene sì, lo ammetto: ho bisogno di una pausa!
Sicuramente per buona parte del mese di agosto gli aggiornamenti saranno sospesi, ma sto valutando l’idea di staccare un po’ la spina anche a luglio, aggiornando solo al giovedì fino ai primi di settembre, oppure abolendo momentaneamente gli appuntamenti fissi o scrivendo post più brevi e frivoli.  
Voi cosa ne pensate?
Ci rifletterò e vi farò sapere qualcosa al riguardo, ma ora veniamo al dunque: ho deciso di condividere con voi alcune riflessioni sugli obiettivi dei personaggi scaturite durante la progettazione del mio primo romanzo. Ci tengo a precisare che quanto vi dirò non è stato tratto da un manuale o da altri blog, è frutto solo della mia logica e del mio presunto buon senso. Mi auguro che queste considerazioni possano essere utili a voi lettori e generare un bel confronto, ma se pensate che dica delle castronerie fatemelo presente. Il dibattito può insegnare tanto quanto l’esercizio.


1 - Una storia nasce dall'interazione (positiva o conflittuale) fra obiettivi diversi.
Come molti già sanno, sono alle prese con la stesura di un main-stream la cui trama copre un arco di tempo molto ampio. Ho sottolineato questa frase perché la considero l’origine di tutti i miei problemi. La portata della storia mi impone infatti di procedere in modo un po’ diverso dal solito, per quel che riguarda la strutturazione del conflitto: un solo obiettivo non basta perché quindici anni sono tanti; dopo i primi ostacoli, la trama rischierebbe di sgonfiarsi come un palloncino bucato.
Ho quindi deciso di assegnare al protagonista – oltre a un obiettivo esistenziale importantissimo – anche una serie di scopi a breve termine che, seppur generando conflitti più blandi, mantengono attiva la narrazione e favoriscono il cambiamento dell’eroe.
La decisione di suddividere la trama in quattro parti è stata provvidenziale: a ogni sezione corrisponde un obiettivo che si affianca a quello principale; il suo raggiungimento pone le basi per quello successivo. uiS Se a qualcun interessa, qui il mio modus operandi è spiegato abbastanza bene.
I diversi obiettivi dell’eroe possono essere in contrasto fra loro, ma ancor più importante è il tipo di relazione che si crea con quelli dei comprimari o degli antagonisti. Lo scrittore deve aver ben chiara la direzione in cui ciascun personaggio si sta muovendo e fare in modo che, durante il cammino, possa interagire con gli altri, accompagnarsi a loro per un tratto di strada oppure litigare ferocemente per accaparrarsi l’ultimo posto libero sul treno che conduce dritti alla meta. Questa è l’anima del conflitto: se viene a mancare, l’impalcatura crolla.

2 - In un mainstream il conflitto è diverso rispetto a un romanzo di genere. 
Nell’articolo “Gli ostacoli nella storia”, pubblicato ieri su Penna Blu, Daniele Imperi evidenziava come gli impedimenti in cui s’imbatte l’eroe lungo il proprio cammino a volte contano più dell’obiettivo stesso, in quanto generano quel conflitto necessario per l’avanzamento della narrazione.
In un romanzo non di genere, però, la situazione è un po’ diversa perché la focalizzazione verte più sui personaggi che non sulla trama. Il mio eroe non punta a uccidere un drago o arrestare un serial-killer, ma ha obiettivi più terra terra.  Anche il conflitto quindi sarà diverso. Nessuna sparatoria fuori da un saloon: le sue crisi si giocheranno sui tre piani dell’identità, della prestazione o del possesso, perché queste sono le principali problematiche dell’epoca post-moderna.
Il rischio più grande nello scrivere una storia realistica è quello di disperdere l’alone magico che distingue un romanzo da un saggio. Occorre fare in modo che il conflitto, seppur circoscritto alla quotidianità, assuma un valore universale. E cosa accomuna tutti gli esseri umani? Le emozioni. La corsa verso l’obiettivo può far ridere, può far piangere, può far paura: ciò che prova il personaggio deve essere trasferito al lettore. Se non genera empatia, la storia è solo un esercizio di stile.

3 –   Il lettore deve aver chiaro l’obiettivo anche quando non è gridato ai quattro venti.
In un giallo, l’obiettivo di chi indaga è chiaro anche se l’investigatore non scrive su facebook “brutto assassino, io ti prenderò!” Stesso principio vale per le storie d’amore: l’oggetto del desiderio è sempre la persona amata. Nel fantasy c’è un nemico da combattere. Ma, quando ci si muove al di fuori delle convenzioni di genere, le cose possono essere meno scontate.
Io in linea di massima preferisco essere esplicita per evitare equivoci, ma se l’autore non vuol mettere in bocca al personaggio le parole “io voglio”, ha bisogno di trovare altri espedienti per far sé che il lettore non si domandi ogni tre minuti “ma che diavolo sta facendo questo cretino?”
In “Denti bianchi” di Zadie Smith, la protagonista desidera integrarsi nella società multiculturale inglese. Non lo dice esplicitamente, ma le dinamiche della trama, che la mostrano alle prese con cibi etnici e cotte adolescenziali, lo fanno capire in modo inequivocabile. Secondo me, al di là dello stile prolisso che penalizza il romanzo, il conflitto è gestito in modo impeccabile.

4 – Meglio avere obiettivi concreti la cui realizzazione è misurabile.
I romanzi main-stream attribuiscono grande importanza all’evoluzione psicologica dei personaggi e ciò porta spesso alla definizione di obiettivi intangibili: vincere una paura, superare un trauma, ecc. In questo modo, però, la definizione dell’obiettivo rischia di non essere chiara, perché il cambiamento è un processo non misurabile. In che modo, quindi, il lettore può capire che l’eroe ha raggiunto il suo scopo? Dirglielo non è sufficiente: occorre dimostrarlo in modo inequivocabile. 
Quando è importante sottolineare i cambiamenti interiori di un personaggio, cerco di integrare il piano mentale e quello dell’azione. In poche parole, affianco all’obiettivo immateriale uno scopo più concreto ma dal valore fortemente simbolico, affinché il lettore non abbia alcun dubbio sulla realizzazione dello stesso. È stato il cinema a insegnarmi questo stratagemma. Nel film “Scoprendo Forrester”, per esempio, l’anziano scrittore interpretato da Sean Connery soffre di agorafobia e non esce di casa per quarant’anni, finché non decide di salvare l’amico Jamal da un’espulsione scolastica. Quindi c’è il raggiungimento di un obiettivo concreto (aiutare il ragazzo) raggiunto tramite un’azione pratica (prendere la bicicletta e attraversare la città) e che testimonia un’evoluzione psicologica, ovvero il superamento dell’agorafobia.

5 – L’obiettivo deve essere coerente con il contesto socio-culturale.
Ora vi pongo un’altra domanda: è realistico che un’adolescente italiana, nel 2015, abbia come obiettivo sfuggire a un matrimonio combinato dai genitori? Ovviamente no, perché certe pratiche (grazie al cielo!) sono ormai obsolete, almeno nel mondo occidentale. Se la ragazza è pakistana, se ne può parlare.
Recentemente ho letto il romanzo storico “La meretrice di Costanza”, scritto da due coniugi tedeschi che si firmano “Iny Lorentz”: l’obiettivo della protagonista è quello di far uccidere un uomo per vendicarsi di un torto subìto. Fin dalle prime pagine, la mentalità dominante nel medioevo era ben chiara al lettore, che riusciva ad accettare la missione della ragazza senza essere stritolato dai propri giudizi morali. Se la storia fosse stata ambientata ai giorni nostri, a meno che non si trattasse di un noir, probabilmente gli autori sarebbero stati costretti  ad attualizzare lo scopo.
Io ho dovuto rivedere uno dei conflitti principali del romanzo quando, già a livello di progettazione, mi sono accorta che i propositi vendicativi di uno dei miei personaggi più odiosi erano inverosimili, specialmente a Milano, nel terzo millennio: il signorino si stava comportando come Al Capone!
 Anche in un main-stream esistono figure positive e figure negative, ma i cattivi non devono somigliare a quelli delle fiabe, e soprattutto, l’obiettivo non deve mai essere anacronistico.

6 – I personaggi devono avere una motivazione forte, ma non forzata.
Il lettore non deve aver chiaro soltanto cosa vuole un personaggio, ma anche perché lo vuole. E vi dirò di più: la motivazione aiuta l’autore a comprendere meglio la verosimiglianza di un obiettivo. Quando lo scopo di un personaggio è realista, la motivazione emerge quasi spontaneamente; uno sforzo eccessivo, invece, può indicare che c’è qualcosa di sbagliato a monte.

Il lancio della patata bollente.
In quale modo gestite gli obiettivi dei vostri personaggi? Cosa ne pensate delle mie considerazioni? Avete altre riflessioni su questo argomento? 

Commenti

  1. In questo senso il genere che tratto io offre senza dubbio innumerevoli vantaggi, tra cui quelli degli obiettivi: è come se ci fosse una mappa all'interno del romanzo, in cui ci sono obiettivi chiari (ad esempio, il ricongiungimento tra un padre e un figlio, oppure la fondazione di un nuovo ordine cavalleresco), e altri che lavorano sottotraccia. Credo proprio che dipenda dalla società di un tempo, in cui l'obiettivo era tangibile, o comunque ben indicato dal sistema delle regole sociali. Anche se non erano messe per iscritto, erano comunque fortissime. L'esempio che hai fatto è ottimo. Non ho letto il romanzo, ma posso immaginare le dinamiche. Il senso dell'onore era sentito molto nel Medioevo. Se perdevi l'onore, perdevi la faccia. Di conseguenza la vendetta era un passaggio logico.

    Oggi gli obiettivi sono meno tangibili, spesso più interiori e caratteriali, ed è più difficile renderli in un romanzo.

    Per quanto riguarda il blog, fai bene a prenderti una pausa! :-) Anch'io sospenderò gli aggiornamenti nel mese di agosto, ma continuerò a commentare sui blog altrui.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche io ho alcuni obiettivi chiari e altri nascosti per esigenze di scena (né il lettore né il protagonista devono sapere cosa stia accadendo) e da questo incastro spero possa venire fuori una bella storia. La stesura è ancora agli albori, il rischio di incasinarsi c'è, ma cerco di affrontare il mio compito con dignità.

      Il romanzo che ho citato è molto bello, e te lo consiglio. :-)
      La protagonista, Marie, è una ragazza di buona famiglia in procinto di sposarsi con un rampante avvocato, ma si trova al centro di un brutto raggiro e, di conseguenza, è costretta a fare il mestiere più antico del mondo. Per cinque anni, coltiva il desiderio di vendicarsi del fidanzato.

      Credo che dalla settimana prossima aggiornerò solo al giovedì per una ventina di giorni, poi sospenderò e poi riprenderò a pieno ritmo. :)

      Elimina
  2. Ecco perché non ho intenzione di scrivere certi romanzi :D
    “Scoprendo Forrester” però mi è piaciuto molto. Accade raramente che apprezzi certi film, non di genere diciamo.
    Riguardo al matrimonio combinato dipende: in Italia ci sono stati padri islamici che hanno sgozzato le figlie perché stavano con un italiano. Quindi potresti scrivere un romanzo del genere evidenziando certe problematiche che in un paese civile non dovrebbero esistere.
    Sono d'accordo sugli obiettivi concreti, anche se non è un romanzo di genere, comunque obiettivi e ostacoli devono essere misurabili.
    Grazie della citazione :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Se ci fai caso io ho scritto "adolescente italiana", infatti, non "in italia". ; )
      Comunque quelli che tu citi sono casi estremi di persone ignoranti come scarpe. Non tutti i musulmani per fortuna sono così. Paesi come il marocco e la turchia sono molto occidentalizzati ed evoluti, così come le famiglie provenienti da lì che vivono in italia da molti anni. Lo vedo con i miei suoceri, qui dal 1985... praticamente sono italiani!
      Credo che scriverò mai, comunque, una storia di questo tipo... mi piacciono le trame realistiche ma comunque corpose, non mi piace fare speculazioni politicizzate. :)

      Elimina
  3. Mi piace il fatto che ci stai rivelando alcuni scorci di trama (sappi che sono sempre più curiosa di leggere questo romanzo!).
    Penso che tu abbia fatto bene a organizzare i conflitti in maniera un po' schematica, perché più il tempo nella narrazione si allunga più diventa difficile mantenere alta l'attenzione del lettore, interessanti i conflitti del personaggio e veritieri i suoi obiettivi.
    Inoltre in un romanzo non di genere, come dici anche tu, gli obiettivi del personaggio sono diversi e, a mio parere, più difficili da riportare sulla carta perché, essendo obiettivi che sperimentiamo anche nella vita reale, molte volte diventa complicato per noi analizzarli e dare loro una forma che sia in linea con le nostre esperienze e il nostro romanzo.
    Detto questo, ripeto: tienici aggiornati sul romanzo :D

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh, dai, sulla trama non sto dicendo nulla, solo di che tipo di storia si tratta... niente spoiler! :-p
      Sono contenta che tu sia curiosa, e spero che questo interesse non si spenga, visto che manca ancora molto tempo prima della conclusione dell'opera.
      Verissimo quanto dici sugli obiettivi: per poterli descrivere in modo adeguato occorre fare un passo indietro e saperli valutare con distacco, con l'atteggiamento di un testimone non giudicante. :)

      Elimina
  4. Tutto condivisibile, specie sul fatto che gli obiettivi non sempre devono essere gridati ai quattro venti, e che soprattutto devono essere plausibili. Credo che debbano esserlo anche se magari per qualcuno può non afferrarlo: per esempio parte della storia che sto scrivendo riguarda una persona dipendente (anche se non da sostanze chimiche), il cui unico scopo è quello di continuare a "farsi" (anche se poi alla fine proverà a cambiare obiettivo - anche se smetto qui con lo spoiler :P ). Magari qualcuno potrebbe non capirlo (perché nella sua vita ha solo la dipendenza? Non ha altre passioni) o addirittura non capire i suoi comportamenti (è dipendente ma non è che va a dirlo in giro, lo dimostra soltanto con le sue azioni); sono fiducioso nel fatto, tuttavia, che la gran parte dei miei futuri lettori non sia di quelli che vuole la "pappa pronta", e rifletta almeno un minimo su quello che legge, invece di prenderlo così com'è :) .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo. Un autore dona al lettore gli strumenti per capire, poi spetta a lui utilizzarli nel modo migliore. Ci sono romanzi considerati brutti quando in realtà sono solo incompresi. :)

      Elimina
  5. Io mi sono già persa nel capire cos'è un romanzo mainstream. Nella mia mente era tutt'altra cosa. Ti immagini dovessi scriverne uno? Aiuto. :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il mainstream in letteratura é il contrario che nella musica. :) benvenuta ! :)

      Elimina
  6. Sono d'accordo sulle osservazioni che hai fatto a proposito della gestione dei conflitti dei personaggi.
    Nei miei lavori ho sempre cercato di focalizzare la trama sulla trasformazione interiore dei protagonisti, di accompagnarli nella loro evoluzione psicologica. Ma sono alla ricerca di un altro modo di lavorare, come ho già detto nei miei post. Vedremo cosa ne verrà fuori.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anche per me la trasformazione psicologica é fondamentale, ma mi sono resa conto che limitarmi a quella appiattisce un po' la trama quindi sto cercando di legarla a episodi concreti. :)

      Elimina
  7. Il mio protagonista è alle prese con un rompicapo da risolvere, che all'inizio sembra qualcosa terra terra ma poi, con l'aumentare delle sue conoscenze, assume connotati sempre più metafisici. Poiché gran parte della storia verte su questo, neanche volendo il lettore potrebbe perdere di vista qual è l'obiettivo del protagonista.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Certo il tipo di storia agevola la definizione dell'obiettivo e può rendere tutto un po' più facile per l'autore e per il lettore. :)

      Elimina
  8. Bellissima la frase di Ovidio è bello questo post, mi sa che stai scrivendo un romanzo davvero impegnativo. Mi hai molto incuriosito, mi è venuta voglia di leggerlo. Come gestisco io gli obiettivi dei personaggi? Me lo chiedo adesso, perché in realtà quando scrivo è così ben impresso nella mia mente che automaticamente lo riverso nelle loro azioni. Però questo tuo post mi fa riflettere, forse il mio modus operandi è un po' troppo libero. Ci medito su. Ultima riflessione sul caldo e sul lavoro e sul tuo bisogno di pausa, ti capisco perfettamente, sono messa così anch'io. In luglio potresti scrivere dei post più brevi e frivoli, con questo caldo la leggerezza aiuta ;-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La scrittura non è matematica, non esistono regole universali valide per tutti (eccetto quelle di grammatica :-D) quindi, se ti trovi bene con il tuo metodo, non è "troppo libero" ma adatto al tipo di storia che stai scrivendo. Anche io all'inizio lavoravo in questo modo. Siccome questo romanzo - come tu stessa evidenzi - è molto impegnativo, ho cercato altre strade. La creatività, fortunatamente, ci offre la possibilità di sperimentare.
      Sono molto felice che ti sia incuriosita. Spero che questo interesse non si spenga prima che il romanzo sia pronto, visto che probabilmente manca ancora parecchio tempo. :-)

      Elimina
  9. Sono d'accordo sugli obiettivi concreti, meno sul dare vari obiettivi. Credo che si tolga forza al personaggio attribuendogli più scopi da raggiungere, mentre mantenendo una certa costanza si fornisce un filo conduttore anche alle storie che abbracciano un arco di tempo molto ampio. Pensa a "Via col vento", un romanzo lunghissimo dove la protagonista ha un solo unico scopo, quello di conquistare un uomo. L'obiettivo è concreto, semplice, costante, forte, una vera ossessione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lo scopo "importante" da raggiungere c'è, non solo per il protagonista ma anche per i due comprimari. Gli obiettivi a breve termine, però, sono fondamentali per strutturare le varie tappe del percorso. Non tutti generano il medesimo conflitto, ovviamente, ma si affiancano all'obiettivo principale in diversi momenti della storia ... Ne avevamo parlato e se non ricordo male me l'avevi consigliato tu! :-)
      P.S. ti sono arrivati tutti i miei "poemi"? :)

      Elimina
    2. Sì, volevo solo suggerirti di ricordare costantemente a chi legge quali sono gli obiettivi principali, proprio perché il tempo è così lungo e tanta la carne al fuoco.
      P.S. Sì, oggi rispondo a tutto :)

      Elimina
    3. È un ottimo suggerimento! Dovrò prestare molta attenzione soprattutto in revisione. :)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La volontà di essere un Jolly

Appunti a Margine cambia casa

Freedom writers - il valore della scrittura di getto

La descrizione fisica dei personaggi

Letture che ispirano - La trilogia del male di Roberto Costantini

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

Con le mani nei capelli - manuali e guest-post

Sfida di scrittura - racconto di 1000 caratteri.

Liebster Award: un'occasione per conoscerci meglio.

Parolacce, gergo e regionalismi: usare con cautela.