Il Jolly e i Nani - chiarimenti


La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere sé stessi.
(Hermann Hesse)

(Qui trovate tutti gli altri articoli dedicati al Jolly)

La serie di post dedicati al Jolly e ai Nani esiste ormai da un anno e mezzo, con un ottimo riscontro da parte vostra. Ultimamente, però, ho commesso qualche errore. In primis, ho dato per scontato che tutti i lettori avessero visto gli articoli scritti in passato, e riuscissero quindi a comprendere con facilità quelli più recenti. In secondo luogo, mi sono affidata troppo alle capacità intuitive altrui, senza rendermi conto che certi miei impliciti rischiavano di sfuggire alle menti più razionali. Infine, talvolta ho avuto difficoltà a contenere la mia emotività, travalicando il senso della metafora di Gaarder e rischiando di apparire un po’ arrogante. Ritengo quindi necessario compiere un passo indietro, fare un riepilogo e chiarire meglio alcuni concetti. Prendendo spunto dalle osservazioni e dalle domande che mi vengono rivolte con maggior frequenza, cercherò di colmare tutti i vuoti, affinché non ci sia più spazio per alcun fraintendimento.

 “L’ENIGMA DEL SOLITARIO” DI JOSTEIN GAARDER
Il romanzo L’Enigma del Solitario di Jostein Gaarder narra di un’isola nel mar mediterraneo popolata da cinquantadue nani. Ciascuno di loro è fedele al simbolo disegnato sulla propria casacca e svolge il proprio compito senza mai lamentarsi, perché drogato da una bevanda infernale (la gassosa purpurea) che fa perdere la consapevolezza di sé. Un giorno sbarca sull’isola uno strano individuo che, subito dopo aver compreso il funzionamento della società, decide di risvegliare i nani dal proprio sonno. Inizia quindi a gironzolare per l’isola, e a rivolgere loro imbarazzanti quesiti. Sei sicuro di essere un due di picche e non un re di denari? Perché trascorri le tue giornate a spaccare pietre? Cosa desideri veramente dalla vita?
Gli abitanti dell’isola sono al contempo affascinati e spaventati da questo signore e dal suo cappello colorato. Alcuni cercano di rispondere alle sue domande, arrivando a un passo dall’illuminazione. Altri invece lo ignorano.  E il Sistema cerca di emarginarlo: se l’effetto della gassosa purpurea svanisce, o i nani ne diventano immuni, chi trae forza da questa generalizzata condizione di schiavitù rischia di non avere più controllo. Occorre quindi rafforzare la dose di droga, e screditare il nemico, per costringerlo ad andarsene.

COME MAI HO DECISO DI ISPIRARMI A QUESTO ROMANZO
Come voi tutti sapete, i miei ultimi anni non sono stati felici, specialmente in ambito lavorativo. Svolgere mansioni meccaniche che non prevedevano alcun contributo personale, in un contesto competitivo di cui non condividevo i valori, e con un Kapò che mi trattava come se fossi un rifiuto organico, mi aveva portato a polverizzare completamente la mia identità. La cosa più grave è che credevo di essere io il problema: “La mancanza di adattamento è un difetto imperdonabile”, dicevo. Eccola qui, la gassosa purpurea !Se non mi fossi auto-convinta di essere nel torto, avrei evitato tanta sofferenza.
Per uscire da questa empasse, ho dovuto compiere un viaggio dentro di me non privo di ostacoli, che ha avuto il merito di farmi comprendere quale fosse la mia vera natura. È inutile girarci intorno, ragazzi. Ogni individuo nasce con delle qualità peculiari alle quale deve rendere onore, pena una perpetua infelicità. Adeguarsi a una realtà che non rispecchia il proprio naturale stato dell’essere è come costringersi a camminare con scarpe troppo strette, oppure troppo larghe: si compiono solo pochi passi, e il dolore è inimmaginabile. Questo è quanto era successo a me. Rendermene conto, è stato spiazzante.
Una volta presa coscienza della mia reale identità ho sentito la necessità di trasformare il dolore legato al mio passato recente in una risorsa per me stessa e per gli altri. Ciò che ho imparato vomitando sangue sulla scrivania è stato fondamentale per la mia esistenza: non tornerei in quella situazione di inedia nemmeno se rischiassi di finire sotto un ponte. Però so  che tante altre persone vivono imprigionate dentro una gabbia, fisica o mentale che sia, e questo mi rattrista. Ritengo infatti che ogni individuo abbia il diritto, se non addirittura il dovere, di costruire un’esistenza che rispetti la sua reale natura e assecondi le esigenze della sua anima. Al giorno d’oggi, purtroppo, pochissime persone riescono a esprimere completamente le proprie potenzialità, perché vivono contro natura e accettano passivamente situazioni che le annientano. Chi meglio di me, che sono riuscita a segare le sbarre della mia prigione, può aiutarle a reagire? Chi meglio di me, che mi sono lasciata schiacciare dall’esigenza di essere socialmente conforme, può spiegare loro che nessun ruolo sociale merita la rinuncia alla propria essenza più pura e alla possibilità di esprimersi liberamente?  Chi meglio di me, che ho subito vessazioni psicologiche per anni, può spiegare la nostra dignità di esseri umani non deve mai finire all’angolo per un lavoro mobbizzante, una relazione malata o una violenza ripetuta? La scrittura per me non è mai stata fine a sé stessa. L’ho sempre considerata uno strumento da mettere a disposizione degli altri. Non ho molto da donare, se non la mia esperienza. Non ho molto da trasmettere, se non l’energia di un cuore che non ha mai smesso di credere nel cambiamento.
Il passaggio da questa presa di coscienza al Jolly è stato spontaneo. Proprio nel momento della mia resurrezione mi sono ricordata di quel vecchio romanzo, letto quando avevo diciannove anni.  La metafora del Jolly e dei Nani mi sembrava abbastanza semplice per essere compresa da tutti, ma al contempo capace di scuotere le coscienze. Tuttavia, per me è stata un semplice punto di partenza.  Mi ha dato il “là”, ma non mi ha suggerito le parole da pronunciare. Tutto ciò che scrivo qui sul blog è frutto delle mie considerazioni personali, delle mie rielaborazioni. Quando cito un testo alla lettera riporto la fonte, ma questo capita raramente. Preferisco attivare il cervello, piuttosto che comportarmi come una scatola nera. Non sono una spugna che ha assorbito passivamente una lettura eticamente impegnativa, ma una persona che ha raccolto una palla al balzo e, prima di rilanciarla indietro, vi ha disegnato sopra la propria verità.

CHI è IL JOLLY (e chi non è)
La metafora del Jolly serve a Gaarder per spiegare il ruolo del filosofo nella società contemporanea, ma io l’ho trasferita anche allo scrittore, all’artista e a ogni soggetto intellettualmente libero.  Tale appellativo non si lega quindi di default ad alcuna specifica attività professionale, classe sociale, titolo di studio, età e contesto sociale, ma si riferisce a chiunque abbia maturato una sana consapevolezza di sé e tutte le caratteristiche descritte nell’articolo Le qualità del Jolly, alle quali aggiungo la disobbedienza (ne ho parlato qui e qui più approfonditamente che altrove). Non quindi abbiamo a che fare con un supereroe, ma con una persona comune, che sa di avere dei difetti ma non si sente in difetto. Cerca risposte su se stesso e sulla propria missione di vita. Si concede il lusso della scelta al di fuori da ogni aspettativa sociale e dalle logiche competitive del mondo post-moderno. Spesso ha attraversato sofferenze inimmaginabili, che l’hanno fatto evolvere. Anziché cristallizzare il proprio dolore nell’invidia, nella cattiveria e nel rancore, è riuscito a farne tesoro, a metterlo a disposizione della propria crescita personale e dei nani. Non ha paura di stare solo. Anzi:  il contatto con la propria coscienza gli porta spesso risposte illuminanti. E il bisogno di esprimere la propria verità attenua la sensazione di sentirsi esposto. Del resto, quando si adopera per portare avanti la propria missione, ogni azione diventa di una semplicità disarmante. Le sue spiccate doti intuitive, gli portano ogni risposta di cui ha bisogno per migliorarsi, per mantenersi sintonizzato su vibrazioni elevate e per riconoscere le basse frequenze della gassosa purpurea.
A tal proposito, voglio citare il commento di Gaspare Burgio al primo post della serie. Credo infatti che le sue parole riescano a inquadrare perfettamente la profonda umanità del Jolly:

Il Jolly non ti sa spiegare perché è così, la figura sua è dipinta, non se l'è attribuita. E' un fante che ha perso il cavallo, una dama ambigua, il re che esce dalla corte e abdica. Non distrugge, perché non ha armi. Gode di esser messo in croce, gli garba più starsene appeso che ritto e pulito. Si meraviglia della follia o della bellezza che capitano per caso. Può piangere per gli stessi argomenti. Il Jolly non si schiera, né con te né con loro, ma se guardi bene, nella sua profonda solitudine, qualcosa la lascia cadere a terra. Sono briciole: la soluzione di un amore impossibile, una nuova coraggiosa presa di posizione sulla morte, come si impara a rinunciare, una strada che non immaginavi. Quel che ne fai non è compito suo, difficilmente diventa tradizione che va oltre una generazione. E che spettacolo se lo trovi una sera, un po' alticcio, quando si inventa di esser nato in posti fantastici! A volte qualcuno si innamora pure, di lui.

Ecco: il Jolly è proprio questo. Un individuo che ha subito delle privazioni e delle mancanze, ma anziché scivolare dentro la fossa ha costruito una scala che lo conduce dritto al cielo.

CHI SONO I NANI
Così come il Jolly non è inquadrato dentro nessuna categoria sociale, anche i Nani possono trovarsi ovunque. Dovendo sintetizzare il concetto, posso dire che i nani sono tutte le persone che non scelgono. Tutte le persone che vivono all’insegna dell’automatismo.  Tutte le persone che, seppur infelici, accettano passivamente una routine quotidiana che violenta la loro vera natura.
I Nani pensano che gli esseri umani siano nati per soffrire. Il Sistema li ha convinti che il loro compito non è realizzarsi creativamente nella vita quotidiana, non è nutrire la cultura, né aiutare gli altri, ma rispettare l’autorità e contribuire allo sviluppo economico della società, ovvero riempire di quattrini le tasche dei potenti e le casse dello stato, accontentandoci delle briciole. Questi individui ci credono. Ci credono davvero. Quindi per tutta la vita non fanno altro che seguire un percorso predefinito. Non si fanno domande sulla loro reale identità, sui loro gusti e le loro tendenze. Non si mettono in discussione. Accettano senza fiatare ciò che passa il convento, ma invece di prendersela con chi li sottomette si incazzano con i Jolly o con i soggetti deboli (immigrati, omosessuali, donne, bambini, animali). La frustrazione è l’emozione che li sintonizza sulle basse vibrazioni dell’invidia, del pettegolezzo, della competizione impari, dell’odio ingiustificato e dell’ignoranza.  Reprimono i lati del proprio carattere che non considerano socialmente accettabili. Vivono sfoggiando una maschera ritenuta più dignitosa della loro vera faccia, ma tale repressione non può durare per sempre. Nascondere la propria identità è come spingere sott’acqua una palla di gomma: prima o poi rimbalzerà sulla faccia del nano. Allora lui sarà costretto a scegliere se rimanere rintanato nelle proprie nevrosi, oppure cambiare. Per diventare un Jolly basterebbe aver le palle per uscire dalla propria zona comfort, ma il nano ha paura. Di tutto. Del giudizio, dell’ostracismo sociale, di tradire chi ha nutrito in lui determinate aspettative e soprattutto delle proprie imperfezioni, che nasconde accendendo una torcia su quelle degli altri. Il nano non vuole guardare dentro di sé, perché ha paura di quello che troverà. Sa che per raggiungere il nucleo della propria vera essenza dovrà pelare gli strati del proprio essere come se si trattasse di una cipolla. Le cipolle però fanno piangere, e il nano non vuole piangere: preferisce restare dentro il proprio limbo e trovare stratagemmi che lo allontanino dalla sua vera essenza. In poche parole, cerca di rincoglionirsi con tutti i contentini che il sistema gli offre affinché si mantenga lontano dalla verità.

COS’È LA GASSOSA PURPUREA
Sulla gassosa purpurea sarò breve, perché ho intenzione di parlarne più dettagliatamente in articolo che pubblicherò tra qualche settimana. Per sintetizzare: questa bevanda rappresenta tutto ciò che distoglie l’individuo dalla sua vera natura, distrugge la sua creatività e lo sintonizza su basse vibrazioni.
Non voglio fare spoiler sulle voci che analizzerò in futuro, quindi vi invito soltanto a soffermarvi qualche istante sull’etimologia della parola divertimento, che trae origine dal verbo latino de-verto, che significa deviare, sviare. Caparezza, nella sua canzone Fuori dal Tunnel, rappresenta questo concetto in maniera magistrale, però la gassosa purpurea non si esaurisce in un consumismo senza criterio. Berla non genera sempre effetti piacevoli:  un lavoro meccanico e ripetitivo può intontire tanto quanto una serata in discoteca. Certi diktat religiosi adottati senza un sentimento reale, anche. Non parliamo poi di quelle convinzioni limitanti che facciamo girare nella nostra testa come un mantra fino a convincerci che abbiano un valore: sono brutto, sono grasso, sono troppo vecchio, sono troppo giovane per, c’è troppa differenza di età, lui non mi guarderà mai. Non vi sembra lavaggio del cervello, questo qua? E serve davvero a qualcosa? Ci rende felici? Ovviamente no, ma non importa: del resto la sofferenza nobilita, giusto?

SIAMO TUTTI JOLLY E TUTTI NANI
Per agevolare la vostra comprensione, nei miei articoli sono costretta a parlare del Jolly e dei Nani come se fossero entità distinte. In realtà spesso si tratta di due diversi lati della stessa medaglia. Non lo dice Gaarder, ma lo dico io.
Avete presente il Tao? Eccolo qui:

Il funzionamento dell’universo si basa sulla compresenza tra elementi opposti. Lo Yin e lo Jang non si possono separare.  Nel nostro corpo energie femminili e maschili convivono pacificamente. Siamo azione e siamo pensiero. Siamo rumore e siamo silenzio. Siamo luce e siamo ombra. Siamo Jolly e siamo Nani.
Deepack Chopra, nel suo saggio Shadow Effect, spiega che la nostra anima possiede un lato illuminato e un lato oscuro. Noi possiamo decidere di vivere seguendo una di queste tendenze, ma l’altra non scomparirà mai del tutto. Anche la persona più pacifica del mondo ogni tanto si incazza. Questo però non significa che sia cattiva. L’Ombra va accettata: volenti o nolenti l’ombra rimarrà sempre insieme a noi.
Allo stesso modo “Jollismo” e Nanismo incarnano due energie coesistenti e inscindibili: l’impulso creativo e quello conformista. Ogni Jolly ha un lato Nano che preme nella sua coscienza, pronto a saltar fuori quando si sente fragile e vulnerabile. Suo dovere è riconoscere la sua presenza, accettarla e decidere quale di queste due energie nutrire. Sembra banale, ma tale presa di posizione potrà cambiargli la vita per sempre.

Il lancio della patata bollente
Avete ancora dei dubbi sull’argomento? Fatemi tutte le domande che volete.

Se è tutto chiaro, scrivetemi le vostre opinioni! 

Commenti

  1. Tutto già chiaro :), per cui ne approfitto: ma come procedono le cose dopo il tuo 'cambio' dei mesi scorsi?

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    1. Ci sono tante idee, tanti progetti, con un po' di confusione e la difficoltà a gestire tutto. Però non ho risentito economicamente di questo cambiamento e sono molto felice della mia scelta, per quanto impopolare. La vita ha cambiato sapore, e non tornerei mai indietro. Anzi: il futuro prevede qualcosa di ancor più radicale. :)

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  2. COME MAI HO DECISO DI ISPIRARMI A QUESTO ROMANZO
    Ti capisco.

    Una domanda l'avrei. Pensi che Gaarder abbia concepito i nani e il Jolly come figure archetipiche o solamente simboliche?

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    1. Non è facile rispondere a questa domanda. Io penso che Gaarder abbia ideato dei simboli. Il Jolly e i nani non incarnano infatti un modello di riferimento, ma rappresentano una metafora. Invece io, forse, li sto utilizzando come archetipi. Devo ancora pensarci su. :)

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  3. Ognuno di noi ha due stati d'animo e pensieri contrapposti, non è facile capire quali prevalgono.
    Serena giornata.

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    1. Ci vogliono anni per imparare a osservare noi stessi con onestà e senza giudizio.

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  4. Sempre utile ritornare a chiarire. Il discorso mi è molto affine e lo seguo sempre con interesse e concordo con quel che ti ho detto a voce. Gran lavoro, sia redigere il post, in maniera così chiara e dettagliata, sia metterlo in pratica.

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    1. Questo post, oltre ad aiutarmi a mettere insieme i concetti principali legati a quest'argomento, ha aperto tante porte: ne avrò di cose da scrivere, nei prossimi mesi. :)

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  5. Questo momento italiano è la spiegazione per la tua teoria dei jolly e dei nani. Certamente non solo italiano, guarda in Catalogna cosa sta succedendo, ma certamente anche italiano e tipicamente italiano. Un treno cammina per la penisola fermandosi a stazioni diverse, sembra a casaccio, forse solamente a casaccio anche se il percorso è stato pianificato da strateghi volenterosi e ben pagati, i Jolly capitolini. Ad attendere sto treno tanti nani. Alcuni portano fiori pronti ad appecoronarsi; altri portano uova marce. Ma sono tutti nani e ognuno fa quello che ha sempre fatto. Due categorie: i leccaculo, quelli che portano fiori ed i contrari, quelli che hanno le uova marce. Chi applaude e chi fischia. Tutta la vita. E quando si apre lo sportello del vagone di testa esce il Jolly primario, il grande imbonitore.
    Come andrà a finire, vuoi sapere? Tutti castigati, tutti dannati. Solo i Jolly sopravviveranno intonsi anche se deformi, ma è la loro caratteristica non avere mai una forma fissa e sempre lasciarsi deformare e riformare in nuovi soggetti.
    Per questo li chiamiamo Jolly.
    Ciao Chiara.

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    1. Mi dispiace, ma penso che nonostante i chiarimenti tu abbia proprio frainteso il ruolo del Jolly. Non mi sembra corretto paragonarlo a qualche politico/imbonitore: se qualcuno ti legge, rischi di mandare a ramengo tutto il lavoro che ho fatto.

      Quelli di cui parli sono i Kapò, non i Jolly. Non li ho trattati in questo articolo perché non derivano da Gaarder ma da me, si tratta degli spacciatori di gassosa purpurea. Il Jolly non è né a lanciare uova, né ad applaudire. Semplicemente osserva, e cerca di spingere i nani alla riflessione (non ad adottare il suo punto di vista).

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    2. È probabile che io abbia sbagliato ad interpretare, mi capita. Ma anche tu non hai letto bene il mio sproloquio. Non sono i Jolly ad applaudire ed a lanciare uova marce, bensì i nani.
      Comunque hai ragione: non era la tua teoria, quella di Gaarder insomma, ma la mia. Mi dispiace di essere andato fuori tema, ma bastava che iniziassi dicendo: "non sono d'accordo con Chiara: secondo me i Jolly fanno altro" .

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    3. Tu hai parlato del Jolly come imbonitore, in realtà è tutto il contrario. Il Jolly risveglia i nani da chi li rimbambisce. Tutto qua. :)

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  6. Con la tua spiegazione è tutto più chiaro, in particolare il riferimento alla gassosa purpurea.
    I nani hanno bisogno di essere svegliati e il jolly serve a questo, però mi chiedo se, una volta svegliati, i nani riescano poi a ribellarsi davvero e a reagire. Un nano da solo ha paura, deve unirsi agli altri nani.

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    1. Della gassosa purpurea parlerò probabilmente anche più avanti. :)

      Ovviamente ciascun individuo dà una risposta individuale al "risveglio", ma io penso che la reazione e la conseguente ribellione sia quasi naturale. Ovviamente spesso non è qualcosa che avviene dall'oggi al domani, ma un processo lento, che richiede i suoi tempi.

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  7. Ho molto apprezzato questo equilibrato ricapitolo-con-approfondimento, anche se non avevo dimenticato le origini del discorso. La mancanza di consapevolezza è come un guscio, da cui esci soltanto se si forma una crepa, per qualunque motivo. E' vero che molte persone preferiscono non mettersi in discussione, quindi vedono la crepa ma fanno finta che sia una decorazione sul muro; ma sono molte anche le persone che non vedono nessuna crepa. Veniamo educati a nutrire solo una metà di noi; scoprire che c'è altro è questione, a volte, non solo di coraggio ma anche di "fortuna". :)

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    1. Sono felice che tu abbia apprezzato questo post. Ero un po' dispiaciuta dall'essere stata fraintesa, perché come ora hai avuto modo di vedere non c'è nel Jolly alcuna presunzione di superiorità. Per il resto, condivido tutto ciò che hai scritto nel commento. :)

      P.S. Credo che più avanti, per proseguire il discorso sui due lati della stessa medaglia, elencherò i miei aspetti da Jolly e i miei aspetti da Nana... a partire dalle sigarette!

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