Elogio al Jolly e al libero pensiero



Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.
(Eugenio Montale)

Qui trovate tutti i post che parlano del Jolly.

Poco fa, mentre cercavo una frase che mi consentisse di parlare del Festival dell’Editoria e delle Arti svoltosi lo scorso weekend a Belgioioso, mi sono venuti in mente questi versi di Eugenio Montale. O meglio: sono stati loro ad appoggiare le manine sul bordo del baratro dentro cui il mio inconscio li aveva cacciati. Ho dovuto cercarli su Google per ricordarmi chi fosse l’autore. Un mio conterraneo, tra l’altro. E, quando li ho riletti, mi sono resa conto che riassumono perfettamente l’intento e lo stato d’animo di chi desidera essere un libero pensatore. Un Jolly, quindi. Un essere umano che si propone di affermare la propria verità al di fuori dei canoni di un Sistema che vuole dettargli le regole.
Domenica pomeriggio ho assistito a un incontro molto interessante, coordinato dal filosofo Marco Vagnozzi, sull’indipendenza del pensiero intellettuale. Siccome non escludo che in futuro possa essere mio ospite sul blog, voglio evitare di ripercorrere i contenuti da lui proposti e soffermarmi solo sulle elucubrazioni che ne sono seguite, anche in relazione al motivo per cui voi state leggendo questo articolo e io lo sto scrivendo: siamo scrittori. Intellettuali. Artisti. Chiamateci come volete. Ciò che conta non è l’etichetta, ma il senso delle nostre azioni, sempre coerenti con la missione di vita che abbiamo scelto.
Noi mettiamo i frutti del nostro ingegno a disposizione degli altri.
Non importa che si tratti di parole, note musicali, quadri o sculture. Tali contenuti nascono da noi. Ci appartengono. Quindi devono essere unici. Devono esprimere la nostra individualitàE, soprattutto, devono spiegare ai nani che anche loro hanno una personalità, e senza consapevolezza di sé non si va da nessuna parte. Il ruolo del Jolly è questo.

IL RUOLO SOCIALE DI UN LIBERO PENSATORE
Il Jolly sa che ogni essere umano è giunto su questa terra con caratteristiche che lo rendono unico.  Quindi,  parla con i nani per aiutarli a trovare la loro missione fuori dai vincoli di una società che spersonalizza, inganna e omologa. Tale missione potrebbe anche essere quella di timbrare il cartellino tutti i giorni per quarant’anni, ma per arrivare a questa consapevolezza occorre porsi delle domande concrete, occorre scavare in profondità e tirare fuori tutti gli “io sono” nascosti nella nebbia.
Il libero pensatore non suggerisce soluzioni, perché una soluzione universale non esiste.
In epoca post-moderna ciascuno ha la propria verità, una risposta soggettiva nascosta nel cuore che chiede solo di venire a galla. Compito del Jolly è quindi quello di indagare, scrutare, pungolare, stimolare la nascita di punti esclamativi là dove prima esistevano punti di domanda. Perché lui non mostra la strada, ma fornisce una bussola.  Spetterà poi al singolo orientarsi nella nebbia secondo la propria sensibilità.Proprio come diceva Montale:

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

In un mondo dominato da un disagio esistenziale collettivo, nessuno ha più il diritto di insegnare nulla. I messaggi sono tanti e spesso veicolati nel modo sbagliato. Sono storti e secchi come il ramo di un albero di cui nessuno si è preso cura. Quindi, se il Nano crede che il Jolly possa risolvergli la vita, sbaglia: lui non gli darà mai delle regole. A quello pensano già i Kapò. Però cercherà di smuovere le acque. E lo farà appellandosi a una logica oppositiva destinata a risvegliare tutta l’energia bloccata.

Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

L’evoluzione personale passa sempre attraverso una crisi profonda. Quindi, la presa di coscienza del Nano deve avvenire per contrasto. Se una persona soffre è perché qualche aspetto della sua vita non rispecchia i suoi valori, la sua personalità e le sue esigenze emotive. Può trattarsi di un lavoro poco soddisfacente, di una relazione alienante, di un padre padrone, di una cultura dominante con la quale non ci si identifica più: non importa dove il mostro si nasconda, ciò ce conta è avere il coraggio di guardarlo in faccia. Comprendere “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”, è il primo passo da compiere per svicolarsi dagli influssi malefici della gassosa purpurea. Poi però occorre un ulteriore atto di coraggio: bisogna dire di no a ciò che ci fa del male. Senza disobbedienza, non può esserci alcun risveglio.
Il libero pensatore, il Jolly, ha il compito di portare il nano davanti al bivio tra assenso e dissenso, tra sofferenza e cambiamento. Una volta imboccata la strada più adatta alle sue esigenze di vita, quest’ultimo non avrà più bisogno di alcuna guida, saprà cavarsela benissimo da solo e diventerà un Jolly a sua volta.

JOLLY CHE PARLANO CON ALTRI JOLLY
Partecipare al Festival dell’Editoria e delle Arti e avere l’onore di presentare il romanzo Conforme alla Gloria di Demetrio Paolin è stato il primo risultato della mia trasformazione. L’energia che c’era in quel salone è indescrivibile; solo un Jolly avrebbe potuto comprenderne la potenza. Ho trovato tante anime belle, desiderose di condividere con gli altri quanto appreso lungo il proprio sentiero esistenziale. Persone empatiche e creative. Combattenti. Paladini della libertà di pensiero. Individui umili, parte del medesimo progetto intellettuale. Nessuno si è comportato nei miei confronti con spocchia e superiorità. Al contrario, mi sono sentita in piena armonia con tutte le persone che ho incontrato. I loro apprezzamenti mi hanno lusingata. Non ci sono più abituata. Quando sorrido, mi tremano le labbra. Sbatto le palpebre, distolgo lo sguardo, biascico qualche ringraziamento, ma nemmeno io riesco a credere fino in fondo che quello sia il mio valore reale. Non appena avrò eliminato tutte le scorie della mia vita passata, forse tutto questo mi sarà più facile. Per ora, mi godo il momento presente, e dico GRAZIE a tutti coloro che mi hanno teso la mano (soprattutto a te, Fabio!), a tutti coloro che hanno ascoltato quanto avevo da dire.  Dietro il tavolo arancione del Castello di Belgioioso, non ho portato nient’altro che un’anarchica espressione di un pensiero troppo a lungo viziato da convinzioni non mie. E la cosa, contro ogni aspettativa, ha funzionato molto bene. Questo però è soltanto l’inizio. In futuro, scoppieranno delle bombe intellettuali e creative non di poco conto. La rivoluzione culturale è appena cominciata: stay on!

Il lancio della patata bollente.

Cosa non siete? Cosa non volete? 

Commenti

  1. Mi piace moltissimo la citazione di Montale. Il Jolly, l'artista - sia esso un cantante, uno scrittore, un poeta - è tale se riesce a smuovere in noi lettori sensazioni e sentimenti, ma soprattutto se riesce a risvegliare il nostro senso critico. Nel senso che cerchiamo di capire cosa volesse dire il poeta-cantante-scrittore, capire cosa pensiamo noi di quella cosa, ripescare nella nostra mente ricordi legati a quelle righe che stiamo leggendo. Stimolare la nostra attività intellettiva, che poi è quella che ci permette di distinguerci l'uno dall'altro, o che ci permette di capire le situazioni in cui ci troviamo nel corso della vita.

    Mi piace esprimere questo pensiero: io personalmente , quando sento una persona fare un'affermazione che ritengo errata, non la attacco dicendo il contrario, ma cerco di mettere in discussione quello che essa dice, cerco di farla ragione sui punti deboli del suo ragionamento (che spesso non è appunto un ragionamento). Perché oggi i 'nani' leggono una cosa e la fanno loro, senza capirla, senza ragionare su di essa.

    In questo mi sento Jolly anche io!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Esatto. Io per esempio ho un conoscente che è un nazifascista di quelli proprio carogne dentro, ha un modo di pensare completamente distante dal mio, però trovo più costruttivo discutere con lui che con persone magari affini a me ma che si sono limitate a imparare una lezioncina. Sarebbe tutto facile se considerassimo jolly solo coloro che ci danno ragione. Invece è jolly chiunque sia arrivato alle proprie convinzioni in piena consapevolezza, assumendosi anche il rischio di essere disprezzato dagli altri (in questo caso da me).

      Elimina
  2. Come prima cosa vorrei dirti che stai facendo passi da gigante e che ne sono contenta.
    Come seconda che mi spiace di non esserci stata.
    Come terza che non voglio essere negativa, farmi sopraffare da ciò che non va nel mondo, dai lagnoni scontenti, perché la vita è anche fatta di scelte, non solo di fortuna e sfortuna.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Chi non sta bene inevitabilmente passa attraverso una fase di lagnanza, ma questa non deve essere fine a se stessa, ma innescare un cambiamento positivo. La fortuna e la sfortuna non esistono. Noi siamo responsabili di tutto quanto ci accade. :)

      Elimina
  3. ti riferisci a un fabio fra i tanti o a me, ovvero ab11?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi riferisco al Fabio che mi ha coinvolta nel progetto del Festival. :)

      Elimina
  4. Di solito assegno al termine Jolly due significati, molto distanti da quello che tu ci hai appena regalato: Jolly come persona interscambiabile facilmente in un ruolo, dunque molto adattabile e plurivalente, il Jolly delle carte da giuoco per intenderci, e il Jolly come sorta di buffone di corte, capace cioè di tenere sempre alta l'attenzione del suo re, passando da una storiella divertente a un profondo scambio intellettuale.
    E quell'immagine, quella del buffone di corte, del Jolly, guarda caso la tradizione la assegna a un nano. Ho trovato questa associazione, come spesso accade, visto che nell'incipit parli di inconscio ne sarai avvezza, affatto casuale.
    L'intellettuale è allo stesso tempo un nano e un gigante. Perché egli deve poter vedere la realtà delle cose da ogni punto di vista.
    Buona strada, cara Chiara

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo mi sono scordata di mettere il link agli altri articoli dedicati alla serie del Jolly. Se lo avessi fatto, ora avresti le idee più chiare. Ho mutuato questo termine dal romanzo "L'enigma del solitario" di Jostein Gaarder. Il Jolly è una carta diversa da tutte le altre: non è un asso, non è un sette, non è un nove. Indossa uno strano cappello e rifiuta qualunque tipo di omologazione. Metto il link al primo post della serie, così potrai capire meglio: http://appuntiamargine.blogspot.it/2016/04/la-volonta-di-essere-un-jolly.html

      Elimina
  5. Quei versi di Montale sono fra i miei preferiti e sono convinto anch'io che dobbiamo evolvere verso un equilibrio che ci faccia stare meglio semplicemente esprimendo noi stessi e lasciando che altri possano apprendere le proprie lezioni.
    Ciò che posso dire a proposito del non essere e del non volere è: spero di non essere mai uno scrittore che si ferma ad una fama momentanea e in un genere di storie, non lo voglio. Mi piace il continuo divenire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Anch'io penso che un autore debba sempre evolversi, anche se questo può portare a una sorta di diffidenza da parte del pubblico. Noto infatti che i lettori non sempre apprezzano il cambiamento, perché hanno delle aspettative nei confronti dell'autore, e se questo cambia rotta si sentono traditi.

      Elimina
  6. Amo molto Montale, mi riconosco molto in alcune sue poesie, come questa, dato che per me spesso il dubbio è una condizione esistenziale. Tuttavia non sono del tutto certa (vedi che come jolly devo sempre essere una bastian contrario) che non ci siano verità nel nostro mondo post moderno. Quello che non siamo, quello che non vogliamo già è una solida base per costruire il mondo che vorremmo.
    Il discorso della non verità oggettiva è complesso e questa non è la sede e sicuramente tu lo intendi da un un punto di vista culturale. In generale a me fa paura. Perché sulla base del "non c'è nessuna verità oggettiva" arriviamo poi a "a me piace Hitler e chi sei tu per dire che ho torto? La mia opinione che l'olocausto non sia mai esistito vale come la tua e dato che tu insegni a mio figlio vorrei evitare che dicessi in classe che Hitler non è stato un grande uomo" o "la mia opinione vale come quella dei medici, quindi curerò la grave malattia di mio figlio con l'acqua fresca". Ti assicuro che sono esempi reali e quotidiani nella mia vita di prof.
    Spero di essermi spiegata e che si sia capito che ho apprezzato molto il tuo articolo e sono solo alcune frasi che non condivido.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho scritto che la verità non esiste, ma che non esiste una soluzione universale ai problemi. Spesso i nani cercano soluzioni pret a porter, hanno bisogno di un guru che faccia cadere risposte dal cielo, in realtà loro sanno benissimo cosa devono fare per stare meglio, non hanno bisogno di andare dal cartomante, o dal maghetto di turno. Al massimo possono rivolgersi a un'analista, ma questo non dirà mai a una donna in crisi: "Lascia tuo marito", ma la farà parlare finché lei non si renderà conto che è quella la soluzione migliore per stare meglio (ovviamente è solo un esempio). Quindi il discorso qui non è culturale, ma puramente esistenziale. Vero che poi esiste una scala di valori senza i quali ci sarebbe il caos, e qui si pone il problema, già sollevato da Riccardo, dei Jolly negativi: Hitler non era certo un Nano, però ha distrutto il mondo. Quindi quali sono i paletti etici che un Jolly deve rispettare? Magari in futuro ne parlerò. :)

      Elimina
  7. Bellissimi i versi di Montale, mi ci ritrovo piuttosto bene. Il jolly libero pensatore mi piace molto, così come mi piace la parola libertà e tutto quello che si associa a questa parola, purtroppo non è affatto facile essere davvero liberi e senza condizionamenti, non è facile essere "disobbedienti". Ho letto recentemente un articolo di un uomo che ha denunciato il suo capo perché da anni rubava all'azienda ed è finito isolato, messo in quella condizione da quella stessa azienda che aveva sostenuto per voler essere onesto. Alla fine è stato costretto a licenziarsi e ha raccontato in un libro la sua esperienza (scusa ma non ricordo il nome dell'uomo nè del libro). Avere il coraggio di essere se stessi ha sempre un prezzo alto, io stessa nel mio lavoro avrei avuto maggior carriera se fossi stata meno sincera, ma non riesco a fingere di essere quello che non sono.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. A me è successa la stessa cosa quando ho parlato con la Direzione personale del fatto che il mio capo non mi trattava bene. Sono stata minacciata di licenziamento. Subito dopo aver preso il part-time mi hanno fatto un richiamo disciplinare per una presunta cattiva risposta, quando era solo una ripicca. Era la mia parola contro la sua, e hanno dato ragione a lui. Personalmente trovo vergognoso che una persona con trent'anni di precedenti alle spalle sia ancora seduto dietro la propria scrivania, ma il mondo va così, purtroppo.

      Elimina
  8. Il libro che cito nel commento è di Andrea Franzoso, titolo Il disobbediente, cercato su google.

    RispondiElimina
  9. Nel gioco delle carte, Scala Quaranta o Ramino che sia il jolly è la carta che puoi mettere dove ti serve, la tappabuchi. Smetterei immediatamente di dipingere e di scrivere se solamente pensassi di tappar solo dei buchi a chi ne ha. Ma non era questo il tuo assunto. Certamente in un mondo di nani e di ramazze un jolly o meglio più di uno servono e come. Ma quello che mi interessa è quando dici che ogni autore di opere artistiche esprime la propria personalità e la mette -il senso è quello- a disposizione dei nani. Cosa ne faranno i nani? Scempio in molti casi, e gli esempi abbondano, ma almeno una piccolissima parte di questo lavoro precipita al suolo come un seme prezioso e produce una pianta, magari una pianticina ma la produce e poi tutti ne beneficeranno, che lo vogliano o no. Io mi accontento.
    Mi fa sentir sempre bene commentarti. Questo dipende evidentemente dai tuoi testi, non da me.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ormai i post sul Jolly esistono da un anno, e una delle cose che mi piacciono di più, quando le persone commentano, è la capacità di rielaborare gli stimoli. Ciascuno interpreta questa figura come meglio crede. Io ho deciso di utilizzare la metafora proposta nel romanzo "L'enigma del solitario" di Jostein Gaarder, che puoi trovare illustrata come si deve, se ti interessa, nel post "La volontà di essere un Jolly".
      Grazie delle tue parole. Le considero un complimento. :)

      Elimina
    2. Ma lo sai che quello è l'unico libro di Jostein Gaarder che ho letto? Non so nemmeno come lo rimediai perché allora non c'era Amazon ancora ed essendo io all'estero capitavo in Italia solamente ad agosto per le ferie. Ce l'ho in libreria. È un SuperPocket di Longanesi. Ecco: leggo adesso un appunto che scrissi: "Ultimo distributore italiano sulla strada per Villach 12. 05. 2001". Non mi ricordavo quel viaggio a maggio, guarda tu. Lo vado a rileggere perché mi hai incuriosito, poi leggerò il tuo post. Grazie della dritta.

      Elimina
    3. Anch'io l'ho letto a inizio millennio, novembre 2000, tutto durante un viaggio in treno. è un libro davvero bellissimo! :)

      Elimina
  10. Prima di dire cosa non siamo, bisognerebbe capire chi siamo davvero, il che non è poi così facile.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Penso che il mio post sia abbastanza eloquente, nonostante mi sia volutamente espressa in modo un po' nebuloso. Una persona che si trova in una situazione di agio, tende a sedersi sugli allori. Nel disagio, invece, per contrasto la vera identità di un individuo può venir fuori: chissà perché i grandi cambiamenti iniziano sempre da una crisi. :)

      Elimina
  11. Jolly e nani... peccato usare per queste valide considerazioni termini che suggeriscono disparità e quasi disprezzo per gli ultimi, che di sicuro non valgono un centesimo di meno dei primi. A parte questo, non sono d'accordo sul fatto che nessuno abbia il diritto di insegnare nulla. Mi piacerebbe invece che le persone avessero più voglia di imparare e scegliessero con cura da chi raccogliere spunti, sempre con spirito critico e mente aperta. Il singolo maestro spirituale può essere facilmente sopravvalutato, ma i maestri spirituali quanti sono? Migliaia, forse milioni? Insieme sono un bel faro. Se scegliere da chi farmi ispirare piuttosto che cercare la "verità personale" mi rende una nana, nana forever! ;)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Lasciarsi ispirare: hai detto bene. Quello è un modo per cercare la propria verità personale. Io non sono contro l'apprendimento, altrimenti sarei ferma al palo da anni, sarebbe una cosa ridicola. Però mi sembra di notare che il bisogno di certezze spesso porta le persone ad affidarsi a falsi guru, che posseggono le risposte che hanno bisogno di sentire. Le persone molto carismatiche, non per altro, spesso hanno molta più presa di quelle timide e silenziose, a prescindere dai contenuti dei loro messaggi. Io mi faccio ispirare moltissimo, ma seleziono. E anche il romanzo di Gaarder da cui ho tratto i post sul Jolly fa parte di tale selezione. Non c'è presunzione di superiorità, né disprezzo, solo una consapevolezza del ruolo che ognuno si sceglie, e mi rincresce che dopo tanti anni tu mi veda come una "snob", perché ormai dovresti aver capito come ragiono. :)

      Elimina
    2. Non penso affatto che tu sia una snob; se così fosse sarei sparita dal tuo blog tanto tempo fa! E quando il tuo modo assertivo di presentare gli argomenti mi dà l'impressione che tu sia sempre in guerra, ricordo quanto ci hai raccontato di te e capisco da dove viene la tua apparente belligeranza; però i Jolly e i Nani di Gaarder (ricordavo che non erano termini tuoi) li trovo davvero detestabili. I Jolly in particolare mi ricordano un po' alcune persone che ho conosciuto, sempre pronte a sbandierare di essere spiriti liberi... ma al di sopra di quello che evidentemente consideravano "il gregge". Sono convinta che nel gregge ci siamo tutti, in quanto umani, e che non sia tanto una questione di scegliersi un ruolo, quanto piuttosto di liberarsene per offrire il proprio apporto al mondo. Chi in una situazione si comporta da leone, in un'altra può rivelare debolezza o meschinità; tutti abbiamo punti deboli e difetti. Questo non toglie che chi è più consapevole possa aiutare gli altri, naturalmente. (Spero di avere chiarito il mio pensiero. Io e te siamo vicine per certi aspetti, agli antipodi per altri, immagino anche per questioni di età e di esperienze vissute. Niente di strano! ;))

      Elimina
    3. Io non ho mai concepito il Jolly in questa ottica. Per me non è affatto un superuomo: al contrario, spesso porta sulle spalle un bagaglio di fallimenti e di sbagli. La sua unica differenza rispetto ai nani è la consapevolezza (parola che ci è sempre piaciuta) della propria identità e della propria missione. Se un individuo del genere si sente migliore rispetto ai nani, non è un vero Jolly. Coerentemente con quanto scritto nel post, infatti, non spetta a lui giudicare, ciò che si propone di fare è aiutare i nani a esprimere la loro identità, non la sua. Per farlo può usare le proprie doti individuali, ma senza giudizio, senza disprezzo (con un piglio un po'zen, diciamo) e senza rifiuto per una società nella quale deve essere al contempo radicato e distante. Quindi uno che si chiude in un loculo e disprezza il mondo intero, non è un Jolly, solo un sociopatico. :-D

      Io ti vedo come una Jolly, comunque. Tu hai cambiato vita e città, quando era il momento. Hai agito per migliorare te stessa senza aspettare il miracolo. E ancora oggi percorri la tua strada con coerenza. :)

      Elimina
  12. Ciao Chiara sono un po' di fretta e passerò a rileggerti con calma.
    Ti avrei nominato per il Liebster Award che avrai sicuramente già ricevuto. Se hai voglia di rispondere anche alle mie domande, fai un salto sul blog.
    Alla prossima
    Marina

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti ringrazio, vado a vedere. :-)
      Non credo di scrivere un post apposito dedicato al Liebster (ho già partecipato diverse volte e non amo essere ripetitiva) però risponderò volentieri alle tue domande in un commento. :)

      Elimina
  13. "jolly" è una parola che non amo, ma alla quale tu hai dato un'accezione super!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel mio nuovo post, che probabilmente pubblicherò oggi, spiegherò meglio quest'accezione. :)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

La volontà di essere un Jolly

Appunti a Margine cambia casa

Freedom writers - il valore della scrittura di getto

La descrizione fisica dei personaggi

Letture che ispirano - La trilogia del male di Roberto Costantini

L'arco temporale di una storia: quando passano gli anni.

Con le mani nei capelli - manuali e guest-post

Sfida di scrittura - racconto di 1000 caratteri.

Liebster Award: un'occasione per conoscerci meglio.

Parolacce, gergo e regionalismi: usare con cautela.