Il Jolly e la gassosa purpurea - la disinformazione


Ci sono due errori che si possono fare lungo la strada verso la verità:
non andare fino in fondo e non partire.
(Buddha)

(Se non vi ricordate chi è il Jolly e qual è il suo intento, leggete qui)

Per risvegliare i nani, facendo in modo che acquisiscano consapevolezza di sé e non permettano più al sistema socio-culturale di manipolare le loro menti, il Jolly deve scovare uno per uno tutti gli ingredienti presenti nella gassosa purpurea, la bevanda alienante che li plagia. 
Tra questi c’è sicuramente una droga pericolosissima mascherata da sostanza benefica: la disinformazione.


Quando i social sono diventati il baluardo della comunicazione di massa, nemmeno il Jolly si aspettava di essere sommerso da così tante notizie fuorvianti. Talvolta, soprattutto i primi tempi, è stato tradito dalla propria buona fede e le  ha condivise per errore. La cosa l’ha fatto sentire profondamente in imbarazzo. Per auto-tutelarsi, quindi, ha imparato a riconoscere gli elementi ricorrenti dell’informazione ingannevole e a smascherarli. Ora verifica sempre le fonti e sa riconoscere a colpo d’occhio un articolo inattendibile.  

I nani, al contrario, sono pesci intontiti che nuotano nel mare dei social, sempre pronti ad abboccare non appena qualcuno lancia loro un succulento vermicello infilzato all’amo. Su internet non cercano informazioni ma solo la conferma di ciò che già credono di sapere. Considerano i media paladini della giustizia e non si rendono conto di essere burattini nelle mani del quarto potere.

Il dizionario definisce tradizionalmente la disinformazione come: informazione scorretta e lacunosa.
Quindi, possono verificarsi tre casi:

1 – Dati mancanti
In media un giorno sì e un giorno no, su Facebook compare un link a qualche ricerca psicologica sui figli adottati dalle coppie omosessuali. Il 90% delle volte non ci sono numeri e percentuali ma solo vaghi “pareri dell’esperto” su possibili difficoltà mentali, carenze emotive e casi di devianza sociale.
Alcuni psicoterapeuti con cui ho avuto modo di parlare ritengono che non esista ancora un campione di popolazione adeguatamente rappresentativo per poter svolgere un’indagine corretta. Le ricerche psicologiche di carattere evolutivo richiedono infatti tempi lunghissimi perché prevedono che il soggetto sia seguito dai ricercatori per tutta la fase della crescita. Considerando che si tratta di un fenomeno piuttosto recente, è pressoché impossibile estrapolare dati certi.
Non discuto la buona fede di alcuni studiosi, ma l’opinione personale non può essere assimilata alla verità scientifica: se lo si fa, si crea informazione ingannevole.

2 – Dati errati
Ricordate i numeri relativi ai casi di molestie sessuali verificatisi al capodanno di Colonia?  Ogni giorno aumentavano vertiginosamente, c’era addirittura chi parlava di milioni. I giornali avevano scritto tutto e il contrario di tutto, non si capiva più nulla. Alla fine alcune testate, sommerse da email che chiedevano chiarimenti, si erano scusate addossando la colpa dell’errore alla difficoltà di tradurre le ANSA tedesche… 
Per fortuna questo tipo di disinformazione è piuttosto facile da smascherare, perché basta una rettifica scritta un o postilla di errata corrige. Se l’errore non è voluto, i giornali non si tirano indietro quando si tratta di apportare delle correzioni. Spesso però chi è coinvolto nella notizia  non ha tempo né voglia di fornire adeguate precisazioni, specialmente se l’articolo, come è successo qualche giorno fa a una persona di mia conoscenza, è stato pubblicato senza il suo consenso: “non solo hanno parlato di una mia vicenda personale, ma hanno anche sbagliato la mia età, dandomi 5 anni in più…”, mi ha detto.  “Però chissenefrega, questi mi hanno fatto così incazzare che non ho voglia di perderci altro tempo.”

3 – Informazione razionalmente ingannevole
Negli ultimi anni, alcuni dizionari hanno iniziato a proporre una nuova definizione di disinformazione: carenza o grave inesattezza dell'informazione, spesso dovuta a una precisa volontà fuorviante.
Con queste parole si mette in evidenza l’intento manipolatorio di chi sfrutta la facilità con cui una notizia diventa virale, in un mondo dominato dai social, per accrescere il consenso sociale, alimentare improduttive guerre tra poveri, farsi pubblicità, screditare i rivali o celare le proprie magagne.  

QUALI SONO LE PRINCIPALI TATTICHE E STRATEGIE DELLA DISINFORMAZIONE?

L’elenco sotto riportato è tratto da Wikipedia, perché sintetizza alla perfezione quanto scritto nei cinque volumi di Scienze della Comunicazione che ho accanto e che ho in parte utilizzato per redigere questo articolo. Le descrizioni e gli esempi, invece, si basano sulle mie letture, le mie riflessioni e le mie considerazioni personali. Sono soggettive, quindi possono essere condivise così come no.  

1 – Diffondere false notizie all’interno di un costrutto logicamente coerente
Per illustrarvi questo principio, propongo nuovamente l’esempio delle adozioni omosessuali. Può essere verosimile che un bambino cresciuto in una famiglia non tradizionale sviluppi delle problematiche evolutive, ma non ne abbiamo le prove. Il 90% degli articoli che circolano al riguardo si basano su considerazioni soggettive. A mio avviso non si dovrebbe spacciare una teoria personale per verità scientifica inconfutabile, nemmeno se è sostenuta da presupposti logici che la rendono accettabile: se sui giornali la pagina delle opinioni è spesso separata da quella delle news c’è un motivo, non pensate?

2 - Orientare l'opinione pubblica riguardo un tema di interesse collettivo
Tutto ciò che succede in Italia, dalle partite di calcio ai meeting politici, dagli omicidi agli sbarchi dei migranti, finisce in bella mostra nei salotti televisivi, dove una schiera di presunti sapientoni fedeli alla bandiera di chi li paga fornisce la propria personale interpretazione.
Siccome i nani non hanno gli strumenti adatti per confutare delle tesi che tutto sommato ritengono condivisibili, accettano il parere dell’esperto come un dato di fatto e rinunciano a reperire informazioni alternative: ogni notizia che leggeranno nei giorni successivi, avrà il solo scopo di confermare la loro idea.

3 - modificare a propria immagine e convenienza la realtà dei fatti attraverso errate interpretazioni
Esistono tante notizie viziate dalla dietrologia, che ha sempre bisogno di vittime e colpevoli. Anche in questo caso, le opinioni personali vengono mescolate alla verità e non si è più in grado di distinguere il vero dal falso: davvero i follower di Salvini pensano che i migranti siano colpevoli anche dell’eliminazione azzurra agli europei di calcio? Probabilmente sì, perché è questo che i media hanno fatto credere loro.

4 – strumentalizzare un evento girandolo a proprio favore per trarne vantaggio
Lo scorso inverno, quando nel giro di poche settimane ci furono ben due omicidi commessi per mano di assassini gay, il fronte omofobo insorse ponendo l’orientamento sessuale come causa scatenante di quella furia atavica. La professoressa Gloria Rosboch non fu quindi uccisa da un ragazzetto affetto da patologia narcisista e disturbo di genere, così come Luca Varani non cadde nelle mani di due che avevano tirato cocaina per un weekend intero: a scatenare i mostri, scrivevano quelli lì, fu l’adozione e la perpetrazione di uno stile di vita contro natura. Come se gli etero non avessero mai ucciso nessuno…  

5 – rafforzare i convincimenti esistenti nella mente del manipolato a favore del manipolatore
Tornando a parlare di Salvini, io ritengo che il consenso dei suoi seguaci si basi più sulla paura che sul rispetto. In Italia, purtroppo anche a causa di alcuni fatti di cronaca poco edificanti per alcune etnie qui ospitate, molti individui sono diffidenti e timorosi nei confronti degli immigrati, specialmente se vivono in un contesto che offre scarse possibilità di confronto: “e se i rom rapiscono mio figlio? E se gli slavi mi rubano in casa? E gli arabi dell’ISIS fanno saltare il baretto dove vado a prendere il caffè la mattina?
 Siccome un popolo terrorizzato è facilmente controllabile, i media e la politica tendono ad alimentare la sua xenofobia. Avete mai letto da qualche parte: “spacciatore italiano arrestato con 300 g di cocaina in tasca?” Probabilmente no, ma se a commettere il reato è uno straniero la nazionalità è sempre messa in evidenza. E il fronte opposto fa la stessa cosa quando un immigrato salva la vita a qualcuno o compie un’azione lodevole: probabilmente, vedendo un bambino affogare nel Po, qualunque persona al suo posto avrebbe reagito nello stesso modo. Siamo tutti esseri umani, a prescindere dalla nazionalità: sui giornali basterebbe riportare il nome e il cognome. Oppure, meglio ancora, le sole iniziali.

6 – mescolare verità e menzogne affinché non sia manifesto un quadro completo della situazione
La necessità di selezionare le fonti per ragioni di spazio contribuisce a nutrire l’intento fuorviante di alcuni media. Molte notizie hanno una base veritiera, ma celano alcuni dettagli fondamentali per comprendere al meglio l’accaduto. Altre, invece, aggiungono alle canoniche 5W opinioni personali o elementi volutamente ingannatori per far emergere una realtà conforme al proprio intento comunicativo.

7 – negare insistentemente l’evidenza per l'evidenza per indurre il manipolato al dubbio e all'incredulità
Per esempio, ogni volta che un politico o un personaggio famoso viene sorpreso con le mani impastate dentro qualche mastruzzo, si dichiara innocente finché il lettore, esausto, non rifiuta la propria sentenza iniziale.

8 - abituare all'uso di forme errate di ragionamentosuggerendo di volta in volta quando applicarle, il che significa anche innescare automatismi mentali della serie “se succede questo … allora…”, per generare conclusioni socialmente indotte e basate su un semplice meccanismo di stimolo e risposta

9 - cancellare, modificare o falsificare materialmente le fonti o le prove
Chomsky parla di ingegneria storia per indicare: la tendenza a reinterpretare la storia in base alle necessità del potere (cit). Sono i vincitori, quindi, a stabilire cosa dev’essere ricordato, e in che termini.

10 –  sminuire l'importanza e l'attenzione su un evento all'interno dei rispettivi spazi informativi
11 – saturare gli spazi informativi con informazioni di minore o nulla importanza rispetto ad altre
Ho deciso di analizzare insieme questi due punti perché fanno capo allo stesso principio. Fin dagli anni ottanta, infatti, numerosi studiosi tra cui Dennis Mc Quail, hanno focalizzato la propria attenzione sul potere di agenda-setting: decidendo cosa mostrare e cosa occultare, i media possono strutturare le priorità dei cittadini. Tutto ciò che non è da loro rappresentato è come se non esistesse. Per questo motivo siamo bombardati da notizie qualunquiste, mentre quelle importanti rimangono appannaggio della controinformazione: scommetto che a nessuno di voi interessa sentir parlare dei reality nei tg nazionali, o della separazione di Belen. Preferiremmo, forse, sapere perché non ci fanno votare da anni…

Le ultime due strategie, si spiegano benissimo da sole, e non richiedono di alcun commento: 12 – creare ad hoc situazioni ed eventi e diffonderne notizia unicamente per scopi pubblicitari; 13 - evitare di riportare fatti o cose sconvenienti per i propri fini.

Per ora, sulla disinformazione, è tutto. Probabilmente, in futuro il Jolly ne riparlerà almeno in due circostanze: quando analizzerà il punto di vista dei nani e quando vi spiegherà come contrastare le bufale.  Nel frattempo, vi domando: Avete delle opinioni precise sull’argomento? Vi vengono in mente notizie volutamente fuorvianti da condividere con i lettori?

Fonti:
Noam Chomsky – Illusioni necessarie
Dennis Mc Quail – La comunicazione di massa
Wikipedia

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Commenti

  1. Mi inchino!
    Grazie di averlo scritto! Davvero. Io sono quella considerata rompipalle perchè ogni sacrosanto giorno mi ritrovo in bacheca dei social qualche condivisione a bufale di ogni sorta, dall'eterno testo a protezione della privacy contro il cattivo Facebook, alle notizie bufale con immagini distorte o phoshoppate, dalle richieste di condividere un testo per salvare tutti i bambini malati di XYZ, alle solite esortazioni alla guerriglia urbana contro questo e quello. Continuo a smerciare in primis in servizio Antibufala di Paolo Attivissimo, ora diventato Bufalopedia (http://bufalopedia.blogspot.it/)
    Ma i nani sono tanti e sono svogliatissimi.
    Mi sa che prossimamente gli linko direttamente questo articolo, forse la capiranno di piantarla.
    Forse...

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    1. Anche io mi scazzo spesso e volentieri con quella gente lì per poi sentirmi dire che verosimile è come fosse vero. È anche per esaurimento che ho deciso di scrivere questo articolo. :)

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  2. Dici Noam Chopsky, Chompsky - che poi è Chomsky ;) - e hai detto tutto: i suoi libri hanno una densità al limite di quello che la mia testa può permettersi. Non per niente lui è un grande e io sono uno dei tanti.
    Per il resto non ho granché da aggiungere; faccio solo un grande in bocca al lupo al Jolly, perché s'è trovato un bel da fare: mala tempora currunt.

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    1. Il nome di Chomsky l'ho sbagliato anche sulla tesi. Lo pronuncio correttamente ma metto sempre refusi fantasiosi. :-D correggo subito...
      e crepi il lupo!

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  3. Io farei una distinzione netta tra la “disinformazione strutturale”, quella promossa da testate giornalistiche, da regimi politici, da enti statali e non: con lo scopo di indirizzare l’opinione pubblica verso una specifica direzione; e la “disinformazione astratta”, quella di cui noi tutti, prima o poi, ci rendiamo colpevoli a vari livelli e per varie ragioni: perché siamo distratti, perché abbiamo a cuore un certo tema e non riusciamo a vederlo con il dovuto distacco, perché siamo vittime dell’istinto di massa (quello di chi urla “al lupo, al lupo” attirando l’ansia e l’attenzione di tutti senza che ce ne sia una reale urgenza), e via dicendo. La prima è criminosa e, per legge, andrebbe punita, ma si riconosce anche facilmente. La seconda è, a mio avviso, la più pericolosa, perché crea uno stato costante di confusione e agitazione che sfocia nell’ansia e nella stupidità. Non è il dittatore a fare paura, ma la massa che lo segue. E la massa siamo noi...

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    1. Concordo. Diciamo che il tuo discorso un po' si intravede tra le righe del mio post, sia all'inizio, quando dico che anche il jolly a volte è tratto in inganno, sia nel proporre la distinzione tra dati mancanti, dati errati e informazione volutamente fuorviante. Nei primi due casi, infatti, può anche non esserci una chiara volontà ingannevole. E anche la buona fede è facile da smascherare, perché spesso basta una rettifica. La convinzione limitante di cui parli tu, invece, è molto più difficile da estirpare. Probabilmente ne parlerò in uno dei prossimi post, osservando la disinformazione dal punto di vista dei nani.

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  4. Se voglio farmi l'idea su qualcosa, non mi servo mai delle farneticazioni di un certo tipo di utenti web, li riconosci subito dal linguaggio che adottano, dal grado di accanimento dei loro interventi, dallo scarso equilibrio nelle discussioni. Via, alla larga! Come sto alla larga dai giornali super ideologizzati, anche se qualche volta mi diverte vedere come la stessa notizia venga riportata in un quotidiano conservatore e in uno progressista. La verità è inevitabilmente quella che ognuno vede possibile, ma questo non vuol dire cadere nell'errore del pregiudizio o nell'ignoranza della disinformazione.
    La strumentalizzazione è un vizio comune di chi orienta l'opinione pubblica, dissociarsi o astenersi da qualunque forma di giudizioa ssoluto dovrebbe essere un obbligo morale

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    1. Verissimo, infatti io vengo sempre accusata di essere troppo relativista perché cerco di non prendere mai posizioni assolute. Ultimamente poi non riesco più a fidarmi di niente e di nessuno. Anche le testate più attendibili prima o poi prendono qualche cantonata, quindi leggo tutto con lucido disincanto. Sulle farneticazioni degli utenti social, stendiamo un velo pietoso. Un tempo pensavo che le posizioni qualunquiste fossero prerogativa degli utenti con un basso livello socioculturale, invece vedo fior di avvocati e dottori dire delle boiate assurde, il che mi convince sempre di più che l'ignoranza non abbia nulla a che fare con titolo di studio.

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    2. Brava Marina, pensa che "l'astensione dal giudizio" è una delle dinamiche relazionali che vengono studiate da chi fa il mio mestiere. Non è assimilabile al non schierarsi o al non avere opinioni, è più che altro la raccolta di informazioni e l'attesa che le notizie raccolte, sedimentando, possano offrire una più vasta gamma di interpretazioni.

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    3. L' astensione dal giudizio penso sia prerogativa degli esseri umani piu' evoluti. Anche per me è un obiettivo, non solo da scrittrice (visto che devo saper raccontare azioni abiette senza moralismi) ma anche e soprattutto come essere umano. Il giudizio umilia chi lo emette, perché significa che non sa andare oltre l'apparenza, ma anche chi lo riceve, perché viene ridotto a un'etichetta.

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  5. Sono in linea con quanto afferma Salvatore, anche se poi una cosa alimenta l'altra e finisce tutto nell'unico calderone che permette di proliferare a coloro che io chiamo "i ragionatori per sentito dire". La disinformazione, in tutti i regimi, è il cuore vivo e pulsante dell'apparato. Sono noti e stranoti i Ministeri della Propaganda di molti dittatori, a partire dal Nazionalsocialismo (ricordiamo tutti Goebbels), passando dal MInCulPop fascista, e del lavoro immane che fece Stalin coinvolgendo letteratura, cinema, giornali. Niente di nuovo insomma. Quello che accade oggi sui social non è ne più ne meno quello che accadeva sino a poco tempo fa nelle "discussioni da bar", dove presunte verità diventano oro colato grazie al lavoro indefesso dei fautori della vox populi.

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    1. Ai tempi del bar però le chiacchere restavano nel bar. Adesso invece diventano virali. È questo purtroppo che rende tutti potenziali bersagli.

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    2. Mmmh con le chiacchiere da bar si sono costruiti regimi, vedi le famose birrerie di Monaco nei primi del secolo scorso, comunque, scherzi a parte (neanche tanto) nel "villaggio globale" il "bar" è globale, le dinamiche sono le stesse. Ribadisco la tendenza al pensare per sentito dire.

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  6. Premesso che sono d'accordo con ogni singola parola che tu hai scritto, credo che si sia persa la consapevolezza che l'informazione neutra non esiste. Chiunque ti comunichi qualcosa (nel caso una notizia) lo fa con uno scopo diverso dal semplice informare, segue una sua precisa linea (che possiamo definire editoriale) o quanto meno fa una selezione su quale evento comunicare, come e con quale enfasi. Ciò non è sbagliato in sé (anzi, è inevitabile), ma sta al nostro cervello capire lo scopo comunicativo e quale peso dare a ciò che ci viene comunicato.
    Lavorando con i ragazzi mi rendo conto che far capire questo è fantascienza. Una volta dicevano "l'hanno detto in televisione", senza distinguere se l'aveva detto Piero Angela a Quark o un alieno verde in un cartone animato giapponese tradotto male. Se non altro, però, perfino l'alieno verde era passato a un qualche vaglio editoriale e magari avrebbe detto castronerie come "le esplosioni nello spazio fanno rumore" (errato, ma tutto sommato innocuo) e non "la chemioterapia è inutile". Adesso invece siamo passati a "l'ho letto su internet", cioè, potenzialmente, scritto da mio nonno. Ma niente, il fatto che qualcun altro lo abbia detto e magari qualche altro ancora lo abbia confermato dà credibilità ai loro occhi. E tu non hai idea delle bufale in cui sono inciampati (la più bella sicuramente c'è stata quando un articolo pubblicato on-line da un giornale locale il 1 aprile è diventato virale in tutt'altro periodo dell'anno e tutti erano preoccupati per il calamaro gigante pescato nel lago! Altre cose, invece erano assai più pericolose, come la sempreverde "la prima volta non si rimane incinta").

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    1. Forse le uniche notizie veramente imparziali sono le ansa, che riportano i fatti nudi e crudi (le classiche 5 w) senza alcun orpello narrativo. Il problema infatti, almeno per quel che riguarda la cronaca, non si pone con la notizia di base ma con tutto ciò che ci viene ricamato sopra. Una cosa che non ho scritto per non dilungarmi troppo, ma della quale probabilmente riparlero', è che anche le testate giornalistiche sono aziende, e come tali devono vendere un prodotto in netta competizione con la concorrenza. Per vendere di più fanno leva, come tutti i pubblicitari, su bisogni inconsci e dinamiche emotive.

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  7. Ci pensavo proprio oggi...questa analisi però va a fondo, individuando tante varianti e modalità che di sicuro meritano d'essere condivise e spiegate. C'è troppo ignoranza e troppa superficialità. Una soluzione dovrebbe essere proprio indurre autoconsapevolezza nella gente. Complimenti.

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    1. Ciao, benvenuto! :)
      Indurre consapevolezza, pur nella fallibilita' legata alla mia condizione di essere umano, è proprio lo scopo che mi prefiggo (o meglio: che si prefigge il jolly) con questa serie di articoli. Mi fa piacere che questo post ti sia piaciuto. :)

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  8. Hai fatto una bellissima e approfondita analisi. Io a volte mi distacco volutamente da social e telegiornali perché mi causano un attacco di orticaria! In rete vedo girare notizie assurde e ancora più assurdi i commenti che mi capita di leggere. E mi rendo conto che, come disse Umberto Eco, i social hanno dato libertà di parola a una massa di imbecilli. Poi c'è la disinformazione pilotata dal potere che è ancora più grave, spesso cerco di farmi un opinione mia leggendo e cercando di guardare telegiornali di TV più neutrali, però mi chiedo se esiste poi davvero, in ogni caso ci provo.

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    1. Credo di non guardare un Tg da dieci anni perché mi danno troppa negatività. Le stesse news raccontate sui giornali hanno meno pathos, seppur ugualmente contraffatte, mentre i TG per garantire l'audience alla rete fanno leva solo sugli istinti bassi

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  9. Complimenti per questo articolo, fa il punto sulla disinformazione in maniera precisa.
    Anche secondo me la disinformazione fa male, per evitarla cerco di esaminare le informazioni sempre da un punto di vista dubitativo.

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    1. Ciao Renato, bentornato. :)
      Condivido pienamente il tuo approccio.

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    2. Ciao Chiara, grazie.
      Sto lavorando a diversi progetti, fra cui la revisione del nuovo romanzo e una sorpresa per Apoptosis, per questo tendo a connettermi poco, ma ti seguo comunque. Quando poi tratti un tema così, che mi prende molto, beh ho cercato il tempo di leggerlo tutto e lasciarti il mio commento.

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  10. E' un peccato doverti dire che hai pienamente ragione. Il web è saturo di informazione fallata. La massa segue qualunque cosa gli convenga e davvero è un peccato scoprire di avere a che fare con gente tanto "boccalona". I telegiornali sono studiati ad hoc, la carta stampata spesso anche...non resta che ascoltare senza credere, fidarsi del proprio buon senso se si ha, ma per chi non ha voglia di scomodare i neuroni, purtroppo tutto finisce lì.

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    1. Già. Il fatto è che alcune persone abboccano in buona fede. Sono sincera: a volte anche a me capitato, con bufale veramente difficili da individuare. Poi ho aperto gli occhi. Altri sono completamente plagiati e credono ciecamente anche alle cose più assurde, se in linea con il loro pensiero. Altri ancora invece sono proprio in malafede: sanno perfettamente che la notizia è falsa ma vogliono condividerla per comodità.

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  11. Quest'estate ho giocato ai miei studenti la burla del monossido di diidrogeno:
    https://it.wikipedia.org/wiki/Beffa_del_monossido_di_diidrogeno
    Ottimo esempio di quando vengono fornite informazioni veritiere ma completamente decontestualizzate.

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    1. Avevo sentito qualcosa al riguardo ma solo vagamente. Mi viene voglia di riproporre questa burla. :-D

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Gran bel post Chiara,
    sul tema "disinformazione" è il miglior saggio che abbia mai letto, completo ed esauriente. Complimenti davvero.

    Mettiamo comunque da parte il discorso di chi manipola le notizie per uno scopo; guardiamo la questione dalla parte del fruitore della notizia. Secondo me il "cibarsi" di fake news - che nel 60% dei casi sono in realtà notizie vere, che però con alcuni artifici raggiungono l'obiettivo di disinformare - non è altro che un portare argomentazioni a sostegno di pensieri spinti da pura emotività. Il problema è che la maggior parte delle persone, infatti, temo che sia poco portata all'analisi razionale e lucida dei fatti; questo anche per aver colpevolmente ignorato gli studi scolastici. Come dico sempre, studiare è importante proprio per riuscire ad analizzare e capire. La maggioranza così vive di pura emotività che spesso si concretizza in stati d'animo rozzi e bifolchi. In più, questi individui aggiungono questo atteggiamento di essere perennamente al bar: il sentirsi in dovere di dare giudizio morali e di pontificare anche quando si potrebbe tranquillamente commentre il fatto e stop. Modificare a propria immagine e convenienza la realtà dei fatti attraverso errate interpretazioni: fondamentale per argomentare al bar.

    In Italia è poi terribilmente diffusa la malattia dell'esperto. Anche qui ci vuole il buon senso per usufruire del parere, che è frutto dell'esperienza personale e della razionalità. Faccio un esempio: un mio carissimo amico, dottore, non crede che il latte sia fondamentale nell'alimentazione e ne assume poco. Il suo parere potrebbe essere oggetto di disinformazione: il dottore X ha detto che il latte fa male. Ma anche se non lo fosse, si tratta di un PARERE, non di una verità assoluta. E il mio caro amico non ha certamente la presunzione di avere la verità in tasca, anche se nel suo caso ha parlato con cognizione di causa, essendo della sua materia.
    In Italia invece il parere dell'esperto diventa LEGGE. "Ho sentito l'esperto in televisione che ha detto...": frase tipica di mio padre. Ma il peggio è quando l'esperto lascia il posto all'opinionista. "Tutto ciò che succede in Italia finisce in bella mostra nei salotti televisivi, dove una schiera di presunti sapientoni fedeli alla bandiera di chi li paga fornisce la propria personale interpretazione". Esatto. E l'opinionista diventa ESPERTO (non si sa per quale motivo) e la sua parola legge. Per me quello è il male peggiore. Fosse per me, i salotti televisivi chiuderebbero tutti.

    Ma qualche riga sopra parlavo di pareri, di chi è del settore. Modestamente, mi piaceva sottolineare una cosa: che uno dei refrain dell'italiano medio è che "in Italia i delinquenti fanno quello che vogliono perché la legge li protegge". Eppure, per esperienza, ho trattato processi con condanne esemplari; altri con condanne più miti, non necessariamente solo per l'eccellente lavoro degli avvocati difensori. In Italia l'ordinamento giudiziario ha pecche; ma non ciò non inficia sulla punibilità dei delinquenti. Chiaramente il nostro ordinamento giudiziario è garantista: purtroppo questo l'italiano medio non lo capisce o non lo vuol capire. Poi che sia giusto o meno, il fatto che sia garantista, possiamo tranquillamente dibatterne e invocare un cambiamento. Ma certo, l'ordinamento giudiziario non potrai mai essere garantista con l'italiano e colpevolista con lo straniero; eppure sentendo le argomentazioni da bar, la maggioranza giustificherebbe una cosa del genere, magari con questa argomentazione: "Noi siamo a casa nostra, quindi per gli altri la legge deve essere più restrittiva".

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    1. Ti ringrazio per i complimenti.

      Dici che il 60% delle notizie sono vere, ma rielaborate?
      Non sarei così ottimista, purtroppo.
      Secondo me, sulla totalità, si tratta di bufale complete in almeno il 20% dei casi. Bufale che fanno appello agli istinti bassi della gente, risvegliano il loro inutile bisogno di punire il capro espiatorio, di farlo soffrire tra le pene dell'inferno. Non è un caso che i post più condivisi su facebook sono quelli che parlano di immigrati "puniti" dalla giustizia dei cittadini...

      Del resto, al potere la negatività fa comodo, perché porta passività. Loro creano capri espiatori perché, nel momento in cui la gente si rende conto di essere responsabile per quanto accade nella sua vita, incomincia a reagire. E la reazione, inevitabilmente, porta a un progresso, un miglioramento della realtà.

      Proprio ieri ho letto su Facebook lo sfogo di un signore molto conosciuto in città, il metereologo del Porto di Sanremo. Era incazzato nero perché la gente lo fermava per strada: "è vero che a Pasqua piove?"
      Sostiene che, in prossimità delle festività, le previsioni meteo sono sempre negative. E non si spiega questo fenomeno. Come se si volesse rovinare la festa alle persone.Sostiene inoltre che pioverà solo nel profondo entroterra: brevissimi acquazzoni passeggeri. è un po' diverso, capisci, dal prevedere un intero weekend di nubifragi...

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    2. Mah, la percentuale che faccio è ovviamente a sensazione eh :).

      Anche sul meteo c'è tanto da dire. Le previsioni del tempo sono diventate anch'esse fonte di titoli e articoli sensazionalistici. Per gli ultimi inverni, abbiamo avuto previsioni di gelo apocalittico fatte nei mesi di settembre-ottobre, quando poi il gelo si è verificato (ahimé) solo in una parte di Italia.

      Paradossalmente la meteorologia ha fatto dei passi da gigante: io conosco bene un meteorologo famoso delle nostre parti, una persona competente e dal notevole background culturale (nonché persona veramente brillante, dalla battuta sempre pronta). Ebbene, approcciando alla materia in modo corretto, si può avere cognizione dell'andamento di un periodo, dal punto di vista meteo, anche con anticipo. Ci sono strumenti importanti (gli spaghi di ensemble ad esempio). Il problema è che il meteorologo vero li sa usare; lo pseudo meteorologo li usa in modo sbagliato, per dare disinformazione.

      Poi c'è il discorso delle app, quelle cose buffe che ti dicono che tra tre giorni inizierà a piovere alle 10 e finirà alle 16, una cosa assurda.

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    3. Anche la mia è a sensazione. :-)

      Io, con il meteo, mi fido soltanto di questo signore che, pur essendo assunto da privati, mette sempre le proprie previsioni a disposizione di chi lo segue su facebook. Le applicazioni possono servire a scopo indicativo, ma non sempre sono utili. Le previsioni nazionali non le guardo nemmeno: Sanremo è troppo lontana da Genova, spesso usata come parametro di riferimento per la Liguria. Bisognerebbe seguire le previsioni francesi.

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    4. Fai benissimo; anche il "mio" meteorologo lo considero massimo punto di riferimento

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Liebster Award: un'occasione per conoscerci meglio.

Parolacce, gergo e regionalismi: usare con cautela.