Il salto quantico dello scrittore


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Lascia dormire il futuro come merita.
Se lo svegli prima del tempo, otterrai un presente assonnato.
Franz Kafka

La settimana scorsa non sono riuscita ad aggiornare il blog a causa di un imprevisto professionale. Per sette giorni mi sono proposta di rimediare all’inconveniente, ma ormai i colpi di scena sono diventati parte integrante della mia quotidianità e del mio lavoro. Quando la sera vado a dormire, mi accorgo di non aver fatto quasi nulla di quanto stabilito la mattina. Questo da un lato mi fa incazzare (sono sempre stata una maniaca del controllo), ma dall’altro mi rincuora. Temevo che il part-time potesse farmi rimanere senza lavoro, invece al momento i miei pomeriggi sono dedicati a tre differenti collaborazioni, alla messa a punto del sito che sarà alla base della mia nuova attività, al blog e alla stesura di un nuovo romanzo, con il quale intendo partecipare a un concorso in scadenza a dicembre. Il numero di battute non è elevato: se mi impegno, posso riuscire a completarlo per tempo. E di ciò devo ringraziare l’esperienza maturata con il mio romanzo dittatore, quel progetto megalomane a cui mi dedico da due anni e che riprenderò a gennaio. Tante volte ho pensato che la mia idea fosse troppo ambiziosa per un’esordiente, ma se non avessi deciso di sputare tutto il mio sangue ora anche un romanzetto soft sembrerebbe un’impresa titanica. Invece è facile. Incredibilmente facile. Le parole escono dalle mie dita con estrema scioltezza. La trama praticamente si gestisce da sola. Ciò dimostra che il mio impegno non è andato sprecato e ciò conferma quanto scritto nel post Scripta manent – il potere invisibile delle parole: tutto ciò che facciamo ha una propria utilità, anche quando non ci porta un risultato immediato. Ogni nostra azione genera energia. Ogni esperienza ci trasforma, e anch’essa genera energia. Si tratta di un lavorio continuo, destinato prima o poi a raggiungere il salto quantico, a innescare un cambiamento dal quale non si potrà più tornare indietro.

COS’È IL SALTO QUANTICO?
Non pretendo di dare una definizione scientifica di questo concetto, perché le informazioni che ho al riguardo provengono da libri che applicano la fisica quantistica alla filosofia zen (che come sapete studia le energie universali), alla psicologia e alla crescita personale. La mia, quindi, è una sorta di reinterpretazione filosofica e spirituale, che potrebbe essere contestata da chi maneggia l'argomento e la terminologia meglio di me. Spero quindi che i veri scienziati mi scusino se il paragrafetto sottostante conterrà qualche sbavatura. Ciò che conta è che il senso del ragionamento sia chiaro.

Per salto quantico si intende: il passaggio immediato e discontinuo di un sistema da uno stato a un altroTale legge governa molti fenomeni naturali e si concretizza ogni volta che un elettrone cambia istantaneamente il proprio livello energetico, un vulcano erutta, un fiore sboccia, un bruco si trasforma in farfalla, un uomo ha un attacco di cuore, una ragazzina il primo ciclo mestruale, ecc. Non c’è una condizione intermedia e non c’è bisogno di un intervallo di tempo affinché il salto quantico abbia luogo: accade e basta. E, quando accade, non si può più tornare indietro. 

Spesso abbiamo l’impressione che non cambi mai nulla, accusiamo la vita di essere mediocre e banale. Poi, in un solo giorno, la nostra intera esistenza viene messa a soqquadro da un incontro sul treno, da un’offerta di lavoro o dalla risposta a una domanda su cui rimuginavamo da secoli. “È successo tutto all’improvviso”, diciamo. Ma la repentinità è un’illusione. Questi accadimenti sono preparati a un livello invisibile per mesi, a volte addirittura per anni. Abbiamo mosso energia per materializzare questa nuova realtà, ma non ce ne siamo accorti perché, quando diamo importanza al risultato tangibile, finiamo per sottovalutare il nostro percorso. Ci ritroviamo così con un futuro bello pronto davanti agli occhi, e ringraziamo il cielo per un miracolo che in realtà siamo stati a noi a compiere, con un impegno quotidiano e silenzioso, con la gavetta degli eroi.

QUANDO TUTTO SEMBRA ACCADERE ALL’IMPROVVISO
Nel corso della storia abbiamo assistito a molti successi apparentemente immediati e repentini, che ci hanno affascinato e sorpreso. Per non sentirci dei falliti, abbiamo liquidato la questione facendo appello all’incommensurabile potere della fortuna. Ma nessun genio esce fuori dalla lampada all’improvviso. Non possiamo sapere quanti manoscritti abbia cestinato l’autore che ha esordito con un best-seller,  quanti allenamenti sotto la pioggia abbia fatto il calciatore rivelazione della stagione, quante notti in bianco abbia trascorso il nerd diventato milionario con la sua start-up.  Non sono dei miracolati, loro. Sono solo persone tenaci che non si sono mai lasciate andare di traverso tutta la merda che hanno ingoiato.
Dietro ogni conquista si nascondono anni di prove, sofferenze, studi, errori e fallimenti.
La gavetta è densa di azioni apparentemente insignificanti che, considerate singolarmente, hanno un peso irrisorio, ma che generano un flusso costante di energia per tutto il periodo in cui nulla sembra accadere. È tramite la loro successione che si può raggiungere il punto critico. Superato quello, tutto  subisce un’accelerazione e gli sforzi di anni sembrano ripagati in pochi giorni.

I MIEI SALTI QUANTICI
La mia storia personale non parla di un’improvvisa ascesa nella hall of fame della letteratura. Ciò nonostante, se ripercorro la mia vita a ritroso mi rendo conto che ogni tappa ha avuto la propria utilità. Non rinnego nulla, nemmeno gli anni terribili trascorsi dentro a un ufficio, grazie ai quali oggi so chi sono e dove voglio andare. E non odio il mio passato. Gli sono grata per avermi trasportato fino a qui e per i piccoli grandi salti quantici che mi ha fatto vivere. Ricordo, per esempio, l’autunno del 2004. Per un anno intero ero rimasta bloccata sull’ultimo esame della Laurea Triennale. Mi laureai il 28 settembre. Nei giorni compresi tra il 1° ottobre e il 7 novembre (incluso quello del mio compleanno) conobbi, in contesti diversi, alcune delle persone che ancora oggi mi sono più care. Oppure, la primavera del 2012. Ero precaria e vivevo sola. Mi chiamarono per un colloquio di lavoro il quindici di maggio (avevo inviato il curriculum due anni prima) e iniziai il primo giugno, con un contratto a tempo indeterminato. In sole due settimane decisi di andare a convivere e organizzai un duplice trasloco da Milano, il mio e quello di Beppe. È per questo che adesso ho fiducia. Anche se la strada verso il raggiungimento dei miei obiettivi è ancora lunga, so di fare del mio meglio, attraverso piccoli passi, e uno sguardo sempre onesto verso me stessa. La consapevolezza che tutto si muove anche quando sembra fermo mi aiuta a stringere i denti e a tenere a bada la paura. Mi dà la forza per guardare avanti anche quando gli impegni sembrano troppi. E per sorridere finalmente alla vita. Le lacrime versate non hanno più alcun potere su di me: questo è il più grande privilegio ricevuto grazie alle mie decisioni azzardate, e qualunque cosa accada non smetterò mai di seguire l’intuizione.

Il lancio della patata bollente.

Raccontatemi qualche salto quantico, vostro o altrui

Commenti

  1. Il più rivoluzionario sotto tutti i punti di vista è stato fare la valigia anni fa e trasferirmi all'estero. Decisione covata in maniera più o meno sotterranea per 4 anni. Nel momento in cui ho prenotato i biglietti di sola andata sapevo che non sarei più tornata indietro e si sono messi in moto degli eventi a catena che ancora oggi fatico a credere siano veramente accaduti. :-)

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    1. È vero. Una volta che abbiamo il coraggio di cambiare, l'universo intero inizia a muoversi insieme a noi. :)
      Benvenuta sul blog.

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    2. Grazie a te Chiara. L'argomento è molto interessante e mi hai invitata a nozze. :)
      Mi risuonano molto le tue parole. Quello dei piccoli passi che portano a dei risultati è il mio mantra 2017. E ogni giorno mi ripeto che "tutto si muove anche quando sembra tutto fermo", cercando di non dimenticarmene. Mi dà una gran forza. In bocca al lupo per tutti i tuoi progetti. :)

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    3. Anch'io cerco di relazionarmi con la vita in modo simile. Quando la direzione è chiara e la velocità costante, prima o poi da qualche parte si arriva. ;)

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  2. Un giorno un tale mi disse: possono portarti via tutto nella vita, ma quello che hai imparato a fare... be', quello non te lo può portare via nessuno.

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    1. Vero in parte. Durante i primi anni in ufficio mi ero quasi scordata di essere un'artista. Per fortuna poi c'è stato il risveglio, e ho ricominciato ad assecondare la mia reale identità. Tante persone però non ne sono in grado, e consentono alla vita di schiacciarle. :)

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  3. Mi ritrovo molto in questo modo di vedere le cose, sarà che l'ho sperimentato svariate volte. Quella più eclatante è stata alcuni anni fa con il lavoro. Per tantissimo tempo agognavo un cambiamento, poi è arrivato all'improvviso, in modo direi brutale. E a posteriori ho capito che tutto si era preparato lentamente per convergere in quell'unico momento. Il "percorso" era invisibile ma c'è stato.
    In bocca al lupo per il nuovo romanzo!

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    1. Io e te siamo sempre in sintonia quando si tratta di trascendere la realtà e dare attenzione a ciò che non si vede. Saranno il tuo ascendente Scorpione e la mia luna in Cancro. ;)

      È da qualche giorno che vorrei scriverti per soddisfare una mia curiosità. Ora lo faccio. ;)

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  4. Il mio unico salto quantico è stata l'assunzione nel mio posto di lavoro XD, come sa la padrona di casa non sono uno molto avvezzo al cambiamento o a rischiare di giocare una partita e di perderla...

    Del tuo post, Chiara, mi è piaciuto molto la parte relativa ai successi immediati, che immediati non sono: come giustamente sottolinei, sono il frutto di fatiche e di sacrifici. E' sempre così, a parte i casi ovviamente di "catapultati" e "miracolati".

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    1. Il presupposto dell'articolo è proprio che i miracolati e i catapultati non esistono, perché comunque le energie hanno lavorato in silenzio. Io non sono una scienziata e non riesco a trascendere questa visione metafisica della vita. :)

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    2. Oddio, secondo me qualche caso c'è :D. Poi magari dopo (poco) tempo, il catapultato viene rispedito indietro...

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    3. I casi di cui parli esistono solo se si rimane focalizzati sulla dimensione visibile e tangibile. Secondo me, bisogna andare oltre. Io credo nel karma, non nella causalità e nei miracoli. Se in questa vita una persona sembra non aver fatto nulla per conquistare le proprie fortune, nelle altre magari sì. So che questo discorso trascende l'immediatezza della nostra conversazione, ma è talmente radicato in me che non posso farne a meno. :)

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  5. cara Chiara, intanto complimenti per questo bellissimo post. Condivido molto questa visione e la sento molto vicina a me. L'energia che spendiamo, minuto per minuto, ovvero le azioni, piccole o grandi che compiamo, generano il nostro destino, non certo la fortuna. Ciò di cui io tengo conto (e l'ho imparato da poco) è che come io metto in campo il mio gioco (le mie azioni, le mie strategie, i miei libri ecc) anche gli altri lo fanno. Con questo mi spiego il perché, a volte, tanto lavoro non si concretizza subito in un successo o comunque in un'acquisizione. Insomma, ci sono molti fattori in campo che ci fanno "trovare lungo" nel raggiungere quel punto critico.
    Per rispondere alla tua domanda, non posso parlare di veri e propri salti quantici, almeno come li hai definiti tu, ma di certo mi è capitato che stessi a lungo in una situazione di stallo e che improvvisamente si verificasse qualcosa che mi ci ha portato via. D'altra parte, non si dice forse che se si cade nelle sabbie mobili, una buona idea è restare fermi?

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    1. Grazie per i complimenti, sono contenta che il post ti sia piaciuto. E hai proprio ragione: quando noi muoviamo energia, l'universo risponde, positivamente o negativamente, ma comunque in modo coerente con il nostro cambiamento. Quando ci evolviamo, le persone reagiscono, soprattutto quelle che hanno tratto vantaggio dal nostro immobilismo e dai nostri punti deboli. Però è nostro dovere perseverare. :)

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  6. Il mio salto quantico? Quando nel 1971, per ragioni strettamente personali decisi di mettere piede in Germania nemmeno dissi dei miei trascorsi universitari o accademici. Cercavo un lavoro e non parlavo la lingua. Dopo una serie di lavoretti e serate trascorse alla Berlitz Schule per apprendere il tedesco mi fu offerta l'occasione di girare con un TIR per l'Europa. Tre settimane sempre alla guida con una settimana di pausa. Avevo preso in affitto un vecchio magazzino con lucernario intendendo farci il mio futuro atelier. Nella settimana libera lavoravo lì dentro. Tra gli altri iniziai un quadro "Die Trinker", i bevitori dove volevo dipingere due mezzi ubriachi con certi colori. Dopo le tre settimane nella cabina del TIR, tornato nel mio atelier l'idea si era sconvolta da sola, e sempre ricominciavo da capo, finché una fin di mese qualsiasi dipinsi in una notte un quadro apocalittico, scurissimo con due uomini nudi rosso vermiglione e una porta spalancata nella notte. La luce la dava un tavolo bianchissimo al centro e le unghie degli alluci di uno dei due di un turchese brillante. Finito il quadro lo tirai giù dal cavalletto e ripartii, perché era tempo di guidare. Al mio ritorno il mio padrone di casa mi diede un cartoncino di una tizia he aveva visto il mio quadro attraverso i lucernari col suo binocolo. Voleva vedermi e parlarmene. Era la proprietaria di una Galleria d'arte assai conosciuta di Mannheim, città tra le più culturali tedesche. Mi comprò il quadro per tremila marchi e lo espose nella sua Galleria.
    Dopo sei mesi mi venne a trovare e mi propose un Kunstaustellung, una serata di mostra di almeno venti miei quadri. Da quella volta è cambiato tutto. Di Kunstaustellungen ne ho fatti una diecina e sono poi entrato in Teatro come Bühnenmaler, pittore di scena. Lavoro che ho svolto per oltre diciotto anni.
    Cose che capitano.

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    1. Bellissima storia, Vincenzo. Hai avuto una vita piena e ricca, come merita l'anima di un creativo. E l'arte, di salti quantici, ne regala tantissimi. Spero che nella mia vita possa presto accadere qualcosa di simile.

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  7. Concordo con la tua visione scientifico-spirituale del salto quantico. Nella mia vita vedo come tale la decisione di lasciare il lavoro e trasferirmi in Friuli con la famiglia. Fino a pochi mesi prima, ogni volta che mio marito mi aveva proposto la cosa (peraltro senza pressarmi), non avevo esitato un attimo a rispondergli di no. Non mi interessava, non avevo legami con il luogo, e poi ci sarebbero stati troppi intoppi. Insomma, era no, senza alcun dubbio. Qualche mese dopo, forse un anno, mi sono detta: perché no? Così l'impossibile è diventato possibile senza che me ne accorgessi, e tutti gli "intoppi" si sono sistemati magicamente. Questo succede quando si agisce nel flusso, e non remando controcorrente. Sto imparando da fatti come questo a usare di più l'intuizione e meno la volontà cieca. :)

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    1. Sono contenta che tu abbia gradito il post. Un po' me l'aspettavo, perché siamo molto in sintonia su questi principi, e sei una delle poche persone che riesce sempre a capire ciò che voglio bene. Le tematiche zen non sono mai facili per chi non mastica l'argomento.

      La storia del tuo salto quantico è molto bella. Dimostra che spesso la lentezza del cambiamento non dipende da circostanze esterne ostili, ma dalla nostra testa, che mette paletti e pone vincoli. Ciò che deve "saltare", quindi, non è la realtà, ma siamo noi. :)

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  8. Il mio salto quantico l'ho compiuto nel 2004 un anno importante in cui ho preso decisioni su decisioni, da quel momento non ho più smesso di lasciar andare una parte di me verso quella follia che l'istinto mi spinge a dar credito. Penso porti molta leggerezza, e molta soddisfazione personale, che nel caso dei tuoi progetti mi auguro si concretizzi presto.

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    1. Il 2004 pare sia stato un anno importante per tutti. Io lo ricorderò sempre con affetto e con nostalgia. :)

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  9. 'Per salto quantico si intende: il passaggio immediato e discontinuo di un sistema da uno stato a un altro'. Esattamente. Un passaggio che avviene senza mezze misure, senza spostamenti o mutazioni graduali. L'elettrone si sposta di orbita solo con una determinata quantità di energia al di sotto della quale non c'è un passaggio intermedio, non è possibile ottenere movimento.

    E' l'indeterminazione di cui non riusciamo a cogliere il significato educati e abituati come siamo a una percezione delle cose e a una visione meccanica del mondo. Ciò significa che non capiamo il senso dinamico del caos. Tutto ciò che studiamo è pressochè ambiguo, fuorviante. La scuola ci disorienta e non ci prepara alla comprensione del mondo. Te lo faccio dire da un biologo
    https://www.youtube.com/watch?v=ZOvO94Uoo38

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    1. Ciao, benvenuto o benvenuta. Guarderò con piacere il video che mi hai segnalato. Nel frattempo, ti ringrazio per aver meglio specificato i concetti espressi, e concordo con te nel dire che la scuola offre una visione solo parziale della realtà. Essa offre delle basi e un metodo, ma le risposte serie, quelle vere, quelle che cambiano la vita, vanno ricercate altrove. Dentro di noi per prima cosa (sono convinta che sappiamo già tutto ciò che c'è da sapere, ma la mente cerchi di razionalizzare, mettendo dei paletti che bloccano la comprensione), e in seguito nel pensiero anticonvenzionale.

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    2. No, no. Non 'parziale'. L'educaz scolastica è del tutto fuorviante direi, in compagnia di PPP e di quel biologo del video. I paletti sono dati dall'istruzione scolastica, per l'appunto . Anche qui il principio è quantistico: l'elettrone non può saltare parzialmente l'orbita. così come la realtà modificata finisce per rappresentare qualcosa di diverso dall'originale , anche se questa modificazione è minima. Credo che la verità debba cercarsi fuori, nel prossimo e nella vita. Il nostro io è il risultato dall'interaz con gli altri 'io' e con tutto il resto quindi è un entità dinamica in continuo movimento.

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    3. parlavo di rappresentazione della realtà.

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    4. Pur essendo una persona decisamente contro il sistema, non mi sento di escludere a priori la possibilità di venire a contatto, in ambito scolastico, con persone in grado di spingere lo studente a una visione della realtà che non sia fuorviante. Mi rendo conto, però, che queste esperienze sono assolutamente soggettive. Io per esempio devo molto di ciò che so a tre miei professori, quelle di italiano alle medie e al liceo, e quello di storia e filosofia. Io stessa, quand'ho insegnato, ho cercato di condividere le mie conoscenze con gli alunni. Molti di loro (non tutti, lo ammetto) le hanno comprese e trasformate in uno stile di vita. Come dici tu, le interazioni generano energie e significati, quindi spesso si muovono nel territorio dell'imprevedibile.

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    5. non esattamente. scusa per la mia insistenza ma le interazioni hanno effetti minimi (cioè prevedibili nel sistema della fisica classica) quando interessano un sistema 'chiuso'' . Il problema attuale, in un mondo che non intende lasciare una sola virgola al caso, il mondo della tecnologia meccanica, è dato dal fatto che rispondiamo agli stimoli in misura prevedibile, reagiamo cioè come sistemi chiusi e a rimetterci è la creatività, Il problema è filosofico-culturale naturalmente. Ma mi compiaccio per la nota di speranza, adesso però è necessario agire e reagire da umani a questo stato. E' necessario mostrare il nostro lato umano e la voglia che abbiamo di 'farci sacri' per opporci sensatamente al tentativo di programmare le nostre vite. Non so se mi sono spiegato.

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    6. Sì, ti sei spiegato benissimo (finalmente ho la certezza che tu sia un uomo: l'avevo intuito dallo stile) e su questo punto concordo. Viviamo infatti immersi dentro un meccanismo di stimolo-risposta che toglie respiro e annienta le dinamiche creative. Io ho vissuto sulla mia pelle questo tipo di impoverimento esistenziale, quindi comprendo anche la necessità di "agire e reagire da esseri umani per opporci sensatamente al tentativo di programmare le nostre vite". Ritengo infatti che ogni persona abbia delle esigenze peculiari che confluiscono in una ben precisa missione di vita, che non tutti seguono e perseguono. Molti vogliono conformarsi alle esigenze e aspettative della società. Alcuni ci riescono, altri, i Jolly (v. articoli con questo tag), non ci riescono e si auto-condannano a una sofferenza indicibile, che può essere superata solo con un atto di ribellione. O meglio: di disobbedienza, perché dire "no" non implica necessariamente una lotta a una guerra. Al contrario, il "no" spalanca le porte alla serenità interiore. Ne avevo parlato qui: http://appuntiamargine.blogspot.it/2017/06/imieiprimipensieri-sulla-disobbedienza.html

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    7. Leggerò, sempre che ne esca vivo dall'ennesima battaglia col famigerato captcha, o come diavolo si chiama. Ho una connessione ballerina e questo continuo smarcarmi con trucchetti, verifiche e contro-verifiche mi sta sfinendo. Sono 'anonimo' per necessità, non per pudore. Non si potrebbe abolire il captcha? o incrociare le lame su territorio franco?

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    8. Avevo disattivato i captcha anni fa. Mi sorprende quindi sapere che "sono tornati". Magari fanno parte delle impostazioni predefinite del tema nuovo e non me ne sono accorta. Vado a dare un'occhiata e li tolgo. Nemmeno io li voglio, perché penalizzano gli utenti. Alla prossima connessione, non li troverai più.
      Anonimo per necessità, dici?
      Dal tuo modo di scrivere potrei averti riconosciuto. Dico "potrei". Non ne sono certa. Lame da incrociare, comunque, non ce ne sono. Non siamo in guerra, qui. :)

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    9. Sono andata a vedere. Siccome l'avevo disattivato, non riuscivo a comprendere come mai comparisse. Allora ho inserito un commento di prova come utente anonimo, ed effettivamente è venuta fuori una rognosissima serie di immagini con cartelli stradali. A quanto pare il captcha funziona soltanto per questa categoria di commenti, ma devo comunque trovare il modo per eliminarlo. Ti terrò aggiornato. Nel frattempo, potresti creare un account su blogger privo di dati personali (puoi anche crearlo usando come nickname "anonimo", se vuoi :-D) così aggiri temporaneamente il problema. Oppure, se desideri un territorio franco, nella pagina "contatti" c'è la mia e-mail. La scrivo anche qui: appuntiamargine@gmail.com

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  10. Oltre al già citato part time, di sicuro un gran salto è stato decidere di sposarmi dopo meno di 4 mesi dal primo bacio con Emanuele. Poi sono passati diversi mesi, però quel Natale sui navigli ne abbiamo parlato con convinzione e non siamo mai tornati indietro, dopo 6 mesi i giri abbiamo cercato casa, diverse persone ci hanno dato dei pazzi o sconsiderati un po' per tutto. Ma siamo ancora qua, più innamorati di prima.

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    1. Il vostro è un tipico esempio di legame karmico. Le anime si riconoscono, al di fuori di ogni regola e di ogni convenzione. :)

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  11. Non so se sia un salto quantico (anzi, non lo è), però negli ultimi mesi penso a cose che non avevo mai pensato prima. Ad esempio, tendevo ad idealizzare la scuola pensando a come oggi sia diversa dal passato. Oggi i professori perdono metà del tempo a cercare di tenere la disciplina e, a causa anche della visione clientelare con cui studenti e genitori considerano la scuola, mi pare che la situazione sia andata peggiorando via via. Senza considerare il fatto che poi si fanno mille progetti e si impara sempre meno.
    Però ultimamente ho pensato alla mia esperienza e al fatto che nonostante non fossi mai stata in classi problematiche, non mi ricordo di situazioni in cui i professori ci avessero mai trattato come persone oltre che studenti. Capisco che i prof abbiano le loro vite, le loro preoccupazioni ecc, e non dico che uno tutti i giorni deve fare il Keating della situazione. Però ogni tanto, cercare di capire i ragazzi che si hanno di fronte, parlarci per vedere quali sono i loro interessi, i punti di forza da stimolare in modo da togliere potere ai punti deboli..ecco io cose così non me le ricordo e se ci sono stati episodi (con me o con i miei compagni) sono stati così rari che appunto faccio fatica a focalizzarli. E di sicuro, quando andavano a scuola i miei genitori, era ancora peggio. Uno deve studiare, comportarsi bene, punto. Cosa sarà mai importato di qualcuno di noi, ai prof?
    Non so se sono stata chiara, forse no, perché mi rendo conto che questi pensieri hanno una forte componente emotiva che sta erompendo e faccio fatica a definirli bene.

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    1. Ciao Kukuviza, più che un salto quantico vero e proprio, il tuo mi sembra uno di quei movimenti energetici che, con un lavorio continuo, generando alla lunga il salto quantico. Hai preso coscienza, infatti, di nuove forme pensiero, che dovranno essere integrate ed elaborate ma, soprattutto, che ne attireranno altre, finché tutta l'energia accumulata non darà vita a qualcosa di nuovo e di bellissimo. :)

      P.S. Una decina di giorni fa ho scritto due commenti sul tuo blog, ma temo siano finiti nello spam... Non essendoci la pagina "contatti", non sapevo come dirtelo.

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    2. Sì, penso anche io che il mio non sia un salto quantico vero e proprio, ma mi stupisco di certi cambiamenti radicali di pensiero che ho avuto, e oltre all'esempio che ho fatto mi accorgo di cose a livello più personale, comunque spero che il tutto avrà un risvolto positivo.
      No, no, i tuoi commenti sono visibili e ti avevo risposto mi pare il giorno dopo.

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    3. Può darsi allora che il commento fosse andato in moderazione, e che io non lo vedessi per questo motivo. Vado subito a controllare.

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