Il quesito della blogger in trasferta: letteratura e maschilismo


Oggi è giovedì: giorno di pubblicazione.  Sto ancora cercando di riprendermi dopo il post sulle relazioni fra i personaggi. Dire che mi abbia fatta penare è un eufemismo. Non è stato un argomento facile da affrontare.
In generale, sono reduce da una settimana che potrebbe tranquillamente finire in un romanzo: un horror. Con tinte splatter e personaggi inquietanti. 

Una nota di colore, tuttavia, c'è stata. Ho scritto un guest-post per il blog Anima di Carta che sarà pubblicato domani e che vi invito a leggere. Si tratta del secondo articolo dedicato alle ferite dei personaggi. Un po' lunghino, forse, ma a scriverlo mi sono divertita tantissimo.

L'articolo che uscirà in trasferta è molto profondo, quindi almeno qui voglio essere leggera, evitare brani complessi e lanciare nella rete un piccolo quesito, che spero possa generare un bel dibattito. 

Il mondo della letteratura è maschilista? 


Mi sono posta questa domanda qualche giorno fa, accarezzando l'idea (su suggerimento di Maria Teresa Steri) di scegliere, fra i tre protagonisti del romanzo che sto scrivendo, un personaggio a cui dare centralità maggiore, almeno all'inizio della storia, affinché possa fungere da "traino" per ciò che accadrà in seguito. Ho visto che molte opere corali si focalizzano, nei primi capitoli, su un unico soggetto diramandosi solo successivamente nelle varie sottotrame. Alla fine risulta difficile individuare un "eroe" perchè lo sono un po' tutti, ma all'inizio il lettore ha bisogno di legarsi ad un singolo obiettivo. Concordo con questo principio e penso che possa aiutare il lettore a familiarizzare con la vicenda senza sentirsi sballottato fra una scena e l'altra come una pallina da flipper. Probabilmente anche opterò per questo modus operandi.


La riflessione sul maschilismo è sorta nel decidere a quale personaggio affidare il compito. Come anticipavo, i candidati sono tre, due uomini e una donna. I maschietti sono fortissimi da un punto di vista narrativo, complessi e strutturati. Credo che entrambi (uno, forse, un po' di più) potrebbero tranquillamente portare avanti la storia da soli. Però una sorta di intuizione, motivata da una serie di ragionamenti di contorno, mi spingerebbe a scegliere la ragazza. Anche lei è riuscita bene, sebbene debba lavorare ancora un po' sui dettagli. Di fatto, non ho ancora deciso.

Chi un pochino mi conosce, nel reale o nel virtuale, sa che sono ostile ed un po' prevenuta nei confronti del modello di società patriarcale che ci è stato imposto da secoli e secoli di retaggi ideologici. Mi sono dunque chiesta se un personaggio femminile non rischi di essere associato a generi specifici, ad esempio il sentimentale o la commedia, finendo inevitabilmente per attrarre un certo tipo di pubblico. Il senso comune spesso indirizza le scelte di fruitori poco consapevoli.




Una donna al centro della vicenda e una donna seduta al pc a scrivere la storia accendono la medesima lampadina nel cervellino dei potenziali lettori. Tante volte mi sono sentita chiedere "stai scrivendo una storia d'amore?" come se il fatto stesso di essere Chiara e non Carlo (mio fratello!) desse un'imprinting scontato alla mia creatura. Esiste ancora gente che si fida poco delle autrici e predilige i vari De Carlo, Camilleri e Ammaniti rispetto a Mazzantini, Gamberale e Mazzucco. Siamo vecchi, qui in Italia. Girarci intorno è inutile. Le scrittrici hanno prevalentemente lettrici. Gli scrittori hanno ugual numero di lettrici e lettori. Per noi, è molto difficile scardinare l'aura rosa che ci avvolge.




Cosa ne pensate? Non sto chiedendo un consiglio per il personaggio da scegliere perchè vorrei decidere in autonomia, per quanto i pareri saggi siano sempre graditi. Ciò che vorrei sapere da voi è se ritenete valido il mio ragionamento, peraltro non basato su dati statistici ma su pure supposizioni. Del resto le discriminazioni esistono, non possiamo negarle. Impestano ogni ambiente come erbacce difficili da estirpare. Perché il mondo della letteratura dovrebbe essere diverso? Ma voi, che lo conoscete meglio, forse potete smentirmi.


Commenti

  1. Se ne discuteva di recente anche in un altro blog e alla fine, considerato anche il numero di autrici che hanno scelto pseudonimi/nomi propri solo puntati per non far capire di essere donne, sono arrivata alla conclusione che sì, il mondo della letteratura è un po' maschilista. Temo anche sia vero che gli uomini diffidano delle scrittrici, temendole troppo sdolcinate.
    Prendo atto delle cosa e vado avanti per la mia strada...
    Se gli uomini scelgono comunque autori uomini, la scelta del protagonista ha un'influenza relativa (tanto i lettori si sono fermati al nome dell'autore e il libro non l'hanno neanche aperto, no?). Io prediligo personaggi maschili proprio perché sono diversi da me. Nessuno (spero) mi chiederà mai quanto sia autobiografico padre Marco, che è uomo e pure prete. Questo mi aiuta a mettere una giusta distanza tra me e la storia. Ultimamente mi sto sforzando di inserire anche dei co protagonisti femminili e devo dire che la cosa mi piace, ma mi fa anche penare proprio perché non voglio mettere su carta un mio alter ego.

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    1. Io non ho una preferenza fra personaggi maschili o femminili, però devo ammettere che quelli maschili di solito mi riescono meglio perchè mi sento più "libera" nel crearli in quanto, come dici tu, è difficile cogliere in loro note autobiografiche. Con i personaggi femminili c'è sempre un tacito timore che pensino si tratti di me... non per altro la mia protagonista è completamente diversa, fisicamente e per quanto riguarda interessi o passioni.
      Il maschilismo è OVUNQUE e mi dispiace ammettere che a volte è alimentato dalle donne stesse perchè chinano la testa. Spacciarsi per un uomo per vendere di più è una rinuncia alla propria identità, secondo me. Che poi l'abbia fatto anche la Rowling conta poco :)

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  2. Secondo me non è tanto una questione di maschilismo, quanto di identificazione. Credo che sia abbastanza normale per un uomo immedesimarsi di più in personaggi maschili e per un uomo in quelli femminili, anche se questo accade a volte in modo inconscio. Certo, poi c'è anche la questione dei temi trattati e del modo di trattarli. Ed è vero che certe scrittrici sono un po' sdolcinate e adatte a un pubblico solo femminile, anzi a uno specifico tipo di pubblico, perché io ad esempio ne sto ben lontana...
    Se poi esistono davvero uomini che non leggono scrittrici per maschilismo, peggio per loro!

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    1. Un protagonista maschio forse è inconsciamente associato all'azione, mentre una protagonista femmina (che brutti questi termini, sembra stia parlando di animali) alla "reazione" e all'"emotività". Mi piacciono molto gli autori che riescono ad evadere questi stereotipi, ad esempio creando una protagonista femmiile "tosta" come certe poliziotte. Ma non si può snaturare troppo l'indole congenita, altrimenti il rischio è di alimentare una nuova macchietta

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  3. Credo (permettimi di credere) che sia un refuso. Sono l'altra parte coinvolta XD.
    Non si tratta di maschilismo. Quanto di puro sessismo. Da parte mia noto invece un impero letterario femminile che spaventa. Tante, bravissime, preparate e sanno cosa dire.

    Da quel che ho capito, se tu scegliessi un personaggio femminile, hai paura che la storia verrebbe presa come l'album delle figurine dei minipony, e non come la storia matura e distaccata che deve essere.

    A parte lo strano consiglio che hai ricevuto (dimmi te in "IT" chi è che trascina la storia...o per farla semplice in LOST), secondo me è un non-problema che risolvi in un paio di modi.
    Il primo è il titolo. E' ovvio che sarà il primo dato percepito da lettore. Se lo metti troppo emotivo, attirerà un pubblico in cerca di profondità emotive. Nella media, lettrici.
    Io a "Chiara Solerio - Il giardino delle fatine amorose" mi ci terrei lontano, se permetti XD.

    Il secondo sarà la sinossi. Cioè come il lettore riceverà le informazioni anticipatorie sul testo. In introduzione, nei risvolti e simili. Se mi parti con "Maria è una ragazza dolcissima che cerca l'amore..." siamo da capo.

    Non so quanti editori diano la possibilità di influenzare la grafica di copertina (credo nessuno), ma se tu avessi questa fortuna, potresti influire anche su questo fattore.
    Il tutto per non creare un equivoco. Insomma, tocca a te ovviare ad un problema che esiste.

    A questo punto fremo per leggere il tuo romanzo anche in beta!

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    1. Quanto tu dici è assolutamente sensato. Il libro è fatto di molteplici elementi, ciascuno a modo proprio importante e capace di influire sull'assetto complessivo dell'opera.

      Grata che tu abbia voglia di leggere il romanzo: ne terrò conto appena sarà abbastanza evoluto da poter essere mandato a qualcuno :)

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