Letture che ispirano - cosa ho imparato da Elena Ferrante



Non ci sono gesti, parole, sospiri che non contengano la somma di tutti i crimini 
che hanno commesso e commettono gli esseri umani. 
(Elena Ferrante)

Quasi venti giorni senza aggiornamenti non erano previsti: me ne scuso. Prima ho dovuto sospendere ogni attività scrittoria per dedicare il mio poco tempo extra-lavorativo alla redazione di una sinossi del mio romanzo; poi ho avuto una settimana di ferie, durante la quale ho abolito ogni routine per non creare, anche in vacanza, un surrogato della vita d’ufficio. Il mio unico contatto con il pc è stato finalizzato al romanzo, seppur con molta flessibilità. Non ho però rinunciato alla lettura, non di un solo libro ma di un’intera saga: Elena Ferrante (o chiunque si celi dietro questo pseudonimo) sarà per sempre il simbolo di queste vacanze.
Ho iniziato “L’amica Geniale” durante l’ultima settimana di lavoro e ho terminato la lettura il 29 maggio. L’ autrice è stata molto brava a interrompere la storia in un momento cruciale e io mi sono lasciata fagocitare da questa strategia di marketing: dopo cinque minuti, avevo sul Kindle sia “Storia del nuovo cognome” sia gli altri due volumi, “Storia di chi fugge e di chi resta” e “Storia della bambina perduta”.
Attualmente sono arrivata al 70% dell’ultimo romanzo, ho letto abbastanza per avere un'idea complessiva dell'intera saga. L’opera mi ha entusiasmato dalla prima all’ultima riga, ma non solo: sento di averne tratto importanti insegnamenti, che mi saranno utili per la stesura del mio romanzo. Ho quindi deciso di rimandare l’articolo sui segni d’acqua programmato per due settimane fa e affrontare questo argomento prima che si raffreddi.


Come ho scritto altre volte, la gestazione della mia opera prima sta assumendo tempistiche elefantiache. Portare avanti un progetto ambizioso avendo a disposizione poche ore alla settimana non è facile. Inoltre, come il vestito di un bambino, questo romanzo diventa stretto man mano che le mie competenze migliorano. Sono troppo perfezionista per non finire in paranoia: so che la mia pignoleria mi rallenta, ma non posso fare a meno di demoralizzarmi se scelte narrative che all’inizio ritenevo perfette appaiono tutt’a un tratto di un’ingenuità imbarazzante. Sebbene mi sia imposta di non apportare alcuna modifica prima di terminare la stesura, ho sempre preso nota delle possibili migliorie, alcune delle quali emerse grazie ai suggerimenti della mia beta Marina. Da qualche mese però lo sguardo verso la revisione è diventato ancor più insistente, e mi ha portato a procedere lungo due binari paralleli. A livello di stesura, ho deciso di dedicarmi per il momento solo al plot principale, lasciando perdere tutto ciò su cui non ho le idee chiare. Nel back-stage, invece, sono alle prese con un processo di ottimizzazione della trama e dei personaggi: da un lato, sento di dover tagliare qualche ramo secco; dall’altro, ho la sensazione che ci siano ancora dei buchi da colmare. La saga dell’amica geniale mi è stata utile su entrambi i fronti: chissà che questi spunti non possano essere utili anche a voi…

IL GENERE
Sebbene io abbia pretese molto più modeste, ho sempre considerato “La meglio gioventù” (Marco Tullio Giordana – 2003) una delle mie principali fonti di ispirazione. Tuttavia il cinema e la letteratura utilizzano linguaggi e parametri di classificazione differenti, quindi non posso utilizzare questo film come riferimento per il romanzo in stesura. L’opera di Elena Ferrante me l’ha ricordato molto, sia per la struttura sia per il rapporto fra il/la protagonista e il contesto socio-politico in cui si svolgono le vicende. Grazie a questa somiglianza ho sciolto diversi dubbi, primo fra tutti quello relativo alla catalogazione del mio romanzo, che ho sempre definito un main-stream, seppur con qualche perplessità.
Negli ultimi tempi mi sono fatta mandare in paranoia da chi, pur non avendo  letto nemmeno una pagina scritta da me, mi domandava: “non ha una trama troppo complessa per un essere un main-stream?”, oppure: “non è troppo colto per avere ambizioni commerciali?”, o ancora: “Non riceve troppe contaminazioni da generi diversi?”. Ora, finalmente, posso rispondere a tutti e tre i quesiti: no; no; no.
Anche se la protagonista di Elena Ferrante è una donna e il mio un uomo, anche se le vicende sono ambientate in epoche e città diverse, anche se diverso è il pubblico di riferimento, abbiamo entrambe una vocazione main-stream, “sporcata” da elementi di genere che rendono il romanzo più accattivante, pur senza traviare l’intento narrativo e oscurare il messaggio. Al centro delle vicende ci sono i personaggi e le loro dinamiche psicologiche, ma la storia recente e la realtà socio-culturale è sempre pronta a irrompere sulla scena. Il richiamo generazionale favorisce, a livello editoriale, la definizione del target. Nonostante un piglio intimista e riflessivo, la trama non langue. Le tecniche narrative sono applicate in modo sapiente (da lei, perlomeno) per non annoiare il lettore, e ogni tanto compare qualche bel colpo di scena.
Sospiro di sollievo: problema “etichetta” parzialmente risolto!
Cosa ho imparato
Devo fidarmi di più del mio buonsenso, dei miei studi e delle mie esperienze di lettura, lasciando perdere chi pontifica senza avere parametri di valutazione oggettivi. I main-stream sono sempre più ibridi. La contaminazione è diventata una regola. Noi aspiranti scrittori non possiamo fare altro che affidarci a questa nuova realtà e inserirci nel flusso. Il mio romanzo in stesura ha una propria identità, e va bene così.

L’AMBIENTAZIONE
La mia scrittura è piuttosto “visiva” perché, forse a causa degli anni trascorsi a studiare i classici del cinema, tendo a rappresentare mentalmente la scena prima di trasferirla su carta. Sebbene Marina consideri questa caratteristica uno dei punti forti del mio stile, più volte mi sono domandata se fosse adatta al tipo di vicenda che sto raccontando. Anche relativamente a questo argomento, leggendo Elena Ferrante sono giunta alla conclusione che trincerarsi dietro prese di posizione troppo rigide può essere deleterio. L’autrice riesce infatti a inserire fotogrammi vividi senza mettere all’angolo le dinamiche psicologiche (in questo caso, memorie) della protagonista e voce narrante, senza le quali la trama non avrebbe senso.
Il rione napoletano in cui è cresciuta Lenù mi ha ricordato una delle mie principali ambientazioni: la periferia milanese. Ho quindi cercato di comprendere in quale modo l’autrice fosse riuscita a integrare i dettagli ambientali con la trama senza creare squilibri. Soffermandomi su quelli che maggiormente attiravano la mia attenzione mi sono domandata: perché ha voluto mettere in evidenza proprio questo?  Idem per quanto riguarda il periodo storico di riferimento e i numerosi eventi storici che fanno capolino: le manifestazioni politiche, il rapimento di Moro, il terremoto del 1980… Quale valore hanno, ai fini della trama? Le risposte che ho trovato gioveranno moltissimo al mio lavoro.
Cosa ho imparato
Io sono prolissa. Tanto. Ma a volte bastano poche pennellate per delineare un ambiente o un’atmosfera, senza la necessità di perdersi in descrizioni approfondite, e noiosissime. In sede di revisione lavorerò per ottimizzare il ricorso ai dettagli ambientali e riprenderò in mano l’elenco, stilato due anni fa, degli eventi accaduti fra il 2000 e il 2015, per riorganizzarli secondo i tre livelli che ai tempi avevo evidenziato nel post “L’incursione dell’attualità”: non ci si dovrebbe mai scordare delle proprie buone intuizioni!

I PERSONAGGI
La saga di Elena Ferrante è piuttosto affollata.
Penso che i personaggi si possano dividere in quattro categorie.
1 – I Compagni di viaggio/gli eterni nemici.
Alcuni soggetti accompagnano le due protagoniste per tutta la durata della storia. La loro psicologia è definita in modo piuttosto chiaro, e chiaro è anche il loro messaggio. Fra questi, ci sono i boss del rione, Marcello e Michele Solara, emblema di una malavita destinata a cavarsela sempre. C’è il brillante amico Alfonso (SPOILER), ucciso dall’omofobia. C’è Nino Sarratore che, pur essendo il principale personaggio maschile, rappresenta quell’ italietta mediocre che si nutre di ideali posticci, sopravvive grazie alla propria ipocrisia ed è disposta a svendersi per non perdere i propri privilegi.
2 – Le staffette.
 I mariti delle due protagoniste, l’imprenditore Bruno Soccavo, Donato Sarratore, Rino e altri soggetti hanno un ruolo importante ma circoscritto a determinati segmenti di trama. Sebbene abbiano una personalità ben dettagliata, il loro compito è traghettare le protagoniste dal punto A al punto B. Una volta esaurito questo ruolo, la loro presenza si riduce a qualche cenno qua e là.
 3 – I simboli.
Ci sono figure che hanno un ruolo minore, ma la loro presenza è fondamentale affinché sia garantita la piena comprensione del contesto sociale in cui le vicende hanno luogo. È il caso di Pasquale, l’amico comunista che opterà per una scelta di vita estrema. Oppure di Mariarosa, la cognata intellettuale e femminista di Lenù. O di Franco Mari, attivista schiacciato dal peso della propria mente brillante.
4 – Le note di colore.
Alcuni personaggi sono appena abbozzati, ma arricchiscono la componente ambientale. Senza di loro, il contesto sarebbe rappresentato in modo sommario: le amiche Carmela e Gigliola, i tre fratelli di Elena, il figlio della professoressa Galliani, e altri.
Cosa ho imparato.
Sebbene abbia approfondito le caratteristiche dei personaggi principali, ho fatto un po’ di casino con le figure minori. Alcuni soggetti si somigliano troppo:  io stessa a volte ho difficoltà a distinguere Tizio da Caio (Marina, sai di chi parlo), figuriamoci il lettore. Viceversa, in altri frangenti, percepisco dei “vuoti”: coerentemente con ciò che voglio trasmettere, alcune categorie non sono sufficientemente rappresentate (Marina, te ne parlerò). Ripenserò quindi parte del cast tenendo conto della distinzione di cui sopra. Potrebbe essere una carneficina, ma non importa.

Il lancio della patata bollente.

Nella prima stesura del post, parlavo anche del punto di vista e dell’impegno culturale dello scrittore, però avrei raggiunto le 3000 parole… direi che non è il caso: di carne al fuoco ne abbiamo già abbastanza, magari ci tornerò in seguito. Mentre vado a terminare "Storia della bambina perduta", ditemi: avete letto questa saga? Cosa ne pensate? E quali sono state le vostre principali fonti di ispirazione? 

Commenti

  1. Come ti dicevo, ho comprato il primo libro da poco e sarà la mia prossima lettura dopo quella in corso, dunque sono all'asciutto di Elena Ferrante, ma ne ho sentito parlare soltanto bene, per cui ho un approccio sicuramente positivo. Le letture più belle sono quelle dalle quali partono input, ispirazioni, spunti da utilizzare nei propri progetti e sono felice che questo libro, anzi questi libri, ti siano serviti. Adesso hai un nuovo punto di riferimento che non potrà che migliorare il tuo lavoro. Parentesi sinossi chiusa, si ritorna al divertimento: aspetto le tue novità. :)

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    1. Sono sicura che ti piacerà, anche se penso che la lettura del solo primo libro sia incompleta: bisogna leggere la saga, per quanto impegnativa. E ti suggerisco anche di guardare: "la meglio gioventù". Penso che ti possa piacere, oltre a ritenere utile che tu, in quanto beta, conosca le mie fonti di ispirazione.

      Nei prossimi giorni dovrei mandarti qualcosa. Se riesco (non sono sicura perché se il tempo è bello vorrei andare al mare, visto che quando ero in ferie ha piovuto tutta la settimana) già questo weekend. E poi sarà il caso di razionalizzare e gestire meglio la prima parte. A questo punto, forse, vale la pena di rimetterci mano, visto che è un gigantesco interrogativo. :)

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  2. Un paio di mesi fa ho fatto uno studio sullo stile della Ferrante proprio a proposito dell'Amica geniale; se ritieni che ti possa essere utile te lo giro (oppure puoi cercarlo direttamente sul mio blog). Interessanti le tue osservazioni, anche a me l'Amica geniale è piaciuto molto. Di Elena Ferrante ho anche letto L'Amore molesto, ma l’ho trovato molto diverso sia come stile sia come costruzione, e infatti ho faticato a finirlo.

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    1. Ah già, è vero! Adesso che me lo dici, ricordo il tuo articolo.Se mi fosse venuto in mente ti avrei menzionato...scusami! :)
      Lo rileggo volentieri, visto che avendo letto il romanzo ora so di cosa stai parlando. Vedi tu se mandarmi il link, ma se è un disturbo lo cerco io...

      Tu hai letto tutta la saga o solo il primo? L'amore molesto non l'ho mai letto. Ho scoperto di recente che è suo anche "i giorni dell'abbandono", di cui ho visto il film un decennio fa. Non sapevo nemmeno che fosse tratto da un romanzo...


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    2. Non lo dicevo per essere citato. Ho letto solo il primo della saga, perché mi interessava la scrittura più che la storia. Ma prima o poi la leggerò tutta. Ti mando il link all'articolo via chat. :)

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    3. Scusate se mi inserisco, ma credo sia importante leggere tutta la saga, il primo libro è solo il prologo (sia pur importantissimo). Ho iniziato a leggere anche i giorni dell'abbandono, credevo non riuscisse a prendermi avendo visto già il film, ma devo dire che della Ferrante è la scrittura che conquista oltre alla storia.

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    4. Sono d'accordo con Giulia, e aggiungo che la stessa scrittura non si può comprendere fino in fondo se non si legge l'intera saga, perchè si evolve insieme alla protagonista. :)

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  3. Come autore di genere, la narrativa di genere è la mia fonte di ispirazione.
    Per quanto riguarda la mescolanza di generi, concordo con te: io spesso lo faccio inizio un racconto facendolo appartenere a un genere e nel corso della narrazione lo trasformo in tutt'altro. Questa cosa di voler sempre mettere etichette a tutto e impedire il naturale sviluppo del racconto perchè si contamina (come se la letteratura dovesse per forza pura, non esiste niente di puro al mondo!) è ridicola. Meno formalismi e più libertà creativa! :)

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    1. Sono d'accordo, infatti io, oltre che con l'etichetta, me la prendo quando qualche blogger scrive "si deve" dando, a questo concetto, un valore assoluto. L'unica cosa che si deve, in scrittura, è conoscere la grammatica. Su tutto il resto, l'autore ha libertà, anche se ovviamente alcune scelte sono migliori di altre. :)

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  4. Non ho letto questa saga, ma negli ultimi mesi ho letto molto più di quanto abbia scritto. Alcune letture sono state illuminanti e mi piacerebbe riconsiderare il mio romanzo in stesura alla luce di alcune considerazioni fatte. Ne sarò capace?

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  5. Non ho letto questa saga, ho apprezzato lo stile dell'estratto, ma non mi convince il tipo di storia, che sento distante da me. O forse ne ho talmente tante altre in lista a reclamare lettura, che non ne sento necessità.

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    1. All'inizio, temevo che questa saga fosse un "polpettone femminile", quindi anch'io ero poco convinta. Poi ho deciso di tentare e, come già si è capito, non mi sono pentita di aver letto questi libri.

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    2. Sai Barbara, anch'io all'inizio pensavo, letta la trama, che fosse una lettura lontana dai miei gusti, invece poi mi sono ricreduto ;) Poi sulla lista delle letture ti capisco, oh, come ti capisco :D

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    3. Credo che la lista delle letture sia un problema di tutti...

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  6. Mi sono innamorata di Elena Ferrante quando ho letto il libro La figlia oscura, subito dopo volevo comprare la saga ma ero stata trattenuta dal prezzo (gli eBook della saga non ci costavano meno di 12.99 euro e mi sembrava troppo) ma alla fine mi sono arresa e li ho comprati. Ho letto tutta la saga l'estate scorsa e l'ho apprezzata moltissimo. Elena Ferrante scrive bene, non ha paura di usare argomenti e parole scomode e il suo stile mi piace moltissimo. La storia delle due amiche mi ha conquistata e mi ha davvero spaccato il cuore. Il quarto libro, secondo me, è quello più bello in assoluto, forse perché chiude il cerchio, forse perché lacera l'anima. Quando ho finito la quadrilogia mi sono sentita orfana per un po', non riuscivo a leggere niente. Ammetto che leggere la Ferrante aiuta a scrivere perchè trovo la sua scrittura veramente efficace e può diventare una sublime fonte di ispirazione.

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    1. Anche io ho gradito molto soprattutto il quarto romanzo, sebbene ho trovato di eccessiva lentezza gli ultimi capitoli prima del finale, quelli che a rigor di logica avrebbero dovuto contenere il climax. :)

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  7. Dopo un salvataggio in estremis dai meandri delle cache di google, ri-copioincolloil mio commento ;)

    Ho letto solo il primo, leggerò sicuramente anche gli altri, ma ahimè la lista dei libri da leggere è molto lunga :P
    A me è piaciuto, anche molto, per diversi aspetti, la caratterizzazione dei personaggi e il loro maturare nel corso della narrazione, lo stile analitico e scorrevole, l'ambientazione ben costruita, il modo di affrontare tematiche complesse...
    Ispirazione non saprei che dire però :P qualcosa sedimenta sempre, ma io non leggo ancora come studio, leggo e basta ;)

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    1. E io, ri-copincollo la risposta. :)

      Anche io ho apprezzato gli elementi da te menzionati. Quanto allo "studiare", ormai lo faccio senza volerlo. Ho superato la fase di separazione fra il leggere per svago e l'apprendere: sebbene riesca a godermi la trama e sia anche piuttosto veloce, riesco comunque ad assorbire concetti e principi. :)

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  8. Ho letto soltanto "L'amica geniale", e devo dire che, pur riconoscendo l'oggettiva bravura dell'autrice, non sono tentata di leggere gli altri. Non che io abbia proprio faticato a leggere il primo romanzo, questo no; ma l'ambientazione italiana e il periodo storico mi ispirano una tale avversione che non riesco ad apprezzare pienamente la storia. Quanto alle mie fonti di ispirazione, non ne individuo nessuna in particolare. Sicuramente dentro di me esistono, ma sono così sfocate e amalgamate tra loro che non riesco più a riconoscerle.

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    1. La tua avversione per "l'ambientazione italiana e il periodo storico" mi ha fatto venire in mente la mia ostilità verso le storie che parlano dei campi di concentramento, o del nazismo in generale. Sono gusti individuali che possono condizionare il parere sulle opere da noi lette, a prescindere dalla loro oggettiva qualità. :)

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  9. Ciao Chiara, ben tornata nella blogosfera. Ti capisco, anche io, più o meno per gli stessi motivi, ho diradato l'attività del blogging. Devo dire che questo tuo post ha dato la picconata finale al muro che avevo innalzato nei confronti di questa autrice. E' un po' che ho in programma di leggere qualcosa di suo. La curiosità è tanta, ho letto critiche, lodi, commenti che la definiscono senza infamia e senza lode, di tutto un po'. Vedremo. Per rispondere a una delle tue domande mi sono ispirato solo alla vita e a quello che conosco, non a caso nella presentazione del mio libro ho citato Zavattini:"il tentativo non è quello di inventare una storia che somiglia alla realtà, ma di raccontare la realtà come se fosse una storia". Certo, sono belle parole, le capacità personali sono sempre e comunque opinabili e sottoposte al giudizio del lettore, ma l'importante è andare avanti, ogni scritto non è un traguardo ma una parte del percorso.
    Tieni duro Chiara.

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    1. Un bell'aforisma. A pensarci bene, è proprio ciò che ha fatto Elena Ferrante, è ciò che sto cercando di fare anch'io, in quanto ogni romanzo diventa lo spunto per comprendere meglio la realtà che ci circonda. Penso che il mio atteggiamento nei confronti della scrittura sia un po' anni settanta. :)

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  10. Anche io, purtroppo, ho letto solo il primo. Regalo azzeccatissimo di compleanno, ora devo colmare la lacuna perché ovviamente sono rimasta favorevolmente colpita. Me ne aveva parlato una cara amica avvisandomi che mi sarebbe piaciuto affrontare questa scrittrice, al solito aveva ragione. Ho trovato il titolo già di per sè molto trainante, nella sua definizione si capisce la valenza che vuole attribuire al personaggio. Purtroppo sono di parte, mi piacciono gli scrittori del sud, molto. Sciascia, Silone per citarne alcuni, trovo che abbiano una narrativa avvincente ed avvolgente. Sicuramente la scrittrice in questione, essendo rimasta legata ad un periodo storico a lei noto e facile da riprodurre ha potuto dare il meglio. Stiamo però parlando forse di una storica, forse di una saggista, comunque una che la penna sa davvero usarla, e detto fra noi, prenderla ad esempio può solo che far bene!
    Io comunque lo sai che aspetto il tuo articolo sui segni d'acqua, curiosa ed attenta. Buon lavoro.

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    1. Come mai tutti questi "purtroppo"? Non è un peccato aver letto solo un romanzo della saga, né che ti piacciano gli autori del sud. :)

      Quanto al titolo, anche a me è piaciuto molto. Se ci pensi, ha una propria ambiguità. All'inizio della storia, è messa in evidenza la genialità di Lila, ma poi la si sente dire a Lenù: "tu sei la mia amica geniale"... Dunque, chi è davvero, l'amica geniale? :-)

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  11. il primo purtroppo era legato alla voglia di leggere anche gli altri e l'impossibilità momentanea, il secondo...perché so di non essere obiettiva. Se ti dicessi che quando ho letto Camilleri ho pensato, ma non capisco una parola, dove mi sono infilata? E poi ho desiderato non finisse mai, per dire che l'animo del sud in alcuni autori mi prende a tal punto che mi incantano.
    E' proprio come dici tu, il titolo fa già presagire l'ambiguità di chi delle due sia la geniale, ma di certo l'autrice.

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    1. I gusti delle persone sono sacrosanti, poco male se manchiamo di obiettività. :)

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  12. Ho iniziato il primo libro della saga in inglese e dopo poche pagine ho deciso di rimandare la lettura a quando potrò procurarmi una copia in italiano. (Potrei comprarla sul kindle ma non voglio pagare di nuovo, magari me lo farò prestare, tanto l'han letto tutti in Italia, a quanto pare).

    Sono curiosa di sapere il perché di tanto successo.

    Non perdere troppo tempo a revisionare prima di aver finito la prima stesura... tante scene dovranno essere eliminate o riscritte daccapo durante la revisione. È dura. Sigh. D:

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    1. Hai ragione, infatti intendo revisionare il meno possibile, solo quel tanto che basta per andare avanti senza confondermi, visto che alcuni personaggi non esisteranno più, oppure avranno un ruolo diverso.

      Se non avessi la copia digitale, te lo presterei io, il libro. :)

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  13. Anche io come molti commentatori ho letto solo il primo volume della serie, quello che mi sento di dire è che l'autrice riesce a rendere bene la napoletanità dei luoghi e dei personaggi senza standardizzarli e senza renderli stereotipati.
    Di più non mi senti di aggiungere, aspetto di leggere i prosiegui.

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    1. Mi interesserebbe molto capire quali siano questi tratti napoletani che l'autrice secondo te mette in luce, trattandosi di un universo a me particolarmente distante sia sul piano geografico sia su quello generazionale.:)

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  14. Bella la tua analisi della scrittura della Ferrante, e nonostante anche la mia pila di libri aumenta ogni giorno, dopo il tuo articolo penso che la leggerò. Anche a me piace scrivere per immagini, probabilmente a causa dell'influenza che la televisione e il cinema hanno sulla nostra vita quotidiana. E mi chiedo se ci sono dei segni zodiacali che pensano più per immagini di altri.

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    1. Scusami se rispondo soltanto ora a questo commento: la notifica si era persa fra i commenti al post sui segni d'acqua, quindi non l'avevo visto.
      Non so dirti se ci siano segni che pensano più "per immagini" di altri, però approfondirò. Anche io, comunque, ho una scrittura visiva. Ho studiato cinematografia per anni, e questo mi ha involontariamente condizionata.

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  15. dopo aver letto il tuo post, tutti i commenti, mi avete incuriosito e lo metto in lista di lettura

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    1. Mi fa piacere di averti dato un valido suggerimento di lettura. :)

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  16. Ciao Chiara,

    hai definito il tuo romanzo "main-stream, seppur con qualche perplessità".
    Scusa la mia ignoranza, ma cos'è un romanzo main-stream?
    Te lo chiedo perché a me, a dire main-stream, vengono in mente quei mattoncini coloratissimi che si vendono al supermercato, ma immagino che il tuo romanzo coltivi qualche ambizione letteraria.

    Grazie della risposta!

    Ciao,
    Flavio (lettore occasionale del tuo blog)

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    1. Ciao Flavio, benvenuto. La catalogazione letteraria è completamente differente da quella musicale: lì il concetto di mainstream è usato in senso dispregiativo per indicare opere esclusivamente commerciali. In letteratura succede l'esatto opposto. I mattoncini di cui parli tu sono romanzi di genere, puramente commerciali e incentrati sulla storia, mentre i mainstream sono i romanzi letterari puri, che danno più attenzione ai personaggi che alla trama, e sono on grado di soddisfare un pubblico ampio e colto, non nicchie commerciali come, per esempio, le signorine dell'harmony o i ragazzini del fantasy. Vorrei metterti un link ma sono sullo smartphone, comunque su Wikipedia è spiegato bene. Poi casomai ne riparliamo. :)

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  17. Ciao Chiara, grazie per la spiegazione. Ho letto anche su wikipedia.
    Questo genere di narrativa che tu chiami main stream lo chiamo lit fic (literary fiction), sempre per non evadare dagli anglismi.
    Uso per caso un termine sbagliato?
    Flavio
    PS Non è un problema da perderci il sonnno...

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    1. Perdonami se ti rispondo solo ora, ma il tuo commento si è perso nel mucchio, e lo vedo solo ora. Non ho mai sentito il termine che usi ma non credo sia sbagliato: mi documenterò. :-)
      Grazie a te.

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